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Uomo di Stato o politico?

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 7 ottobre 2022

 Originariamente pubblicato sul numero del maggio 1976 de The Christian Science Journal


Manipolazioni politiche, scandali, intrighi, corruzione: le sembianze che può assumere il male sono molteplici nei sistemi governativi odierni. La gretta faziosità, l'inganno e l'interesse egoistico sembrano dilagare. Che cosa si può fare per aiutare a liberare il nostro mondo dalle «pretese della politica e del potere umano» dalle quali Mary Baker Eddy ci mise in guardia? La sua affermazione completa, sotto il titolo «Libertà insufficiente», recita: «A mio avviso, i pericoli più imminenti che il secolo a venire si trova ad affrontare sono: la minaccia alla vita e alla libertà delle persone legittimandosi con le Scritture; le pretese della politica e del potere umano, la schiavitù industriale e le limitazioni che ostacolano una concorrenza onesta; i rituali, i credo e le credenze al posto della Regola d'Oro: “Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro”» (The First Church of Christ, Scientist, and Miscellany, pag. 266).

Individualmente, in quanto cristiani, come consideriamo la politica e i politici? Come li scegliamo, li votiamo, li sosteniamo? Come facciamo accedere le persone migliori alle cariche pubbliche? Come ci comportiamo nella nostra vita privata per mantenere gli stessi standard che ci aspettiamo dai rappresentanti che eleggiamo? 

Si sente spesso dire che c’è grande necessità di statisti nella vita pubblica piuttosto che di semplici politici. Ma qual è la differenza? Secondo il dizionario Webster, il termine «politico» nella sua accezione inferiore si riferisce ad interessi più ristretti e spesso più egoistici rispetto a quelli di uno statista. Quest'ultimo è capace di una saggezza ampia e lungimirante negli affari di Stato. C’è chi dice che la differenza tra un politico e uno statista è che il politico pensa a se stesso e al suo partito; lo statista pensa al popolo e al Paese. 

Leggendo la Bibbia si nota ovunque che gli uomini che hanno fatto di più per le loro nazioni, guidandole, provvedendo a loro e proteggendole dai pericoli, sono stati uomini di Stato. Grandi uomini come Abramo, Giuseppe, Mosè e Nehemia erano statisti di prim'ordine. Gli interessi egoistici, la volontà personale e la ricerca del proprio tornaconto erano estranei ai loro pensieri e alle loro azioni. Al contrario, molti leader politici e re che troviamo nella Bibbia, come Geroboamo, Zimri, Achab e Pekah (per citarne solo alcuni), non hanno lasciato alcun segno significativo nella storia e hanno fatto ben poco per elevare le rispettive nazioni.

Forse uno dei più grandi esempi di saggezza politica si trova nella vita di Giuseppe. Si tratta di un uomo che fu venduto come schiavo ad un Paese straniero e che poi ne divenne il ministro più alto. L'integrità morale, la lungimiranza e l'interesse compassionevole per il prossimo furono le qualità eccezionali che lo elevarono al secondo ruolo più elevato del Paese. Grazie alla sua integrità morale, anche in mezzo a gravi e continue provocazioni, non abbassò i suoi standard, anche se ciò avrebbe potuto portarlo a un immediato avanzamento. Era un visionario con grandi pensieri, un orizzonte ampio, un'immaginazione audace e allo stesso tempo era un abile amministratore e uomo d'affari. Non cercava il successo personale e si mise invece al servizio degli altri. Persino in prigione, la sua sincera preoccupazione per gli altri lo spinse a chiedere ai suoi compagni di prigionia, ufficiali del Faraone: «Perché avete oggi il viso così mesto?» (Genesi 40:7). 

In breve, Giuseppe accettò di divenire lo strumento di Dio e così divenne grande. Non permise alla malizia, al risentimento o alla vendetta, per quanto ben giustificati, di motivare o spingere le sue azioni. Faremmo bene a meditare ed emulare Il fulgido esempio di Giuseppe come uomo di Stato.

Coloro che ricoprono cariche nei nostri governi necessitano delle nostre preghiere, affinché le qualità innate di uomini di Stato possano essere sviluppate e consolidate in loro. Come per tutte le preghiere, quella per il nostro governo parte dal riconoscimento della totalità di Dio, dell'unità dell'uomo con Dio in quanto Sua espressione spirituale e della nullità del male. Partendo da questo punto di vista, possiamo comprendere che le uniche qualità che siano o che possano essere operative in qualsiasi ambito, in senso assoluto, sono quelle che si manifestano attraverso il Cristo, la Verità, l'onnipotenza di Dio. Il vero governo, cioè il governo di Dio, è la prova del Principio in azione, che stabilisce leggi spirituali, giustizia impersonale, stabilità inamovibile e autorità effettiva. Il governo di Dio è la prova della Mente in azione, che sviluppa idee intelligenti, originalità, saggezza infallibile, pensiero e visione infiniti.

Il governo di Dio evidenzia l'Anima in azione, che elargisce un'infinita varietà di idee in una calma serenità. Il governo di Dio manifesta lo Spirito in azione, esprimendo sostanza indistruttibile, capacità e risorse illimitate, energia divina sempre presente e potere supremo.

Il governo di Dio è l'evidenza della Vita in azione e riflette un'attività vigorosa, mai affrettata, una completezza e una freschezza ininterrotte e perpetue. Il governo di Dio è l'evidenza dell'Amore in azione e nella misura in cui riconosciamo questo governo, esso porta nella nostra vita, così come alle nazioni, compassione, perdono misericordioso, giustizia disinteressata e affetto senza pregiudizi. Il governo di Dio è la prova della Verità in azione ed esige onestà assoluta, sincerità senza paura, integrità senza mezzi termini e la convinzione che si fonda su Dio di tutti coloro che desiderano vederne gli effetti nel mondo.

Rivendicare questo vero concetto di governo per noi stessi, per il nostro Paese e per il mondo costituisce una preghiera efficace e aiuterà a sostenere, purificare ed elevare coloro che ricoprono una carica pubblica. Possiamo aspettarci di vedere la prova che essi rispondono sempre di più al bene e al vero, e che i metodi subdoli del male manipolatore e egoista, non trovando alcuna eco, falliscano. 

Anche se non dobbiamo mai chiudere gli occhi di fronte alle cose che non vanno nel governo o di fronte alla disonestà o alle azioni scorrette dei funzionari, il nostro giusto pensiero nei riguardi di coloro che ricoprono cariche pubbliche può contribuire a rafforzare la loro espressione dell’integrità data loro da Dio. La visione spirituale dell'uomo come immagine e somiglianza di Dio, che esprime un'attività retta, sostenuta dall’Anima e costruttiva, è la vera visione che metterà sempre più in evidenza nei nostri ambiti individuali e di governo il controllo di Dio.

Avete mai notato che quando puntiamo il dito contro qualcun altro abbiamo tre dita puntate verso noi stessi? Assicuriamoci di dimostrare anche noi le qualità di uomo di stato che vorremmo vedere espresse in coloro che ricoprono le cariche di governo. Pensiamo strettamente a noi stessi, ai nostri interessi egoistici, alle nostre famiglie, ai nostri interessi commerciali, o pensiamo in modo più ampio, preoccupandoci premurosamente per gli altri, per coloro che hanno un background diverso, coloro che potrebbero essere in competizione con noi? Ci preoccupiamo allo stesso modo per il bambino che muore di fame, con un colore della pelle diverso dal nostro, dall'altra parte del mondo, e per i bambini più vicini a casa o nella nostra famiglia?

Pensiamo in modo disinteressato agli interessi dell'insieme, anche se possono sembrare in conflitto con le nostre esigenze individuali? Scendiamo mai a compromessi con la nostra coscienza, razionalizzando che il fine giustifica i mezzi? Superiamo i limiti di velocità, corrompiamo i nostri figli, diciamo bugie innocenti al nostro datore di lavoro o ai dipendenti?

Siamo meticolosamente onesti nei resoconti delle nostre spese, nella gestione della casa, nella dichiarazione dei redditi? Siamo veramente ciò che sembriamo o ci mettiamo in mostra per impressionare gli altri? Ci facciamo portavoce di ideali altisonanti, ma nascondiamo pregiudizi, odio e apatia nel nostro intimo? A volte agiamo con astuzia o manipoliamo gli altri convincendoci di agire per il bene, anche se con un esame di coscienza potremmo trovare la volontà o l'interesse personale alla base delle nostre azioni? Oppure ci sforziamo con costanza e pazienza, nel nostro modo di considerare il mondo e i suoi abitanti, di esprimere una sensibilità attenta e un giudizio ispirato da Dio? 

È stato detto con ragione che un Paese ha il governo che si merita. Se il nostro Paese sembra avere un governo che ha bisogno di essere risanato, non dobbiamo ignorare il problema come se fosse «laggiù», lontano, negli uffici del governo, e dobbiamo invece iniziare ad esigere che a casa nostra e nei nostri affari si dimostrino un vero governo e le capacità di un uomo di stato. Cerchiamo di essere noi stessi ciò che vogliamo vedere negli altri, in particolare in coloro che eleggiamo alle cariche pubbliche. Mary Baker Eddy scrive nel libro di testo della Scienza Cristiana: «Chiedete a voi stessi: Sto io vivendo la vita che più si avvicina al bene supremo?» (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 496). Faremmo bene a pregare e a riflettere prima di rispondere a questa domanda e prima di arrischiarci a porla ad altri. Con profonda umiltà, possiamo pregare con questo spirito: «O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito saldo. . . . . Allora insegnerò le tue vie ai trasgressori, e i peccatori si convertiranno a te. . . . . Allora, prenderai piacere nei sacrifici di giustizia» (Salmi 51:10, 13, 19).

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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