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Natale ad ottobre

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 21 dicembre 2021

Originariamente pubblicato sul numero del 18 dicembre 1995 del Christian Science Sentinel


C'è stato un tempo in cui pensavo che il Natale fosse rigorosamente il giorno 25 dicembre. Una giornata che segnava il culmine di una maratona di una settimana di potatura degli alberi, cottura di biscotti, confezionamento di regali ed eventi speciali con i bambini. Questo crescendo di attività a volte gioioso, a volte frenetico andava avanti fino a ben oltre la mezzanotte della vigilia di Natale, mentre io e mio marito ci affannavano per preparare le cose in tempo per la "mattina di Natale" (cosa che per i bambini, significava aprire i regali!) e per il pranzo di festa con tutta la famiglia. Alla fine, nelle prime ore del mattino, ci mettevamo a letto, esausti.

Poi, con i primi raggi di sole, urla di gioia fendevano l'aria. "Sveglia Sveglia!”, gridavano i bambini entrando di corsa nella nostra stanza. "È Natale!" E con questo la giornata aveva ufficialmente inizio.

Ebbene, i bambini ora sono cresciuti e il Natale sembra molto diverso. Ma non perché i figli se ne sono andati e la vita è un po' più tranquilla. Ciò che è cambiato è la mia comprensione del Natale, e questa migliore comprensione aiuta ad amare di più il Natale. Aiuta ad amare di più Dio e il Suo Cristo, tutti i figli di Dio e aiuta persino ad amare di più il 25 dicembre!

I ragazzi avevano ragione su una cosa, però. Il Natale è un momento di “risveglio”, ma si tratta di un risveglio spirituale, e può avvenire in qualsiasi momento dell'anno... a dicembre, a marzo o ad agosto. O a ottobre.

Spesso questo risveglio, questa venuta del Cristo, sorge dolcemente, come i raggi della prima luce del mattino che all’alba filtrano attraverso la finestra. Gradualmente, però, la luce si fa più decisa, riscaldando gli angoli più oscuri e più freddi del pensiero, finché l’intera consapevolezza risplende di nuova vita, amore e speranza.

È così che il Cristo venne da Maria, la madre di Gesù. La Bibbia racconta che un angelo le apparve e le spiegò gentilmente come fosse la "favorita" di Dio, e come avrebbe presto dato alla luce un figlio generato da Dio soltanto. Le disse inoltre che questo bambino sarebbe stato il “Figlio dell'Altissimo", un "grande" sovrano il cui regno sarebbe durato in eterno.

Più tardi, Maria si recò a casa di sua cugina Elisabetta per condividere l'emozione di questa esaltante rivelazione dell'amore di Dio. "L'anima mia magnifica il Signore", disse a Elisabetta, "e lo spirito mio esulta in Dio, mio ​​Salvatore, perché egli ha avuto riguardo per la bassezza della sua serva: poiché ecco, d'ora in poi tutte le generazioni mi proclameranno beata" (Luca 1:28-35, 46-48). 

L'arrivo effettivo del bambino di Maria fu quanto meno poco appariscente. Il bambino nacque nella città giudea di Betlemme (in una stalla, tra tutti i posti possibili, poiché nessun altro alloggio era disponibile nella città sovraffollata nel periodo delle tasse). Ma questa nascita era abbracciata dalla gloria divina, una gloria percepibile solo da coloro che erano spiritualmente vigili. Una grande stella si fermò sopra la stalla, per esempio, e un raggio di sole notturno di luce celeste annunciò la venuta del Cristo ai pastori nelle campagne circostanti. “E ad un tratto", prosegue la Bibbia, un coro di angeli cantò a questi pastori: "Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra, benevolenza verso gli uomini" (Luca 2:1–14).

Una volta cresciuto, Gesù portò la luce del Cristo nella vita dei suoi connazionali. Insegnò loro e ne guarì e confortò a migliaia. Riaccese loro le speranze. Li aiutò a capire che, anche se gravemente oppressi e perseguitati per la loro fede, erano sempre gli amati di Dio. Egli li destò dalla letalità dell’addormentamento spirituale, risvegliandoli alla vita senza fine in Cristo. "Io sono la resurrezione e la vita", disse una volta alla sorella di un morto di nome Lazzaro, che subito dopo fu riportato in vita (vedi Giovanni 11:1-44).

Ciò che la luce del Cristo fece per Maria, per i pastori, per le moltitudini e per Lazzaro, lo fa anche oggi, per te, per me e per tutti. In effetti, questo è un messaggio fondamentale della Scienza del Cristianesimo, ed è un messaggio fondamentale del Natale. Il Cristo è eternamente con ognuno di noi, sempre presente per vivificarci e redimerci, per risvegliarci alla buona notizia che siamo eternamente legati al nostro divino Padre-Madre. E niente può strapparci da quell'amore celeste!

Quindi la promessa del primo Natale è la promessa del Natale di oggi: che il Cristo viene ora e sempre a ciascuno di noi, destandoci dalla letalità della mortalità e dei suoi dolori, insoddisfazioni ed egoismo.

Al risveglio da un brutto sogno, questo non può più torturarti. E quando ti svegli, anche in una piccola misura, dal sogno della mortalità, dal sogno del peccato, della malattia e della morte, ti svegli alla guarigione. E ti svegli alla celebrazione natalizia nel tuo cuore. Mary Baker Eddy descrive questo processo nel suo libro Scienza e Salute con Chiave delle Scritture: "... se la malattia e il peccato sono illusioni, il risveglio da questo sogno mortale, o illusione, ci porterà alla salute, alla santità e all'immortalità. Questo risveglio è l’eterno avvento del Cristo, l’apparire precorritore della Verità, che scaccia l'errore e guarisce i malati» (p. 230).

Una mia amica ebbe questo genere di risveglio in un mese di ottobre. Era rimasta sola per la prima volta dopo anni e aveva terribilmente paura che i suoi sforzi per trovare un lavoro, fare nuove amicizie e trovare una nuova casa, sarebbero falliti. Oltre a ciò, da diversi giorni si sentiva male. Però pregava continuamente.

Poi, una mattina presto, una nuova luce le venne da Dio. In poche parole, questi furono i suoi pensieri: Non era così importante se avesse o meno trovato il tipo di lavoro che desiderava, o il tipo di amici che desiderava, o il posto in cui vivere che desiderava. La cosa più importante era che Dio era con lei. Il suo Cristo era con lei. Dio e il suo Cristo non l'avrebbero mai lasciata. Le avrebbero dato tutto ciò di cui avesse mai avuto bisogno, sempre. Per ore riposò meditando queste verità celesti. E percepì la guarigione.

La santa beatitudine provata dalla mia amica quella mattina fu un risveglio spirituale, un tocco del Natale. Mary Baker Eddy descrive questo tipo di Natale in un articolo che scrisse per il New York World. "Il vero spirito del Natale", scrive, "eleva la medicina alla Mente; scaccia i mali, guarisce i malati, risveglia le facoltà assopite, si rivolge a tutte le condizioni e provvede ad ogni bisogno dell'uomo" (The First Church of Christ, Scientist and Miscellany, p. 260). Questo è il tipo di "Felice Natale!" che possiamo augurarci l'un l'altro costantemente. Anche ad ottobre.

Mary Metzner Trammell

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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