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L'ARMATURA DELLA GRATITUDINE

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 22 novembre 2021

Originariamente pubblicato sul numero del 25 febbraio 1911 del Christian Science Sentinel


Ci sono momenti in cui si è tentati di credere che la paura e la discordia ci stiano tenendo sotto stretto assedio, momenti in cui il nostro «Vattene via da me, Satana!» è pronunciato troppo debolmente per essere di immediato beneficio, e di certo ci sono momenti in cui queste parole possono assomigliare più alla manifestazione della paura che l'errore possa prolungare la sua visita indesiderata. Può essere che lo Scientista Cristiano abbia affrontato accuratamente ogni aspetto del caso così come lo comprende, e tuttavia non sia riuscito a dissipare la nebbia della falsa credenza. Non si può forse dire che in questi momenti si scopre che la gratitudine è il “trait d’union” che collega la coscienza umana con il suo liberatore, la Mente divina? Spesso, quando arrivano tali frastornanti esperienze buie, si scopre che la semplice gratitudine per le benedizioni passate disperde tutto l'errore in un attimo. Che si lasci lo studente tentare l'esperimento di abbandonare ogni altra argomentazione e linea di pensiero e dichiarare come fece Davide: «Nel cuore della notte mi alzo per rendere grazie a te, a motivo dei tuoi giusti giudizi» (Salmi 119:62, secondo la versione King James). È proprio questo giusto giudizio che libera il malato e il peccatore dalla loro schiavitù, e noi facciamo bene a confidare in esso come potere infinito a disposizione di tutti.

L'effetto di questa gratitudine, che scaturisce dalle benedizioni passate rapidamente enumerate nella memoria, è quello di generare fiducia e di scacciare il fantasma della paura e dell'apprensione. L'ingresso dell'Amore divino porta al contempo all'uscita della paura e l'armonia viene ristabilita. A mezzanotte, nella prigione più interna, con i piedi strettamente legati ai ceppi, Paolo e Sila si elevarono al di sopra del loro falso senso delle circostanze e cantarono lodi a Dio. Il risultato di questa gioia e gratitudine inestinguibili fu che furono immediatamente liberati. La fuga dalla malattia e dal peccato può essere altrettanto immediata. Quando l'ora presente non sembra presentare alcuna ragione per essere grati, è bene ricordare che Dio, che non ha «né mutamento, né ombra di rivolgimento» (Giacomo 1:17), in quello stesso momento sta benedicendo tutta la creazione senza un solo secondo di interruzione. Non dobbiamo che allontanarci dall’evidenza dei sensi fisici e rivendicare per noi stessi o per qualcun altro l'armonia che è sempre proprio a portata di mano.

Donare ed esprimere gratitudine è parte delle decime che dobbiamo continuare a portare al magazzino, anche nell'ora più buia. Così facendo, ribalteremo più efficacemente la situazione erronea e ci eleveremo al di sopra delle delusioni del senso materiale, poiché è evidente che la gratitudine non può né soffrire né avere paura. Nell'esperienza notturna dei discepoli non fu di minore importanza il fatto che gli altri prigionieri udirono il suono insolito del canto, cosa che avrà certamente cambiato il loro pensiero. Quante volte si è visto qualcuno che, apparentemente prigioniero del proprio corpo, dopo aver ascoltato dalle labbra di qualcun altro la testimonianza della propria guarigione attraverso la Scienza Cristiana, ha subito sentito il proprio cuore sobbalzare di speranza alla prospettiva di una simile liberazione!  Sebbene il bene sia diventato un fattore estremamente naturale nella nostra vita, non dovremmo mai dare per scontata nemmeno una piccola benedizione. In quella che la credenza mortale chiama "un'ora oscura", il ricordo grato dei bisogni passati soddisfatti spesso incontra il senso del bisogno presente. 

La gratitudine è lucida e senza paura; non crede mai di trovarsi nella nebbia, perché gioisce costantemente del fatto della presenza di Dio. Questo atteggiamento mentale è ciò che meglio preserva la pace nella nostra vita quotidiana e nella nostra casa. Ci consente persino di rimanere indisturbati quando ci sembra di essere in compagnia di coloro di cui Davide scrive: «… sono presi da gran spavento, dove non c'era motivo di spavento» (Salmi 53:5). È letteralmente vero che la paura non è mai presente come fatto o come entità, perché non è un elemento che fa parte del piano della creazione di Dio. Poiché la Scienza Cristiana ci ha rivelato una volta per tutte la realtà dell'armonia e la sua disponibilità permanente, non sembra quasi una dimenticanza e una forma di ingratitudine sentirsi al di fuori di essa? Se viste alla luce di una mancanza di gratitudine, le forme di errore apparentemente ostinate vengono spesso superate rapidamente, poiché la mente mortale può fare ben poco per ingannare o allarmare colui che nel suo cuore ringrazia incessantemente.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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