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LA PREGHIERA CONTRO IL CANCRO

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 18 ottobre 2019

Originariamente pubblicato sul numero del 18 gennaio 2010 del Christian Science Sentinel


Lo scorso autunno, il sito “spirituality.com” ha ospitato via chat Michelle Boccanfuso Nanouche, practitioner ed insegnante della Scienza Cristiana proveniente dagli U.S.A. e ora residente a Parigi. Michelle ha risposto alle domande sul tema "La preghiera contro il cancro". Prima di entrare a tempo pieno nella pratica di guarigione della Scienza Cristiana, Michelle è stata per nove anni un‘infermiera della Scienza Cristiana. Questo è solo un estratto della chat per renderne la lettura più scorrevole. Nel caso voleste leggerla o ascoltarla per intero, la trovate sul sito: www.spirituality.com/chats/cancer (in inglese).

 

Ci sono delle differenze fra le risposte che daresti per guarire dal cancro e quelle invece utili per guarire da un’altra malattia, quando entrambe, in fase avanzata, sembrano incurabili? Cosa posso fare per guarire?

Scoprirai che c’è una somiglianza di fondo nella maggior parte delle patologie, nel senso che si ha l’idea di avere un “difetto di fabbrica”, una certa vulnerabilità che risulta dalla credenza di essere materiali anziché spirituali - oppure dall’idea di essere, nella creazione di Dio, una sorta di mistura di Spirito e materia. Ti risponderei, quindi, che di differenze non ce ne sono. Quando si parla di guarigione nella Scienza Cristiana, si parla in realtà delle leggi di Dio che sono sempre all’opera e ci tengono al sicuro. Non si tratta di capire come dipanare le intricate matasse, le credenze o le paure di un particolare aspetto della mortalità, quale che sia il nome dato alla malattia.

Mia nuora crede nell’ereditarietà e quindi teme di ammalarsi inevitabilmente di cancro. Qual è il modo migliore di pregare per sostenere la sua identità spirituale e quella dei miei nipoti?

Mia madre ha subito una mastectomia a causa di un cancro al seno, e pure mia zia che poi, sempre a causa dello stesso male, ha perso la vita. Anch’io ho avuto un nodulo al seno, per cui la paura dell’ereditarietà ha avuto una grande rilevanza nei miei pensieri. In effetti, è come dire che non ci relazioniamo davvero con chi amiamo, ma con le loro malattie. Da parte mia, questo argomento ha richiesto una profonda riflessione su chi pensavo realmente di essere. La preghiera e lo studio erano volti alla comprensione del mio legame spirituale che non mi vede discendere da qualcuno o da qualcosa né mi rende protagonista di una sequenza temporale mortale con un inizio e una fine. 

Per pregare su questo tema, si può riflettere sull’immortalità, su cosa significhi essere immortali, sul vero significato di eternità e di essere eterno. Nella mia esperienza ho capito che una comprensione più profonda della mia immortalità, in quanto riflesso spirituale della Vita divina, Dio, ha finalmente cancellato quel senso di vulnerabilità, quel pericoloso legame di famiglia che si basa sulle molecole materiali, sul DNA e sulle diagnosi mediche. Questa comprensione spirituale può sottrarre chiunque alla sequenza temporale mortale — portandolo così a capire che l’eternità va intesa come tempo senza fine — e rende l’eternità un’esperienza profonda che si contrappone al concetto di una sorta di linea che collega un’estremità dell’essere all’altra.

Viviamo tutti, in questo stesso istante, in unità con l’intera creazione di Dio. Questa spiritualità ci consente di ritrovare le nostre radici che ci riconducono all’eterna profondità di ciò che realmente siamo, permettendo, allo stesso tempo, che l’ispirazione di tale attimo ci renda liberi di essere noi stessi. Questo è l’immortalità, e non qualcosa che raggiungeremo nel futuro né un’estensione del momento presente; è un senso più profondo del qui e ora che dischiude la completa libertà.

Se si guarisce, ma poi il cancro torna, come si può reagire?

Direi che in questo caso si tratta di un punto debole, un senso o una credenza di vulnerabilità. C’è un passo in Scienza e Salute che mi viene subito in mente: "La Scienza divina dell'uomo è consistentemente tessuta di un solo telo, senza cucitura né strappo." (pag. 242).

Amo particolarmente questo passo perché fa riferimento alla "consistenza", cioè alla condizione di completa tenuta d’insieme in cui la nostra forma si mantiene perfetta e senza punti deboli. Lo strappo è l’idea di un punto debole o di una vulnerabilità, risultato di un trauma o di un evento passato. Di conseguenza, quello in cui davvero consiste la guarigione, è la comprensione che non c’è mai stato attimo in cui potessimo avere dei punti deboli. Non esiste un momento in cui il nostro essere spirituale possa cedere, logorarsi o avere ferite che minacciano di riaprirsi.

L’intero concetto di DNA, di essere programmati alla malattia, che una patologia a cui siamo predestinati possa essere latente in noi, può essere immediatamente sostituito dal fatto che siamo sì programmati, ma da ciò che Dio dichiara e conosce della Sua creazione e che ci sta governando in questo preciso momento. Non è una notizia obsoleta, cosa dei tempi che furono, bensì ciò che davvero riguarda ciascuno di noi, e in questo preciso istante. La nostra natura divina ci tiene completamente al sicuro. Siamo programmati per essere integri e sani.

Solitamente è convinzione comune che il modo migliore di prevenire o sopravvivere al cancro è la diagnosi precoce. Come si esprime la Scienza Cristiana in proposito?

Quando penso alla diagnosi precoce, penso a cosa significhi essere un diagnosta spirituale. Le cure preventive, da qualsiasi angolazione le si prendano, presuppongono che si sappia cosa si sta osservando e cosa si sta cercando.

Nella Bibbia, leggiamo che Dio ci chiama e conosce i nostri nomi (vedi Isaia 40:26). Quando si pensa alla diagnosi precoce, è veramente di grande aiuto conoscere ciò che è spiritualmente vero riguardo alla creazione di Dio. È un po’ chiedersi come riconoscere il bimbo che tutto mascherato viene a bussare alla porta il giorno di Halloween. Lo riconosci perché sai com’è realmente e quindi, anche quando ti si presenta davanti con una faccia terrificante, hai comunque la capacità di riconoscerlo per quello che è veramente. Quando penso alle diagnosi, penso alla comprensione della nostra identità spirituale.

Sembra che su tale argomento ci sia adesso una notevole campagna mediatica. Non sarebbe opportuna una breve preghiera, per proteggere noi stessi e i nostri cari immediatamente dalle suggestioni propagandistiche alla TV, sui media o persino quando andiamo a fare la spesa?

Credo tu abbia ragione. L’altruismo di questo tipo di preghiera è molto potente, perché non chiede di sapere solo ciò che serve a me e ai miei cari per essere al sicuro. È un’opportunità di apertura del proprio cuore per abbracciare e risollevare tutti coloro che si trovano ad affrontare le immagini e le paure trasmesse dai media.

Come tratti la paura del cancro?

La migliore risposta che possa dare è partendo dalla mia esperienza personale: come ho trattato la mia paura del cancro.

Quando, tempo addietro, ho dovuto affrontare il nodulo al seno e parecchio dolore, ho scoperto che questo sembrava proporzionale alla paura: più ero impaurita e più provavo dolore. Ho chiamato allora una practitioner della Scienza Cristiana, chiedendole di pregare con me e per me per liberarmi da quella paura. Ha commentato che se si sognasse di essere minacciati da un orso, il problema non sarebbe l’orso bensì come svegliarsi dal sogno. Piuttosto che a lottare per superare il problema e poter vincere la paura, mi ha incoraggiato a risvegliarmi dalla credenza che il dato concreto dominante del momento fosse la malattia per comprendere, invece, che in verità il dato di fatto dominante e più potente del momento era che Dio mi amava.

Ciò che la practitioner non poteva assolutamente sapere è che, alcuni mesi prima, avevo veramente fatto un sogno ricorrente in cui un orso mi dava la caccia. Ogni volta l’orso per un pelo non mi agguantava, prima che mi svegliassi in un bagno di sudori freddi. Poi, una notte, ho sognato di nuovo quell’orso, ma quella volta nel sogno riuscivo ad essere più furba di lui. Ero riuscita ad attraversare un fiume e stavo per seminarlo ma, proprio sul più bello, mi sono svegliata. Ero davvero arrabbiata perché pensavo: "Sto sconfiggendo l’orso e non riesco nemmeno a sapere come finisce la storia?" Sono rimasta quindi a letto, nel tentativo di riaddormentarmi per rientrare nello stesso sogno e festeggiare la mia bravura per essere riuscita a sconfiggere l’orso. Dopo aver tentato di riaddormentarmi per circa cinque minuti, di scatto mi sono detta: "Ma che stai facendo? Era solo un sogno! Non c’è mai stato alcun orso!"

Viviamo tutti, proprio in questo istante, in unità con l’intera creazione di Dio. Questa spiritualità ci consente di ritrovare le nostre radici che ci riconducono all’eterna profondità di ciò che realmente siamo.

È stato uno di quegli incredibili momenti di lucidità in cui ho realizzato che persino il desiderio di sapere come andava a finire la storia faceva parte dello stesso “pacchetto”. Era, insomma, solo un‘illusione. Rendermi conto che la paura era alimentata dall’illusione, è stato per me un bel passo in avanti. Quando ho iniziato a protestare contro l’idea che questa credenza fosse una realtà da combattere, ho smesso di avere paura. Accusavo ancora dei sintomi e c’erano ancora delle questioni che dovevo e volevo comprendere spiritualmente, ma è stato comunque un enorme passo in avanti nel superamento della paura. Stavo dominando un’illusione, non stavo lottando contro una malattia. Stavo prendendo coscienza della mia salute; non stavo cercando di risolvere un problema per poi potermi liberare dalla paura. La paura è stata la prima ad andarsene. Permettimi di aggiungere una citazione favolosa dai Salmi che è diventata per me una pietra miliare: “Ecco là, sono presi da grande spavento, dove non c’era motivo di spavento" (53:5). La adoro. Per me, parla proprio del “sogno dell’orso”.

Se a qualcuno sembra di soffrire di un cosiddetto male incurabile, come fa a separarsi da questa credenza, sottrarsi a questa sorta di ipnosi e accettare l’amore di Dio che guarisce?

Ciò che mi viene da pensare sentendo la domanda, è l’idea del fatalismo, l’idea che la malattia sia inevitabile e che di qualcosa si debba pur morire. Credo che il punto di partenza sia quello di capire l’eternità e quale dono incredibile dell’amore di Dio essa sia.

L’idea che la malattia sia inevitabile scaturisce dalla credenza di trovarci su una linea temporale mortale, un percorso secondo cui "nasciamo e facciamo del nostro meglio finché moriremo", dopodiché, quando saremo diventati esseri spirituali, potremo vivere per sempre.

In verità, siamo sempre esistiti e sempre esisteremo. Ed è questo che stiamo tutti imparando ad accettare in modo sempre più chiaro. Stiamo tutti apprendendo ad abbandonarci all’Amore divino, come accettare l’amore che Dio nutre per noi e ciò che significa veramente essere eterni. Tuttavia, non si deve lottare tutti i giorni perché l’Amore ci ami, per renderci più degni di quest’Amore o per acquisire la capacità di diventare immortali o di esprimere l’eternità. Questo non è mai stato un fardello posto sulle nostre spalle, poiché, in quanto figli di Dio, Lo riflettiamo naturalmente.

Ho affrontato due tumori grazie a Scienza e Salute, ma in entrambi i casi non sono stata capace di guarire completamente. In cosa sto sbagliando?

Ovunque ti porti il tuo viaggio spirituale, sono grata di sentire che lo stai percorrendo e che stai cercando di risolvere il problema con il tuo Padre-Madre Dio. Una cosa che può essere utile prendere in considerazione come passo successivo, è la magnifica definizione di salute di Mary Baker Eddy che si trova nel suo testo Rudimenti della Scienza Divina. L’autrice scrive: "La salute è la consapevolezza della irrealtà del dolore e della malattia; o, più precisamente, è l’assoluta coscienza dell’armonia, e di null‘altro" (pag. 11).

Mi sono resa conto che è facile definire “salute" ciò che si sente quando si è assolutamente coscienti che tutto va benissimo. Ti senti bene, tutto appare bello; quando solo l’armonia regna, e null’altro, è facile definire tutto questo “salute”. Possiamo, però, anche chiamare salute l’essere consci che il dolore e la malattia — nonostante la loro concreta apparenza — non sono la nostra reale condizione in quanto creazione di Dio. È come quello stato di sogno in cui l’orso mi dava la caccia: anche nel momento in cui appare più reale, è sempre un’illusione rispetto a chi siamo e a ciò che sta veramente succedendo al nostro essere.

Potresti raccontarci qualcuna delle tue esperienze di condivisione delle verità guaritrici della Scienza Cristiana con malati di cancro trattati secondo la medicina convenzionale?

Ho parlato con amici che avevano poca o nessuna conoscenza del potere guaritore della Scienza Cristiana e che in alcuni casi si consideravano atei, e tuttavia il vocabolario dell’Amore ha sempre fatto breccia. Ho scoperto che non sono tanto le parole, quanto piuttosto l‘amore che sta dietro a quelle parole ciò che rende la comunicazione davvero potente.

Non ricordo i termini specifici usati nelle conversazioni, ma come regola generale posso dire che, mentre si comunica con chi sta soffrendo di un male, va compreso che i due problemi principali da affrontare sono presumibilmente la paura e il senso di colpa. La risposta a questi problemi è proprio quella gentilezza di pensiero, quella forza consapevole dell’amore di Dio che è perfettamente capace di aprirsi un varco e di essere percepito. Non c’è né luogo, né situazione in cui ci possiamo trovare dove questa luce dell’Amore non possa essere vista. E il desiderio di essere lì e di esserne testimoni fa sì che parole gentili, ma a volte anche parole forti, chiare e dirette, vengano pronunciate nel modo e nel momento più appropriati.

C’è una preghiera specifica per le diverse tipologie di cancro, come tumore al seno, leucemia, ecc.?

Parlando di come pregare per gli altri, Mary Baker Eddy precisa che è importante affrontare le paure del paziente. Di conseguenza, non c’è un trattamento specifico per il cancro al seno, della pelle o per altri tipi di malattie. Quello che affrontiamo, nelle nostre preghiere, è nel pensiero, allo scopo di eliminare la paura specifica che colpisce il singolo paziente. Non c’è quindi nessuna formula per trattare il tumore al seno. La nostra preghiera consiste semplicemente nella comprensione che non c’è nulla di più grande, nulla di più potente e influente dell’amore di Dio per la Sua creazione.

Quando la guarigione è lenta e niente sembra essere di aiuto, cosa facciamo?

Pregate. Sapete, la preghiera è una conversazione. Se stai conversando con il tuo migliore amico, ma arrivi sempre a un punto morto, non è quello il momento di fermarsi. Sarebbe forse il caso di esaminare se parliamo troppo anziché ascoltare, oppure se la conversazione vada impostata diversamente, ma di certo non è il caso di dire che per questo non sarete più amici. Penso molte volte — almeno nelle mie esperienze che appaiono inconcludenti — che ciò accade perché nelle mie conversazioni con Dio sono molto più propensa a parlare che ad ascoltare.

Una cosa che ho trovato utile per rimettermi in carreggiata, è di prendere una nuova copia di Scienza e Salute e ripartire dalla prefazione, che delinea il filo conduttore di tutti i capitoli successivi. Incominciate dall’inizio e leggete chiedendovi: "Che cosa hai da dirmi oggi?"

A volte, siamo tentati di sorvolare su alcuni concetti assai familiari che abbiamo letto e riletto infinite volte, pensando ad esempio: "Oh certo, so cosa vuol dire. Ok, già letto prima. Questo l’ho già capito. Vent’anni fa questo passo mi è servito e so già cosa vuol dire". E ci passiamo sopra, procedendo oltre. Possiamo non riuscire a percepire più la forza e la novità di ciò che stiamo leggendo, ma non c’è assolutamente nessuna dichiarazione in Scienza e Salute che non abbia la piena capacità di guarire, in ogni istante, qualsiasi tipologia di male. Non si tratta di trovare una formula magica, ma di ascoltare quello che Dio ci sta dicendo, come la Verità stia comunicando con il nostro cuore oggi e cosa significhi in questo momento.

Come preghi per un tuo familiare che sta soffrendo di una patologia ritenuta incurabile, quando tutti gli altri pensano che la sua morte sia imminente?

Il fatto che si tratti di un familiare tende a suscitare un senso di vulnerabilità, perché lo conosciamo, gli vogliamo bene e siamo quindi particolarmente compassionevoli. Ma che si tratti di un familiare o di una persona qualsiasi di cui si legge sul giornale, ogni volta che abbiamo a che fare con la credenza che esista una legge che impone sofferenze a cui non c’è rimedio, credo che a tale credenza ci si debba opporre, sia mentalmente che con la preghiera, in modo altrettanto deciso quanto faremmo per chi ha subito degli abusi, che la vittima sia un familiare o uno sconosciuto di cui abbiamo letto su un giornale.

È ben più di un legittimo sdegno. È la preghiera che sgorga dal corretto riconoscimento che l’abuso infondato — questo è il modo di definire la diagnosi che sancisce l’incurabilità di un male — non va da nessuna parte quando c’è l’idea spirituale. A prescindere da quante altre voci rumoreggino in una stanza, nel santuario della tua coscienza la tua voce può essere ascoltata e la tua preghiera può essere percepita.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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