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Pace perfetta: fine del disturbo bipolare

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 4 settembre 2019

Originariamente pubblicato sul numero del 7 gennaio 2013 del Christian Science Sentinel


Recentemente stavo rileggendo la storia di Abramo, che si trova nel libro della Genesi, alla ricerca di ispirazione. Sebbene spesso ci si riferisca a questa figura come al “Padre della fede”, Abramo ebbe certamente diversi momenti di dubbio o di mancanza di fede nella sua vita (vedi, per esempio, Genesi 15:2-4 e Genesi 17:15-19). Tuttavia, Mary Baker Eddy scrisse di Abrahamo: “Questo patriarca mise in luce il fatto che lo scopo dell’Amore è quello di creare la fiducia nel bene, e dimostrò come la comprensione spirituale abbia il potere di custodire la vita” (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 579:13). Mi piace molto l’idea che lo scopo dell’Amore divino sia quello di creare la fiducia nel bene!

Circa 18 anni fa ebbi un’esperienza che, non differentemente da ciò che era avvenuto ad Abramo, mi permise di vincere i dubbi e la mancanza di fedeltà. Grazie agli insegnamenti della Scienza Cristiana, posso ora considerare questa esperienza come un’occasione per vedere l’obiettivo dell’Amore nella vita, e ciò che Dio mi sta comunicando in proposito. E come ogni altra storia istruttiva della Bibbia, continuerò a imparare da questa esperienza per molti anni a venire.

Ebbi un crollo psichico e mi fu diagnosticato il disturbo bipolare. I medici mi comunicarono che la malattia era incurabile, che con l’età sarebbe peggiorata e che per tenere i sintomi sotto controllo avrei dovuto prendere farmaci per il resto della mia vita. La diagnosi fu sconvolgente. Non avevo mai nemmeno sentito parlare del bipolarismo in precedenza, ma mentre i medici descrivevano i vari sintomi, li riconobbi e concordai con la loro valutazione.

Ero Scientista Cristiana da tutta la vita, avevo seguito il corso di istruzione primaria della Scienza Cristiana, dedicavo diligentemente il mio tempo alla chiesa filiale locale della Scienza Cristiana, della quale ero membro, e avevo avuto moltissime guarigioni. Avevo pregato per conto mio e con il sostegno di un practitioner per superare i periodi di depressione di cui soffrivo fin dal liceo e c’ero sempre riuscita, o così credevo.

“Non ho mai detto che ti devi arrangiare. Sono sempre con te”.

In quel momento il medico mi stava dicendo che quelle che avevo ritenuto essere delle guarigioni erano semplicemente il corso naturale della malattia. Sentendomi un fallimento totale come Scientista Cristiana, rassegnai le dimissioni da membro della mia chiesa filiale, dalla Chiesa Madre e persino dall’Associazione degli allievi del mio corso d’istruzione. In preda allo sconforto e alla disperazione, cominciai il trattamento medico. La sensazione che la mia fiducia nella Scienza Cristiana mi avesse tradito mi appariva tanto incurabile quanto la malattia stessa.

Dopo aver preso farmaci per circa un anno, divenni insofferente agli effetti collaterali causati dai medicinali e cominciai a fare ricerche su metodi di cura alternativi: “energia guaritrice”, analisi delle regressioni, ipnosi, esercizio fisico, agopuntura, integratori nutrizionali, chiropratica, meditazione e “un corso in miracoli”. In ognuno dei casi il miglioramento fu solo temporaneo. Poi venne il secondo crollo. Tornai in ospedale per un altro paio di settimane per sottopormi al trattamento ambulatoriale, che includeva la somministrazione di nuovi farmaci e alcune ore di consulenza. Erano passati alcuni anni dalla prima diagnosi ed esistevano nuovi farmaci che si supponeva non avessero altrettanti effetti collaterali. Per un certo periodo mi sembrò che fosse così, ma nel giro di 18 mesi comparvero pesanti effetti collaterali. Così il medico aggiunse una nuova pillola a quelle che già dovevo assumere ogni giorno. Le spese mensili per i farmaci ammontavano a 500/700 dollari. Fortunatamente erano coperte dalla mia assicurazione lavorativa, ma ero perfettamente consapevole che queste necessità assicurative avrebbero reso difficile ogni eventuale cambio di lavoro.

Quello che ora definisco il “giorno della resa dei conti” arrivò mentre mi trovavo in macchina una domenica mattina, di ritorno a casa da un weekend trascorso da un’amica. Da quando avevo abbandonato la Scienza Cristiana avevo iniziato a bere in compagnia. Anche se nelle istruzioni dei farmaci che prendevo era specificato di non fare uso di alcolici, spesso bevevo comunque vino. Quel fine settimana, però, l’insieme di farmaci e alcolici mi fece stare davvero male. Mentre tornavo a casa, sentendomi stupida per aver ignorato l’avvertimento, i miei pensieri vennero bruscamente interrotti da due domande: “Dove stai andando figlia mia? Per quanto tempo hai intenzione di andare avanti così?” L’interruzione fu talmente inaspettata – seppur estremamente chiara – che accostai la macchina. Le domande furono poste con una tale autorità, che sapevo che provenivano da Dio e che non c’era nulla da discutere. La mia risposta fu onesta: “Non lo so, Padre. Per favore, dimmi cosa fare. Sto ascoltando”. Seguì l’indicazione di chiamare uno specifico practitioner della Scienza Cristiana con cui avevo lavorato molti anni prima, e così feci non appena giunta a casa quella sera. La guarigione iniziò immediatamente.

Il practitioner ascoltò pazientemente quando gli dissi che desideravo sinceramente essere libera dai farmaci e dai loro effetti collaterali, nonché dalla paura di quello che sarebbe potuto succedere se avessi smesso di prenderli. Egli rimase imperturbabile, accettò il caso e mi ricordò che Dio mi ama senza riserve. Pregò con me solo per un paio di giorni prima che la paura di interrompere la terapia svanisse. Inoltre, sebbene non ne avessi mai parlato apertamente con il practitioner, il desiderio di bere alcolici scomparve dopo la nostra prima conversazione.

Un giorno, poi, mi venne in mente una nuova domanda: “Allora, se non sei bipolare, cosa sei?” Riferii la domanda al practitioner che mi incoraggiò a cercare diligentemente una risposta. Così, oltre a studiare ogni mattina la lezione biblica settimanale della Scienza Cristiana, cominciai a leggere Scienza e Salute con Chiave delle Scritture di Mary Baker Eddy da cima a fondo. Ebbero un particolare significato per me i riferimenti alla ricerca di guarigione dell’autrice stessa, tra cui i suoi tentativi con l’omeopatia, la terapia dell’acqua e altri metodi terapeutici diffusi alla sua epoca (vedi pag. 152). Ogni giorno diventava più facile credere che i dieci anni che avevo speso alla ricerca di guarigione in ogni modo possibile non fossero stati sprecati, ma avrebbero infine “cooperato al bene” (Romani 8:28). Ora capisco che nel provare ogni differente terapia, stavo gradualmente perdendo fiducia nel potere guaritore della materia e nella mente umana. Non ci volle molto perché tornassi a provare quella fiducia totale tipica dei bambini nei confronti di Dio, che mi aveva guidata per la maggior parte della vita. Cominciai a credere che Dio mi amava ancora. Smisi di prendere i farmaci e continuai a pregare.

Nelle sei settimane che seguirono l’inizio del mio lavoro con il practitioner, la mia preoccupazione su cosa sarebbe successo se fossi tornata alla Chiesa filiale fu superata e il desiderio di adorare Dio vinse la paura di ciò che la gente avrebbe potuto pensare. Fu anche incredibilmente confortante capire che la Chiesa, che Mary Baker Eddy definisce “la struttura della Verità e dell’Amore” (Scienza e Salute, pag. 583), è necessariamente di dimensioni infinite. Non me n’ero mai andata dalla Chiesa, poiché non esiste spazio al di fuori di essa. La calda accoglienza che mi riservarono i membri mi dimostrò questo fatto! Presto feci nuovamente richiesta di diventare membro della filiale, della Chiesa Madre e dell’associazione degli allievi della Scienza Cristiana, e in tutti i casi fui riaccolta con affetto e senza domande.

Poco tempo dopo, una notte, facevo particolarmente fatica a dormire, e cominciai a rimproverarmi con duri pensieri auto-accusatori come: “Hai un marito perfetto, genitori amorevoli, dei bei bambini, denaro in banca e una bella casa. Di che cosa ti lamenti?! Rimboccati le maniche e smettila di piangere!” Mi rivolsi a Dio con tutto il cuore e gli dissi che non pensavo di potercela fare. Sembrava troppo difficile, e mi sentivo molto sola. Subito mi rispose con questo pensiero: “Non ho mai detto che devi farlo da sola. Non ho mai detto che ti devi arrangiare. Sono sempre con te. Ora riposa”. Questa fu la fine degli episodi aggressivi in cui mi auto-tormentavo. Da allora in poi, se mi svegliavo di notte spesso mi veniva in mente un verso di un inno che mi teneva compagnia finché mi riaddormentavo.

“L’essenza della vita cristiana è l’adorazione di Dio – riconoscere la Sua presenza, chiedere la Sua guida, lodare la Sua bontà”.

Ci furono altri giorni in cui le difficoltà legate alla malattia sembravano insormontabili, ma stavo gradualmente imparando cosa Mary Baker Eddy intendesse quando scrisse che dobbiamo “vegliare e pregare affinché sia in noi quella Mente che era pure in Cristo Gesù …” (Scienza e Salute, pag. 497). Quando sembrava che stessi perdendo l’equilibrio o fossi in ansia, il versetto biblico: “A colui ch’è fermo in te tu conservi la pace perfetta” (Isaia 26:3, secondo la versione King James) mi riequilibrava. Mi immaginavo Dio che “guidava” i miei pensieri, apportando gentili correzioni, come quando si sterza per mantenere la macchina sulla strada. Dio guidava sempre i miei pensieri verso l’amore – l’amore per mio marito e i miei figli, l’affetto dei miei genitori, la risata di un amico, la giocosità del nostro cane. Questi momenti mi facevano intravvedere l’amore per la vita che era ancora vivo sotto l’angoscia mentale. Pian pianino, questo amore sostituì anche la sensazione che la Scienza Cristiana, la Scienza dell’Amore, avesse in qualche modo fallito.

Tutti possiamo trovare conforto nelle parole di Mary Baker Eddy: “Se agli Scientisti Cristiani dovesse mai capitare di non ricevere aiuto da altri Scientisti – i loro fratelli ai quali si sono rivolti – Dio, tuttavia, li guiderà a fare un giusto uso di mezzi temporanei e di mezzi eterni” (Scienza e Salute, pag. 444:8). Parte di questa guarigione consisteva necessariamente nel riconoscimento e nell’apprezzamento, da parte mia, dei “mezzi temporanei” di aiuto, anche quando divenni consapevole che Dio mi stava guidando ai “mezzi eterni” della Scienza Cristiana. I medici ai quali mi ero rivolta erano gentili e compassionevoli. Ricordo uno psicologo che mi avvisò di ricordare che, anche se i sintomi del disturbo bipolare potevano apparire molto convincenti, non erano mai stati “me”; erano solo la malattia “che parlava”.

Utilizzavo i momenti di pausa sul lavoro per fermarmi e chiedere a Dio cosa dovevo pensare. Tenevo sottomano un blocchetto per gli appunti dove annotare le cose per cui ero grata, anche cose banali come un pezzo di carta su cui scrivere! Questa disciplina mi insegnò che l’essenza della vita cristiana è l’adorazione di Dio – pensare a lui, riconoscere la Sua presenza, chiedere la Sua guida, lodare la Sua bontà. Certamente, mantenere i nostri pensieri “fermi” su Dio costituisce l’eterna gioia della vita.

L’ultima volta che mostrai i sintomi del disturbo bipolare avvenne dieci mesi dopo che avevo smesso di prendere farmaci. Provando tristezza e altri segni di depressione, chiamai il practitioner e poi mi misi a leggere la lezione biblica, che quella settimana conteneva il racconto della crocifissione di Gesù e la sua resurrezione. Quando lessi le seguenti parole di Scienza e Salute, che fornivano un’interpretazione ispirata della crocifissione, scoppiai in lacrime: “I moventi dei suoi [di Gesù] persecutori furono l’orgoglio, l’invidia, la crudeltà e la vendetta inflitti al Gesù fisico, ma in realtà diretti al Principio divino, l’Amore, che biasimava la loro sensualità” (pag. 51:28). Gesù comprese i moventi e gli scopi dei suoi persecutori, ma sapeva anche senza alcun dubbio che Dio era la sua vita. Queste consapevolezze gli assicurarono la vittoria, e comprendere la sua vittoria assicurò la mia. In quel momento seppi che la malattia mentale non sarebbe stata vittoriosa sulla mia vita. Per la prima volta compresi la natura impersonale del disturbo bipolare e riconobbi che non era parte di me, né di nessun altro.

Una seconda idea che mi portò alle lacrime quella mattina fu il riconoscimento del fatto che Gesù non aveva usato il suo cervello (un senso personale di mente) per risorgere dalla tomba. Il cervello era in letargo quanto il corpo sulla croce. Fu la Mente divina, Dio, che lo fece risorgere, e che aiutò anche me a risorgere. Grazie a queste realizzazioni, sapevo di essere salva. Non trovo ancora le parole per esprimere pienamente la carica spirituale che mi prese quella mattina. La paura fu sostituita dalla sensazione di stare bene – veramente, sinceramente bene. L’esempio altruistico di Gesù Cristo mi toccò e mi guarì come ha fatto per milioni di altre persone nei secoli. Egli visse per mostrarci il significato ispirato dell’Amore, la forza della Mente, il potere della Verità e la gioia della Vita. Il Consolatore, la Scienza Cristiana, è con noi oggi per darci la parola ispirata sulla nostra vita – la verità che ci redime e ci fa risorgere.

Questa guarigione è avvenuta più di sei anni fa, e posso onestamente affermare che tutto ciò che resta di quell’esperienza sono la fiducia totale tipica dei bambini e la gioia completa. Mi sento come se avessi vissuto queste parole di Mary Baker Eddy contenute in Message to The Mother Church for 1902: “A coloro che erano aggravati e travagliati, Gesù disse: ‘Venite a me.’ Oh gloriosa speranza! Rimane il riposo per il giusto, il riposo in Cristo, la pace nell’Amore. Questo pensiero quieta il lamento; le onde del mare agitato della vita si dissolvono come spuma e sotto si trova una calma profonda” (pag. 19).

Dio ti ha fatto per glorificarLo. Nulla può interferire con il Suo scopo per te. Sappi che stai vivendo una vita ispirata. Lascia che il Cristo riveli la pace profondamente stabile che costituisce le fondamenta del tuo essere. Quindi: “Fate acclamazioni a Dio … Cantate la gloria del suo nome, rendete gloriosa la sua lode!” (Salmi 66:1, 2).


Elizabeth Kellogg è practitioner della Scienza Cristiana e risiede a Richland, Michigan, USA

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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