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La nostalgia, né dolce né amara

L’autrice impara ad apprezzare solo il bene, nel passato e nel presente

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 1 luglio 2010

Tradotto da The Christian Science Journal, febb. 2009


Mentre passeggiavo lungo la via familiare della mia vecchia università, ogni svolta del cammino risvegliava in me il ricordo lontano di un amico particolare, di un insegnante pieno di ispirazione, di una nuova scoperta, di un buon risultato ottenuto o di un bello scherzo! Persino il ricordo delle delusioni passate aveva un sapore piacevole. Ma prima di avventurarmi troppo su questa strada, mi sono ripresa. Stavo cominciando a sentire un senso di perdita e di dispiacere per la scomparsa della mia vita passata. Compresi che i miei pensieri si erano smarriti nel considerare questo luogo caro alla mia memoria,  fino a fare confronti tra i miei anni di studi e il presente.   

Invece di lasciarmi andare ad una nostalgia profonda e piena di tristezza, pensando a tutti gli amici e  a tutte le tradizioni che si erano perse, o che erano notevolmente cambiate, mi sono chiesta: ”Questo posto deve rimanere lo stesso per conservare tutto il suo lustro per me? Devo cercare l’istituzione perfetta e illusoria che credevo esistesse nel passato, o piuttosto trovare il modo di soddisfare il mio bisogno di rendere mie, in maniera più duratura le idee stimolanti e piene di ispirazione che questa istituzione mi ha dato?”Quegli amici vicini, quelle persone che mi davano ispirazione, quelle fatiche audaci che mi avevano permesso di comprendere le mie capacità, erano scomparsi. Ma erano veramente spariti? No. Sentivo ancora la loro essenza nel più profondo di me: un tesoro sempre a mia disposizione che potevo utilizzare nel presente. La serietà di cui avevo dato prova in lunghe ore di studio per terminare un progetto? Potevo ancora metterla in pratica. Le parole di incoraggiamento piene di gentilezza che avevo ricevuto allora, potevo oggi comunicarle ad altri. Potevo ancora conservare nel mio cuore queste persone care che non facevano più parte della mia esistenza ma di cui avevo ammirato la forza di carattere, e continuare a vivere le loro qualità nella mia vita.

Ho cominciato a comprendere l’importanza di apprezzare, ma non di idolatrare, le buone cose che avevo conosciuto un tempo. Ho compreso che poiché la fonte di tutto il bene è l’Iddio infinito, non abbiamo bisogno di guardare con desiderio struggente alle cose del passato. Al contrario, possiamo aspettarci di vedere delle manifestazioni nuove e attuali di questo bene nella nostra vita, proprio ora. Mi sono ricordata delle parole tratte da uno dei miei inni preferiti: ”Il nostro presente è abbellito dalle buone cose del passato” (Innario della Scienza Cristiana, n°238).

Ho compreso che la nostalgia non era che una trappola della memoria e ho compreso che il rimpianto ne era un’altra, a cui avevo bisogno di far fronte. Uno studio recente della Bibbia mi ha aperto una nuova visione. Per esempio, alcuni versi di un componimento di Estelle Gershgoren Novak, concernente la moglie di Lot, mi  hanno fatto pensare:” Lei si gira indietro con nostalgia / ed è trasformata in sale / il sale delle sue lacrime”.Nashim:Journal d’Etudes des femmes Juives et problèmes de difference entre les sexes,Juin2003, p.182.

La moglie di Lot è stata mutata in statua di sale quando si è voltata verso le città di Sodoma e Gomorra mentre stavano cadendo, dopo che le era stato specificamente ordinato di non farlo (vedi Genesi 19:17, 24-26). Durante un corso biblico all’Università avevo imparato che certi episodi della Bibbia danno una descrizione poetica degli avvenimenti, invece di farne un racconto esclusivamente letterario. D’altra parte a causa del vocabolario limitato dell’ebraico antico, gli scrittori dell’Antico Testamento hanno talvolta abbellito le loro storie per far passare correttamente il loro messaggio. Questo poteva ben essere stato il caso nel racconto della moglie di Lot. Poiché si era voltata indietro con molta tristezza e rimpianto, che sia in termini poetici o metaforici, ella è stata sommersa da un fiotto di lacrime salate. La descrizione della sua trasformazione in statua di sale ha reso perfettamente l’idea della profondità del suo dolore.

Ho preso coscienza che anch’io, come la moglie di Lot, ero stata amaramente sommersa da alcuni avvenimenti della mia storia personale e che avevo bisogno di riconsiderarli.

Come scrive Mary Baker Eddy nella sua autobiografiaRetrospezione e introspezione: “La storia umana ha bisogno di essere riveduta, e la narrazione materiale cancellata.” (pag. 22).

Ho dunque deciso di sbarazzare il mio pensiero di questa amarezza, di queste “lacrime di sale”, venendo a capo dei miei ricordi e riconsiderandoli in una luce più spirituale. Facendo questo, ho scoperto nella mia vita dei momenti che avevo percepito come tragici, segnati dalla sfortuna, dai compromessi, e in cui mi era mancata una guida. Ho sentito che questi ricordi, questo accumulo di storie umane, avevano non poco plasmato la mia identità, e non in bene.

Mi sono presa del tempo per ricordarmi quanto più possibile esperienze del passato, e per correggerle poi nel mio pensiero con il concetto spirituale che l’unica manifestazione nella mia vita era stato il bene e pregando per sbarazzarmi di tutti questi dispiaceri, ho cominciato anche a ricordarmi sia delle persone che avevano giocato per me un ruolo di guida e di protettore, che degli avvenimenti che mi avevano portato ispirazione nelle diverse tappe della mia vita. Dopo aver terminato questo esercizio mentale, mi sono sentita una persona nuova, rigenerata, forte di spirito e teneramente amata. Ho realizzato tutta la tenerezza, la compassione, la saggezza, l’istruzione, la direzione che mi avevano sempre accompagnato in diverse forme in tutti i momenti della mia storia passata. La sorgente di tutto il bene, l’Amore divino, era sempre stata attiva, che io ne fossi stata o no cosciente in quel momento. E mi sono sentita più certa che mai che il bene sarebbe stato sempre la sola vera storia della mia vita. Come dice il Salmista: ”Certo, beni e benignità mi accompagneranno tutti i giorni della mia vita” (Sal.23:6)

Oggi, quando sensazioni di nostalgia sciropposa o tristezze dal gusto amaro mi vengono al pensiero, approfitto di questi momenti come occasioni per scoprire il bene che è sempre stato presente, e che permane, per benedirmi, ora.


Yvonne Renault è segretaria per il programma di preparazione per nurses a Arden Wood, un servizio di nurse a San Francisco, California.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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