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La risurrezione e la nostra chiesa filiale

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 26 ottobre 2015

Originariamente pubblicato sul numero di settembre 2015 de The Christian Science Journal


Riuscite a immaginare come sarebbe se ogni membro della nostra chiesa filiale avesse incontrato Gesù dopo la risurrezione? Forse i culti della nostra chiesa filiale verrebbero percepiti in modo diverso o l’atmosfera della Scuola domenicale sarebbe ancora più vivace?

La risurrezione di Gesù trasformò coloro che ne furono testimoni. Vedere che la sua vita risultava rinvigorita e che non era stata toccata dalle condizioni materiali deve aver condotto i discepoli più vicini ad un universo mentale diverso – al di sopra del senso della vita nella materia, verso la comprensione della realtà dell’esistenza spirituale e della solidità della presenza e del potere di Dio. Gesù aveva parlato ai suoi discepoli di questa consapevolezza spiritualizzata, o regno dei cieli dentro di noi, concetto che avevano percepito in gradi diversi prima della risurrezione. Ma quando egli tornò a loro illeso dopo la crocifissione, questo regno dei cieli irruppe nella loro esperienza in un modo che cambiò tutto.

Per prima cosa, la nuova comprensione dei discepoli li incoraggiò grandemente ed essi passarono dal tenersi nascosti in preda alla paura per la propria vita (vedi Giov. 20:19), al guarire e parlare apertamente della loro fede davanti alle folle. Il libro degli Atti nel Nuovo Testamento racconta come la dimostrazione finale del potere divino da parte di Gesù abbia condotto i discepoli ad un comune senso di unità, sodalizio e affetto reciproco basati su una visione profondamente condivisa della natura eterna dell’uomo come figlio di Dio.

Non godiamo tutti noi del beneficio di un’esperienza apportatrice di così grande ispirazione? In un certo senso, non è anche ognuno di noi, oggi, un testimone e della risurrezione? Una preziosa intuizione nella Scienza Cristiana è che la resurrezione non fu un evento avvenuto un’unica volta a Gesù, né si tratta di un evento situato in un futuro lontano per ognuno di noi perché anche ora, ogni volta che sentiamo l’effetto dell’Amore divino elevare il nostro pensiero al di sopra delle limitazioni e del torpore del pensiero materiale, stiamo vivendo in una certa misura la spiritualizzazione di pensiero che costituisce la risurrezione, una risurrezione che spesso si mostra attraverso la guarigione fisica e la rigenerazione.

Saul da Tarso provò questa rigenerazione. A differenza dei discepoli più prossimi di Gesù, non aveva conosciuto il Gesù umano, né lo aveva visto sulla croce o dopo la risurrezione. Tuttavia, come illustrato dalla sua conversione da persecutore dei cristiani a esponente pubblico del nascente Cristianesimo, egli fu protagonista di una risurrezione e illuminazione spirituali del pensiero che lo spinsero a lasciare tutto per il Cristo, Verità.

Il senso reale del lavoro della nostra chiesa filiale sta nel dimostrare la risurrezione – viverla, gioirne e condividerla con gli altri: quali guarigioni abbiamo avuto? Quali testimonianze abbiamo condiviso alle riunioni del mercoledì? Ognuna di queste testimonianze è la dimostrazione della realtà spirituale della totalità di Dio e del Suo governo del Suo universo, creato per riflettere l’infinità dello Spirito. Ognuna di esse rappresenta ciò di cui l’umanità ha bisogno più di ogni altra cosa – una risurrezione del pensiero dalle limitazioni, dalle frustrazioni e dalla disperazione della materia alla libertà, la compassione e la beatitudine dello Spirito.

Naturalmente la mente carnale cercò di impedire la risurrezione di Gesù e non sorprende che possa tentare di attenuare il senso di chiesa delle persone, una comunità di celebratori della sua risurrezione, attraverso modi molto sottili, come lo scoraggiamento, la discordia o la mancanza. Ma la mente umana non può fermare la risurrezione perché, come Gesù dimostrò, il bene è supremo e signore del male, e la Vita è vittoriosa sulla morte. La Mente divina, Dio, regna trionfante sulla mente umana, con tutti i relativi dubbi e obiezioni, e la eleva per trovare salvezza al di fuori di se stessa, nello Spirito.

Mary Baker Eddy scrisse: “Impariamo qualcosa delle qualità della Mente divina tramite il Gesù umano. Il potere della sua bontà trascendente è evidente nel controllo che questo gli diede sulle qualità opposte allo Spirito che i mortali definiscono materia” (Miscellaneous Writings 1883–1896, pag.199). I membri della nostra chiesa filiale sono in grado di comprendere ed esprimere in misura sempre maggiore le qualità della Mente divina, come dominio, libertà, unità, che ci permettono di controllare le supposte qualità rappresentate dalla materia, come ingratitudine, apatia o scoraggiamento.

La relazione della nostra chiesa filiale con la risurrezione non ha niente a che vedere con il numero dei membri; ha invece molto a che fare con la loro crescita spirituale: la nostra filiale progredisce quando ogni membro comprende sempre più la realtà di Dio e della Sua creazione e vive la guarigione che fluisce da quella realtà innegabilmente sempre presente.

Quali sono alcune delle forme che la risurrezione può assumere nella nostra filiale? Più membri che aiutano il prossimo nella comunità per mezzo della preghiera, un impegno mentale maggiore da parte di coloro che sono presenti ai culti (a pag. 42 del Manuale della Chiesa si legge: “La preghiera nelle chiese della Scienza Cristiana” viene offerta “per la congregazione, collettivamente ed esclusivamente”), inoltre membri che provano un maggiore senso di unità e fraternità.

Quando Marta era risentita per il fatto che Gesù non fosse arrivato prima della morte del fratello Lazzaro, Gesù disse: “Tuo fratello risusciterà”. Marta rispose: “Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno”, e Gesù dichiarò: “Io son la risurrezione e la vita”. Quale rimprovero al falso senso che diceva che la risurrezione sarebbe avvenuta solo nel futuro. E quale potente affermazione che la risurrezione è a disposizione di tutti noi, oggi, nella misura in cui il pensiero è aperto a questa buona notizia.

Più avanti, nello stesso capitolo del Vangelo, Gesù, dopo aver chiesto che la pietra che la chiudeva venisse rimossa dalla tomba di Lazzaro, “gridò con gran voce: Lazzaro vieni fuori!” E fu proprio ciò che avvenne! Gesù disse a coloro che avevano assistito alla risurrezione di Lazzaro: “Scioglietelo, e lasciatelo andare” (vedi Giov. 11: 1-44).

Si potrebbe dire che il Cristo ci stia sempre facendo cenno di venire fuori dalla vita nella materia per accedere alla verità che la Vita è immutabilmente spirituale come lo Spirito divino stesso. In un certo senso il Cristo sta sempre chiamando ogni membro di una chiesa filiale a “venire fuori”, ad elevare il pensiero al di sopra dell’immagine mortale di un edificio materiale, di una Scuola domenicale poco attiva o di una Sala di lettura in una posizione poco attraente, per afferrare e dimostrare la risurrezione ora, in tutte le sue dimensioni.

Ogni giorno abbiamo l’opportunità di staccarci da ogni visione limitata della Chiesa, di lasciarla andare e di dimostrare con libertà e gioia che la nostra chiesa filiale è ciò che Dio intende che sia: “una città posta sopra un monte” che “non può rimanere nascosta” (Matteo 5:14).

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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