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L’umiltà e "le ceneri del sé che si dissolve"

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 14 ottobre 2020

Originariamente pubblicato sul numero di febbraio 1964 de The Christian Science Journal


Due persone osservavano i forestali che sistematicamente appiccavano il fuoco alla densa boscaglia sotto i robusti alberi da gomma delle colline che circondavano la loro casa. Il fuoco bruciava deciso e possente, lasciando i grossi alberi su colline che adesso erano lisce, se non per i tizzoni ancora ardenti del legname caduto resi visibili dal passaggio del fuoco. Più tardi, il marito aggiungeva rami secchi intorno ai ceppi ardenti perché continuassero ad ardere. Procedendo in questo modo, e con regolarità, questi ceppi pesanti si sarebbero consumati del tutto nel giro di alcuni giorni. Col passare degli anni, le colline erano state regolarmente ripulite in questa maniera da quell’orribile sterpaglia.

L’esperienza del nuovo studioso della Scienza Cristiana assomiglia spesso all’azione rapida del fuoco sulla boscaglia della foresta. La mente umana, con la sua cosiddetta conoscenza del bene e del male, potrebbe essere paragonata a una collina con alberi belli e forti e un sottobosco inutile, e sovente pericoloso, che cela ceppi ostinati. La Scienza Cristiana, però, rivela che in verità c’è una sola coscienza, Dio, Mente divina, che conosce solo il bene, senza un solo elemento brutto e cattivo, evidente o nascosto, e rivela che questa coscienza divina è individualizzata nell’uomo spirituale che riflette, o manifesta, le caratteristiche mentali e spirituali di questa Mente pura, o Spirito, totalmente buona.

Nell’esperienza del nuovo studioso della Scienza Cristiana, grazie all’ispirazione guaritrice di una nuova comprensione di Dio e dell’uomo, l’accumulo di quella sterpaglia di problemi umani come la paura, la confusione, la malattia e l’infelicità generalmente viene presto spazzata via. Col tempo, lo studioso potrebbe unirsi alla Chiesa Madre e a una Chiesa filiale del Cristo, Scientista, collaborando con gioia al lavoro della chiesa e pensando e vivendo con originalità e ispirazione. È diventato uno Scientista Cristiano. Potrà però sviluppare per se stesso tutta la potenza di questa Scienza o mantenere il suo massimo contributo per la sua chiesa, per la sua comunità e per il mondo quando solo la sterpaglia più evidente della consapevolezza mortale difettosa è stata distrutta?

Lo studioso saggio, scrutando in profondità i suoi pensieri, scorge rapidamente il lavoro ben più serio che gli si presenta davanti, e cioè la distruzione dei residui dell’errore. Incomincia con la dissoluzione intenzionale degli elementi più tenaci della presunta consapevolezza materiale. Tali errori, come la credenza persistente nella personalità umana, l’orgoglio per i successi personali, la testardaggine, la credenza ostinata nella veridicità dello scenario materiale con le sue empie discordanze e i suoi piaceri ingannevoli, sono inammissibili per lo Scientista Cristiano che vuole progredire.

In Miscellaneous Writings Mary Baker Eddy dichiara: “I segni di questi tempi fanno presagire una forte e duratura determinazione dell’umanità ad attaccarsi al mondo, alla carne e al male, causando un grande oscuramento dello Spirito" (pag. 2). Nello stesso articolo, tuttavia, l’autrice indica opportunamente il potere che ha la qualità dell’umiltà di penetrare il lavoro metafisico, affermando: "L’umiltà è la pietra di passaggio per un più alto riconoscimento della Deità. Il senso che si eleva raccoglie nuove forme e una fiamma strana dalle ceneri del sé che si dissolve, e abbandona il mondo" (pag. 1).

Cos’è dunque questo potente solvente, l’umiltà? La vera umiltà non è, come a volte si pensa, la triste accettazione delle limitazioni umane, ma è piuttosto la distruzione tramite la crescita spirituale di quel senso tenace di personalità limitata che il genere umano assume come propria individualità. Si presume che tale individualità si sviluppi secondo inesorabili fattori di stirpe, di educazione, di costituzione personale e fisica e che sia soggetta al deterioramento della storia mortale. L’umiltà accetta con spontaneità l’individualità spirituale infinita che Dio, l’unico creatore, ha dato all’uomo. Questo sé, fatto a Sua immagine, come dichiara la Bibbia, irradia purezza e riconosce con poderosa semplicità l’identità spirituale.

L’umiltà sincera non si rammarica continuamente dei supposti fallimenti tipici della volubilità umana, ma li dissocia persistentemente dalla vera identità finché le loro ripetitive asserzioni vengono messe a tacere e smettono di giustificare le fragilità che ostacolano la crescita spirituale dello studioso.

Il nostro Maestro, Cristo Gesù, non accettò alcuna individualità composita, mortale ed ereditaria. Matteo riferisce le generazioni precedenti alla nascita di Gesù (vedi Matteo 1). Tuttavia, mentre Giovanni lo battezzava, Gesù sentì soltanto la dichiarazione benedetta di Dio della filialità divina: "Questo è il mio diletto Figliuolo nel quale mi son compiaciuto" (Matt. 3:17). Nel giro di tre anni, passò dall’affermazione pubblica di questa verità all’Ascensione, che fu la sua vittoria finale su tutto il senso mortale del sé. Non fu proprio l’umiltà, la consapevolezza della sola identità spirituale creata da Dio, il segreto della sua rapida salvezza?

Cristo Gesù disse a un perplesso Nicodemo: "Non ti maravigliare se t’ho detto: Bisogna che nasciate di nuovo" (Giov. 3:7). "Le ceneri del sé che si dissolve" seguono indubbiamente una revisione fondamentale del proprio concetto del sé, così come il senso corporale consolidato cede al fuoco purificatore dell’identità spirituale.

Un tratto del carattere umano, che non ha meno bisogno di dissolversi di quanto ne abbia la pretesa dell’inadeguatezza personale, è quello dell’orgoglio per i successi personali. Le realizzazioni di Cristo Gesù nella distruzione della disarmonia materiale lo contraddistinguono come l’individuo di maggior successo nelle pagine della storia. Eppure, Gesù attribuiva le sue opere al Padre suo, Dio, dicendo per esempio: ”Il Padre che dimora in me, fa le opere sue" (Giov. 14:10). Mary Baker Eddy dice di lui in Retrospezione e Introspezione: "La sua santa umiltà, il suo distacco dalle cose mondane e l’abbandono del sé ottennero risultati infiniti" (pagg. 91 e 92).

Il Maestro comprese che il sé mortale non ha alcuna capacità di originare le qualità di carattere necessarie per conseguire obbiettivi; sono qualità di Dio, la Mente una, o intelligenza, che l’uomo reale manifesta. La dissipazione dell’orgoglio per le qualifiche personali, mediante l’appropriato riconoscimento della fonte delle facoltà autentiche, conferisce allo Scientista Cristiano un senso crescente di padronanza e di opportunità.

Chi è umile non è testardo e impara facilmente; non s’attacca ostinatamente alle opinioni umane prive di spiritualità ma cerca, attraverso la Scienza Cristiana, il fatto spirituale in ogni circostanza; non sostituisce i suoi punti di vista personali preferiti alla corretta comprensione ed applicazione della Scienza Cristiana, come esposta dalla sua Scopritrice e Fondatrice Mary Baker Eddy.

Alle prese con problemi personali, di lavoro o relativi alla chiesa di difficile risoluzione, lo studioso attento riconosce umilmente il potere che ha la volontà divina di armonizzare le faccende umane e l’incapacità della volontà umana di fare altrettanto. Vede quanto sia necessario un desiderio più profondo di conoscere e di mettere in atto quell’unica volontà divina. La dissoluzione della cocciuta volontà umana e delle sue schematizzazioni accorda una ragionevolezza più soave nel prendere decisioni e fornisce prove evidenti del governo divino nelle questioni umane.

Lo studioso umile, felice di discernere la spiritualità della creazione di Dio, sfida la veridicità dello scenario materiale, con tutti i suoi piaceri mesmerici e tutte le sue disarmonie. Acconsentendo "a un più alto riconoscimento della Deità", ecco che vede l’armonia, la salute e l’integrità dell’universo dello Spirito. Egli rigetta le tenaci suggestioni adamitiche della mortalità, con le loro sostanziali incompletezze, e accetta lo stato dell’uomo reale come riflesso eternamente compiuto della Mente divina; ne consegue che non cercherà la gioia al di fuori della purezza. Scrutando l’universalità dell’Amor divino non potrà esprimere né patire la malvagità.

Un senso più elevato di Dio e della Sua creazione, acquisito attraverso l’umiltà, distrugge i ceppi ostinati dell’inculcata credenza mortale nel potere e nella dichiarata legittimità delle malattie, del peccato e della morte dei mortali. La totalità di Dio, della Verità e dell’Amore, implica il potere correttivo della Verità di sanare tutto ciò appare determinato a opporsi alla natura di Dio.

Lo Scientista Cristiano, mettendo da parte l’incredulità umana riguardo alla guarigione spirituale e la riluttanza del corpo ad applicare le energie spirituali necessarie, si sforza sempre di più di utilizzare il potere guaritore della Verità e dell’Amore. Quanto più altruista è il suo desiderio di vedere la dimostrazione dei fatti spirituali della vera individualità nell’esperienza del genere umano, tanto più grande sarà la dimostrazione delle "ceneri del sé che si dissolve" nella sua esperienza personale.

Ritornando all’analogia della foresta in collina, ci si potrebbe chiedere: "Ma il sottobosco di quelle colline riapparirà"? Sì, ma non necessariamente riappariranno le stesse piante. I semi dormienti, liberi dalle piante ora distrutte, spesso modificano di parecchio l’aspetto del bosco collinare che si rinnova. Abbiamo qui un parallelismo con l’esperienza dello Scientista Cristiano? Potrebbe ben esserci. La vita della nostra Leader, che condusse con inusuale autorità e indefessa fiducia la sua missione designata da Dio, rivela la straordinaria capacità che possedeva di far fronte alle richieste sempre diverse del suo lavoro, senza cadere in quei difetti umani che di sovente accompagnano le serie responsabilità.

Colui a cui, nell’ambito dell’amato movimento della nostra Leader, sono state affidate responsabilità amministrative o di guarigione, sta diligentemente attento che le latenti qualità negative, aliene alla vera identità, non inficino lo svolgimento del suo lavoro successivo, e si assicura che la sua amplificata percezione del carattere non venga traviata dagli abusi che portano alle abituali critiche personali. Tale intolleranza nei confronti di chi ricopre quegli incarichi che lui stesso ha già ricoperto, non è un sostituto della saggezza e della capacità di sopportazione che l'esperienza gli ha insegnato. La “collina” della coscienza rimane libera e pulita quando le latenti fragilità mortali vengono rigettate e vanno ad aggiungersi al mucchio crescente delle ceneri del presupposto sé mortale che si dissolve. È così che la fedeltà spirituale continua a servire per il meglio la chiesa, la comunità e il mondo.

Gli Scientisti Cristiani consacrati lavorano con serenità e scrupolosità per la dissoluzione del falso senso del sé mortale, esposto dalla Scienza Cristiana come la fonte dei mali dell’umanità. Essi sanno che questa purificazione è possibile oggi, con intelligenza, per mezzo del Cristianesimo scientifico; sanno che i supposti e spesso caparbi elementi mentali, che vorrebbero spingerli a scansare o a rimandare gli esiti di tale purificazione e ad attaccarsi al mondo tollerando "l’oscuramento dello Spirito", devono svanire quando sono contrastati dal Cristo e da una comprensione raggiante del sé spirituale in quanto unica e attuale identità dell’uomo.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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