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Non è mai troppo tardi per guarire

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 24 novembre 2020

Originariamente pubblicato sul numero del 23 luglio 2018 del Christian Science Sentinel


Quando mia figlia era ancora molto piccola, iniziai ad avere dei problemi alle articolazioni di una mano. Con il disturbo che peggiorava e le articolazioni della mano deformate, temetti che forse era già troppo tardi per bloccare il processo degenerativo che sembrava oramai aver piantato le sue radici.

Quando si presentò il problema, divenni estremamente consapevole di avere una fame spirituale che trascuravo da anni, a causa degli impegni giornalieri con la scuola, la carriera e poi la famiglia. Sapevo però che la Bibbia è una fonte di guarigione. Lessi allora il Libro di Isaia, trovandovi un messaggio confortante sul potere di Dio di soddisfare le nostre necessità, anche quando sembra che non ci siano più speranze: «Non spezzerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante» (Isaia 42:3).

Mi venne in mente un fiore scosso dal vento il cui gambo è talmente indebolito da farne penzolare la corolla o allo stoppino di una candela consumato fino al limite, con quel filo di fumo a indicare la bella fiamma che ardeva poco prima. Queste metafore illustrano ciò che sembra essere al di là del salvabile, e la tendenza potrebbe essere quella di affrettare ciò che appare inevitabile, strappando la corolla del fiore o soffocando lo stoppino fumante della candela.

Il rinnovamento è invece un’aspettativa logica quando si comprende la natura dello Spirito divino, Dio, che salva e guarisce. Per esempio Mary Baker Eddy, la Scopritrice della Scienza Cristiana, si trovò fra i quaranta e i cinquant’anni in una situazione che non lasciava speranze, e invece la sua vita cambiò così radicalmente che quarant’anni dopo era ancora al lavoro, quando fondò il quotidiano The Christian Science Monitor. Non fu quindi una mera teorizzazione quando scrisse in Scienza e Salute con Chiave delle Scritture: «Se non fosse per l’errore di misurare e limitare tutto ciò che è buono e bello, l’uomo potrebbe godere di più di settant’anni e mantenere ancora il suo vigore, la sua freschezza e la sua promessa» (pag. 246). («Uomo» da intendersi qui come riferimento generico a tutti).

Mi rivolsi a Dio con il sincero desiderio di capire come Lui mi aveva fatta, non come una mortale che si deteriora dunque, ma come un meraviglioso e spirituale riflesso dello Spirito divino. Questo suscitò in me un’aspettativa di guarigione.

Il rinnovamento è un’aspettativa logica quando si comprende la natura dello Spirito divino, Dio, che salva e guarisce.

Scienza e Salute spiega inoltre: «Il sole radioso della virtù e della verità coesiste con l’essere. Lo stato di uomo perfetto è il meriggio eterno dell’essere, mai offuscato da un sole declinante» (pag. 246). Il sole è irremovibilmente fisso. Il suo utilizzo qui, come metafora di Dio e della Sua relazione con l’uomo, mi ha aiutata a capire che il deterioramento è una percezione errata della realtà, proprio come lo è il sole che sembra sorgere e tramontare. In quanto idea o creazione di Dio, non miglioriamo per ottenere uno stato perfetto ed eterno, né decadiamo dalla migliore e più alta espressione della bellezza e della bontà di Dio. Questa è una parte importante di ciò che significa essere a immagine e somiglianza di Dio, come la Bibbia dichiara che siamo.

Compresi che alla radice del mio problema fisico c’era una visione errata di ciò che sono. Ma mentre pregavo seguendo questo filo di idee, percepii che quella prospettiva stava cambiando, ed ebbi quindi meno paura. A quel punto capivo meglio che la nostra vera identità ci è data proprio da Dio. Essa è immutabile, permanente e spirituale e non è limitata ad aspetti, fasi o prodotti dello sviluppo umano. A prescindere da quello che mi sembrava di vedere quando mi guardavo le mani, il mio vero essere era in realtà esente da qualsiasi possibilità di decadimento.

A un certo punto mi guardai la mano deformata e dissi a me stessa ad alta voce: “Questa cosa non ha nulla a che fare con me”. Niente era cambiato sul piano fisico, ma la comprensione della mia natura era passata da una base materiale a una base spirituale. Quando mi guardavo la mano era come se stessi guardando un’ombra scura proiettata da “un sole che tramonta”. Senza paura, sapevo che l’ombra era priva di sostanza o potere di nuocere e che mi sarebbe passata oltre.

Quando mi svegliai la mattina dopo, le articolazioni della mano erano perfettamente normali, lisce, elastiche e indolori; il loro colore e la loro funzionalità erano ritornati alla normalità. Per dirla in una parola: erano perfette. E nei vari decenni passati da allora, il problema non si è mai più ripresentato.

Il profondo desiderio di comprendere che Dio, Spirito immortale, è l’origine e il sostentamento di tutti noi, rivela quello che significa essere veramente e integralmente spirituali in quanto creazione di Dio, includendo quella bellezza, grandiosità e pienezza della vita che in ogni momento abbiamo il diritto di vivere. 

Originariamente pubblicato nella Christian Science Perspective column de The Christian Science Monitor del 17 aprile 2018.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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