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LA VIA INTERMEDIA

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 25 febbraio 2025

Originariamente pubblicato sul numero di agosto 2015 de The Christian Science Journal


Ricordo di aver passato a 12 anni una giornata a scorrazzare in bicicletta con gli amici su dei cumuli di terra vicino a casa. Alla fine, dopo svariate cadute, eravamo tutti sporchi di terra. Uno dei miei amici aveva del sangue finto, che intendeva usare con la sua maschera di Halloween, e decidemmo di spargercelo sul corpo sporco e graffiato. Pensavamo di essere davvero macabri, proprio come gli eroi d'azione dopo una battaglia nei film di Hollywood. 

Ci venne poi un'idea, che avremmo probabilmente dovuto vagliare un po' meglio: pensammo che sarebbe stato assai divertente vedere la reazione delle nostre mamme al vederci così insanguinati. Così aprii la porta di casa e con tono da "oh, povero me" dissi: «Mamma, son caduto dalla bici». Ed eccomi lì, che mi aspettavo strillasse e mi venisse incontro a braccia spalancate, dicendomi singhiozzando: «Ma stai bene?» Beh, mi diede una rapida occhiata e senza esitazione alcuna mi disse pragmaticamente: «Assicurati che la bici sia a posto e vedi poi di darti una bella lavata». 

Che delusione! Mi aveva smascherato del tutto. Speravo in qualcosa di veramente estremo e drammatico e mi trovai invece davanti a una solida ed inamovibile roccia, chiamata mamma.

A volte, ci si sente come se ci fosse un bambino birichino che agisce inosservato dietro le quinte della coscienza umana, tentando di scatenare in noi reazioni estreme: una decisione politica così inopportuna da far inferocire la ragione; una forte rigidità ed arroganza che causano divisione anziché unione nel culto religioso; terremoti e clima con eventi estremi che ci tengono inchiodati ai notiziari per essere al corrente dei danni subiti; oppure, più da vicino, brividi, febbre o un qualcosa di eccessivo o di carente nel corpo che ci convincono che siamo malati. Si direbbe che gran parte del mondo abbia bisogno di quella capacità irremovibile di vedere, come fece mia madre, al di là della drammaticità della situazione per cogliere il bene che tiene sempre tutto sotto controllo.

In un senso più ampio, come insiste la Scienza Cristiana, questo è il vero significato del Cristianesimo: non perdere mai di vista il fatto che la realtà di Dio, il bene, regna supremo. Seguire l'esempio di Gesù significa non perdere di vista la supremazia di Dio, a prescindere dagli sconvolgimenti di cui i sensi materiali cercano di convincerci.

Il Vangelo di Marco ci racconta di quando Gesù era sulla barca coi discepoli nel mezzo di una violenta tempesta (vedi Marco 4:35-41). Era a poppa, assopito su di un cuscino, mentre i discepoli, che avevano tutte le loro buone ragioni per essere terrorizzati, erano in balia della forza estremamente distruttiva della tempesta. Lo svegliarono e in sostanza gli dissero: «Ehi, vieni a vedere quanto è minacciosa la tempesta». Ma Gesù dimostrò la via intermedia: la certezza di sapere che l'armonia di Dio non può essere interrotta. In sostanza, rispose loro: «No, osservate la mia pace e quant'è possibile non perder di vista il bene». Quindi placò la tempesta.

Non sappiamo forse tutti come ci si sente quando questo senso agitato ed estremo della vita cerca di prendere il controllo del nostro pensiero? Sappiamo anche come ci sentiamo quando ci lasciamo abbindolare da tali tsunami emotivi. Inoltre, sappiamo tutti bene cosa si prova dopo aver reagito ed essersi lasciati trasportare dalla mente mortale, pensando in un modo che presuppone l'assenza di Dio. Sappiamo tutti quanto incredibilmente sgraziata sia tale sensazione. Non include alcun senso della semplicità di Dio, nessuna rassicurazione della presenza del bene, nessun dono dell'armonia di quel momento, non si percepisce il Cristo — la vera idea del bene. 

La Scienza Cristiana ci spiega che la natura del pensiero mortale è quella di andare sempre agli estremi. Se ci impegniamo a fare più attenzione, saremo colti molto meno di sorpresa e meno avvezzi a tale inclinazione. Come scrive Mary Baker Eddy: «I concetti umani tendono agli estremi; sono simili all'azione della malattia, che è o un eccesso di azione o una carenza di azione; sono fallibili; non sono né norme, né modelli» (Miscellaneous Writings 1883–1896, pag. 353).

Ella scrisse una volta a una persona: «Non ho mai conosciuto uno studente della Scienza Cristiana che non fosse incline agli estremi, e ci vorrà molto tempo, come appare adesso, prima che gli Scientisti Cristiani se ne accorgano e poi prendano la direzione intermedia che prendo io, che raccomando agli altri e che ho insegnato in classe. Gesù ha insegnato, ed io insegno, che c'è nella mente mortale una forza perpetua che spinge verso l'errore. Sembra che tu non te ne accorga e non creda che è richiesta una vigilanza costante per rendersene conto e per poi essere in grado di eliminarla». 

«Ora, nessuno può prendere la linea temperata di conclusione e azione che è l'unica corretta finché non s'accorgerà di questo e produrrà i frutti dello Spirito, linea che Paolo disse essere quella della 'mansuetudine, temperanza'. Questa fase di crescita avviene quando lo studente diventa come richiesto da Gesù—'siate dunque prudenti come serpenti e inoffensivi come colombe'» (Mary Baker Eddy to William G. Nixon, June 30, 1890, N00034, © The Mary Baker Eddy Collection).

Niente di tutto questo racchiude una mancanza di sensibilità. Il progresso spirituale intensifica il nostro profondo desiderio di amare, accresce la compassione che proviamo per gli altri e intensifica il nostro disprezzo del male. Lo scopo non è certamente una sorta di limbo caratterizzato da insipidità emotiva.

A me sembra, piuttosto, che Mary Baker Eddy stia descrivendo quella posizione mentale che conosce il proprio Redentore; descrive quella postura mentale che sa come finirà la storia, così da non farsi troppo agitare né troppo abbattere dalle false trame della mortalità. È questa via intermedia, questa comprensione della totalità di Dio, che porta la grazia nella nostra vita e di cui abbiamo davvero tanto bisogno in questo nostro mondo. Proprio come mia mamma si era accorta in un nanosecondo che il sangue era finto e che ero perfettamente a posto, Dio conosce sempre la propria totalità e non si fa quindi ingannare dalla bugia che vuole sostenere che ci sia qualcos'altro da conoscere e provare al di fuori del potere del bene.

Gli Scientisti Cristiani devono riconoscere che tali estremi di pensiero appartengono alla mente mortale e non a Dio o alla Sua creazione. Dobbiamo riconoscere la nostra capacità di recedere mentalmente dall'adrenalina della mente mortale e di affermare l'irremovibile presenza guaritrice dell'Amore che è la vera fonte della nostra coscienza. Dobbiamo comprendere la natura, sempre all'opera, del Principio divino, Dio, il bene. Questo è mantenere alla via intermedia.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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