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La guarigione non è una cura verbale

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 31 agosto 2015

Originariamente pubblicato sul numero del 23 maggio 1988 del Christian Science Sentinel


Un’amica mi raccontava del suo lavoro con una persona che l’aveva cercata per trovare una guarigione cristiana; non mi stava dicendo niente che potesse violare alcun segreto, tuttavia era la sua prima esperienza di questo tipo e raccontava con piacere di quanto stesse scoprendo grazie alla preghiera. Mi spiegò che parlava frequentemente al paziente delle cose che avevano bisogno di correzione prima che la guarigione potesse avvenire.

Non potei fare a meno di chiederle se sarebbe rimasta delusa se la guarigione fosse stata troppo veloce. Tutte e due scoppiammo a ridere e lei comprese il punto.

Forse dovremmo essere più pronti alla possibilità di una guarigione che avvenga senza un lungo periodo di consulenza umana e di istruzione.  Sebbene la preghiera possa effettivamente rivelare al paziente e al practitioner delle abitudini nel modo di pensare che necessitano di correzione, la guarigione come compresa nella Scienza Cristiana non è una cura verbale, un elemento psicologico probatorio della personalità o una forma di pressione  per confessare i peccati. Anche se il trattamento nella Scienza Cristiana può richiedere un certo periodo di tempo, ciò nonostante ha una solida base nella preghiera che tacitamente riconosce e risponde alla Mente Una, Dio, invece di essere un’attività impegnata della mente umana.

Rispondendo ad una domanda sulla guarigione, Mary Baker Eddy una volta disse: “Non è necessario trasformare ogni paziente in studente per curare la sua attuale malattia, se è questo che intende.  Se così fosse, la Scienza avrebbe un minor valore pratico. Molti di coloro che si presentano per chiedere aiuto non sono pronti per seguire un corso di istruzione sulla Scienza Cristiana” (Miscellaneous Writings 1883-1896, pag. 38-39).

Agli albori della guarigione tramite la Scienza Cristiana, le persone che venivano guarite provenivano da diversi contesti religiosi, talora nessuno, e rappresentavano livelli diversi di istruzione, moralità e progresso spirituale.

Un giovane era stato colpito al cuore da un proiettile e la famiglia, insieme ai medici, si aspettava che sarebbe morto. Non sapeva nulla della Scienza Cristiana ed aveva perso conoscenza per cui non poteva parlare con il practitioner; tuttavia, dopo il trattamento, in pochi minuti iniziò a rianimarsi e presto fu totalmente guarito. Senza alcuna discussione sulla teologia della Scienza Cristiana, si risvegliò con un forte desiderio di praticarla. Chiese: “tutto questo è qualcosa che posso imparare e fare io per gli altri?”. In seguito diventò practitioner della Scienza Cristiana. (Questo racconto si trova in A Century of Christian Science Healing, alle pagine da 25 a 29. Un racconto di una guarigione simile è alle pag. 439 e 440 di Miscellaneous Writings).

Non vi è dubbio che i cristiani possono e dovrebbero incoraggiarsi a vicenda, aiutandosi l’un l’altro a rivolgersi a Dio. Un practitioner della Scienza Cristiana può condividere esempi, intuizioni, specifiche verità spirituali. Ha ogni ragione per essere profondamente gentile, amorevole e paziente. Tuttavia, quando qualcuno richiede un trattamento ad uno Scientista Cristiano, in verità non chiede compagnia o un consulente, ma chiede quella preghiera che abbraccia devotamente nella verità spirituale radicale dell’essere di Dio, onnipotente e onnipresente e così esclude ogni altro apparente fattore o forza. Questa preghiera può essere accompagnata dalla raccomandazione di uno studio spirituale o meno, e alle volte non è preceduta da alcuna lunga conversazione.

Ricordo una volta, per esempio, che soffrivo di un dolore persistente. Una notte era talmente aumentato da farmi tremare. Era una condizione simile ad una che avevo provato anni prima e che era stata guarita tramite la Scienza Cristiana nell’arco di una settimana. Questa volta però, sembrava essere più aggressiva. Quella notte parlai brevemente con un practitioner chiedendogli aiuto in preghiera e dopo pochi minuti il dolore diminuì per poi scomparire. Quella fu la fine del problema, circa 25 anni fa.

Indipendentemente dal tempo necessario per raggiungere la guarigione, la sua base reale non consiste in una persuasione verbale o addirittura in una graduale istruzione: essa rimane il fatto spirituale e scientifico della realtà divina omnicomprensiva. Poiché la realtà non include malattia, dolore o male, ma solo la bontà di Dio, il riconoscimento di questo fatto può portare un senso delle cose molto diverso nell’esperienza umana. Spesso è richiesta un’ulteriore crescita spirituale da parte di practitioner e paziente al fine di ottenere tale riconoscimento. Come scrive Mary Baker Eddy: “Attraverso il pentimento, il battesimo spirituale e la rigenerazione, i mortali si spogliano delle loro credenze materiali e della loro falsa individualità” (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 242:1).

Cristo Gesù menzionò coloro che erroneamente pensano di essere ascoltati da Dio “per la moltitudine delle loro parole” (Matteo 6:7). Dio naturalmente non ha veramente bisogno di venire informato di qualcosa che potrebbe non sapere, per esempio che c’è qualcosa che manca nella sua espressione perfetta, o immagine e somiglianza, l’uomo. Allo stesso modo, l’intelligenza unica e sola dell’universo, Dio o Mente, espresso nell’uomo, non deve essere convinto di qualcosa. E l’uomo, cioè la vera identità nostra e di coloro per i quali stiamo pregando,  ha una Mente sola.

Se quando parliamo, ricordiamo che le nostre parole devono basarsi sull’ascolto di ciò che Dio sta dicendo, possiamo risparmiare parole umane e trovare un amore più efficace, idee spirituali più ispirate e più guarigione.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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