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La cura protettrice di Dio

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 7 dicembre 2021

Originariamente pubblicato sul numero del 6 dicembre 2021 del Christian Science Sentinel


Vorrei esprimere la mia gratitudine per un esempio di protezione divina avvenuto diversi decenni fa. Era la sera di un buio mercoledì invernale. Avevo fatto gli straordinari, così mi incontrai per cena con mia moglie June, e poi ci avviammo verso una riunione di testimonianze in una locale Chiesa del Cristo, Scientista in auto separate. Mia moglie all'epoca aveva appena conosciuto la Scienza Cristiana.

Appena salito in macchina, allungai la mano per accendere la radio ma percepii un messaggio angelico di Dio che mi invitava, invece, a pregare. Dopo una breve pausa, continuai a protendermi verso la radio per accenderla, pensando che stavamo proprio andando in chiesa, quindi non era necessario pregare in quel momento. A quel punto percepii un invito a pregare molto più deciso. Così non accesi la radio e pregai focalizzandomi sulle verità spirituali riguardo a Dio e all'uomo come mi era stato insegnato nelle lezioni del corso di istruzione primaria della Scienza Cristiana.

Anche se non ricordo esattamente su quali concetti mi concentrai mentre pregavo, le mie preghiere quotidiane mi tengono sempre concentrato sull'onnipresenza di Dio Padre-Madre, il bene, e negano ogni apparente influenza che negherebbe l'onnipotenza di Dio. Amo il fatto che la Bibbia fornisca così tanti esempi di come Cristo Gesù abbia guarito i malati e i peccatori, dando a Dio il merito e la gloria. Inoltre il libro Scienza e Salute con Chiave delle Scritture di Mary Baker Eddy, che è il libro di testo della Scienza Cristiana, mi aiuta a capire meglio come Gesù abbia eseguito queste opere di guarigione. Ricordo di aver inteso il messaggio angelico che mi invitata a pregare come un campanello d'allarme sulla necessità di riaffermare la totalità e l’onnipresenza di Dio.

Come era nostra abitudine, iniziai a percorrere delle strade secondarie con mia moglie al seguito. Mentre guidavo lungo un lungo tratto di strada a 45 miglia all'ora, vidi un camioncino davanti che si fermava sul lato destro della strada. Lo superai sano e salvo sulla sinistra e in pochi istanti cercai i fari di mia moglie nel mio specchietto retrovisore. Non vedendoli invertii la direzione di marcia. 

Quando uscii dalla svolta, i miei fari illuminarono una scena allarmante. Il camioncino aveva fatto un'inversione a U davanti a mia moglie, senza darle praticamente il tempo di frenare, così lei era andata a sbattere contro la fiancata del camion appena prima dell’abitacolo. Accostai, e mentre mi avvicinavo vidi che stava cercando di aprire la portiera, che era bloccata. Aveva il finestrino aperto così la aiutai ad uscire da lì. Controllammo l'autista del camion, che aveva solo un piccolo taglio alla gamba, e riuscimmo a contattare la polizia, che chiamò un'ambulanza.

Quando i paramedici arrivarono sul posto, uno di loro rimase con June per eseguire un controllo di routine, arrivando in poco tempo alla conclusione che stava bene e poi si unì all'altro medico per aiutare l'autista del camion. June si avvicinò quindi al poliziotto per fornire una dichiarazione.

Una volta fatto, i paramedici si girarono per andarsene, e fu allora che videro da vicino l'auto di June. Il volante in metallo era piegato a forma di U; il pannello degli strumenti era in frantumi; la sagoma in metallo del cruscotto aveva un'ammaccatura a forma di mezzaluna; il lato sinistro del suo specchietto retrovisore era rotto e il parabrezza era andato in frantumi. Vale la pena notare che a quei tempi non c'erano gli airbag; inoltre, la cintura di sicurezza di mia moglie era difettosa da settimane, quindi in quel momento non la indossava (all’epoca non era obbligatorio per legge indossare la cintura di sicurezza).

I paramedici si affrettarono ad accendere le torce puntandole verso l’auto e poi verso il ciglio della strada. Uno di loro si rivolse a me chiedendo dove fosse il "corpo" dell'autista! Dissi loro che si trattava di mia moglie che si trovava in quel momento in piedi accanto al poliziotto. La presero subito in disparte e le fecero un esame approfondito. Stava bene.

Poco tempo dopo, ricordando la dimostrazione del potere protettivo di Dio, June e io ci chiedemmo perché le nostre preghiere non avessero semplicemente evitato che l'incidente avvenisse del tutto. Fu anni dopo che lessi un articolo in una rivista della Scienza Cristiana che parlava di della storia biblica di Shadrak, Meshak e Abed-nego (vedi Daniele, cap. 3): anche se non furono salvati dalla fornace ardente, furono salvati nella fornace. Questa idea risolse per me la domanda sull'incidente di mia moglie. Eravamo certamente stati testimoni del potere di Dio e della preghiera all'opera!

John Ranges
Indialantic, Florida, Stati Uniti

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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