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Ciò che serve per guarire

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 19 agosto 2025

Originariamente pubblicato sul numero di gennaio 2025 de The Christian Science Journal


Avete mai avuto la sensazione che vi mancasse qualcosa per guarire? Ebbene, non siete i soli. Ecco un'affermazione eloquente che i practitioner della Scienza Cristiana sentono di frequente: «Per guarire ho solo bisogno di più fede, di una maggiore comprensione spirituale».

La fede e la comprensione sono importanti, tuttavia, secondo la Scopritrice della Scienza Cristiana, Mary Baker Eddy, che ci ha fornito la spiegazione esauriente di come guarire spiritualmente, ci vuole qualcosa in più.

In Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, ella spiega: «La preghiera che riforma il peccatore e sana gl'infermi è una fede assoluta che ogni cosa è possibile a Dio — una comprensione spirituale di Lui, un amore spoglio del sé» (Pag. 1). 

Questa spiegazione della guarigione si basa sugli insegnamenti di Gesù, il quale diceva spesso a coloro che aveva appena guarito che era la loro fede ad averli guariti. Gesù comprendeva meravigliosamente che Dio era l'artefice delle sue opere, ma probabilmente l'aspetto più imponente del suo ministero guaritore è che era mosso dalla compassione, la provava prima che la persona guarisse. Questo fatto è citato numerose volte nei Vangeli, a dimostrazione dell'importanza dell'amore nella guarigione.

Sappiamo tutti cosa s'intende comunemente per amore. È un senso di benessere caldo e soffice che tende a vincere gli aspetti negativi come l'irritazione, la delusione o la frustrazione. Ma questa descrizione dell'amore riesce a cogliere appieno ciò che accadeva quando Gesù guariva o cosa intendesse Mary Baker Eddy per amore «spoglio del sé»?

L'amore è Dio, quindi include tutto ciò che Dio è; riempie tutto lo spazio; è potere; è universale e imparziale; libera, ispira e guarisce; è sia un nome che un verbo. Si potrebbe dire che l'Amore è l'atmosfera, la realtà in cui esistiamo.

L'amore non è semplicemente un pensiero: è un sentimento, una questione di cuore piuttosto che di testa, ed è forse proprio per questo che sia Gesù che Mary Baker Eddy lo consideravano così importante. È perciò strano, pensando a ciò che serve per guarire, che la qualità di un amore «spoglio del sé» sia così poco spesso menzionata. 

Il qualificativo che definisce il tipo di amore che guarisce è estremamente significativo. Il termine usato da Mary Baker Eddy è «spoglio del sé» (nell'originale inglese «unselfed»), e non il termine «altruista/disinteressato» (in inglese: «unselfish»). L'Oxford Dictionary definisce «altruista/disinteressato» come «disposto a porre le necessità e i desideri degli altri prima ancora dei propri». Magnifico, va bene, ma evidentemente non sempre basta per guarire.

In inglese, il prefisso «un-» può avere diversi significati. Uno di questi è «non». Nel nostro caso, «un-selfed» può essere letto «non selfed», quindi «spoglio del sé». «Un-» può anche essere un prefisso di «inversione». Quale sarebbe l'inverso di un falso senso del sé? Essere l'espressione di Dio? E infine «un-» può significare «liberato da» e quindi in questa accezione «unselfed» significherebbe «liberato dal sé».

Parlando di preghiera, capir bene il significato dell’espressione «spoglio del sé» può fare un'enorme differenza nella guarigione. In sostanza, Mary Baker Eddy ci sta dicendo di lasciar fuori dalla preghiera qualsiasi senso del sé. Ciò significa comprendere che non sono i nostri sforzi che guariscono né che ci si debba sentire responsabili della guarigione. Ciò che è richiesto è di abbandonare completamente il senso d'identità mortale. In altre parole, bisogna spogliare il pensiero di qualsiasi cognizione di sforzo personale.

Cosa comporta questo? Ci pone completamente nel ruolo di osservatori dell'opera di Dio e di riflesso di tale opera. Siamo testimoni di ciò che Dio sa in qualsiasi situazione. Se comprendiamo che questo è lo scopo della preghiera, non saremo più tentati di aggiustare qualcosa che non va, ma vedremo piuttosto che l'onnipotenza di Dio ha già escluso ogni male e che la Sua creazione è già completamente buona.

Quale Fondatrice della Scienza Cristiana, Mary Baker Eddy mise in pratica la sua scoperta delle leggi divine che governano l'universo. Fu una guaritrice straordinaria. Secondo il ricordo di un suo studente, mentre spiegava come guarire istantaneamente, ella asserì: «Vi dirò il modo di farlo. È amare! Vivete semplicemente l'amore, siate l'amore, amate, amate, amate. Non conosciate nient'altro che l'amore. Siate tutto l'amore. Non c'è nient'altro. Questo compirà l'opera. Guarirà qualsiasi cosa; risusciterà i morti. Non siate nient'altro che l'amore» (We Knew Mary Baker Eddy, Expanded Edition, Vol. 1, pagg. 296-297 [Abbiamo conosciuto Mary Baker Eddy, Edizione ampliata]).

L'atto di spogliare del sé il proprio amore elimina ogni senso di separazione. Così non percepiamo Dio come se noi fossimo qui e Lui fosse lassù. Ci troviamo «nello Spirito», come dice San Giovanni, e diventiamo consapevoli di tutto il bene, della completa armonia, della chiarezza incontaminata.

Come facciamo a sapere se un qualche senso del sé si sta frapponendo fra noi e la guarigione? Un esempio è quando temiamo che la nostra preghiera non funzioni, o se ci riteniamo responsabili di aver compiuto o meno un buon lavoro.

Che possiamo fare allora? Tranquillizzarci, zittire le «chiacchiere» che ci fanno temere di fallire e ascoltare Dio.

Quando eliminiamo ogni senso del sé dalla nostra preghiera, tutto ciò che rimane è l'Amor divino e la sua espressione. È il Tutto, l'unico, il reale. Ne consegue che acquisiamo la consapevolezza che l'Amore riempie tutto lo spazio, compreso proprio quel punto in cui sembrava esserci un problema. Spesso è questo il momento in cui si verifica la guarigione.

Una volta mia sorella fu internata in un ospedale psichiatrico, dove dal momento del ricovero non pronunciò più una parola. Volevo andare a trovarla, ma mi dissero che era inutile visto che era praticamente catatonica.

Mentre pregavo per questo, mi venne in mente la seguente domanda di Gesù: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento?» (Matteo 11:7), e quello che scrisse Mary Baker Eddy: «Che cosa siete andati a vedere? Una persona o un Principio?» (The First Church of Christ, Scientist, and Miscellany, pag. 117).

Questa fu la mia risposta. Realizzai che non stavo andando a trovare una sorella con un disturbo mentale. Poiché Dio è Amore, non si poteva trovare nient'altro che l'Amore. Non ero io a doverle essere d'aiuto andandola a trovare, ma era l'Amore che mi avrebbe mostrato ciò che è vero.

Quando l'infermiera mi accompagnò da mia sorella, si scusò e mi disse che non c'erano stati cambiamenti. La porta era chiusa a chiave e aveva una finestrella attraverso cui la potei vedere dall'altra parte della stanza, vicino alla finestra, che guardava fuori. L'infermiera aprì la porta e mi lasciò entrare.

Mia sorella si voltò, mi vide ed esclamò: «Debbin (mi chiamava così), sono così felice di vederti!» Avemmo poi una conversazione perfettamente normale. Due giorni dopo fu dimessa, con il referto di «improvvisa e inspiegabile remissione dei sintomi» sulla cartella clinica.

Non fu una sorpresa per me. Era Dio che era Dio, l'Amore che era l'Amore e avevo avuto il privilegio di esserne testimone. Non avevo cercato di guarire mia sorella; mi ero solo sforzata di vedere l'Amore nella sua espressione. E naturalmente fu così, come sempre è.

Per me questo è un esempio di quanto sia importante per la guarigione questo terzo elemento, l'amore spoglio del sé. Certo, la fede e la comprensione spirituale sono necessarie, ma l'amore spoglio del sé eleva i nostri sforzi da limitati e circoscritti tentativi al veder regnare il bene nella consapevolezza dell'infinito e sempre presente Amor divino. Non si tratta di dichiarare la verità, ma di testimoniare la Verità; non si tratta di cercare di amare il prossimo e nemmeno di amare Dio, ma di essere nell'Amore, conoscere solo l'Amore, perché l'Amore è veramente Tutto.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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