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LA DILIGENZA CHE DERIVA DA DIO

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 3 aprile 2014

Originariamente pubblicato come articolo on-line da parte de The Christian Science Journal, 6 giugno 2013


Quando pensate alla diligenza, potreste pensare all'impegno, alla costanza, alla fermezza, alla perseveranza. Il significato è quello di non arrendersi, ma di persistere fino a raggiungere gli obiettivi. È interessante notare che il termine diligenza deriva da due radici che significano “amare” e “scegliere.” Quando si ama qualcosa, non è naturale sceglierla e dedicarcisi completamente per goderne ogni istante? 

La Scienza Cristiana per me è proprio questo. Quando mi si è aperto uno spiraglio sul grande amore di Dio per i Suoi figliuoli—e quando l’ho percepito genuinamente—allora amare e scegliere di praticare la Scienza che mi aveva dato quest'apertura, è stata la cosa più naturale del mondo. I primi passi nello studio di questa Scienza del Cristo, mi hanno insegnato quanto l'amore di Dio sia presente e onnipotente —dolce, forte e sufficiente per far fronte a qualsiasi necessità dell'uomo. È questa fiducia che ha innescato il mio impegno iniziale. Ben presto ho potuto testimoniare la certezza dell'amore di Dio nelle guarigioni—di un infortunio alla spina dorsale, da malattie invalidanti dei bambini e da una profonda depressione.

Quindi non c'è da stupirsi che abbia amato questa Scienza, scegliendola senza esitazione come stile di vita e che ne sia diventata una diligente studiosa —volenterosa, onesta e sincera nel viverla e nell'applicarla in modo consistente, proprio come insegna Gesù Cristo. Così facendo, è aumentata la mia diligenza ed è cresciuta la mia fiducia in Dio. La nostra famiglia ha avuto tante guarigioni e ho anche cominciato, con la preghiera Cristiana, ad aiutare gli altri.

Poi, però, mi è capitata una difficoltà fisica personale — un ricorrente dolore interno che peggiorava senza darmi tregua. Pregavo continuamente, ma le settimane passavano e la guarigione non arrivava. Ero tentata di “gettare la spugna” riguardo a “questa storia della preghiera” e volevo semplicemente prendermi una pillola.

E proprio allora ho imparato quant'è forte la diligenza. In che modo? Perché lo stesso Dio che mi aveva dato quel primo assaggio del Suo grande amore, mi ha incitata a impegnarmi a riguardo. Quando è stata messa alla prova la mia fede nel potere guaritore di Dio, Egli mi ha mostrato come difenderla. Dio non mi aveva abbandonata.

Ecco com’è andata. Una notte, dopo aver accusato sintomi spaventosi, ricordo che mi sentivo stanca e scoraggiata. Sembrava che più pregavo “duramente” e più il dolore peggiorava. Non riuscivo a dormire e così mi alzai per andare alla mia scrivania. Lasciandomi cadere di peso sulla sedia, dissi disperata: “Per quanto tempo ancora, Signore?” Concord—un programma per computer che dà facile accesso ai passi della Bibbia e agli scritti di Mary Baker Eddy—era aperto sul mio computer. Digitai proprio quelle parole come stringa di ricerca. Immaginatevi la mia sorpresa quando saltarono fuori ben ventuno citazioni della Bibbia! Personaggi familiari della Bibbia che chiedevano a Dio per quanto tempo sarebbe rimasto a guardare o sarebbe stato “arrabbiato” o non curante dell'uomo, e via dicendo. Quattro passi dicevano semplicemente: “Per quanto tempo ancora, Signore ?” Per un momento mi sentii confortata, perché a quel punto sapevo di non essere l'unica ad aver formulato quella domanda.

La citazione che mi balzò agli occhi fu una domanda “di rimbalzo”, direttamente da Dio:  “Fino a quando, o pigro, giacerai?” (Proverbi 6:9). Ero stata così diligente—senza accidia, secondo il mio dizionario—e avevo pregato così tanto, che non mi piaceva proprio essere considerata una fannullona. Eppure capii che si trattava di un tenero messaggio rivoltomi da Dio, e dovevo prestarci attenzione. Infatti, due cose mi vennero in mente, in modo chiaro e con dolcezza.

La Diligenza deriva da Dio. Ecco perché e forte.

La prima cosa che mi venne in mente era confortevole e rassicurante—una promessa della Bibbia che ho sempre amato: “…chi si accosta a Dio deve credere che Egli è, e che è il rimuneratore di quelli che lo cercano con diligenza” (Ebrei 11:6, secondo la versione King James). Pensavo sinceramente di aver fatto entrambe le cose—riconoscendo con ogni fibra del mio essere che Dioè—qui, adesso, buono, ed è Tutto —ed essendo fiduciosa che Egli avrebbe risposto alla mia preghiera e che mi avrebbe guarita. Allora, che altro dovevo fare? Era una domanda onesta—prontamente accolta dall'Amore, che mi rimandò direttamente alla prima parte del passo dei Proverbi.

Fui indotta a riflettere su: “Fino a quando rimarrai a giacere?”

“Ma quale dormire?” mi domandai. Non solo non stavo dormendo fisicamente ma, credetti, nemmeno mentalmente. Avevo costantemente rifiutato qualsiasi argomento mi venisse in mente (di essere una massa informe di materia, condizionata dalla materia e governata dalle sue leggi), rimpiazzandolo con i fatti spirituali contrapposti—Non sono materiale. Sono spirituale. La perfezione integra e completa costituisce la legge del mio essere.

Tuttavia, ripensando attentamente a com'erano state le mie preghiere in quelle settimane, cominciai a capire che partivo sempre dal problema—l'evidenza materiale davanti a me—e poi ci "lanciavo addosso" la verità.

Capii in quel momento che nelle mie preghiere dovevo partire da Dio—dalla soluzione. Dovevo concentrarmi sulla completezza di Dio, sulla Sua unicità. Solo allora la mia preghiera avrebbe potuto gioire della mia attuale perfezione di immagine di Dio. Se partivo da Dio e rimanevo ferma in Lui, la mia totale consapevolezza avrebbe allora dimorato in Dio. E questo mi riportò all'ultima parte di quella promessa confortevole e rassicurante che amavo così tanto “…Egli è il rimuneratore di quelli che Lo cercano con diligenza” (evidenziazione aggiunta dall'autrice). Non solo di quelli che cercano la guarigione—ma di quelli che cercano di conoscere solo la Sua infinita bontà, la Sua onnipotenza, qui e ora.

Quella notte, mentre pregavo, posi l'attenzione nel cercarLo (Verità per amore della Verità, Amore per amore dell'Amore, Vita per amore della Vita). Alcune intuizioni che ebbi quella notte sono state già pubblicate in una testimonianza sul Sentinel (vedi “la legge divina dell'amore mette fine a dolori interni,” Christian Science Sentinel del 27 Novembre 2006 – testimonianza in inglese). Capii che non vi è nulla al di fuori di Dio, e con ciò ebbi la comprensione che nulla di negativo, che abbia bisogno di guarigione, può mai indugiare. Intravidi la completezza di Dio. Fu meraviglioso—non un tedioso processo, bensì una dolce opportunità per rimanere ancorata alla Verità. Sentii una profonda pace interiore e poi andai a dormire. Non ci fu più alcun dolore.

Quella stessa notte, imparai che la diligenza deriva da Dio. Ecco perché è forte. Colui che per primo mostrò il Suo amore per me, non avrebbe permesso che io abbandonassi il mio amore per Lui.


Judith Hardy Olson è una practitioner e insegnante della Scienza Cristiana. Nel giugno 2013 ha cominciato i suoi tre anni di Servizio come Prima Lettrice della Chiesa Madre.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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