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Esplorazione spirituale e guarigione

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 12 giugno 2023

Originariamente pubblicato sul numero di febbraio 2023 de The Christian Science Journal


Le domande aprono le porte a cose meravigliose. Ad esempio, per poter andare sulla luna ci si doveva porre prima delle domande, del tipo: è possibile? Cosa dobbiamo fare per riuscirci? È chiaro che delle risposte ci sono state, e infatti siamo andati sulla luna. Ma prima che ciò potesse accadere, gli scienziati si dovettero aprire a nuovi modi d’intendere l’universo che misero a dura prova le opinioni, i preconcetti e le limitazioni personali.

La fisica, che si fonda ampiamente su ricerca e scoperta, ha fatto sempre ricorso a delle domande per potersi aprire nuovi orizzonti. Potremmo dire lo stesso per la Scienza del Cristianesimo, una scoperta spirituale compiuta da una donna del XIX secolo—Mary Baker Eddy—che per decenni si era posta delle domande circa la natura della realtà e aveva cercato risposte per le sue cattive condizioni di salute. Dopo un infortunio quasi mortale, ebbe una guarigione stupefacente che la spronò a porsi ulteriori profonde domande per le quali continuò a cercare risposte per il resto della sua vita.

Tale approccio può fungere da valida guida per chi di noi s’impegna nella sua propria esplorazione spirituale. Porsi quel genere di domande spirituali inquisitorie, che ci portano al di là dei confini di ciò che riusciamo a percepire, o che crediamo si sapere, può essere uno strumento potente per aiutarci sia a crescere spiritualmente che ad avere guarigioni.

Abbiamo numerose testimonianze bibliche dove delle domande vengono poste come preludio a una guarigione. Cristo Gesù, prima di compiere le sue opere possenti, faceva spesso delle domande. Per esempio: «Vuoi essere guarito?», «Figlioli, avete qualcosa da mangiare?», «Nessuno ti ha condannata?» Queste domande venivano rivolte affinché gli interlocutori mettessero in discussione i propri ristretti concetti d’identità, di Dio e persino della realtà.

Ciascuna domanda aveva lo scopo di verificare le aspettative di colui a cui era rivolta, come se Gesù volesse mettere in chiaro che per guarire era necessario un cambiamento di coscienza. Le sue domande spingevano gli ascoltatori a vedere al di là di quella che consideravano essere la realtà, e attraverso il Cristo - attività illuminante della Verità - i loro concetti venivano trasformati. Il risultato era la guarigione.

Tuttavia, nell’intima cerchia di Gesù, non tutti capivano quali domande fossero efficaci e quali no. Ad esempio, quella volta che Gesù e i suoi discepoli s’imbatterono in un cieco, i discepoli interrogarono Gesù sul perché della cecità, cercando di individuarne la causa: «Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» (Giov. 9:2). La risposta di Gesù fu che nessuno aveva peccato. Poi guarì il cieco, dimostrando essenzialmente che le domande sulla natura del male non ci fanno progredire, mentre quelle sulla realtà – la natura di Dio – sì. Tale guarigione illustrò il fatto che non ha alcun senso cercare di indagare tutto ciò che in definitiva non è reale.

Porre domande è un bel modo di consentire a Dio, Mente divina, di rivelarSi a noi. Mentre stiamo studiando la Bibbia e gli scritti di Mary Baker Eddy, interrogarsi in preghiera a proposito dei punti che vorremmo chiarire meglio, può esserci d’aiuto. Anche la ricerca fatta su commentari, dizionari e diverse traduzioni della Bibbia può aiutare. 

Per quanto mi riguarda, porre domande è un ingrediente essenziale della preghiera. Chiedo spesso a Dio: «Cos’è che devo sapere?» Oppure: «Per che cosa devo pregare?» Dio, intelligenza infinita, è già conscio di ciascuna idea, ma le domande ci aiutano ad aprire il pensiero a questa intelligenza divina e attraverso l’attività del Cristo sempre-presente le risposte arrivano, a ciascuno di noi.

Una volta, un’amica mi raccontò che da tre giorni non riusciva a trattenere il cibo e mi chiese di pregare con lei. Ne fui felice, e pregai così: «Dio, cos’è che devo sapere?» 

Mi venne distintamente l’idea di pregare sul rancore. «No», pensai «Non può essere la cosa giusta». Chiesi così daccapo: «Dio, per favore, cosa devo sapere?» Ma la risposta era la stessa. Chiesi allora un’altra volta. Stessa storia. Finalmente capii il messaggio e pregai sull’Amore. Sapevo che siccome Dio, Amore, riempie tutto lo spazio, non poteva esserci nient’altro che l’Amore.

Alcune ore più tardi rividi la mia amica e le chiesi come stava. Mi disse che stava bene e che aveva mangiato un hamburger, patatine fritte e un frappé per pranzo! Ma, mi disse, la cosa più bella era che aveva fatto pace col marito, dopo che a causa di una furiosa lite non si erano parlati per tre giorni. Non avevo idea che fossero ai ferri corti. Però porre la domanda, e ascoltare attentamente la risposta, rivelò ciò che realmente andava trattato.

Nel corso della storia, le più grandi scoperte e i più imponenti progressi scientifici sono stati fatti grazie agli scienziati ed agli esploratori che hanno osato prefigurare la vita oltre quello che l’occhio riesce a vedere. Allo stesso modo, dedicandoci alla ricerca spirituale, dobbiamo anche noi avventurarci oltre la superficie delle cose per vedere più a fondo la realtà. «Dove si poserà il nostro sguardo» chiese Mary Baker Eddy, «se non nella sfera insondabile della Mente?» (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 264).

Le domande ci danno accesso alla sfera della Mente infinita, dove possiamo esplorare la profondità e l’ampiezza strabilianti di Dio. In questa dimensione, che è l’unico universo reale, troviamo che le nostre credenze sulla vita - ben inculcate ma in ultima analisi difettose - vengono rivedute o ribaltate. Scopriamo che lo Spirito è veramente l’unica sostanza, la nostra unica sostanza; che l’Amore tiene a noi e ci fornisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno. La nostra visione si espande naturalmente per guardare fuori partendo dalla Mente e il risultato, anche se non stiamo ricercando nulla di specifico, è quell’aggiustamento della nostra vita che chiamiamo guarigione.

Continuiamo a fare le domande giuste, e ad ascoltare le risposte gloriose di Dio. 

Deborah Huebsch 
Autrice editoriale ospite

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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