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Guarigione dall’anoressia

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 17 settembre 2019

Originariamente pubblicato sul numero del 30 giugno 2003 del Christian Science Sentinel


"Non è giusto!” disse una delle ragazze che sedeva al mio tavolo alla caffetteria, mentre tiravo fuori dal mio contenitore per il pranzo un cupcake che mi aveva preparato mia mamma. “Puoi mangiare tutto quello che vuoi e rimani così magra”. Fece una smorfia alla sua borsa con la tortina di riso e si voltò verso di me con una faccia che esprimeva profondo risentimento.

Dopo aver sentito molte volte simili commenti mentre frequentavo le scuole medie, cominciai a preoccuparmi del mio peso e del mio aspetto fisico come non avevo mai fatto prima. Mi era sempre stato detto di mangiare ciò che mi piaceva quando avevo fame e di smettere di mangiare quando mi sentivo sazia. A casa nostra i dolci non sono mai stati off-limits. Ora, all’improvviso, le mie abitudini alimentari insieme a quelle che apparentemente erano altre stranezze, mi stavano trasformando in un’emarginata. Sentivo di non avere veri amici. Ero certa che sarei sempre stata la secchiona con cui nessuno voleva parlare. Rileggendo i diari che scrissi in quel periodo, trovo dei passi dove mi interrogavo se per me valesse la pena di continuare a vivere.

Nel tentativo di integrarmi, cominciai a mangiare meno degli agognati dolci che mia madre era solita darmi. Ero sempre stata definita magra, ma cominciai a ritenere di non esserlo abbastanza. Ridussi drasticamente la quantità di cibo che mangiavo, tranne che nei giorni festivi, quando divoravo avidamente grandi quantità dei deliziosi piatti preparati da mia madre dopo settimane al "risparmio".  Anni dopo vidi una foto che risaliva a quel periodo in cui ero decisamente deperita.  Pesavo 37,5 chili per un’altezza di 1,60 metri (il peso forma per la mia altezza era di circa 52 chili). Sebbene sia i miei insegnanti che i miei genitori fossero molto preoccupati, io negavo che ci fosse un problema. Accusavo chiaramente tutti i sintomi tipici dell’anoressia.

Ero certa che sarei sempre stata la secchiona con cui nessuno voleva parlare.

Poiché l'immagine del corpo e la relazione con il cibo sono così connesse con la propria identità, ritengo sia estremamente efficace fare affidamento sulla guarigione spirituale per superare i disturbi alimentari.  Sebbene fossi reticente a parlare del mio problema e non volessi essere aiutata, so che mia madre stava pregando con tutto il cuore per la mia salute e il mio benessere. Comunque, molto di ciò che mi diceva nel tentativo di incoraggiarmi mi faceva solo sentire più frustrata. Ricordo una frase, tuttavia, che mi lesse da Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, di Mary Baker Eddy: “La Verità eterna distrugge ciò che sembra che i mortali abbiano imparato dall’errore, e l’esistenza reale dell’uomo come figlio di Dio viene alla luce” (pagg. 288-289).

Questa semplice dichiarazione mi rimase impressa. Capii che l’immagine del mio corpo, basata sui commenti altrui e sulle mia percezioni sbagliate su quale dovesse essere il modello, era distorta e dannosa. Poco a poco, ma con costanza, iniziai a vedermi sempre più come una creazione di Dio. Compresi che il mio valore come persona non dipendeva dal mio aspetto fisico.

Man mano che comprendevo più pienamente il valore intrinseco della mia identità spirituale, la mia attenzione cominciò a spostarsi verso l'esterno, lontano da me stessa e verso il mondo intorno a me con le sue infinite opportunità.  L’immagine di me stessa come timida secchiona si frantumò quando venni coinvolta nei progetti teatrali della scuola. Questa attività, infatti, mi mise in relazione con altri studenti accomunati da interessi simili, così riuscii ad aprirmi di più. Ricordo distintamente la prima sera che uscii durante il liceo, quando mi dimenticai di me stessa e mi godetti la compagnia dei nuovi amici. Mi resi conto che grazie al risveglio della consapevolezza sulla mia identità di figlia di Dio, non ero più estremamente fissata per il mio corpo né così preoccupata per quello che mangiavo.

In qualche modo ebbi il coraggio di chiedere a un ragazzo davvero carino di portarmi al ballo della scuola, e lui accettò! La mattina seguente mi ricominciarono le mestruazioni dopo una pausa di due anni. Gradualmente il mio peso si stabilizzò e riuscii a mantenere una dieta più equilibrata.

Ricordo spesso questa guarigione quando mi trovo ad affrontare quelle che sembrano sfide insormontabili. Mi aiuta a considerarle come nuove opportunità per testimoniare della mia "vera esistenza come figlia di Dio", senza limiti imposti da altre persone o da me stessa.

Laura Lapointe
Newton, Massachusetts, USA

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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