Skip to main content Skip to search Skip to header Skip to footer

VIOLENZA GLOBALE O PACE GLOBALE?

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 5 maggio 2016

Originariamente pubblicato sul numero dell’11 febbraio 2008 del Christian Science Sentinel


Recentemente ho letto alcune storie riguardanti un uomo che è stato ucciso dal fratello geloso, terribili atti di terrorismo, l’escalation di una guerra e un sovrano che ha pagato un sicario per liberarsi del marito della donna che voleva per sé.

Nel caso non abbia letto anche tu le stesse notizie, stavo leggendo la Bibbia! Potrebbero benissimo essere degli scenari odierni, vero? Quindi cosa c’è di nuovo nella violenza globale?

Leggendo la Bibbia, ho trovato questo richiamo che aiuta a ricordare che la violenza globale non è propriamente scoppiata solo di recente: “Il vostro cuore non s’avvilisca, e non vi spaventate delle voci che s’udranno nel paese; poiché un anno correrà una voce, e l'anno seguente correrà un'altra voce; vi sarà nel paese violenza, dominatore contro dominatore” (Geremia 51:46). Violenza e voci di violenza sembrano far parte della storia dell’uomo mortale fin dall’inizio. Ma è questo un presupposto sufficientemente solido da essere accettato come inevitabile?

Cosa ha reso la violenza globale l’argomento più importante del giorno, come se fosse stata appena scoperta? La parola globale è un termine relativamente nuovo nel nostro vocabolario, ma anche vitale per gli abitanti di questo globo e per delle ragioni molto valide.

In ogni momento ed in tutte le circostanze, vinci il male con il bene. Conosci te stesso e Dio ti darà la saggezza e l’occasione di riportare una vittoria sul male. Se sarai rivestito della panoplia dell’Amore, l’odio umano non potrà raggiungerti. Il cemento di un’umanità più elevata unirà tutti gli interessi nell’unica divinitàMary Baker Eddy, Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 571:17.

Quando ero piccola, le radio non erano comuni e la televisione era ancora in fase di realizzazione. Abitavamo in una piccola cittadina ed il modo migliore per tenersi informati era abbonarsi al giornale della città più vicina, su cui poter leggere ciò che accadeva nel nostro Paese ed anche una breve colonna dedicata ad altri Paesi – principalmente all’Inghilterra ed al resto dell’Europa.

Pensavamo che l’Asia si limitasse a Giappone o Cina e, naturalmente, a un luogo remoto chiamato India. Per quanto riguarda l’Africa, l’etichetta di “continente nero” non si riferiva alla razza ma al fatto che nessuno sapeva esattamente cosa succedesse lì. Col tempo apprendemmo dell’esistenza di conflitti o scontri lungo i confini, ma ora che ci arrivavano le notizie, spesso era già avvenuta una tregua o un cambiamento che aveva calmato i disordini. Per la maggior parte della gente, il mondo era ancora molto strano, un posto straniero – qualcosa “la fuori” e non collegato con “noi”.

Il mondo come lo conoscevo allora era fatto di continenti ed emisferi, di latitudine e longitudine – una quantità enorme di terra che sembrava piccola rispetto alle grandi distese degli oceani. C’erano diversi popoli e culture, religioni e lingue, razze e civilizzazioni in un mondo conosciuto-solo-a-pochi.

Pensiamo ai secoli in cui prevaleva questo concetto! Oggi, quando parliamo degli attentati alla metropolitana di Londra nel 2005, molti di noi hanno visitato questa città. Anche con un attacco terroristico in Algeria, un’insurrezione in Kenia o un attentato in Pakistan – non parliamo più di Paesi che ci sono estranei. E’ facile che tra noi e i nostri amici qualcuno ci sia stato. Nel ciberspazio, poi, le possibilità di viaggio sono illimitate. Con movimenti globali istantanei di parole, foto e video, gli oceani non ci separano più. Con un click di mouse ti trovi dovunque tu voglia!

Coloro che viaggiano in aereo possono addormentarsi dopo aver lasciato Seattle e svegliarsi a Tokyo per scoprire che, nonostante le differenze linguistiche, si trovano ancora in “famiglia”. Io ho viaggiato molto e onestamente posso dire che indipendentemente da dove mi trovassi, tutti sono stati disponibili, cortesi, ospitali e pieni di amore. Non vi è nulla di straniero in questo. Direi che è più come incontrare la famiglia allargata.

Il significato di violenza globale è l’opposto di quello del termine famiglia. Famiglia è un’altra parola che sta per casa. Non è confinata a un posto dove un gruppo di persone è d’accordo su tutto –come fa una famiglia! Ma la casa è dove l’individualità viene rispettata e riconosciuta. È quell’atmosfera che offre amore e devozione, sostegno e pazienza, consolazione e speranza –e pace. E’ quindi naturale per la famiglia globale non focalizzarsi sulla violenza globale, ma sulla ricerca della pace globale.

Troppo spesso pensiamo alla pace come a qualcosa che segue il conflitto, come il momento in cui da disaccordo e frustrazione si apre la via della risoluzione. O, sulla scena globale, quando un combattimento o una ribellione terminano e veniamo a sapere che è stata ristabilita la calma.

Contrariamente ai comuni punti di vista, una prospettiva spirituale di pace comprende che questa non è uno stato che deriva da un conflitto. La pace esiste, è sempre esistita e sempre esisterà in primo luogo –mai toccata da contrasto o conflitto di alcun tipo.  La pace è la legge spirituale dell’armonia in azione.

Quella di Gesù Cristo fu una missione di amore e perdono. Egli portò al mondo un concetto puro di pace che deriva dal conoscere e riconoscere un Dio Padre-Madre quale fonte della giustizia e delle leggi di amore e pace. La legge spirituale è fondamentale per la realtà. La vera legge non è un’invenzione umana. È la realtà della vita. È perché è.

Quando un bambino batte le mani sui tasti di un piano, si crea rumore. Quando lo stesso bambino apprende le leggi dell’armonia, quegli stessi tasti produrranno la bellezza, la gioia e l’ispirazione dell’infinita natura della musica. La legge dell’armonia è sempre esistita, senza limitazioni o restrizioni.

Il terrorismo e la violenza non “appartengono” improvvisamente alla famiglia globale né la rappresentano. La differenza è che ora siamo consapevoli che certi membri di questa famiglia globale si trovano ad affrontare le conseguenze delle azioni di singoli individui o di nazioni che si sono appropriati del diritto di controllare gli altri.

Così, come può questo nuovo concetto di famiglia aiutare a superare quella che appare essere l’inevitabilità della violenza? I titoli di apertura di quasi tutti i notiziari negli Stati Uniti cominciano con qualche forma di violenza. A livello locale, tragedie familiari e crimini spesso sono i titoli di prima pagina. Abbiamo bisogno di sentire queste cose? Oppure dobbiamo sentirci colpevoli per ciò che il profeta Geremia disse che la gente del suo tempo aveva fatto: “Essi curano alla leggera la piaga del mio popolo; dicono: 'Pace, pace', mentre pace non v'è” (Geremia 6:14).

Dobbiamo prestare attenzione alle necessità del nostro prossimo, che la minaccia incomba su nostro figlio o su un’intera cultura. Non ignoriamo e non dobbiamo ignorare questi eventi con insensibile indifferenza. La compassione è istintiva all’interno della famiglia globale. Invece di rimanere scioccati e impressionati dalle notizie “senza pace”, l’immediata necessità è di vera compassione, la risposta che scaturisce naturalmente da un amore totalmente altruistico. Questo può portare a qualche azione umanitaria o, quando questa è inattuabile, al riconoscimento consapevole del potere della preghiera in tutti i tempi ed in tutte le circostanze. Come dice un inno: “Dio è sul campo, nonostante sembri invisibile” (Frederick W. Faber, Innario della Scienza Cristiana, n. 86).

Quante volte abbiamo assistito ad un’offerta immediata di aiuto da parte di singole persone e nazioni nel caso di una calamità? Queste azioni spontanee dimostrano che la nostra famiglia globale è pronta a riunirsi alla presenza della pace proprio dove il caos cerca di regnare. Non dobbiamo portare pace in un conflitto; piuttosto, possiamo guarire il conflitto con il potere della pace “sempre presente” di Dio.

Se leggessimo la Bibbia dal punto di vista di tutta la corruzione, l’inganno e la violenza raccontati nelle sue pagine, difficilmente sarebbe il libro che ancora oggi vende più di qualsiasi altro. La fondatrice di questa rivista, Mary Baker Eddy, scelse queste parole come proprio primo articolo di fede per quei cristiani che riconoscono la sua scoperta come il Consolatore promesso da Gesù: “quali aderenti della Verità, noi prendiamo la Parola ispirata della Bibbia come guida sufficiente alla Vita eterna” (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 497:3).

Ci è voluta una comprensione ispirata della Parola di Dio per inserire i due racconti biblici della creazione nel loro appropriato contesto. Il primo racconto in Genesi 1 descrive la creazione di uomo e donna a Sua immagine e somiglianza, come simili a Dio ed espressioni di solo bene. In questa creazione non vi è alcun cenno a violenza o male in nessuna forma, a peccato, malattia e nemmeno alla morte.

I capitoli da 2 a 4 della Genesi presentano un’allegoria della creazione materiale con lo scopo di rivelare la sua innata confusione ed incompletezza. Un mitologico serpente parlante persuade la donna, che a sua volta persuade l’uomo, ed entrambi finiscono per essere cacciati e per generare i figli della disobbedienza, uno dei quali commette il primo omicidio. Ma alla fine la vera famiglia dell’uomo inizia ad emergere. Rettitudine ed obbedienza hanno consentito alle persone (profeti, alcuni governanti e molta gente comune) di riconoscere il potere di un Padre-Madre Dio amorevole. In migliaia di anni, questi membri della famiglia hanno preso posizione per difendere il diritto dell’umanità di vivere in pace (vedere Ebrei 11).

“Il senso umano potrebbe ben meravigliarsi della discordanza,” scrive M.B. Eddy “mentre per un senso più divino l’armonia è il reale e la discordanza è l’irreale. Potremmo ben rimaner sorpresi di fronte al peccato, alla malattia ed alla morte. Potremmo ben rimaner perplessi di fronte alla paura umana; ed ancora più sbigottiti dinanzi all’odio che solleva le sue molteplici teste d’idra, mostrando le sue corna nelle numerose invenzioni del male. Ma perché dovremmo rimanere atterriti dinanzi al nulla?” (pag. 563:1). Quando parlo e prego con amici in Kenya ed in altre parti del mondo in difficoltà, sono costantemente consapevole dell’esempio dato in tempi biblici da coloro che avevano fede nel potere di Dio di distruggere le “numerose invenzioni del male”e rivelare la Sua pace immutabile. Trovo anche conforto quando sento del contributo offerto da così tante persone per riconoscere la futilità della violenza ed il pratico effetto guaritore della preghiera per la pace.

La capacità di mettere a tacere gli attacchi della violenza in tutte le loro forme è il dono della bontà che ognuno di noi ha ricevuto. La violenza globale perde la sua allarmante minacciosità e noi sentiamo la calma e l’aspettativa che offre la pace universale di Dio.


Betty Jenks è practitioner e insegnante della Scienza Cristiana a Boston, Massachusetts, USA.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

Scopri di più su l’Araldo e sulla sua missione.