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«Credi tu questo?»

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 15 ottobre 2025

Editoriale originariamente pubblicato sul numero del 20 luglio 1946 del Christian Science Sentinel


Questa è la domanda cruciale che Cristo Gesù fece a Marta mentre lei gli era davanti, avvolta dal dolore per la morte del fratello. Gesù le aveva assicurato che suo fratello sarebbe risorto. Marta però, che era d'accordo ma stava ragionando in termini di vita nella materia, rimandava quella risurrezione a un misterioso momento futuro chiamato "l'ultimo giorno". «Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, anche se fosse morto, vivrà. E chiunque vive e crede in me, non morrà mai in eterno. Credi tu questo?"» (Giovanni 11:25-26)

In Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, Mary Baker Eddy ci dà la seguente definizione scientifica: «CREDERE. Fermezza e costanza; non una fede vacillante o cieca, ma la percezione della Verità spirituale» (pag. 582). Nello stesso libro di testo ci informa che le parole originali greche ed ebraiche tradotte con "credere" hanno più specificatamente il significato di "fermezza e costanza", e questo è l'esatto contrario del significato generalmente accettato di "fede senza comprensione”,  indicato anche nel proseguimento della definizione sopracitata con: «Pensieri mortali, illusione».

Se ci focalizziamo sul vero significato di "credere", questo termine assumerà un'importanza sempre maggiore perché è congiunta alla comprensione spirituale, alla risolutezza, all'affidabilità e alla piena fiducia nella Verità. Ci si renderà conto allora di quanto sia necessario andare oltre la semplice credenza nella sua accezione ordinaria, se si vuole dimostrare la libertà e la gioia della presente risurrezione.

Ancora in Scienza e Salute Mary Baker Eddy scrive: «Gesù disse in sostanza: "Chiunque... crede in me non vedrà la morte”. Ciò significa che colui che percepisce la vera idea della Vita perde la sua credenza nella morte. Colui che ha la vera idea del bene perde tutto il senso del male, e di conseguenza ha libero accesso alle realtà imperiture dello Spirito» (pagg. 324-325). C'è chi forse ha pensieri sepolti nelle false credenze della malattia e dell'infermità? O chi magari sta mentalmente davanti alla tomba di una persona cara, trafitto dal dolore della separazione, che spera e che crede in un futuro giorno di risurrezione? Ascoltate le tenere parole del Cristo vivente sempre presente e scoprirete che in questo momento la vostra coscienza «ha libero accesso alle realtà imperiture dello Spirito». Sicuramente questa è la vera risurrezione di cui Gesù parlava ai suoi amici: «Io [il Cristo, Verità] sono la risurrezione e la vita».

Allora restiamo saldi e fermi nel credere, comprendendo la grande verità dell'uomo come espressione della Vita eterna. Egli è incapace di distruzione, peccato, malattia o morte, che sono delle falsità fondate sulla materialità e sono sconosciute all'uomo così come sono sconosciute a Dio. L'uomo mai è stato e mai potrà essere meno dell'espressione sempre presente, libera, completa e immortale dello Spirito. Eleviamo il nostro concetto di uomo dalla tomba della materialità alla presenza vivente dell'Amore e al riflesso dell'Amore. Liberiamo colui che amiamo dalle vesti funebri della materialità e lasciamolo andare. Allora lo ritroveremo nell'onnipresenza, vicino a noi com'è vicina la Mente, sostanziale com'è sostanziale lo Spirito, a noi caro com'è caro l'Amore, inseparabilmente uno nello Spirito e nella Verità. La Vita è spirituale ed eterna, sempre presente nella sua manifestazione. «Credi tu questo?»

Forse a qualcuno la vita può sembrare sepolta in una credenza di frustrazione, di incompetenza o di privazione, che sia mancanza di bellezza, di compagnia o di una vita di successo. Lasciate che creda, che rimanga saldo in Cristo, nella Verità e che percepisca «la vera idea del bene», trovando così la risurrezione dalla credenza che il bene, quale che sia, possa trovarsi nella materia. Imparerà che l'unico scopo degno e appagante della vita è di esprimere Dio, la Mente divina. Lasciate che creda e che accetti come proprie l'intelligenza, l'integrità, l'operosità, il servizio disinteressato, la fiducia nel bene e il coraggio impavido. Queste qualità, governate dalla saggezza divina, lo salvano da ogni senso di incompetenza e fallimento e gli assicurano il successo. L'uomo che esprime la Mente nelle sue qualità divine non conosce né frustrazione, né fallimento nelle faccende della vita. Attraverso il Cristo, Verità, chiunque si può elevare al compimento di tutte le vere aspirazioni e degli alti scopi. «Credi tu questo?»

Si matura un vero senso di abbondanza, di bellezza, di compagnia quando si fa risorgere il concetto che ne abbiamo dalla tomba del senso materiale, dove sembrano essere sepolti, alla libertà, alla freschezza, alla purezza e alla gioia dello Spirito. Si trovano così l'abbondanza e la compagnia da sempre esistenti nell'Amore e nelle sue idee divine, che da sole appagano. Man mano che si perde «ogni senso del male», la «vera idea del bene» arricchisce la nostra vita con la dolcezza della vera compagnia, la bellezza dell'ambiente circostante e un'abbondanza che non è precaria. Si è così circondati dalla leggiadria dell'Amore, arricchiti dai piaceri dell'Anima e ci si sente appagati. «Credi tu in questo?».

In Miscellaneous Writings, nell'analizzare cosa significhi credere, Mary Baker Eddy spiega innanzitutto cosa non significhi per poi affermare: «Ma credere significa comprendere a tal punto la bellezza della santità, il carattere e la divinità che Gesù dimostrò con il suo potere di guarire e di salvare, che ci spingerà a seguire entrambi come modello; in altre parole: "abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù (Filippesi 2:5)”» (pag. 197). L'attività di questa Mente si rivela nella promessa di Cristo Gesù data mediante il suo amato discepolo Giovanni: «E Dio [la Mente] asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più; e non vi sarà più cordoglio né grido né fatica, perché le cose di prima son passate» (Apocalisse 21:4). Questa promessa si adempie in tutta la sua gloria quando accogliamo la Mente del Cristo nella coscienza e viviamo il suo potere di risurrezione. «Credi tu questo?»

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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