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La nullità del nulla

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 19 maggio 2025

Originariamente pubblicato sul numero del 23 aprile 1921 del Christian Science Sentinel

 


Quando Mary Baker Eddy comprese nullità del male, trovò la via per distruggerlo. Per secoli il mondo ha combattuto contro il male, o meglio l'istinto del bene nel mondo ha combattuto contro il male, considerandolo una tremenda realtà. L'essere umano, animato da una qualche vaga realizzazione del Principio, si è lanciato nella battaglia contro il male, senza però considerare la propria identità reale come immagine e somiglianza del Principio e quindi come avente dominio sull’avversario; lo considerò invece come descritto nelle vecchie fiabe popolari, e se stesso come un uomo fragile e sensuale, impegnato in una lotta impari. Ha dimenticato che se l’autore del libro dell'Apocalisse ha raffigurato questo male come un grande dragone rosso allo scopo di simboleggiare il suo presunto potere, in seguito lo ha indicato con altri nomi attribuiti al male, come «il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana», con l'intenzione di insistere sull'unicità delle sue pretese di contraffazione della realtà, prima di consegnarle all'oblio e al nulla. Così, quando Mary Baker Eddy, nel suo libro Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, richiama per la prima volta l'attenzione sul fatto ovvio che se Dio, il Principio, è buono ed è infinito, non c'è spazio per il male in quanto realtà, la corrente scolastica si scatena in una vera e propria tempesta di discussioni, nel corso della quale rigetta tutti i suoi stessi assiomi e si comporta più che altro come il diavolo in mezzo alle tombe.

Non si deve pensare nemmeno per un momento che il fatto di negare che il male sia reale possa incoraggiare il peccato. Avviene proprio il contrario. Rende il peccato un’azione deliberata, al di là di ogni pretesto, esponendo così l'impossibilità che il peccato per cui non ci si pente possa sfuggire alla punizione. Il calvinista o il fatalista possono invocare l'inevitabilità del peccato, per il fatto che lo considerano predestinato, ma gli Scientisti Cristiani sanno che il peccato è una forma di ipnotismo da cui prima o poi ci si deve risvegliare, poiché il bene, essendo Principio, deve essere anche la realtà. Dunque, nulla al di fuori del Principio può avere una qualche realtà. Questa affermazione è una teoria abbastanza facile da comprendere. Ma la Scienza Cristiana non si accontenta delle teorie. Giacomo dichiarò che la fede senza le opere, la teoria senza la dimostrazione, è una cosa morta. Mary Baker Eddy si spinge fino a questo punto, se non oltre, rispetto a Giacomo. «Nella Scienza», scrive, «possiamo far uso solo di ciò che comprendiamo. Dobbiamo provare la nostra fede con la dimostrazione» (Scienza e Salute, p. 329). In questo modo l'emotività della religione viene messa fuori gioco. La religione viene intesa proprio come espresso in greco del Nuovo Testamento: la conoscenza scientifica di Dio, Principio. Così lo studente è costretto a prendere posizione in relazione a quei meravigliosi versetti iniziali della Prima Epistola di Giovanni, che vengono letti non più come un enunciato mistico, ma come una semplice dichiarazione scientifica: «Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della Parola della vita (e la vita è stata manifestata e noi l'abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che è stata manifestata a noi), quello che abbiamo visto e udito, noi ve lo annunziamo…».

Lo sforzo della Scienza Cristiana, quindi, non è solo quello di predicare il Vangelo, la buona novella o la verità, ma anche quello di guarire i malati, di dimostrare loro che ciò che guarisce è la conoscenza della Verità, e i malati, tutti coloro che credendo a qualunque cosa di diverso dalla verità, sono tratti in inganno dal bugiardo dei bugiardi, il grande dragone rosso, con tutte le sue astuzie e suggestioni. Naturalmente, il dragone è troppo intelligente, se si accettano i termini della metafora, per rappresentare come bene ciò che la mente umana definisce male. Come bene, offre il bene dell'albero della conoscenza del bene e del male, l'appetito carnale, la vanagloria, il potere, le stesse cose che Cristo Gesù calpestò nella sua lotta contro il male nel deserto. La gioia umana e il piacere fisico sono la somma del bene per il dragone; la sofferenza fisica e il dolore umano rappresentano la somma del male. Ma nessun uomo può avere l'uno senza l'altro. La vita fisica deve finire con la morte, eppure la vita è eterna; la gioia umana deve finire nel dolore, eppure gli uomini sono come gli angeli in cielo. Tra l'insegnamento ereditato della dottrina scolastica riguardo al male e l'insegnamento della Scienza Cristiana c'è evidentemente un abisso enorme, che Mary Baker Eddy scandagliò esponendo così l’irrealtà del male.

«Così il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, che seduce tutto il mondo, fu gettato fuori; egli fu gettato sulla terra: e con lui furono gettati anche i suoi angeli». Così scriveva l'autore dell'Apocalisse nel primo secolo, e diciotto secoli dopo Mary Baker Eddy scrive: «Il gran dragone rosso simboleggia una menzogna — ossia, la credenza che la sostanza, la vita e l'intelligenza possano essere materiali. Questo dragone rappresenta la somma totale dell’errore umano. Le dieci corna del dragone simboleggiano la credenza che la materia abbia un potere suo proprio, e che, a causa di una mente malvagia nella materia, si possano infrangere i Dieci Comandamenti» (Scienza e Salute, p. 563). Se la materia fosse reale, se il male fosse potere, questo sarebbe indiscutibilmente il caso, e non solo il caso presente, ma anche il caso eterno. Fortunatamente, però, la materia non è reale e il male non è un potere, e questo viene dimostrato dalla Scienza Cristiana ogni volta che, grazie alla conoscenza della loro irrealtà e impotenza, un caso di malattia viene guarito o un peccato vinto. Gli uomini credono ancora che le corna del dragone possano infrangere i Dieci Comandamenti, perché in primo luogo la loro paura dà potere al dragone e successivamente i sensi umani lo fanno percepire come reale. Non serve a molto dire semplicemente che la materia è irreale. La ragione metafisica della sua irrealtà deve essere compresa. Allo stesso modo, dire che il male non ha potere è inutile per chi si comporta sempre come se ne avesse. Invece, la lettera e lo spirito devono andare di pari passo, e la lettera non è mai pienamente compresa finché lo spirito non è assimilato, così come lo spirito non può essere pienamente assimilato finché la lettera non è compresa. Quando ciò avviene, nulla può resistere alla Scienza e alla forza del Principio: «…conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Giov. 8:32).

Nella conoscenza di questa verità, dell'irrealtà e l'impotenza del male, sta il segreto della pace di Dio che supera ogni comprensione. L'angoscia, l'inquietudine, i problemi che perseguono l'individuo esistono in proporzione alla misura in cui egli crede nel male e svaniscono in proporzione alla misura in cui l'individuo, attraverso la conoscenza del Principio, riduce il male a nulla. La credenza nel potere del male è un'espressione inevitabile della materialità. Non c'è amore più grande, dice il greco nel Nuovo Testamento, di questo: che un uomo abbandoni la sua materialità per i suoi amici. Finché l'essere umano crede nella materialità, deve credere nel peccato, nella malattia e nella morte; in altre parole, nella realtà della materia e nel potere del male. Solo quando inizia ad intuire la realtà spirituale e quindi la vita eterna, inizia ad abbandonare la sua materialità. Questo è il fondamento stesso dell'insegnamento della Scienza Cristiana. Mary Baker Eddy afferma: «Non vi è né vita, né verità, né intelligenza né sostanza nella materia. Tutto è Mente infinita e la sua infinita manifestazione, perché Dio è Tutto-in-tutto» (Scienza e Salute, p. 468).

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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