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Il Padre Nostro e il suo effetto istantaneo

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 1 settembre 2024

Originariamente pubblicato sul numero del 12 agosto 1985 del Christian Science Sentinel

 


Durante il mio apprendistato come meccanico, nell’officina in cui lavoravo non fu apprezzata l’importazione di una certa automobile perché non se ne conosceva la meccanica di base, molto diversa da quella a cui eravamo abituati e per la quale non eravamo preparati. Un giorno arrivò un uomo proveniente dallo stesso paese di quella macchina e mi chiese se ero disposto a farmi spiegare il funzionamento dell'auto. Accettai volentieri la sua offerta e in seguito trassi molto beneficio da ciò che mi insegnò. Tuttavia, per prima cosa dovevo essere disposto ad abbandonare la maggior parte delle mie vecchie nozioni e della mia formazione precedente per fare spazio alle nuove idee. Inoltre non dovevo limitarmi ad apprendere le nuove nozioni, ma dovevo anche metterle in pratica. Dovevo dimostrare che erano utilizzabili. 

In modo simile, la Scienza del Cristianesimo non può essere sovrapposta al vecchio modo di intendere la teologia per quanto concerne Dio e l'uomo. Per esempio, non possiamo continuare a credere in un Dio che ama la sua creazione, che ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, ma che allo stesso tempo condanna l'uomo in quanto peccatore.

Dobbiamo sforzarci di rinunciare alla vecchia mentalità e accettare con comprensione il vero rapporto tra Dio e l'uomo. Dio mantiene l'uomo nella perfezione spirituale; tale uomo perfetto è l'unica vera immagine di Dio. L'applicazione pratica di questa verità ci viene rivelata dal Consolatore promesso da Cristo Gesù. È vero, per dimostrare cos’è realmente l’uomo è necessario molto più che dire semplicemente che l'uomo è perfetto. Occorre uno sforzo sincero per abbandonare il vecchio e ricevere il nuovo. Tuttavia, anche con lo sforzo umano questo compito sarebbe terribilmente arduo, se non fossimo effettivamente ciò che la Bibbia dichiara che siamo: «Carissimi, ora siamo i figli di Dio…» (I Giov. 3:2). Questa verità apre dinnanzi a noi una visione sempre più ampia di progresso.

Per riformare il proprio pensiero e per trovare la salute e la gioia, è necessaria una grande perseveranza nel conformare la nostra vita e il nostro modo di pensare al modello pratico indicato nei Dieci Comandamenti, nel Padre Nostro e nel Sermone sul monte. Questo rovesciamento delle vecchie abitudini può non essere facile. Il pensiero umano non accetta volentieri i cambiamenti. Un rinnovamento mentale richiede la rinuncia ai vecchi metodi erronei e la loro sostituzione con una vita cristiana. L'illusione che il peccato originale e tutte le forme di discordanza e malattia che ne derivano siano opera di Dio è una convinzione del mondo dovuta all’educazione ed è profondamente radicata. Ma possiamo farci coraggio e persistere grazie alla forza che Dio ci dà. Dio non abbandona mai ciò che ha creato con amore. Il Consolatore ci fornisce sempre con dolcezza le compassionevoli esperienze che ci permettono di testimoniare realmente della nostra origine divina.

Mary Baker Eddy ci ricorda che le disarmonie mortali non sono uno stato di conflitto all'interno di condizioni materiali o di un corpo mortale. Nel libro di testo della Scienza Cristiana, Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, nel capitolo intitolato «Preghiera», ci offre la seguente confortante promessa: «Divenite consapevoli per un solo momento che la Vita e l'intelligenza sono puramente spirituali — né nella materia, né appartenenti alla materia — e allora il corpo non avrà più di che lagnarsi» (Scienza e Salute, p. 14.) Nello stesso capitolo l’autrice definisce il Padre Nostro come la via verso uno stato di pensiero spirituale e verso la guarigione.

Se non abbiamo ancora compreso che il Padre Nostro è in grado di guarire i malati e che non è una formula di parole, cosa possiamo fare? Forse dobbiamo riconoscere che la verità che questa preghiera rappresenta è istantanea quando il pensiero è disposto a cedere attivamente alla sua chiamata amorevole. Non dobbiamo rendere vera la Verità. Non dobbiamo far sì che la Verità guarisca. La nostra responsabilità è accettare, come farebbe un bambino, le indicazioni della Verità. Dobbiamo fare spazio nel pensiero, liberare la strada fino al punto di vivere ciò che stiamo imparando.

Una mia esperienza passata mi ha fatto capire proprio questo, ed è una lezione che mi è cara ancora oggi. Mi trovavo in uno stato di estremo disagio a causa di una serie di problemi fisici. In quello stato di grande difficoltà aprii il libro di testo sul Padre Nostro, con la sua interpretazione spirituale (vedi Scienza e Salute, p. 16:29-17:15; e Matteo 6:9-13).

Mi impegnai ad approfondire il significato di questa preghiera per comprendere il potere guaritore delle sue promesse. La voce aggressiva dei sensi fisici sembrava decisa ad impedirlo, ma continuai a leggere, dichiarando, ad esempio:

«Il Tuo regno venga.
Il Tuo regno è venuto; Tu sei sempre presente.
La Tua volontà sia fatta in terra come in cielo.
Concedici di sapere che — come in cielo, così in terra — Dio è onnipotente, supremo».

Molto lentamente, verso dopo verso, ogni verità veniva affermata e le argomentazioni dei sensi negate.

Ci vollero sforzi persistenti prima di raggiungere l'ultima riga. A quel punto il clamore dei sensi stava diventando meno insistente. Cominciavo a capire che la verità del Padre Nostro non cerca di cambiare la materia, ma rivela ciò che è già un dato di fatto: che l'uomo è un'idea spirituale, non un mortale.

Parlando della sua guarigione dagli effetti di una caduta, Mary Baker Eddy racconta che stava leggendo il nono capitolo di Matteo. In Miscellaneous Writings afferma: «Mentre leggevo, la Verità della guarigione si manifestò ai miei sensi; e il risultato fu che mi alzai, mi vestii, e da allora in poi fui in una salute migliore di quella di cui avevo goduto in precedenza». In quella breve esperienza intravidi il grande fatto che da allora cerco di spiegare agli altri, ovvero che la Vita è nello Spirito e dello Spirito; questa Vita è l'unica realtà dell’esistenza” (Mis., p. 24).

In un momento di angoscia ci può sembrare di percepire a stento qualche barlume della presenza dell'Amore. Tuttavia, che ne siamo consapevoli o meno, la Verità agisce sempre per restituirci una visione corretta di ciò che l'uomo è in realtà. Mentre pregavo quella sera, una frase del libro di testo mi inondò di gratitudine: «Dio non ha mai dotato la materia del potere di menomare la Vita o di agghiacciare l'armonia con una lunga e fredda notte di discordanza» (Scienza e Salute, p. 378.). Mi aspettavo una lunga notte di discordanza, ma mi era sempre più chiaro che la materia e le sue disarmonie non avevano il potere di invadere il mio essere.

A questo punto fui chiamato per la cena che fui in grado di consumare con piacere e gratitudine. Ero tornato in salute. Il corpo non si lamentava più.

Potremmo dire a noi stessi che non siamo pronti in questo momento ad imparare la lezione dolce e liberatoria della perfezione spirituale dell'uomo. Non è nella natura dell'Amore imporre le sue lezioni al di là delle nostre capacità con misure severe. Ma se rifiutiamo questo invito, chiudiamo la porta alla salute e all'armonia finché l'esperienza non ci purificherà. Allora potremo fare un passo più in elevato.

Dobbiamo mantenere la porta della coscienza libera dall'ostruzione delle pretese contraffatte dei sensi. Allora sentiremo l'Amore onnipresente più vicino, più caro e onnipotente.

E scopriremo di essere eredi della sua benedizione da quel preciso momento.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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