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Più che a sufficienza

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 17 marzo 2016

Originariamente pubblicato sul numero del 23 novembre 2015 del Christian Science Sentinel


Le buone maniere sono sempre gradite per ragioni ben maggiori di quelle sociali. Infatti esse accennano ad una qualità spirituale inerente a ciascuno di noi: la gratitudine per la cortesia, per la generosità o per qualche dono ricevuto, esprime apprezzamento per qualcosa di buono nella nostra esistenza.

Nel capitolo intitolato “Frutti della Scienza Cristiana”, in Scienza e Salute con Chiave delle Scritture di Mary Baker Eddy, molti testimoni esprimono gratitudine per le guarigioni risultate dalla lettura del libro e altri ringraziano per una situazione difficile che si è risolta con la preghiera grazie a ciò che hanno appreso leggendo il libro.

Quando qualcosa di buono appare nella nostra vita, tendiamo a ringraziare dopo il cambiamento, e questo è sì auspicabile, ma esiste una forma di gratitudine più elevata, di cui possiamo trovare esempio nella Bibbia. Molte volte, Cristo Gesù ringraziò Dio prima ancora che avvenisse un cambiamento o che qualcosa fosse ricevuto. 

In una di queste occasioni, i discepoli di Gesù testimoniarono la trasformazione della penuria di cibo in abbondanza alla fine della di una lunga giornata, in una zona sperduta (vedere Matteo 15:32-38). Migliaia di persone avevano seguito il Maestro nel deserto, ma non avevano portato con sé abbastanza viveri: l’unico cibo disponibile consisteva in sette pani e alcuni pesci che i discepoli portarono a Gesù. Benché questa sembrasse una quantità ridicola per poter saziare una moltitudine, Gesù rese immediatamente grazie a Dio, perché riconosceva la Sua onnipresenza, la Sua bontà e le complete attenzioni di Dio per ciascuno, contrariamente all’apparenza materiale. Comprendendo che Dio, Amore infinito, è la fonte di tutto il bene e benedice tutti in abbondanza, Gesù era sicuro che i bisogni di ciascuno sarebbero stati soddisfatti.

Dopo che Gesù ebbe reso grazie a Dio, i discepoli distribuirono il cibo alla moltitudine. Presumibilmente, rimasero sbalorditi per il fatto che, non solo migliaia di persone furono sfamate, ma c’erano ancora ben sette ceste piene di avanzi. La fiducia di Gesù nell’onnipotenza e onnipresenza di Dio, per le quali aveva espresso gratitudine prima del cambiamento effettivo delle circostanze materiali, è un esempio potente dell’effetto dell’espressione di gratitudine a Dio. Esprimere gratitudine eleva il nostro pensiero dalle limitazioni del senso materiale alle infinite possibilità del regno spirituale.

Il fatto che fosse avanzato cibo dopo che migliaia di persone erano state sfamate è significativo. Dimostra che la provvidenza di Dio non solo è sufficiente, ma abbondante. Tutti avevano mangiato, e c’era ancora cibo, e tanto. Non c’era traccia di frugalità nelle provviste di Dio. I bisogni primari erano soddisfatti, e ne avanzava.

Quando decisi di entrare nella pubblica pratica di guarigione della Scienza Cristiana, pensavo, come avevo sempre fatto nel passato, che fossero i guadagni monetari a pagare le bollette e a mettere il cibo in tavola. Mi preoccupavo che i guadagni provenienti dalla pratica sarebbero stati inadeguati per soddisfare i miei requisiti minimi. Tuttavia, dopo diverse esperienze, scoprii che le mie necessità minime erano soddisfatte, grazie alla totale fiducia in Dio quale fonte di sostentamento.

L’insegnante della Scienza Cristiana con cui seguii il corso di istruzione primaria mi aveva assicurato che l’approvvigionamento di idee spirituali da parte di Dio copre tutti i bisogni. Perché? Perché Dio conosce, ama e si prende cura di ogni persona, ogni idea o espressione spirituale della Sua creazione, e quando si diventa consapevoli di questa verità, tutti i bisogni umani vengono soddisfatti.

Tuttavia, continuavo a immaginare che con la scelta di diventare practitioner a tempo pieno, non avrei probabilmente avuto nel futuro denaro a sufficienza per permettermi concerti e balletti, cosa che prima mi era sempre piaciuto fare. Avvertivo una punta di tristezza per questo, ma subito veniva sostituita dalla gratitudine verso Dio per avermi avviato sulla strada di una maggior conoscenza della Scienza Cristiana e di come servirLo nella pratica pubblica. 

Alcuni giorni più tardi, un membro della mia chiesa mi telefonò chiedendomi se a me e a mia figlia interessassero due biglietti per il balletto in scena all’Opera di Sydney perché lei e sua figlia li avevano in abbonamento, ma quella sera non potevano partecipare: sarebbe stata felice di poterli passare a noi senza alcun costo.

Mi commossi per la sua generosità. Questo fu uno di molti generosi doni fattimi da vari amici ed era la dimostrazione che le provviste e tutto il necessario non sarebbero diminuiti lasciando un posto di lavoro con un’entrata fissa: sarebbero invece aumentati a coprire ben più delle necessità minime. Scoprii che mettendomi al servizio di Dio, le mie provviste non erano semplicemente adeguate, ma abbondanti. Come quando Gesù aveva sfamato la moltitudine nel deserto, ce n’era più che a sufficienza.

Un verso dell’inno di Vivian Burnett afferma che “la nostra gratitudine è ricchezza” (Innario della Scienza Cristiana, n° 249). Anche le ricchezze della persona più ricca sono limitate. Quindi, se la gratitudine è ricchezza e la nostra gratitudine è per l’infinito Dio, allora le ricchezze cui l’inno si riferisce, sono anch’esse infinite!

Quando Gesù si trovò a dover sfamare migliaia di persone in una zona sperduta con pochissimo cibo a disposizione, come mai era così fiducioso che ce ne sarebbe stato abbastanza per tutti? Su cosa si basava la sua fiducia? Consideriamo la promessa che Dio fa nel libro di Malachia: “Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché vi sia del cibo nella mia casa, e mettetemi alla prova in questo, dice l'Eterno degli eserciti; e vedrete s'io non v'apro le cateratte del cielo e non riverso su voi tanta benedizione, che non vi sia più dove riporla” (3:10). 

Portare le decime, ovvero un traboccante apprezzamento a Dio, è una pratica dimostrazione di gratitudine. È un’espressione di ringraziamento così come un riconoscimento della promessa di Dio di un’abbondanza di benedizioni, più che a sufficienza. Sembra che Cristo Gesù sapesse che la gratitudine viene prima. Egli è il nostro esempio da seguire, come la Scienza Cristiana insegna tramite gli scritti di Mary Baker Eddy.

L’autrice pone una domanda a pagina 3 di Scienza e Salute: “Siamo realmente grati per il bene già ricevuto?”. Esprimere gratitudine, persino elencare le cose per le quali essere grati, tende ad aprire nel pensiero una consapevolezza della presenza e del potere onnicomprensivo di Dio; sostiene l’apparire di qualità spirituali che sono inerenti a noi e quando accogliamo ed esprimiamo tali qualità, queste si riflettono nella nostra vita.  

Nella stessa pagina in cui Mary Baker Eddy chiede se siamo realmente grati per il bene già ricevuto, prosegue: “Allora trarremo profitto dalle benedizioni che abbiamo e così saremo in grado di riceverne di più.  La gratitudine è molto più di un’espressione verbale di ringraziamento. Le azioni esprimono più gratitudine delle parole”.

Pregare umilmente Dio, riconoscerLo come Amore, ci risveglia, attraverso il nostro innato senso spirituale, alle riserve infinite del bene di Dio. È il modo di dimostrare che la gratitudine è ricchezza, di dimostrare che tutto ciò che Dio ci dà è sempre più che sufficiente.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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