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LE LODI APRONO LE PORTE

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 20 luglio 2021

Originariamente pubblicato sul numero di agosto 1965 de The Christian Science Journal


«Chiamerai le tue mura “Salvezza” e le tue porte “Lode”» (Isaia 60:18). Le lodi a Dio aprono le porte del regno. Il nostro punto di partenza è la gratitudine del cuore per l'infinità dell'Amore divino, per la totale inclusività della Mente, la nostra vera e unica consapevolezza. Quando ringraziamo Dio per la totalità della Sua bontà, amiamo Lui e le Sue idee, ed è una preghiera di gratitudine per l'armonia già presente. La gratitudine apre le nostre porte mentali alle idee giuste, idee cui Dio ha dato il potere di sostituire le false credenze.

Per la mente umana, la gratitudine è l’apprezzamento dei benefici ricevuti; ma nel senso divino, è l’incessante consapevolezza del regno di Dio. Nella teologia popolare si prega Dio per ricevere qualcosa che si desidera, per poi, se lo si riceve, ringraziare Dio. Nella Scienza Cristiana, invece, impariamo a cominciare con l'essere grati per la perfezione già presente. Mettendo al primo posto la gratitudine, si oltrepassa la confusione del ragionamento mortale verso la realtà.

La Scienza Cristiana, in linea con la Parola ispirata della Bibbia, afferma che Dio ha creato tutto e lo ha creato buono. Ciò che ci è richiesto, ci insegna, è di saper riconoscere questa bontà come l'unica sostanza del nostro essere. Il regno di Dio è sempre intatto. L’effetto della gratitudine si manifesta a livello di pensiero, elevandolo alla percezione spirituale. Quando, con umiltà e riverenza, ringraziamo l'Amore divino per l'eternità e la totale pervasività della sua presenza, il pensiero si sposta da una base materiale a quella spirituale.

Raggiungiamo le vette della gratitudine, non perché migliorino le circostanze esterne o perché affermiamo semplicemente di essere grati, ma perché manteniamo con fedeltà un sentimento di umile gioia per il fatto che Dio è incessantemente buono e che ci troviamo all'interno di questo bene.

Dire che siamo grati è efficace solo nella misura in cui seguiamo l'esempio di obbedienza di Gesù alla richiesta di Dio di ricordare costantemente la Sua totalità. Mary Baker Eddy scrive: «Osservare i comandamenti del nostro Maestro e seguire il suo esempio, è il nostro giusto debito verso di lui e l'unica degna evidenza della nostra gratitudine per tutto ciò che egli ha fatto» (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 4). La vera gratitudine è obbedienza.

La gratitudine costante che proviene dall'adorazione di Dio e dall'amore che riversa sulle Sue idee, Lo glorifica facendo sì che ogni pensiero inizi con Lui. Questo agisce come legge di correzione per tutto ciò che è erroneo e che ci riguarda. Nonostante la meschinità della mente mortale - la sua testardaggine o la sua irritabilità - il cuore continua a cantare se alla nostra vera natura, che riflette sempre Dio, è consentito di prevalere. La vera individualità è in costante comunione con Dio e così invariabilmente Lo loda. Dimostrando questa verità in ogni circostanza, permettiamo che la bontà di Dio appaia nel regno umano.

Quale dovrebbe essere la nostra prima risposta alle circostanze che ci circondano? Gratitudine per ogni evidenza di bene. Gratitudine per il fatto che il male non è vero. Gratitudine perché il bene è tutto ciò che esiste. Lodiamo il santo nome di Dio riconoscendo che la natura divina è la natura di tutta la realtà. Siamo grati che, poiché l'Amore è Tutto, non c'è nulla che possa provocare sofferenza o che possa dolere.

La gratitudine a Dio ci mantiene attenti alla realtà, vigili al fatto che la Mente divina ha il controllo supremo non solo in cielo ma anche sulla terra. Non trae conclusioni dalle apparenze materiali ma dall'intuizione spirituale. Ringraziamo Dio che la Verità trionfa sempre. La lode a Dio è alla radice della gioia e provoca lo sradicamento del dolore. Ci aiuta a rinunciare al nostro io personale, o ego, in favore del governo della Mente divina come unico io, o ego. Lodare Dio significa far prevalere sempre una profonda fiducia in Dio.

L'ingratitudine è un male, ma è irreale perché Dio ha fatto la sua creazione per glorificarLo. Quando iniziamo le nostre preghiere lodando Dio, le ostruzioni del senso materiale e i problemi del senso personale svaniscono. La lode illumina ogni ombra di mortalità e la bandisce. Emozioni morbose, forza egoistica, sconforto ed esaurimento svaniscono in presenza delle lodi.

Nella Bibbia troviamo molti esempi di lodi a Dio pronunciate prima dell'evidenza concreta di un bene umano. Quando il popolo di Giuda era sul punto di essere sopraffatto dagli eserciti dei suoi nemici, il re Giosafat nominò dei cantori, i quali precedettero l'esercito e cantarono: «Celebrate l'Eterno, perché la sua benignità dura in eterno» (II Cron. 20:21). E i nemici furono sconfitti. Molti secoli dopo, alla mezzanotte dell'errore, Paolo e Sila cantarono lodi a Dio e furono liberati dalle catene della prigione.

La vita di Cristo Gesù è un poema di lode incessante a suo Padre. Davanti alla tomba di Lazzaro era dunque pronto e ringraziò Dio con la completa certezza dell’eterna presenza dell'immortalità con la conseguente resurrezione di Lazzaro.

Il culmine della grande opera del Maestro fu la sua deposizione del proprio senso umano della vita in favore di quello divino. Dal punto di vista umano questa era una croce da prendere, un calice di amarezza da bere; ma quando ringraziò Dio proprio mentre cominciavano a calare le tenebre, l'incantesimo dell'errore si spezzò e le tenebre si trasformarono in gloria.

La nostra Leader dipinge un quadro indimenticabile dell'ora buia in cui il Maestro celebrò la Pasqua con i suoi discepoli. Essa scrive: «Per questa verità dell'essere spirituale, il loro Maestro stava per soffrire violenza e vuotare fino alla feccia il suo calice di amarezze. Egli doveva lasciarli. Mentre la gloria sublime di una vittoria eterna lo avvolgeva con la sua ombra, egli rese grazie e disse: “Bevetene tutti”». (Scienza e Salute, pag. 33).

Quando prendiamo quella che appare una croce, la nostra gratitudine a Dio la coronerà con la vittoria. Non gratitudine per il problema, ma gratitudine per il fatto che il problema non è vero. Nessuna circostanza, per quanto grave possa sembrare, può resistere alla gioiosa consapevolezza che non c'è nulla al di fuori della totalità del bene, in cui Dio è supremo. Ciò che in realtà è irreale non può mai opporsi alla felice convinzione che sia irreale perché Dio, il bene, ha creato tutto ciò che è stato creato. È facile per noi, nonostante l'errore, lodare Dio se il nostro scopo fondamentale è obbedirGli. E questa lode apre le porte alla salute e alla santità del vero essere.

Nel consegnare il trono a suo figlio Salomone, Davide rivolse un'ultima preghiera a Dio, ringraziandoLo per il bene non ancora visto. Quello che segue è un estratto di questa preghiera di completo riconoscimento della supremazia di Dio, che simboleggia una lode umile e colma di aspettative: «Tua, o Eterno, è la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore, la maestà, perché tutto ciò che è in cielo e sulla terra è tuo. Tuo, o Eterno, è il regno, e tu ti innalzi sovrano sopra ogni cosa... Ora dunque, o Dio nostro, ti ringraziamo e celebriamo il tuo nome glorioso» (I Cron. 29:11,13).

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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