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Di nuovo in carreggiata

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 11 maggio 2018

Originariamente pubblicato sul numero di luglio 2006 de The Christian Science Journal


Ho fatto molte cose delle quali non mi vanto. Ma le lezioni che ho appreso dalle mie violazioni sono diventate preziosissime per me. Passo dopo passo, ho imparato a perdonare coloro che ritenevo mi avessero fatto un torto e, soprattutto, a perdonare me stessa.

Perdonare se stessi può sembrare egoistico, ma è una delle azioni più altruistiche che ci sia. Vuol dire fare quello che Gesù raccomandò di fare: “trai prima dall'occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per trarre il bruscolo dall'occhio del tuo fratello” (Matteo 7:5). In altre parole, sii disponibile a lavorare sulle tue colpe, così sarai in grado di vedere chiaramente come aiutare gli altri a superare le loro. Tuttavia è difficile vedere le cose con chiarezza quando si ha dentro tanta rabbia quanta ne avevo io.

Dopo che mio padre morì, durante il mio ultimo anno delle scuole superiori, diventai una persona diversa, non solo arrabbiata, ma egoista. Pensavo che la famiglia e gli amici mi avessero in un certo senso abbandonata quando avevo maggiormente bisogno di loro, ed iniziai a raccontare bugie, a rubare dal portafogli di mia madre e a bere smodatamente. Eppure continuavo a tenere tutto nascosto, adducendo le giustificazioni più varie per me stessa.

Durante i miei giorni “perduti”, come li definisco, sono riuscita a perdere il mio primo lavoro dopo circa tre anni ed il mio secondo lavoro immediatamente. Ero diventata alcolista, rovinando me stessa fisicamente e mentalmente. Il risultato, a parte quello di imporre un’enorme distanza tra me e coloro che mi volevano bene, fu una cella di prigione, dove passai una notte per aver firmato un assegno scoperto. Fu quello il momento in cui compresi che la mia vita doveva cambiare. Avevo toccato il fondo. Ero stremata, stanca di essere stanca, e non potevo sopportare il peso di quello che avevo fatto.

Avevo cercato qualcuno che mi dicesse come uscire da quella prigione mentale, ma nessuno sembrava essere in grado di aiutarmi. Finalmente, capii che nessuno poteva farlo per me. Ben più tardi, mi imbattei in questo passaggio da Scienza e Salute con Chiave delle Scritture: “Chi cesserà di commettere il peccato fintanto che crede nei piaceri del peccato? Quando i mortali ammettono che il male non procura alcun piacere, se ne distolgono” (pag. 39-40). Ed è quello che feci, mi distolsi dal male nella mia vita.

Dopo essere stata rilasciata dal carcere, iniziai a riconoscere il mio comportamento da peccatrice e capii che aveva portato solo miseria. Era tempo di pentimento, il momento di ripensare a chi fossi. Lasciate che vi conduca in questo viaggio meraviglioso.

Non avevo mai veramente capito Dio né avevo riconosciuto la Sua presenza. Tuttavia, avevo frequentato la Scuola Domenicale della Scienza Cristiana ed attraverso molti episodi, sin da piccola sapevo che Dio mi amava. Lo farà sempre come lo ha sempre fatto ed io non avevo mai perso la capacità di riconoscerlo, non importava cosa stessi attraversando o cosa avessi fatto. Questo amore incondizionato che sentivo dal mio Padre-Madre Dio mi confortava quando il passato sembrava sopraffarmi. Iniziai ad attingere da questo Amore, avvertendo l’assoluta certezza che questa era la cosa vera e che non mi avrebbe mai abbandonato.

Una grande benedizione furono il sostegno e la preghiera di un practitioner della Scienza Cristiana che avevo contattato. Parlavo sempre con Dio e sapevo che mi amava, ma il practitioner mi mostrò questo amore. Mi guardava direttamente negli occhi e sorrideva quando gli raccontavo le cose peggiori che avevo compiuto. Avevo tanto timore di essere giudicata o condannata, ma il practitioner sapeva che le cose che avevo fatto non costituivano il mio vero essere. Egli vedeva solamente la figlia dell’Amore divino: l’innocente, altruista e amorevole figlia che Dio mi faceva essere.

Tuttavia, non sembravo alleggerirmi dal fardello abbastanza velocemente.

Pregai e pregai, finché realizzai che le mie preghiere erano deboli. Non importa come pregassi, non sembravano completamente sincere. Così vacillai fino a quando mi resi conto che stavo chiedendo di riuscire a perdonare coloro che avevano avuto una parte nel mio tracollo, trascurando il ruolo che avevo avuto io.

Avevo tanto timore di essere giudicata o condannata, ma il practitioner sapeva che le cose che avevo fatto non costituivano il mio vero essere.

Quando compresi quanto egoista e disonesta fossi stata, sopraggiunsero vergogna e senso di colpa. Quando mi sentivo in preda a queste emozioni, aprivo la Bibbia, Scienza e Salute o il Christian Science Sentinel. Queste pubblicazioni erano la mia àncora di salvezza. Mentre le leggevo, mi sentivo molto confortata nel vedere ciò che Dio aveva fatto per gli altri e i loro messaggi mi rassicuravano sul fatto che Egli amava me tanto quanto amava loro.

Il peso che portavo cominciava ad alleggerirsi poco a poco.

Scoprii che ero capace di cominciare a perdonare quelli che erano stati scorretti nei miei confronti. Gesù era il mio esempio. Compresi che se volevo onestamente avere un solo Dio ed adorarLo, come aveva fatto Gesù, allora trattenere la rabbia nel mio cuore sarebbe equivalso a trattare la rabbia come un dio. Perciò la lasciai andare. Purtroppo, non era altrettanto facile perdonare me stessa per le ferite che avevo inferto agli altri.

Poi un giorno, mi venne in mente la storia biblica della folla che voleva sfogare la propria rabbia su di una donna colta in flagrante adulterio (Giovanni 8:3-11). Armati di pietre per colpirla fino alla morte, la portarono fino al tempio. Gesù era lì e lo misero alla prova affinché parlasse in favore della donna per poterlo poi accusare di disubbidienza alla legge mosaica contro l’adulterio. Gesù invece distolse lo sguardo dalla folla ed iniziò a scrivere nella sabbia. Passato del tempo, dopo che la folla lo tampinava per una risposta, Gesù li sfidò dicendo: “Chi di voi che è senza peccato, scagli il primo la pietra contro di lei”. Nessuna pietra fu scagliata contro la donna e la folla si disperse, uno ad uno.

Compresi che Gesù aveva incluso anche la donna in quella provocazione. Cosa doveva aver provato: vergogna, senso di colpa, paura, solitudine, condanna! Molti degli stessi sentimenti che provavo io.

Tuttavia realizzai di avere una scelta: scagliare pietre contro me stessa, pietre di autocommiserazione, autodisprezzo, vergogna, rabbia, frustrazione ed imbarazzo, e continuare a colpirmi sperando che un giorno sarebbe stato abbastanza, o smettere di comportarmi da peccatrice?

La Bibbia racconta che Gesù disse poi alla donna accusata: “va’ e non peccar più”. Questo era un concetto molto interessante per me perché sapevo che non l’avrei più fatto. Ma non ero sicura di cosa avrei fatto. Tuttavia la richiesta di “non peccare più” era una sorta di sfida per me. Ero stata molto egoista, pur avendo intorno a me molti esempi di altruismo. Mia madre era la persona più altruista che conoscessi. Il fatto che potesse perdonarmi per tutto i torti che le avevo fatto, mi aiutava veramente. E sentivo tanto amore da parte dei membri della chiesa della Scienza Cristiana che frequentavo. Sapevo che tutto ciò che dovevo fare era accettare l’amore che tutti mi dimostravano. Lasciarmi abbracciare, per esempio, e smetterla di chiudermi in me stessa e scappare via. In altre parole, smetterla di pensare solo a me stessa! Compresi che quello era altruismo.

Ancora non capisco perché io abbia oscillato tra comportamenti così estremi, ma ho capito che non importa. Non dovevo scavare nel passato per tentare di comprendere una menzogna riguardo a me stessa, riguardo al perché ero stata una ladra. Dovevo invece riconoscere che questo non era vero perché non era quello che Dio conosceva di me.

La Bibbia dichiara che “Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta” (Giovanni 1:3). E Mary Baker Eddy offre questa definizione in Scienza e Salute (pag. 587): “DIO. Il grande IO SONO; Colui che tutto sa, tutto vede, che è tutto azione, tutto saggezza, che tutto ama ed è eterno; Principio, Mente; Anima; Spirito; Vita; Verità; Amore; tutto sostanza; intelligenza”.

Mi sentii colma di gioia quando iniziai a realizzare la totalità di Dio e a comprendere che era una menzogna a suggerire che io fossi separata da Dio e che non avessi diritto alla Sua onni-amorevole e onnisciente intelligenza.

La Bibbia spiega la creazione in questi termini: “ E Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. E Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono” (Genesi 1:27, 31).

Ogni giorno dichiaro che questa bontà costituisce la mia identità. Prego per vedere ciò che Dio vede in me, sapendo che Dio è Spirito e che io sono il Suo riflesso spirituale; quindi, siamo inseparabili. Nonostante bere, rubare e altri comportamenti distruttivi non mi attirino più, prego per negare i pensieri empi che talvolta tentano di trattenermi.

Non svolgo questo lavoro da sola: Dio è con me ad ogni passo lungo la strada. Vedete, mi sta accompagnando lungo il più bel viaggio panoramico dei sensi spirituali. Tutto ciò che devo fare è aprire gli occhi su questo solo e unico potere.

Sapere, finalmente, dove sto andando e cosa cerco è meraviglioso!

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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