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Amore: l’arte della comunicazione

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 27 novembre 2018

Originariamente pubblicato sul numero di maggio del 1969 de The Christian Science Journal


I governi e il mondo economico spendono milioni di ore lavorative e denaro nel tentativo di insegnare l’arte della comunicazione a dirigenti ed impiegati. Sono state sviluppate tecniche di ogni tipo, eppure le lacune persistono. Quello che l’umanità non sembra comprendere, un fatto spiegato dagli insegnamenti della Scienza Cristiana, è che la vera comunicazione non si basa su una molteplicità di menti che cercano di sintonizzarsi: si basa bensì sulla Mente una, l’Amore divino, che si esprime come Tutto-in-tutto.

L’unica cosa che possiamo realmente comunicare è ciò che abbiamo dimostrato dell’Amore divino nella nostra vita quotidiana. Non si tratta di semplici parole: si tratta di vivere l’amore. Un datore di lavoro dispotico, un membro della chiesa che critica, un genitore che cerca solo errori, un teenager testardo che non ascolta, non stanno mai comunicando veramente. Questi comportamenti talvolta causano una sorta di combustione spontanea, raramente elevano e guariscono.

Quello che pensiamo di noi stessi determina in gran parte il modo in cui valutiamo e ci rapportiamo con gli altri. Se tendiamo a sminuirci e a ritenerci carenti in qualcosa, se pensiamo che tutto abbia un inizio e una fine, è molto probabile che accolleremo agli altri queste stesse limitazioni. È importante allora chiedersi: Chi sono? A quale livello di pensiero vivo e mi muovo? Mary Baker Eddy, la Scopritrice e Fondatrice della Scienza Cristiana, scrisse ad una filiale della Chiesa del Cristo, Scientista: “Come parte attiva di uno stupendo tutto, la bontà identifica l’uomo col bene universale. Quindi possa ogni membro di questa chiesa elevarsi al di sopra della domanda spesso ripetuta: Chi sono? alla risposta scientifica: sono in grado di impartire verità, salute e felicità, e questa è la rocca della mia salvezza e la ragione della mia esistenza” (The First Church of Christ, Scientist, and Miscellany, pag. 165).

Oggi “la domanda spesso ripetuta: Chi sono?” viene definita crisi d’identità. In che modo mi identifico? Mi vedo come un mortale più o meno indifferente con problemi nel comunicare il bene agli altri? Questo modo di identificarsi non è scientifico, perché rapporta l’uomo a un senso di mancanza. Quello che dobbiamo fare è riconoscere la pienezza dell’economia divina, vedere noi stessi e gli altri come gli esseri spirituali e perfetti che in realtà siamo. Questo identificazione scientifica conduce ad un maggior interessamento e a domande sulla vera scienza dell’essere e su come viverla. Questo modo di vedere e conoscere scientificamente guarisce.

Da dove comincia questo modo di vedere? Proprio da qui, dal numero uno, da noi stessi. Ci rivolgiamo all’Amore per la risposta. Il modo in cui ci sintonizziamo con l’Amore determina come e cosa comunichiamo agli altri. Lo Scientista Cristiano attento si rifiuta di spettegolare. Quello che sa dell’uomo lo riceve direttamente da Dio.

Preghiamo per dimostrare maggiormente ai nostri cari, ai nostri vicini, al nostro mondo che cos’è la Scienza della Vita. E ci possiamo rifiutare di permettere alla timidezza, all’apatia e all’indifferenza di impedircelo. Possiamo pensare e superare questi suggerimenti negativi. Possiamo smettere di identificarci come persone fisiche che fanno fatica a fare cose per gli altri. Possiamo invece riconoscere la dimensione infinita della Mente nella quale l’uomo si trova eternamente in quanto espressione dell’essere di Dio. Questa Mente si manifesta come l’amore che vede al di là della povertà e della malattia, al di là della guerra e della distruzione e scopre il fatto spirituale che guida all’eliminazione di tutti questi errori. Comprendendo questo fatto evitiamo i futili tentativi di fare il bene e ci concentriamo su un lavoro specifico e fruttuoso.

Quando comunichiamo gli uni con gli altri, con la nostra chiesa, con il nostro mondo, non stiamo cercando di trasmettere o dimostrare qualcosa che manca – mancanza di salute, di sicurezza, di pace: stiamo dimostrando quello che sappiamo esistere ed essere presente – l’Emmanuele o “Iddio con noi”. Capiamo allora come non è questione di dove cambiare un insieme di cose, ma il senso delle cose. Lasciamo che il nostro senso delle cose rifletta il Cristo, Verità, in azione! Permettiamo al divino di occuparsi di ciascun compito, di ciascuna riunione di comitato, di ciascun culto e di trasformarli nella splendida opportunità di vedere la presenza e l’azione di Dio. Dovunque ci troviamo, in autostrada, a casa con la famiglia, in negozio parlando con un impiegato, in ufficio con i dipendenti, cogliamo ogni occasione per renderla un evento sacro riconoscendo l’Amore e la sua somiglianza come unica presenza.

In questo modo la nostra vita racconta una storia meravigliosa. Possiamo rifiutarci di pensare a noi stessi come mortali che usano la Scienza Cristiana per eseguire un lavoro meritevole o per compiere buone azioni. La Scienza non è un francobollo che applichiamo ad un pacchetto di sforzi umani e che spediamo per compiere un qualche compito o nella speranza che risulti in una qualche guarigione. Non si tratta di qualcosa di esterno di cui ci avvaliamo quando sorge un problema. Si tratta di qualcosa che viviamo e amiamo incessantemente.

La Scienza, inoltre, non cambia l’uomo reale; la Scienza lo rivela. È per questo che porta così tanta gioia. Non abbiamo la falsa responsabilità di cambiare nessuno, nemmeno noi stessi, ma dobbiamo capire ed essere noi stessi: quell’essere che Dio ha fatto. E la nostra amorevole determinazione ad essere chi già siamo significa svastire l’uomo vecchio coi suoi atti. Ci liberiamo dei cattivi modi di pensare abituali, dei comportamenti egocentrici, e rivestiamo il nuovo uomo, permettendo al Cristo, l’essere uomo spirituale, di apparire sempre più in quanto nostra vera natura e nelle nostre relazioni con gli altri.

Quando comunichiamo, apriamo i nostri cuori e le porte della nostra chiesa alla nostra comunità e al mondo. Ecco cosa recita Mary Baker Eddy in una delle sue poesie:

“Il mio mondo deriva dallo Spirito,
in un giorno senza fine” (Miscellaneous Writings 1883–1896, pag. vii)

Nel corso delle nostre giornate impegnative, fermiamoci spesso ad abbracciare il mondo, così come una madre fa col suo piccolo. Circondiamolo di amore, raccomandandogli di non avere paura, di risvegliarsi al potere di Dio, che lo ama e gli porta salvezza eterna. Appartiene a Lui!

L’Apostolo Giovanni dichiarò: “Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). Anche noi dobbiamo amare il mondo al punto che questo amore animi tutte le nostre comunicazioni. Noi amiamo l’umanità. Ce ne occupiamo. Questo è il nostro impulso.

L’Amore comunica se stesso. Le parole di Cristo Gesù continuano a risuonare nel corso dei secoli: “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13:35).

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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