Distogliete il vostro sguardo dal corpo e rivolgetelo alla Verità e all'Amore, il Principio di tutta la felicità, armonia e immortalità. Mantenete il pensiero ben fermo su ciò che è permanente, buono e vero, e tutto questo si manifesterà nella vostra esperienza nella proporzione in cui occuperà i vostri pensieri.
Mary Baker Eddy, Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 261
Il NATALE del 1989 fu molto speciale. Ero andato con mia moglie a Berlino, in Germania, per andare a trovare la mia famiglia, ma anche per assistere a un evento storico: la caduta del Muro di Berlino, che aveva appena iniziato a venir giù. Eravamo in piedi a guardare sotto la Porta di Brandeburgo i poliziotti che salutavano con la mano con fare amichevole i tedeschi dell'Est che passavano attraverso un'apertura nel muro, accolti a braccia aperte dalla parte opposta.
I tedeschi occidentali si stavano a loro volta riversando nell'altra parte della loro città attraverso un'altra apertura per vederla o per andare a trovare degli amici. Ci trovavamo in un'area in cui per 28 anni era stata ammessa soltanto la polizia. Ora, tra le lacrime di gioia, eravamo testimoni di una massa vorticosa di persone che proveniva da tutto il mondo per vivere insieme questo evento epocale.
Stava davvero succedendo tutto ciò? Dopo tutti quegli anni? Difficile a credersi.
Ma perché questi eventi ci paiono così incredibili? Forse perché abbiamo accettato l'inevitabilità dello status quo? Ero venuto spesso nella mia città natale e a volte avevo accettato quel muro come parte della scenografia di Berlino. C'erano però state anche delle volte in cui avevo attraversato il Checkpoint Charlie per andare a trovare e incoraggiare gli Scientisti Cristiani della parte orientale, ai quali non era permesso tenere i culti della chiesa. Quelle visite costituirono dei moniti energici a non accettare la permanenza di quel muro che, per me, simboleggiava soltanto la totale bancarotta del materialismo. Assieme ai miei amici della Germania dell'Est, eravamo soliti ricordarci che c'è sempre un potere - la supremazia e l'efficacia della preghiera - per sfidare qualsiasi forma di dispotismo.
Ci possono essere delle situazioni intollerabili come un dolore cronico, un calo della vista o una patologia cosiddetta incurabile, che accettiamo come un verdetto irreversibile, delle afflizioni che abbiamo imparato ad accettare e con cui ci sentiamo costretti a convivere. Molte di esse le consideriamo inevitabili, come fosse una legge, quando in realtà di legge non ce n'è proprio nessuna. Per secoli si è accettato il fatto che il sole e i pianeti ruotassero intorno alla Terra come un dato di fatto, eppure si è dimostrata soltanto una falsa credenza.
Gesù non accettava mai come inevitabili, o come un dato di fatto, il dolore e la sofferenza. Ribaltava e guariva queste ingiuste afflizioni facendo appello alla legge superiore di Dio. Sapeva che la legge di Dio era buona e in atto proprio dove e quando il mondo stabiliva l'inevitabilità delle condizioni negative.
La Scienza Cristiana segue l'esempio di Gesù nel trattare le disarmonie e le sofferenze del corpo. Questo passaggio, tratto dal libro di testo della Scienza Cristiana scritto da Mary Baker Eddy, esorta specificamente il guaritore a ribellarsi all'ingiustizia del dolore con lo stesso metodo di guarigione praticato da Gesù: «Bandite la credenza di poter tenere dentro di voi sia pure un solo dolore che non possa venire espulso dal potere della Mente, e in questo modo potrete impedire che il dolore si sviluppi nel corpo. Nessuna legge di Dio impedisce questo risultato» (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 391).
Uno dei motivi per cui amo presentare la Scienza Cristiana è che ha avuto così tante volte nella mia vita una funzione liberatrice. Ecco un esempio di parecchi anni fa. Stavo sollevando un carico molto pesante in modo maldestro, quando sentii qualcosa che cedeva o si lacerava nella zona dell'inguine. Era estremamente doloroso e subito percepii una sporgenza in quella zona. Basandomi su quello che avevo sentito dire molte volte su questo tipo di disturbo, arrivai alla conclusione che si trattava di un'ernia. Ben presto si ingrandì, limitando così le mie attività, e dovevo fare attenzione a come mi muovevo e a cosa trasportavo.
Ero padre di famiglia con quattro figli piccoli che non sembrava s'accorgessero che c'era qualcosa di sbagliato in me. Credo di aver mascherato bene la cosa. Eravamo una famiglia attiva e non permisi a questa patologia di rallentarmi troppo, anche se a volte il dolore era talmente forte da immobilizzarmi quasi completamente. Questa situazione si protrasse per oltre vent'anni.
Non andai mai dal medico per questo problema. Mi aspettavo una prognosi medica secondo cui avrei risolto il problema soltanto con un'operazione, ma non accettai mai questo verdetto. Nonostante il tempo trascorso, sapevo di potermi aspettare la guarigione con la preghiera. Non si trattava di fare il martire o di resistere. Ero guarito molte volte grazie alla preghiera e sapevo che la guarigione spirituale non solo era stata affidabile, ma che mi aveva fatto sempre crescere nella comprensione di Dio e della Sua realtà, rendendomi più forte e più resiliente. Il mio vero obiettivo era di elevare ulteriormente, nel corso degli anni, la mia comprensione.
Ci furono momenti in cui sentivo che le mie preghiere erano più ispirate che in altri. Questa situazione si trascinò e a volte mi limitavo semplicemente a sopportarla: mi accorgevo che mi stavo impigrendo nei miei sforzi di pregare e che stavo accettando quella patologia come se oramai fosse parte di me. La vedevo come se fosse "mia" e dovevo in qualche maniera farci sempre i conti. Ma poi mi ricordavo che la mia totale ragion d'essere era di esprimere Dio e la Sua perfezione. Sapevo che Dio mi vedeva a Sua immagine e somiglianza, perfetto.
In Scienza e Salute, Mary Baker Eddy adotta un’espressione interessante che, nel corso degli anni, si è rivelata molto utile per le mie preghiere: la “maggioranza delle opinioni". Il brano in cui compare descrive come morì una persona che aveva ingerito per sbaglio un veleno. Ci spiega che la persona morì perché la maggioranza dei mortali crede che se si beve un veleno di quel tipo la morte è inevitabile. La descrizione della scena indica che i presenti, coloro che si stavano prendendo cura di lui, pensavano sinceramente che se la sarebbe cavata. Invece morì. Perché? Perché la stragrande maggioranza dell'umanità era convinta che bere qualcosa che contiene una sostanza chimica così velenosa porti alla morte (vedi pagg. 177-178).
Mi chiesi allora il motivo per cui l'autrice avesse innanzitutto sollevato tale questione che, di certo, non era per spaventare i lettori così da invitarli a fare più attenzione a quello che bevono. La sollevò per metterci in guardia dall'influenza della "maggioranza delle opinioni". In un certo senso chiedeva ai lettori: «A chi o cosa permetterete di governare la vostra vita? A Dio o alle convinzioni della maggioranza degli uomini?
Ci riflettei a lungo. In verità non è mai stato un dato di fatto che certe patologie dolorose, come quella che mi stava affliggendo, dovessero essere eliminate solo con un intervento chirurgico. Era semplicemente la stragrande maggioranza della società a credere che fosse così, inevitabile. Così contestai la maggioranza delle opinioni come illegittime e dichiarai ripetutamente che Dio era tutto ciò che causava la mia vita. Dio aveva determinato la mia identità e senza consultare un manipolo di mortali per vedere se la maggioranza di loro era d'accordo con Lui. Non quello che la maggioranza dei mortali credeva, ma quello che Dio conosceva, definiva la mia identità. E Dio ci conosce unicamente per essere la Sua creazione perfetta.
Per aiutarmi a rompere il mesmerismo della convinzione di milioni di persone che questa fosse una patologia incurabile e il dolore inevitabile, chiesi a un mio buon amico, anche lui practitioner della Scienza Cristiana, di pregare con me per aiutarmi a rafforzare ulteriormente la mia convinzione che questa afflizione era illegittima e priva di sostanza. In brevissimo tempo guarii completamente. Mentre negli anni la protrusione veniva e se ne andava per poi ritornare nuovamente, questa volta svanì naturalmente e non riapparse. Il dolore cronico era scomparso definitivamente. Mi accorsi, giusto alcuni giorni dopo aver pregato con il practitioner, che entrambi erano spariti. La guarigione fu definitiva e negli anni seguenti il problema non s'è mai più presentato. Potevo sollevare oggetti e svolgere qualsiasi tipo di attività gravosa senza alcuna difficoltà.
Ora non credo che tutti quegli anni di preghiera che hanno preceduto questa guarigione siano stati sprecati. Le preghiere del practitioner hanno contribuito a portarli a compimento. Tutte le mie preghiere di quegli anni stavano abbattendo un muro di false credenze secondo le quali questa patologia materiale sarebbe stata più potente del fatto spirituale della mia perfezione. C'erano molte convinzioni o opinioni maggioritarie da affrontare; per esempio, l'incurabilità di un infortunio e l'inevitabilità del dolore, così come la convinzione che questa afflizione avesse preso il sopravvento perché si stava protraendo da troppo tempo. Ma ho imparato che quando si parla di guarigione il tempo è irrilevante. Dio non conosce un continuum temporale e nella Sua realtà non esiste un passato accusatorio o un futuro minaccioso, ma solo il Suo eterno adesso. In ultima analisi, ciò che contava era quello che Dio sapeva essere vero su di me in ogni momento. E Dio non aveva dovuto consultare ciò che avevo accumulato nel mio passato per determinare il mio stato.
Uno dei pensieri, a cui rimasi sempre fedele nelle mie preghiere, era che il mio vero stato, spirituale e perfetto, era continuo e non poteva mai essere interrotto. Non c'era alcuna rottura in quella realtà divina. Scienza e Salute parla, a pagina 494, della «realtà ininterrotta dell'essere scientifico». Questo vale per ciascuno di noi, adesso e per sempre.
Mentre guardavo quella scena alla Porta di Brandeburgo, a scandire tutte le voci esultanti c'era un continuo clank, clank, clank di martelli che scalfivano il muro, mentre centinaia di cacciatori di ricordi cercavano di staccare un pezzo di quel muro sul versante occidentale. Credo mi sia utile chiedermi con quanta costanza continuo a “martellare" in preghiera i tanti muri mentali di dolore e prigionia che tutti noi ci troviamo continuamente ad affrontare. Quando cadde il muro di Berlino, sembrò una cosa improvvisa, ma non fu però il risultato di uno o due giorni. Anni di preghiere e proteste avevano messo in discussione l'ingiustizia che esso rappresentava e tutte quelle preghiere avevano costituito una forza irresistibile che alla fine portarono alla caduta della divisione e delle restrizioni.
Non dobbiamo accettare il dolore cronico e la sofferenza, la discordia e l'ingiustizia. Non sono decretati da Dio e non si accordano con la Sua legge di libertà. L'unica cosa inevitabile è la perfezione di Dio e della Sua creazione.
Credo mi sia utile chiedermi con quanta costanza continuo a “martellare” in preghiera i tanti muri mentali di dolore e prigionia che tutti noi ci troviamo continuamente ad affrontare.