Il mondo aveva appena tirato un sospiro di sollievo per la riunificazione pacifica della Germania e la liberazione politica di alcune parti dell’Europa orientale, quando un’altra polveriera esplose in Medio Oriente. I conflitti armati continuano a divampare nel mondo, alcuni dei quali covano a lungo prima di esplodere.
È dunque possibile raggiungere una pace permanente? E noi, tu ed io, possiamo fare qualcosa per aiutare l’umanità a trovarla? In verità, il raggiungimento della pace universale deve includere ciascuno di noi. Non dovremmo mai sottovalutare l’effetto dei nostri pensieri e delle nostre azioni buone. Soprattutto, possiamo pregare. Esiste un modo di pregare che può fare davvero la differenza.
Paolo definì la pace un “frutto dello Spirito”. Scrisse ai Galati: “…il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo. Contro tali cose non vi è legge” (Galati 5:22). Qui Paolo usa “Spirito” in riferimento a Dio. È un termine usato comunemente nelle Scritture per indicare l’Essere Supremo, un nome che ci rivela molto della natura divina. Lo Spirito non può mai essere confinato in una forma finita, materiale. Lo Spirito incorporeo dev’essere illimitato, indistruttibile, permanente ed eterno.
Secondo la stessa logica per cui il simile genera il simile, tutto ciò che Dio crea deve essere parte della Sua natura infinita. Una tale conclusione, tuttavia, richiede che si vada oltre le apparenze materiali e i limiti della carne, per scoprire un nuovo modo di identificare noi stessi e gli altri. Quando la Bibbia ci invita a rivestirci “dell’uomo nuovo”, ci indica la nostra vera natura, fatta a somiglianza dello Spirito. Le qualità dello Spirito di cui Paolo parla — “amore, gioia, pace” — sono necessariamente spirituali, indistruttibili, eterne. Esse sono in Dio e da Dio, e sono parte dell’identità che Dio ci ha donato. “Contro tali cose non vi è legge”, nessuna legge di distruzione.
Infatti se la pace è una qualità di Dio naturale per l’uomo, non è logico pensare che una comprensione più profonda di Dio e della Sua creazione ci condurrà alla pace? Un amico di Giobbe gli disse: “Riconciliati dunque con Dio ed avrai pace” (Giobbe 22:21). Per comprendere più pienamente la natura della pace permanente di Dio, e per manifestarla di più “in terra, come in cielo”, dobbiamo seguire l’esempio di vita di Cristo Gesù e non riconoscere alcun altro potere o presenza all’infuori dell’unico Dio.
Lo Spirito infinito non può lasciare spazio a un opposto. L’idea comune secondo cui ogni cosa deve avere un opposto — che non si possa avere il bene senza il male, l’amore senza l’odio o la pace senza la guerra — dev’essere infine sostituita dalla ferma convinzione della supremazia infinita di Dio. La vera pace non è semplicemente una condizione materiale o politica intesa come assenza di guerra, più di quanto la luce non sia semplicemente assenza di oscurità. Agli occhi di Dio, la pace è la condizione spirituale permanente di tutto ciò che Egli crea. Poiché la disarmonia e la guerra non rappresentano fedelmente la bontà di Dio, il Cristo, la vera idea di Dio che Gesù visse in modo supremo, ci mostra come possiamo annullarne i dannosi effetti.
Questa possibilità non è fantasia; è realismo cristiano, come ebbe modo di scoprire un mio amico. Durante la Seconda guerra mondiale rimase ferito quando la sua nave venne silurata. La forza dell’esplosione gli fece perdere i sensi. Quando riprese conoscenza, giaceva sul ponte con una gamba ferita così gravemente che gli era impossibile muoversi. Quella notte, sulla nave in fiamme e in procinto di affondare, la morte sembrava imminente. Proprio mentre la nave cominciava a inabissarsi, egli affermò ad alta voce: “Dio è presente”.
Quando le prime onde lambirono il ponte mentre la nave affondava, un membro dell’equipaggio lo sollevò e lo portò sull’unica scialuppa ancora utilizzabile. Il mio amico ringraziò Dio per questa evidenza del Suo amore e della Sua presenza, ma dovette poi rimanere per molte ore sul fondo di una scialuppa colma d’acqua. Si aggrappò alla consapevolezza dell’onnipresenza di Dio. Finalmente, quattordici ore dopo l’infortunio, fu portato in un ospedale militare, dove tre medici concordarono che la gamba andava amputata.
In quanto studioso della Scienza Cristiana, il mio amico aveva imparato a non accettare le apparenze fisiche come verdetti finali. Aveva appreso che una preghiera profonda e consacrata, basata sulla comprensione di Dio in quanto Spirito infinito, può ribaltare con successo tali verdetti. Contattò un practitioner della Scienza Cristiana che lo aiutasse in preghiera, e questi iniziò subito a pregare per lui. In quel momento non stava prendendo alcun farmaco e si rifiutò fermamente di acconsentire all’amputazione.
Circa dieci settimane dopo fu dimesso dall’ospedale. Tuttavia, a causa della posizione dell’anca, una gamba risultava più corta dell’altra di circa tredici centimetri. La diagnosi medica era che nulla più si potesse fare, e gli fu concessa una pensione per veterani invalidi. Camminare era estremamente difficile. Tuttavia continuò a pregare con l’aiuto del practitioner aspettandosi con fiducia una guarigione completa.
Alla luce della prognosi medica, come potevano essere così fiduciosi? Le loro preghiere erano colme della comprensione della perfezione presente di Dio e della Sua creazione spirituale, incluso l’uomo. Una tale preghiera penetra profondamente nella realtà spirituale. Non è un modo di pensare illusorio né una forma di controllo mentale sulla materia. La preghiera nella Scienza Cristiana rappresenta una comprensione crescente dello Spirito e della natura spirituale della creazione. Essa è dunque verificabile e affidabile, basata su un presupposto logico e comprensibile che conduce a risultati osservabili. Mary Baker Eddy scrive nella sua opera principale, Scienza e Salute con Chiave delle Scritture: “È la nostra ignoranza riguardo a Dio, il Principio divino, che produce la discordanza apparente, e la giusta comprensione di Dio ristabilisce l’armonia” (pag. 390).
Soprattutto, la guarigione nella Scienza Cristiana richiede una profonda rigenerazione spirituale, un cambiamento fondamentale di pensiero e di atteggiamento. Dopo tutto quello che aveva passato, il mio amico era molto risentito. Perché avrebbe dovuto subire le conseguenze di una guerra che nemmeno aveva voluto? Continuava a ripetersi che, se non fosse stato per la guerra, non si sarebbe trovato su una nave silurata e non sarebbe rimasto ferito.
Questo ragionamento continuò per mesi. Poi, durante un incontro con il practitioner, menzionò il proprio risentimento. Il practitioner fu rapido nel fargli notare l’errore di tale atteggiamento. Gli disse che la pace era una qualità permanente di Dio, che non poteva mai essere messa in discussione né interrotta. La guerra o l’incidente non erano la volontà di Dio per l’uomo.
Il mio amico cominciò quindi a comprendere la propria situazione sotto una prospettiva più spirituale. Nell’infinita presenza di Dio, non c’era mai stata una guerra a causare un incidente. Questa conclusione potrebbe sembrare, a prima vista, sorprendente. Ma il mio amico si rese conto che non poteva esservi alcun effetto reale se non esisteva alcuna causa supportata da Dio. Su questa base, poté dimostrare che né la guerra né l’incidente avevano veramente toccato la creazione di Dio.
Fin dall’inizio, il mio amico aveva affermato la propria completezza in quanto immagine di Dio. Ma poi, inconsapevolmente, aveva annullato le proprie preghiere perché continuava a rimuginare sulla guerra e sull’incidente trattandoli come realtà permesse da Dio. Ora comprendeva che né la ferita fisica né la guerra erano mai state vere agli occhi di Dio.
Quel pensiero radicale costituì la svolta. Le sue preghiere presero una nuova direzione. Da quel momento in poi, la guarigione procedette rapidamente. Ben presto la lunghezza della gamba tornò completamente normale. Egli fu in grado di camminare normalmente, senza dolore né impedimenti. In seguito, quando il suo lavoro richiese una visita medica, il medico, apparentemente colpito da quanto bene si fosse ristabilita la gamba, gli chiese quale chirurgo esperto l’avesse curata. La pensione per disabilità fu immediatamente revocata.
Naturalmente, la sua famiglia e i suoi amici furono entusiasti, non solo perché era tornato a camminare normalmente, ma per ciò che quella guarigione aveva dimostrato: la natura transitoria della guerra e quella permanente della pace.
La preghiera fondata sulla comprensione della natura divina e della permanenza spirituale della pace fornisce l’anello mancante nelle nostre costanti preghiere per il mondo. Questo tipo di pace, una pace cristica, non è irraggiungibile. Esistono molti casi in cui la preghiera ha risolto conflitti e ristabilito l’armonia in situazioni personali come collettive. Ma possiamo fare molto di più. Possiamo cominciare a comprendere che la guerra e il conflitto non hanno alcuna legittimità nell’universo di Dio. Man mano che ciascuno di noi diventa più consapevole della natura infinita dello Spirito, i nostri pensieri e le nostre azioni esprimono sempre più la pace del Cristo; e ciò che tu ed io pensiamo e facciamo contribuirà in modo significativo a migliorare l’atmosfera mentale del mondo, portando pace all’umanità.