La guarigione secondo la Scienza Cristiana è straordinariamente semplice. Per metterla in pratica dobbiamo conoscere alcune verità fondamentali: Dio è Spirito; Dio è Tutto; e noi siamo la Sua immagine e somiglianza — i Suoi testimoni. Di fatto, apprendere e comprendere ciò sarebbe sufficiente per guarire.
Eppure... questa spiegazione ti sembra soddisfacente? È davvero tutto qui? Se questo è tutto ciò che dobbiamo sapere per guarire, potresti chiederti, perché esistono interi libri dedicati alla Scienza Cristiana e volumi di periodici, come questo, che approfondiscono l'argomento? Se San Paolo ci implorò di non lasciarci sviare «dalla semplicità che è in Cristo» (II Corinzi 11:3, secondo la versione King James), e Gesù ci insegnò che dobbiamo essere fedeli «in poca cosa» (Matteo 25:21), perché sentiamo il bisogno di conoscere e leggere di più?
Forse ci sorprenderà sapere che esiste una risposta semplice: la percezione di un sé materiale e mortale ci ostacola.
In definitiva, l'unico impedimento alla guarigione è un concetto erroneo di chi siamo — un concetto di noi stessi come esseri materiali o fisici. Tuttavia, il primo capitolo della Genesi ci spiega la nostra vera origine di emanazioni luminose della Mente divina illimitata, Dio. Solo nel secondo capitolo la storia di Adamo ed Eva introduce l'idea secondo cui riceviamo dei corpi materiali e delle opinioni personali su ciò che è reale e ciò che non lo è. Il serpente promette: «Sarete come Dio» (Genesi 3:5). Da quel momento in poi, la Bibbia è una lunga narrazione su come Dio cerchi di riportare i Suoi figli a quella comprensione iniziale, semplice ed estatica del loro essere spirituale intrinseco, come descritto nel primo capitolo della Genesi. Alla fine, soprattutto grazie Gesù Cristo, i figli di Dio ci arrivano, nelle ultime pagine del libro dell’Apocalisse (vedi 21:3, 4), ma c’è una lunga opera di persuasione tra il primo e l’ultimo capitolo della Bibbia.
Spesso la nostra vita si impronta su questo stesso schema narrativo. Mary Baker Eddy lo indica nei suoi scritti quando afferma che la natura spirituale di Gesù, il Cristo, non ha mai lasciato il cielo per la terra (vedi No e Sì, p. 36). Certamente, nemmeno la nostra vera identità spirituale l'ha mai fatto. Siamo ora, e siamo sempre stati, idee spirituali di Dio, eternamente una cosa sola con Lui. Purtroppo per il sé mortale, la promessa del serpente è semplicemente troppo allettante. Lasciandoci persuadere dal serpente, crediamo di poter essere «come Dio»; crediamo di poter decidere chi siamo, cosa ci piace, cosa vogliamo fare. Quindi, per poter abbandonare queste bugie relative a noi stessi, che molti di noi immaginano essere vere e che ci definiscano, abbiamo bisogno di pagine e pagine di istruzioni riguardo alla semplice verità che la vita è in realtà interamente spirituale.
Forse la menzogna o il tranello più subdolo del serpente è cercare di persuaderci a correggere o guarire il nostro sé mortale e materiale usando la Scienza Cristiana. Il sé mortale, o mente mortale, cercherebbe di prendere la Verità divina e tradurla in qualcosa che possa comprendere, trasformando la Scienza Cristiana in una teoria applicata materialmente, o in un insieme di regole ortodosse intese a salvare questa mente da se stessa. Questa è la ricetta perfetta per rimanere delusi dai tentativi di guarigione, poiché la mente mortale non può essere salvata. Essa non comprenderà mai la Verità divina.
Nel suo testo No and Sì, Mary Baker Eddy tratta questo punto e descrive il metodo effettivo della guarigione secondo la Scienza Cristiana in modo sequenziale e logico. Il suo primo punto, su cui si basa l'intero testo, è questo: Non si può guarire una malattia se prima se ne ammette la realtà (vedi p. 4). Fin dall’inizio, stabilisce un assioma che è totalmente contrario a qualsiasi teoria o modo di pensare materiale. La sua affermazione non può conciliarsi con la materia, ed è invece, letteralmente, una denuncia della mente mortale.
Si noti come la mente mortale reagisca a questa denuncia. Diventa argomentativa — cercando di difendere ciò che sa, di trasformare la Scienza divina in qualcosa che possa controllare o interpretare materialmente. Questo deve finire perché non è uno stato mentale che favorisce la guarigione. È ostinato e volitivo. Questo modo di pensare della mente mortale vorrebbe rendere se stessa arbitro della verità al posto di Dio. Tenta di usurpare Dio persuadendoci che noi siamo «un dio» a nostra volta. Non comprende, né è aperta o ricettiva all’unica Mente divina.
Ad esempio, di recente, mentre pregavo, ho notato quanto spesso tendessi a parlare mentalmente con me stesso. Durante la giornata, il mio pensiero era spesso un lungo monologo interiore. Se qualcuno intorno a me faceva qualcosa, io giudicavo se era stato saggio o sciocco. Se vedevo qualcosa in TV, decidevo se dovessi interessarmene. In breve, ero io a dirmi incessantemente cosa pensavo del mondo. Ho anche capito che si trattava, in sostanza, di un brutto caso di «flatulenza mentale». Se parlo sempre «io», quando c’è posto per l’ascolto del vero «IO SONO»? (Esodo 3:14) Un «torrente di parole» (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, p. 13), anche se «pronunciate» mentalmente, è quasi sempre il risultato di una falsa interpretazione dell'ordine della creazione. Ho capito che la voce di Dio è dolce e sommessa. È meglio non sommergerla per lasciare spazio ad altre «voci», ovvero i pensieri mortali.
A volte il mio monologo interiore si veste di abiti pii, fingendo un nobile sacrificio di sé o un desiderio di crescita spirituale. Ma è ancora solo la mente mortale che parla a se stessa. È la subdola menzogna del serpente, perché mi fa pensare a me stesso come un dio. È un'auto-giustificazione per il mio schema personale di pensiero.
Questa mente mortale che si auto-giustifica è, di per sé, un ostacolo alla guarigione di primaria importanza. Perché? Perché cerca di dirci che siamo separati da Dio. Fortunatamente, non può sopravvivere. Qualsiasi cosa sostenga la nostra separazione da Dio, deve morire, deve scomparire. La percezione materiale del corpo, che è l'incarnazione mentale di questa credenza nella separazione, muore. Il concetto di separazione da Dio può essere mantenuto per un certo numero di anni mortali, ma la traiettoria permanente di questa credenza mortale è sempre diretta verso l'annientamento. Quello che fa la Scienza Cristiana è mettere a nudo la natura irreale di questo pensiero materiale che si auto-giustifica e che non è in armonia con la vera natura spirituale dell'universo. L'architettura dell'universo è costituita dalla Mente divina e nient'altro, come dichiara il primo capitolo della Genesi.
L'unità con Dio (che porta alla guarigione) richiede la distruzione della nostra credenza nella separazione. Questo significa la distruzione del peccato, della malattia e della morte, ovvero di qualsiasi cosa che ci faccia pensare di essere separati da Dio. Tutto questo richiede solo un cambiamento mentale. La guarigione non ha bisogno di nient'altro. Il pensiero che ci sia altro da fare, che la materia debba essere trattata, consultata o dosata, è correlato a ciò che la mente mortale dice che porti guarigione.
Questo concetto mi si è chiarito più che mai una notte recente, quando fui quasi sopraffatto da problema fisico. «Io» stavo cercando di guarire; la mente mortale stava cercando di afferrare un po' di Verità per applicarla materialmente. La paura di quella notte e i sintomi che l’accompagnavano si dissiparono quando smisi di ascoltare i tentativi della mente mortale di attenuare e indebolire la pura espressione della Verità di Dio, e invece permisi semplicemente alla Sua presenza di inondarmi il pensiero di una bellezza senza misura.
Quella notte rafforzò anche la mia consapevolezza riguardo ad un altro punto spiegato dalla Scienza Cristiana: ogni volta che la mente mortale si avvicina alla sua scomparsa, si scaglia più velenosamente contro la Verità divina che la estingue. Mi ero lasciato tentare dal chiedermi se la Scienza Cristiana potesse davvero guarire, e avevo così lasciato che si insinuasse in me il dubbio sulla sua efficacia. Le testimonianze di guarigione che conoscevo avevano aiutato a rafforzare la mia fede e la mia risolutezza nel dimostrare la natura scientifica del vero Cristianesimo, ma mi stavo rendendo conto che avrei sbagliato se avessi sperato di guarire solo attraverso la testimonianza di qualcun altro. Quella notte mi rivolsi direttamente a Dio, e Lui mi mostrò ciò che più avevo bisogno di sapere e che è diventato una pietra angolare nel mio progresso spirituale sempre in corso.
Tentare di guarire in un modo diverso da quello mostrato da Gesù, caratterizzato da rivendicazioni oneste e sincere della bontà e della vicinanza di Dio (vedi Scienza e Salute, p. 12), significa invitare la presunzione personale a prendere il posto della Verità nel nostro pensiero e dare spazio all'auto-giustificazione. Questo tenterebbe di fare dell'uomo il guaritore e di Dio il committente, come se Dio dispensasse la Sua grazia su richiesta dell'uomo. La Verità è il contrario. L'uomo guarisce per volontà di Dio, e non in altro modo, poiché l'uomo è il testimone eterno della Sua bontà. Non possiamo realmente rivendicare di guarire con la Scienza Cristiana senza seguire uno dei suoi insegnamenti centrali, ovvero la consacrazione alla volontà di Dio, che è sempre buona.
Ovviamente questo richiede lavoro e sto scoprendo di stare appena iniziando a capire quanto. Gli Israeliti impiegarono generazioni per essere pronti per la piena apparizione del Cristo, e generalmente anche noi dobbiamo impegnarci duramente prima di arrivare al punto in cui la nostra comprensione di noi stessi — l’eterno avvento del Cristo — è istantanea e spontanea. Paolo lo riconosce quando dice che dobbiamo compire «la nostra salvezza» (Filippesi 2:12), e Mary Baker Eddy lo ribadisce affermando che è nostro compito «trovare la soluzione», proprio come faremmo in matematica (Scienza e Salute, p. 3).
Ma Paolo ci assicura anche che Dio lavora con noi; e la Bibbia, gli scritti di Mary Baker Eddy, e tutti i periodici della Scienza Cristiana possono essere i nostri «custodi nell’oscurità» (Scienza e Salute, p. 174). Anche quando la guarigione non è ancora palese, tutte queste pagine e pagine di scritti ci assicurano che sta per avvenire. È impossibile non arrivare inevitabilmente a vedere la bellissima creazione che Dio conosce eternamente e che definisce buona.