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Il ruolo della congregazione

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 8 maggio 2020

Originariamente pubblicato sul numero di luglio 1990 de The Christian Science Journal


Mentre ero seduta in chiesa in attesa dell’inizio di un culto, mi sentii davvero grata per ogni persona che aveva dedicato tempo ed impegno per rendere possibile quell’incontro. Talvolta partecipare ai culti in chiesa ogni settimana può sembrare un’attività di routine, un evento mondano, perfino un’abitudine o un rito. Ma, riflettendoci su, optai per l’idea che coloro che vanno in chiesa formano davvero un gruppo di persone molto speciali.

Per gli Scientisti Cristiani uno degli elementi chiave dei culti della chiesa è la guarigione. La guarigione per me è la prova che ci stiamo avvicinando a vivere le leggi divine di Dio che Cristo Gesù insegnò ed applicò. Facendo tesoro anche del più piccolo chicco di grano di Verità e Amore spigolato dal messaggio durante il culto in chiesa, troviamo aiuto per seguire Cristo Gesù e per riscoprire e dimostrare in qualche misura queste leggi di Dio come fece lui.

Una congregazione che si sente piena di aspettative, vigile, gioiosa, ricettiva e riconoscente è una chiesa che guarisce. Sta realizzando la dichiarazione di Cristo Gesù: “e io, quando sarò innalzato dalla terra, trarrò tutti a me” (Giov. 12:32).

Prendiamo assieme in esame questi punti, uno ad uno, considerandoli come alcuni, ma non i soli, modi per “innalzare il Cristo”.

Aspettativa. Un punto di partenza potrebbe essere considerare il sermone come una fresca bevanda di verità spirituale che ci ristora con la conoscenza e la comprensione di Dio e della nostra inseparabilità da Lui in quanto Suoi figli.

L’unità di fede per mezzo della conferma individuale e collettiva della verità spirituale è una difesa contro il male ed è una funzione della congregazione che genera e suscita fiducia. Quando i membri della congregazione si riuniscono in preghiera, c’è una meravigliosa sensazione di unità in cui regnano speranza, forza e certezza. Possiamo sicuramente aspettarci che questo genere di preghiera aumenti la nostra comprensione del messaggio di Dio, incrementi la nostra aspettativa del bene e dia almeno un barlume dell’esistenza spirituale.

Quando il desiderio altruista di conoscere e fare la volontà di Dio è presente, ci scopriamo a comprendere un po’ di più come applicare nella nostra vita ciò che stiamo udendo. Allora possiamo utilizzare queste potenti verità nella pratica. Mary Baker Eddy dichiara nel libro di testo della Scienza Cristiana, Scienza e Salute con Chiave delle Scritture: “La Verità è rivelata. Ha solo bisogno di essere messa in pratica” (pag. 174).

Facciamo tesoro di questa rivelazione e riconosciamo il potere e la presenza del Cristo guaritore. Aspettiamoci guarigione ad ogni culto della chiesa e rallegriamoci del valore che ha frequentare la chiesa. Non vuol dire questo innalzare il Cristo?

Mi piace figurarmi la mentalità delle moltitudini che ascoltavano Gesù, perché in questo modo il messaggio biblico mi sembra più vivo. Un giorno mi chiesi cosa caratterizzasse in modo rilevante le moltitudini che seguivano Gesù. Perché portavano i loro malati, coloro che peccavano e coloro che stavano morendo e li ponevano ai piedi del Maestro?

Conclusi che doveva essere perché coloro che erano nel bisogno si aspettavano di essere guariti dalle loro infermità. Gesù accese la loro fede con le sue opere e suscitò la loro fiducia rassicurandoli sul grande amore del nostro Padre per ciascuno di loro.

Al giorno d’oggi continuano ad esserci moltitudini che seguono Gesù e i suoi discepoli, che si affidano sempre allo stesso potere-Cristo per essere liberate dalle avversità. Innalzando consapevolmente il Cristo, anche noi possiamo aspettarci di trovare le guarigioni che ebbero luogo tra le folle che seguivano Gesù e i suoi discepoli.

Essere vigili. La vigilanza non ci sprona a distinguere tra le apparenze umane e i fatti divini dell’essere? Allora, riconoscendo e accettando la nostra eredità spirituale, siamo in grado di individuare ed evitare i disturbatori mentali, quelle scaltre piccole volpi che vorrebbero distogliere la nostra attenzione dal bene. Simili influenze ci deruberebbero instillando vedute mortali e ci indurrebbero ad allontanarci dalla pura, genuina verità; esse interferirebbero con la finalità stessa del nostro culto.

Per mezzo delle nostre preghiere cominciamo a percepire la forza della presenza divina, la nostra unicità con il nostro Creatore e con il Suo amore incondizionato.

Quando si celebra Dio amando il bene, nella consapevolezza non c’è spazio per nulla dissimile da Lui. Stiamo dunque innalzando il Cristo quando vediamo la cristicità del nostro prossimo in chiesa o fuori di essa; non si tratta forse di quella preghiera incessante che Paolo esorta i seguaci di Gesù di mettere in atto? (Vedi 1 Tess. 5:17).

Mary Baker Eddy, una fedele seguace di Gesù, consiglia: “Pur rispettando tutto ciò che vi è di buono nella Chiesa o fuori di essa, la nostra consacrazione al Cristo è più in base alla dimostrazione che alla professione di fede” (Scienza e Salute, pag. 28).

Le parole della Verità che stiamo sentendo sono benefiche solo nella misura in cui vengono messe in pratica. La pratica raramente è semplice; richiede uno sforzo consacrato, ma possiamo star certi che renderà sicuro il nostro passo sulla via che conduce verso lo Spirito e lontano dal pericolo.

Se le orecchie non sono tappate dal senso materiale, durante il culto si sviluppa un senso di prontezza a riconoscere i modi e i mezzi del male. È certamente possibile che varie strade aperte dal culto in chiesa rafforzino la nostra capacità di tenerci stretti alla Verità, mettendoci così in grado di prendere le distanze da qualsiasi cosa sminuisca un’altra persona e disonori il Cristo.

Gioia. Alcuni potrebbero dire: “Di cosa dovrei gioire davanti a problemi di penuria, malattia, disarmonia?” Poco a poco, passo dopo passo, impariamo a combattere ciò che ci deruberebbe della nostra gioia.

Magari siamo stati indotti a credere che la gioia dipenda da qualcun altro. O possiamo aver la sensazione che dipenda da un posto o da un oggetto. Ma è proprio vero? Ciò di cui abbiamo bisogno potrebbe essere di imparare che la gioia è un dono di Dio che Egli dà ad ogni uomo, donna e bambino. Proprio il fatto che ci troviamo in questa congregazione indica che stiamo cercando l’aiuto di Dio e desideriamo che il Cristo sostituisca i dubbi e le paure con la conoscenza della nostra spiritualità in quanto popolo di Dio. Non è questo un motivo per gioire? Non ci è stato insegnato che Dio non conosce il male poiché Egli non lo ha creato? E ciò non è confermato dalle Scritture? Se ci crediamo, non è questo motivo di gioia? Ma dobbiamo reclamare la nostra gioia. Dato che come riflessi di Dio riflettiamo la gioia proprio come un raggio di sole riflette il sole, ne deve conseguire allora che non possiamo fare altro che irradiare gioia.

Pensare ed agire in accordo con l’Amore divino è il nostro obiettivo nel dimostrare la nostra vera natura spirituale. La manifestazione esteriore di gioia è un volto felice ed un sorriso che scalda i cuori degli altri. Non è questo un altro modo di innalzare il Cristo?

Ricettività. La gioia ammorbidisce il cuore, rendendolo più ricettivo all’amore, alla purezza e alla santità. Quando aspettativa e gioia inondano la coscienza, esse purificano ed elevano il pensiero umano; lo aprono alla sola influenza divina.

Affermiamo in preghiera il fatto che la negatività della mentalità materiale non ha alcun posto in chiesa o fuori di essa e quindi non può interferire, cambiare o bloccare la verità del vero essere dell’uomo quale idea perfetta di Dio. Comprendendo ciò, vedremo che la nostra ricettività alla Verità e all’Amore aumenterà costantemente. Possiamo aspettarci che le nostre profonde e sentite preghiere troveranno risposte durante il culto. Affermiamo in preghiera che siamo in ascolto e ricettivi a tali risposte. Mentre il nostro cuore si protende a sostegno della congregazione con la certezza che sarà provveduto ad ogni bisogno, stiamo innalzando il Cristo – ci stiamo preparando ad ospitare la pura coscienza del Cristo.

Riconoscenza. Non c’è nessuna preghiera tanto potente quanto una preghiera di gratitudine. Gesù la usava ampiamente. Una congregazione in cui tutti assieme pregano ed esprimono gratitudine tende a dissolvere l’odio e a rimuovere la paura. Elimina pettegolezzi e criticismo (il nemico dei cristiani) e non lascia spazio alcuno a ciò che è brutto. Tale atteggiamento è la presenza stessa dell’Amore, la bellezza della santità.

Poche parole gentili ben spese, un meritato complimento fatto al momento giusto, una sincera espressione di riconoscenza: sono cose tanto necessarie quanto una boccata di aria fresca. Quale luogo è migliore della chiesa per ospitare la riconoscenza?

Quando cerchiamo e ci sforziamo apertamente di rendere più chiara la nostra visione e di apprezzare tutto ciò che è bello e buono, questa cosciente gratitudine rafforza la nostra consapevolezza e ci aiuta a combattere perfino la suggestione delle colpe umane. Questo è ancora un altro modo di innalzare il Cristo nella nostra coscienza, non solo in chiesa ma in tutti gli ambiti della vita.

La riconoscenza per i culti della chiesa, per la congregazione e per il Cristo guaritore è un requisito preliminare e un segnale di guarigione e rigenerazione. Mettendo in pratica attivamente gli insegnamenti di Gesù e della Scienza Cristiana, noi stiamo innalzando il Cristo e la nostra sarà una chiesa di guarigione.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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