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Come sfuggire al tempo

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 1 marzo 2011

Tradotto da The Christian Science Journal, nov. 2010


Quando i miei figli erano piccoli, lavoravo, studiavo a tempo pieno, ero volontario in un’associazione di genitori e insegnanti e servivo in chiesa. L’unico modo di arrivare in fondo alle mie giornate era incrementare il mio tempo anche di piccoli secondi e usavo il tempo che altri non sfruttavano, come ad esempio svolgere i miei compiti all’una di notte. Mi sembrava di vivere in una morsa. Il mio unico desiderio era di sfuggire al tempo.

Fu proprio allora che cominciai a notare come per secoli le grandi menti abbiano messo in discussione l’esistenza del tempo come lo intendiamo noi. Il dibattito continua ancora oggi come dimostrato da quest’interessante affermazione: «Nonostante l’ipotesi quasi universale da parte dei fisici secondo la quale il tempo è reale, il tempo è un’ esperienza e solo un’ esperienza e se non ci fossero sperimentatori viventi dotati di consapevolezza costante, il tempo non esisterebbe» (Philosophy: An Introduction to the Art of Wondering, James L. Christian, p. 506).

Invece di inquadrare il tempo secondo la sua realtà o irrealtà, la Bibbia offre questa visione ispirata in ciò che sembrerebbe quasi un enigma: «Ciò che è, è già stato prima, e ciò che sarà è già stato, e Dio riconduce ciò ch’è passato» (Eccl. 3:15). Qui il tempo viene descritto come eterno. Al suo arrivo Gesù dimostrò che la comprensione di questo fatto può spezzare la morsa del tempo. Un attimo prima si trovava su una sponda del lago e un attimo dopo sull’altra (vedi Giov. 6:19–21). Mosè ed Elia vissero centinaia di anni prima di Gesù, ma nonostante questo egli li incontrò e parlò loro (vedi Matteo 17:1-3). Quando fu detto a Gesù che il suo amico Lazzaro era in fin di vita a causa di una malattia, non si affrettò a raggiungerlo. Quando poi lo raggiunse, Lazzaro era già morto da quattro giorni, ma nonostante ciò Gesù lo ristabilì prontamente alla vita normale (vedi Giov. 11:1-44).

È chiaro che Cristo Gesù aveva un concetto della vita del tutto diverso da chiunque altro. Non soffriva per le pressioni e lo stress o per la fretta e le ansie causate dal tempo. Sembrava essere in grado di riconfigurarlo, e perfino di sfidarlo. Il suo dominio sul tempo può essere ricondotto fino al suo concepimento.

La maggior parte di noi al giorno d’oggi è concorde sulla teoria che la vita inizia quando lo sperma penetra l’uovo. Ma la vita di Gesù non iniziò in questo modo. Egli nacque dall’immacolata concezione quindi non aveva padre biologico. Dio fu l’unico Padre che Gesù riconobbe ed insegnò che Dio, Spirito, non esiste nella materia. L’Eterno non dimora nel tempo, e neppure l’uomo fatto a Sua immagine e somiglianza. Come progenie dell’Eterno, Gesù non fu mai, neanche per un istante separato dal Suo Progenitore immortale. Attraverso le sue guarigioni, rivelò a coloro ai quali insegnava che anche loro possedevano un’esistenza eterna.

I discepoli di Gesù lo chiamavano «Maestro». Egli provò loro che è possibile dimostrare la vita eterna mentre ci si trova su questo piano umano di esistenza. Ingiunse ai suoi seguaci: «…non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è ne’ cieli» (Matt 23:9). Può sembrare difficile credere che questa ingiunzione sia rivolta anche a noi.

Ma Gesù non equivocò. Egli si rivolse ai suoi allievi di tutti i tempi. Il suo richiamo indica che noi, i suoi seguaci di oggi, possiamo liberarci dalle pressioni del tempo riconoscendo che Dio è il nostro Padre-Madre e che la vita è spirituale ed eterna.

Ma come possiamo accettare ciò che sembra essere un concetto così radicale, quando nulla ci sembra essere più certo del fatto che siamo nati nella materia? Forse c’è dell’altro, al di là di ciò che vediamo con gli occhi. Sicuramente Gesù celava ben più di quello che di lui era visibile.

Egli appariva come fisico, benché la sua identità fosse totalmente spirituale ed eterna. Mary Baker Eddy, scopritrice della Scienza del Cristo, risolve l’apparente paradosso in questo modo: «Il vero e cosciente essere di Gesù non lasciò mai il cielo per la terra. Dimorò per sempre in alto, anche quando i mortali credevano fosse qui» (No e sì, p. 36). Gesù non smise mai di essere eterno per diventare umano. Cristo Gesù potrebbe essere paragonato ad un uomo con doppia cittadinanza. L’identità visibile dell’uomo Gesù era nata nel tempo. Il Cristo, l’identità invisibile di Gesù, non passò mai per i cicli di nascita, crescita e maturità. Il Cristo non ha inizio e non ha fine, ma vive per sempre nell’attimo perpetuo dell’eternità.

L’identità fisica di Gesù non era tutto ciò che costituiva il suo essere uomo, proprio come noi non siamo solo un’identità fisica. Dio creò l’uomo – egli ci generò tutti – maschio e femmina. Dal punto di vista eterno, noi non siamo materiali – siamo spirituali. Noi non siamo mortali, siamo immortali.

L’invisibile Cristo è lo spirito di Dio senza tempo e senza età. Nel confronto finale fra Spirito e materia nella vita di Gesù, la materia ed il tempo si dissolsero al punto che i sensi fisici non poterono più percepirlo. Il Cristo eterno prevalse. Cristo Gesù sfuggì permanentemente al tempo.

Nella sua dimostrazione finale, l’ascensione, Gesù dimostrò che l’uomo, come Dio, non vive nella materia e nel tempo. Non si inchinò davanti al tempo; lo dominò.

Nessuno pretende da un bimbo che esegua dei calcoli quando non ha ancora familiarizzato con le tabelline. E nessuno si aspetterebbe da noi le eclatanti guarigioni che Gesù compì al termine della sua carriera. Ma il Cristianesimo, così come insegnato da Gesù, è una scienza. Sta a noi dimostrarla. La vita è il nostro laboratorio e possiamo incominciare a dimostrare il dominio sul tempo servendoci di un approccio più spirituale per gestire la nostra vita.

Potremmo cominciare col fermarci quando ci sentiamo pressati quel tanto che basta per renderci conto che Dio ha tutto sotto controllo. Possiamo annullare alcuni degli effetti del tempo ricordandoci che il tempo è un’invenzione dell’uomo. Possiamo rifiutare di sentirci sotto pressione. Possiamo vederci come senza età e senza tempo, idée immortali di Dio. Possiamo ricordare che non siamo realmente soggetti ad un tira e molla tra le due facce del tempo. L’eternità non ha facce. «C’è un solo lato per il bene, - non ha un lato cattivo; c’è un solo lato nella realtà, ed è quello buono» (Mary Baker Eddy, Christian Healing, p.10).

Io e mio marito Mark abbiamo imparato poco a poco, che il passare del tempo non è così obbligato come sembra. L’abbiamo scoperto un giorno che avevamo un appuntamento in una città distante. Cercando una mappa online, vedemmo che sarebbe stato impossibile arrivare in tempo e che per bene che potesse andare , avremmo avuto 20 minuti di ritardo. Mentre salivamo in macchina, mi voltai e gli dissi «Dobbiamo sfuggire al tempo ed entrare nell’eternità». Mio marito fu d’accordo.

Mentre eravamo in viaggio, affermammo che l’eternità è reale ed il tempo non lo è. Ci figuravamo come esseri senza età, senza tempo ed immortali. Ricordammo che l’Amore divino provvede sempre a noi con tutto ciò che ci serve nel momento giusto. Non superammo mai il limite di velocità. Rifiutammo il concetto che arrivare tardi potesse rovinare il buon umore.

Fummo entrambi felici e ci gustammo il viaggio. Non incontrammo traffico. Invece, pregammo con la certezza che ogni guidatore era governato dalla legge di armonia del Principio divino. Quando arrivammo a destinazione, invece di essere in ritardo di 20 minuti, avevamo 20 minuti di anticipo. Fu la prima volta che sperimentammo l’adattabilità del tempo. Da quella volta dimostrare il nostro dominio sul tempo è diventata un’abitudine. Ci ricordiamo spesso di uscire dal tempo ed entrare nell’eternità. Alle volte durante la nostra giornata sostituiamo la parola tempo con eternità. Questo cambiamento dà un sapore del tutto diverso alla nostra vita.

Gesù insegnò ai discepoli come guarire, benché nessuno di loro potesse vantare un’immacolata concezione. L’immacolata concezione di un uomo, Gesù, è una finestra attraverso la quale possiamo vedere l’identità spirituale, eterna e perfetta di ognuno di noi. Solo perchè i sensi fisici sono troppo limitati per vederla, non significa che non esista. La credenza che l’uomo sia temporale è condannata ad estinguersi perchè priva di fondamento spirituale. Dovremmo essere felici nel lasciarla andare e vedere noi stessi come solo Dio ci vede.

Vederci così sembra forse un passo troppo lungo per noi? La nostra riluttanza ad ammettere questo fatto non fermerà la verità dall’essere tale – siamo creati da e per Dio. Non c’è bisogno di scusarsi per la posizione straordinaria in cui siamo posti da questo fatto. Gesù fu mandato da Dio con la precisa missione di mostrarci proprio quanto eccezionale sia la nostra identità spirituale ed eterna.

Per questo motivo, possiamo cominciare a dominare l’imposizione del tempo. Quando questo batterà l’inevitabile ritirata finale, vedremo che la vita reale non potrà mai essere misurata in secondi, minuti ed anni. Nella seconda epistola di Pietro leggiamo: «Ma voi, diletti, non dimenticate quest’unica cosa, che per il Signore, un giorno è come mille anni, e mille anni son come un giorno» (3:8). Solo un giorno.


Judy Spiers vive a Graham, Washington, USA.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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