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La rilevanza delle verità bibliche

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 17 luglio 2025

Originariamente pubblicato sul numero dell’aprile 1986 de The Christian Science Journal


La Scienza Cristiana mostra che, poiché ogni racconto biblico presenta la Parola di Dio in azione, ciascuna storia è applicabile al di là del suo contesto storico originale e in qualsiasi momento. Interpretati secondo la Mente divina, Dio, i singoli versetti biblici raggiungono i più diversi stati del pensiero umano, illuminati e meno illuminati. Il fascino di questi versetti non è limitato a un’epoca particolare più di quanto l’arte possa essere confinata a un determinato secolo. Pertanto, chiunque, in qualsiasi momento, può trovare descritto in qualche punto della Bibbia uno stato di coscienza vicino al proprio.

Chi studia la Bibbia con attenzione, ne scoprirà il significato attraverso la preghiera in modo ispirato e istruttivo. Il suo messaggio è una lampada al nostro piede (vedi Salmi 119:105), che illumina la coscienza e ci mette in guardia sulle potenziali insidie lungo il cammino del progresso spirituale. Sebbene i testi delle Scritture siano rimasti invariati nel tempo, la ricchezza e la profondità della loro applicazione ai bisogni dell’umanità possono sempre essere approfondite in modo nuovo. Poiché in ogni momento esprimiamo — almeno in una certa misura — uno stato di pensiero nuovo, possiamo comprendere ogni versetto in modo diverso e più profondo ogni volta che lo studiamo.

Per esempio, nel Secondo Libro dei Re si narra che il profeta Eliseo si recò a Ghilgal durante una carestia. Chiese al suo servitore di preparare un pasto per i suoi discepoli, e uno di loro raccolse delle zucche selvatiche inconsapevole del fatto che fossero velenose. Queste furono poi sminuzzate e messe nel calderone, e quando gli uomini mangiarono la zuppa così ottenuta, si sentirono male e chiesero aiuto a Eliseo. Il profeta fece qualcosa di significativo. Rimanendo calmo davanti alla paura della morte dei suoi discepoli, chiese della farina e la gettò nella pentola. L’ effetto apparentemente velenoso della pietanza svanì, “e non c’era più nulla di cattivo nella pentola” (II Re 4:41).

Quali applicazioni pratiche e quali ispirazioni potrebbe offrirci questa storia oggi?  Nel versetto iniziale leggiamo che “c’era una carestia nella terra” (II Re 4:38, secondo la versione King James). Nella Bibbia si trovano molti riferimenti alla terra, e spesso possiamo comprenderne meglio il senso cogliendone il significato figurato di coscienza umana. Vi sono forse segni di scarsità o una vera e propria carestia nella nostra coscienza? Tale carestia potrebbe essere rappresentata da una mancanza di gioia e soddisfazione, o dall’assenza di pace, che si manifesta in preoccupazione, fretta, rabbia e irritazione. O ancora, dall’assenza di notizie di una persona cara o dalla mancanza di amicizia o di lavoro che possono causare turbamento. Proprio come l’allievo del profeta era uscito nei campi a raccogliere erbe per saziare la fame, così potremmo aver fatto anche noi.

In effetti la terra — la coscienza umana — è coloratissima con le sue molteplici offerte di bene e di male. Ad esempio, ci siamo forse inconsapevolmente rivolti a teorie psicologiche per superare l’argomentazione di una mancanza di autostima (manifestata in depressione e scoraggiamento), senza accorgerci che, poiché tali teorie derivano dal pensiero umano e non  da quello divino, non provengono da Dio? Oppure abbiamo forse “assaggiato” delle teorie mediche nel tentativo di liberarci da uno stato di salute deteriorato? O siamo stati forse tentati dalle zucche velenose chiamate gioco d’azzardo e lotterie, pensando che potessero aiutarci a superare situazioni croniche di povertà?

Dopo aver ingerito tale nutrimento dannoso, alias le false teorie, come i discepoli di Eliseo potremmo aver gridato: “C’è la morte nella pentola” (II Re 4:40). Non possiamo certo trovare la vita eterna o la libertà illimitata in dottrine create dall’uomo, per quanto bene intenzionate siano. Perché no? Perché tali conclusioni mortali presuppongono la materialità e la mortalità dell’uomo e dell’universo.

Le teorie umane che vanamente perseguiamo per sfuggire alla schiavitù della malattia, della paura, del bisogno, dell'invidia, dell'illusione e della lussuria sono tutte, senza eccezioni, basate sulla testimonianza dei sensi corporei – quella testimonianza che già in partenza afferma che siamo esseri corporei soggetti alle cosiddette leggi mortali dell'ereditarietà, del peccato, della malattia e della morte.  Poiché tutte le ipotesi umane accettano in misura maggiore o minore la realtà del male, culminano nella mortalità.

Non importa quanto fisico possa apparire il problema che affrontiamo — che si tratti di dolore, desiderio e passione, o persino della morte stessa – la sfida è sempre una suggestione mentale aggressiva basata sull'affermazione che Dio, il Bene, sia assente e sul presupposto che l'uomo sia fisico e limitato. Abbiamo sempre a che fare, in varia misura, con una visione materialistica, apertamente o tacitamente accettata. Ed è proprio questa visione materialistica che va superata. Mary Baker Eddy afferma: “Le false teorie, il cui nome è legione, dorate di sofismi e di ciò che Gesù non aveva, vale a dire mera erudizione — lettera senza legge, vangelo o dimostrazione — non hanno posto nella Scienza Cristiana. Questa Scienza richiede che l’uomo sia onesto, giusto, puro; che ami il prossimo come se stesso e che ami Dio supremamente” (Miscellaneous Writings, pp. 366-367).

Ciò di cui abbiamo bisogno non è dunque un’ulteriore materializzazione del pensiero attraverso teorie materialistiche, bensì l’esatto opposto, cioè la spiritualizzazione del pensiero. Non si guarisce una visione limitata dell’uomo semplicemente sostituendola con un’altra visione limitata, per quanto essa sia diversa. “Le teorie umane sono ristrette, oppure stravaganti, e sono sempre materialistiche”, afferma Mary Baker Eddy (Ibidem, pag. 64).

È necessaria, invece, una visione ispirata, o corretta, dell’uomo, che secondo la Bibbia rappresenta il culmine della creazione dello Spirito divino. L’uomo non è un essere corporeo che deve obbedire alle leggi dell’alimentazione o subirne le conseguenze, né egli vive in un corpo fisico che reagisce alle sostanze che ingerisce. In quanto idea spirituale di Dio, l’uomo è privo della benché minima cellula di corporeità. L’uomo è l’espressione di Dio, del bene; egli manifesta salute e santità, mai corporeità. Dio è la Mente divina, la coscienza divina; dunque l’uomo, che è l'espressione della coscienza divina, è celestiale, non terrestre. Nella coscienza divina non vi sono false credenze, né possono esservene nell’uomo. In esso non vi è nulla che possa essere distrutto, poiché egli dimora incessantemente nell’onnipresenza della Vita, al sicuro e protetto. La salute o l’integrità non possono mancare, perché provengono da Dio, la fonte della vita. La salute è uno stato mentale divino di coscienza che non può mai deteriorarsi, poiché riflette la Mente divina.

Come Eliseo, anche noi dobbiamo prendere posizione con decisione a favore di una concezione dell'uomo ispirata divinamente. Facendo nostre le verità spirituali riguardo a Dio e all’uomo contenute nella Bibbia e in Scienza e Salute con Chiave delle Scritture di Mary Baker Eddy, scopriamo l’uomo di Dio, l’idea incorporea che tu ed io realmente siamo.

Quando le zucche velenose li fecero star male, i discepoli di Eliseo chiesero aiuto al loro profeta-maestro. Scienza e Salute descrive un profeta come “veggente spirituale; sparizione del senso materiale dinanzi ai fatti coscienti della Verità spirituale” (pag. 593). Qualunque sia la difficoltà, possiamo sempre rivolgerci al senso spirituale o profetico. Il senso spirituale è la comprensione del potere dello Spirito divino, sempre presente nella coscienza umana. Il senso spirituale ci stimola a lavorare con i fatti dell'essere. I fatti spirituali sono fatti eterni, quindi sempre presenti. Sono fondati nello Spirito divino, Verità, e da esso derivano. Esprimono tutto ciò che è vero di Dio, e dunque tutto ciò che è vero anche dell’uomo.

Nel momento in cui accogliamo i fatti spirituali nella nostra coscienza, ci sottoponiamo alla loro opera redentrice e le teorie del senso materiale svaniscono di conseguenza. La coscienza si spiritualizza, nutrita dai fatti dell’essere, i soli che rivelano la pienezza dell’uomo a immagine e somiglianza di Dio.

“Portatemi della farina!” disse il profeta. “La gettò nella pentola, poi disse: Versatene da mangiare alla gente…” (II Re 4:41). Non potrebbe forse la farina rappresentare semplicemente la verità specifica da usare per rimuovere l’errore di credenza dalla coscienza? La farina potrebbe, per esempio, rappresentare la verità dell’onnipotenza di Dio, che spinge a una radicale fiducia in Lui. Oppure, in un’altra situazione, la “farina” potrebbe essere la verità dell’amore perfetto di Dio per tutta la Sua creazione, che apre i nostri cuori alla compassione e al perdono necessari.

Ciò che guarì allora, e ciò che può guarire qualsiasi situazione mortale oggi, è la verità specifica che corrisponde al fatto opposto alla menzogna in questione. E tale verità specifica è una caratteristica del Cristo, il potere redentore e guaritore della Mente divina che distrugge l’errore nella coscienza. Questo potere guaritore, questo Cristo, Verità, che Cristo Gesù incarnò in modo unico, è sempre presente, ed è attivo in misura diversa in ogni coscienza umana. Questo potere del Cristo costringe l’individuo ad abbandonare le teorie e le dottrine materialistiche.

Il minimo impulso ad essere saggi, amorevoli e puri è un'indicazione che Cristo sta risvegliando l'individuo alla consapevolezza che l'armonia può essere raggiunta solo attraverso la cristianizzazione del pensiero e dell'azione. Attraverso questa crescente cristianizzazione, o individualizzazione del potere del Cristo, comprendiamo e cominciamo a dimostrare che Dio è supremo e infinito, e che l’uomo è Sua immagine e somiglianza.

Caro allievo del “profeta”, o del senso profetico, qualunque circostanza o situazione minacciosa tu stia affrontando, usa la tua farina, le idee spirituali che Dio ti fornisce, e vivrai! In verità, come dice San Paolo: “la mente controllata dalla carne è morte, ma la mente controllata dallo Spirito è vita e pace” (Romani 8:6).

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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