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Fortificare le nostre chiese rafforzandoci a vicenda

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 8 agosto 2022

Originariamente pubblicato sul numero di novembre 1992 de The Christian Science Journal


In famiglia, a scuola, sul nostro posto di lavoro e nella nostra comunità, abbiamo opportunità continue di imparare a lavorare meglio insieme. Così scopriamo che lavorare armoniosamente con gli altri non è soltanto piacevole; infatti, un lavoro basato su un sentito amore per Dio e per l'uomo ci rafforza e ci fa progredire.

Questo è vero anche per il lavoro in chiesa. Nella misura in cui i membri della chiesa amano Dio e provano un sincero affetto e apprezzamento gli uni per gli altri, lavorando insieme con gioia e in cooperazione, la chiesa intera si rafforzerà. Sarà una chiesa vitale che progredisce e guarisce.

Ogni filiale della Chiesa del Cristo, Scientista è stata stabilita allo questo scopo di portare guarigione alla sua comunità. Quando i membri lavorano insieme nel loro impegno verso il vero scopo della Chiesa, la loro chiesa è una forza di guarigione nella propria comunità.

Tuttavia, vi possono essere periodi in cui vi è divisione e mancanza di amore fra i membri. Tale mancanza di unità può derivare dal punto di vista sbagliato secondo cui la chiesa sia fondata su persone che possono essere simpatiche oppure no, andare d'accordo o dissentire, prendere decisioni buone o cattive, e così via. Se lasciamo che si impadronisca di noi questo punto di vista materiale opposto al vero punto di vista spirituale dell'uomo come espressione di Dio, Vita divina, questo senso personale delle cose tenderà a impedire la pratica della vera guarigione spirituale.

Noi – e le nostre chiese – siamo liberati sempre più da questa ostruzione al progresso man mano che comprendiamo meglio il fondamento spirituale di Chiesa. Questo fondamento non ha niente a che fare con le persone; la Chiesa è fondata sul Cristo impersonale, la Verità guaritrice, come ci è rivelata nella Bibbia.

Il grande Maestro, Cristo Gesù, definì il vero fondamento di Chiesa in un dialogo con i suoi discepoli riportato nel Vangelo di Matteo. Egli chiese loro: «Chi dice la gente che sia il Figliuol dell’uomo?» I discepoli nominarono Giovanni Battista, Elia e Geremia mostrando che qualcuno poteva credere che Gesù fosse il medium per lo spirito di uno dei profeti deceduti. Essi non comprendevano che il Cristo, lo spiritò di Verità e d’Amore - e non una personalità umana - era il potere che stava dietro le eccezionali opere di Gesù.

Quindi Gesù chiese ai suoi discepoli chi loro pensavano che egli fosse. Discernendo la natura spirituale del Cristo, Simon Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figliuolo dell’Iddio vivente». Rispondendo a Simone, Gesù definì il fondamento della sua chiesa: «Tu sei beato, o Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. Ed io altresì ti dico che tu sei Pietro, e sopra questa pietra io edificherò la mia chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere» (Matteo 16:13-18).

Mary Baker Eddy comprese il fondamento spirituale della vera Chiesa. In Scienza e Salute con Chiave delle Scritture scrive: «Gesù stabilì la sua chiesa e mantenne la sua missione su un fondamento spirituale di guarigione mediante il Cristo» (pag. 136). E continua, facendo riferimento al passaggio biblico ora citato: «In altre parole Gesù intendeva fondare la sua società, non sul Pietro personale, cioè un mortale, ma sul potere di Dio che stava alla base della confessione di Pietro riguardo al vero Messia».

«Era ora evidente a Pietro che la Vita, la Verità e l’Amore divini, non una personalità umana, era il guaritore dei malati e una rocca, un fondamento sicuro nel reame dell’armonia» (Scienza e Salute, pag. 138).

Mary Baker Eddy sapeva che, per avere un impatto guaritore sul genere umano, la sua Chiesa doveva essere fondata sul Cristo, Verità, e non su persone o personalità. Invece di tenere prediche personali ella stabili la Bibbia e il libro di testo Scienza e Salute quale pastore impersonale della sua Chiesa. Specificò che non contiamo il numero dei membri delle nostre chiese, ma ci distogliamo dal numerare le persone. Ella scrisse il Manuale de La Chiesa Madre per governare la sua Chiesa, proteggendola in tal modo dall’influenza delle opinioni personali. E sebbene abbia specificato chiaramente di essere - e per sempre – la Leader della Chiesa del Cristo, Scientista, distolse sempre il pensiero da un senso personale di sé rivolgendolo a Dio. Ella scrisse: «Nel fondare un sistema di patologia secondo il Cristianesimo, l'autrice si è sforzata di esporre il Principio divino, e non di esaltare la personalità. Le armi del bigottismo, dell'ignoranza, dell'invidia, cadono dinanzi a un cuore onesto» (Scienza e Salute, pag. 464).

Nella misura in cui serviremo Dio, Principio divino, lavorando in chiesa, senza lasciarci ingannare dal pensiero che siano persone o personalità a governarla, sentiremo l’unità di spirito che promuove l'amore e l'apprezzamento reciproco e un desiderio di lavorare insieme per raggiungere la nostra meta comune di avere una chiesa che guarisce. Questo significa aiutarsi e rafforzarsi a vicenda. La Bibbia offre dei buoni esempi su come farlo — e su come non farlo!

Dio diede certamente a Mosè un grosso incarico, e all'inizio egli era incerto sulla propria abilità di portarlo avanti. Ma amava Dio, desiderava prestare servizio in qualsiasi modo gli fosse chiesto, ed era umile. Non glorificava sé stesso e non si affidava a un senso personale delle sue abilità, ma si rivolgeva a Dio per avere saggezza ed essere guidato a portare a termine l’incarico che gli era stato affidato. Con una totale fiducia in Dio egli trasse con successo il suo popolo fuori dalla schiavitù d’Egitto. Coloro che lo circondavano, talvolta lo aiutarono e talaltra lo ostacolarono nel compimento della sua missione.

Il racconto che si trova nei Numeri, capitolo dodici, ci mostra che cosa non fare come membri della chiesa filiale. Miriam e Aaronne criticarono Mosè, apparentemente perché aveva sposato una donna etiope, ma forse più perché erano invidiosi di lui e della sua posizione di autorità. Invece di sostenerlo nel lavoro che doveva compiere, essi lasciarono che il senso personale prendesse il controllo del loro pensiero sotto forma di rivalità, auto-importanza e critica. Tentando di buttar giù Mosè furono loro a cadere. Miriam divenne lebbrosa e Dio la guarì solo dopo l’intervento di Mosè. Ella fu chiusa fuori dal campo per sette giorni e il racconto dice che il popolo non riprese il viaggio finché ella non fu portata indietro e riammessa. In altre parole, il progresso di tutto il gruppo fu temporaneamente impedito da questo incidente.

In Esodo, capitolo diciassette, troviamo come dovremmo fare le cose. Quando Israele fu attaccato da Amalek, fu mandato Giosuè ad affrontarlo in battaglia, e Mosè andò in cima alla collina e alzò il bastone di Dio. Leggiamo: «Quando Mosè teneva la mano alzata, Israele vinceva; quando invece abbassava la sua mano, vinceva Amalek». La Bibbia ci dice poi che le mani di Mosè si erano fatte «pesanti» mentre svolgeva questo lavoro, ma ottenne aiuto da Aaronne e Hur, che erano venuti in cima al colle con lui. Essi gli diedero una pietra su cui sedersi e si posero ognuno da un lato e gli sostennero le mani fino «al tramonto del sole». E Giosuè e gli Israeliti sconfissero Amalek.

Questo quadro commovente di due tenaci lavoratori ritti ai lati di Mosè, che gli tenevano le mani alzate sostenendolo per il tempo necessario per sconfiggere Amalek, può fornire un esempio ai membri di una chiesa. È ovvio da questi due racconti biblici che abbassare o sostenere portano a risultati opposti per l'intero gruppo - progresso impedito o vittoria assicurata. Affinché le nostre chiese filiali possano compiere la loro missione guaritrice, noi, quali membri, dobbiamo aiutarci l'un l'altro a tenere le mani alzate.

Molti di noi, in tempi diversi, sono eletti o nominati a ricoprire un incarico nella nostra chiesa, come lettori, segretario, membro del consiglio o presidente di un comitato. Quando questo accade possiamo sentirci timidi o riluttanti ad accettare l'incarico, o perfino inadeguati a portare a termine le responsabilità. Dopo tutto, nemmeno Mosè inizialmente fu particolarmente felice ricevendo l'incarico!

Oppure le mani di qualcuno potrebbero sentirsi appesantite, stanche per il costante lavoro durante il periodo del proprio incarico. Forse, a nostra insaputa, questo membro potrebbe stare affrontando scoraggiamento o mancanza di ispirazione, una malattia, difficoltà finanziarie, o problemi in casa o in ufficio. Quanto ci rafforza e ci incoraggia il sapere che mentre compiamo il nostro dovere i nostri amici membri sono proprio lì, all'opera pregando con noi, al nostro fianco. E quando noi abbiamo finito ed è il turno di qualcun altro, dovremmo essere proprio lì accanto a quella persona, amandola e sostenendola – sorreggendole le le mani. Sicuramente la Regola d’Oro dev’essere vissuta dai membri di una chiesa affinché la chiesa sia forte e i suoi membri guariscano per mezzo delle loro preghiere.

Certamente quando qualcosa nella nostra chiesa necessita di correzione, dovremmo esserne consapevoli e correggere l’errore in preghiera. Ma la critica distruttiva, la rivalità, l'animosità o la mancanza di apprezzamento reciproco caricano le spalle dei membri di fardelli pesanti. Inoltre non possiamo fare il lavoro di “tenere su” stando in ozio, per apatia o mancanza di desiderio di servire la nostra chiesa.

 Da dove viene questa tendenza a buttare giù o a rifiutarsi di stare fianco di qualcuno in preghiera e con amore? È un elemento di ciò che la Bibbia chiama «la mente carnale», la supposta mentalità materialistica separata da Dio, l'unica vera Mente. È anche una forma di senso personale, che vorrebbe sostenere che ci sono molte persone o menti personali che lavorano in chiesa e che esse possono essere in conflitto.  Questo falso senso di mente avvelena e divide perché è mortale, limitato e limitante poiché crede nella realtà del male, in opposizione alla totalità e bontà di Dio.

Tuttavia, il meraviglioso fatto spirituale è che questa mente è irreale e senza potere, perché è l’opposto della Mente divina infinita, Dio. A misura che comprenderemo che in realtà quest'unica Mente è la sola Mente di ciascuno di noi, e che il nostro vero essere è proprio l'espressione della Mente divina, gli elementi divisivi del pensiero non troveranno alloggio presso di noi. In questo modo contribuiremo a eliminare le divisioni anche dalla nostra chiesa.

Se ci pensate, sostenere in alto le mani di qualcuno non è un lavoro minore, insignificante. Significa che stiamo attivamente pregando per la chiesa e dandole il nostro pieno sostegno - esprimendo le qualità derivate da Dio, Amore divino, che danno forza e uniscono nell’Amore. Questo lavoro richiede anche pazienza e dedizione. Ma è naturale per noi, perché la vera natura dell'uomo è l'immagine dell’Amore.

Il risultato di amarci e sostenerci l’un l’altro è l'unità spirituale, e questo è un potere che porta guarigione. Quando vedremo quali abbondanti benedizioni risultano per noi e per la nostra chiesa attraverso l'amore altruista e la preghiera totalmente priva di senso personale, abbracceremo felicemente questo lavoro che riempie di gioia, non terremo più la chiesa a distanza o non staremo più a guardare come spettatori.

Gli Amalechiti certamente attaccarono i figli d’Israele, ma il successo di quest'ultimi fu assicurato poiché Mosè, essendo aiutato, persistette nel tenere le mani alzate. Che lezione per le nostre chiese filiali! Potremmo pensare agli Amalechiti di oggi come a tutto ciò che vorrebbe disturbare le nostre chiese - l’apatia o l’antipatia fra le comunità, il dilagante materialismo, la resistenza alla guarigione spirituale. Noi, come Mosè, dobbiamo essere tenaci nel contrastare spiritualmente quelle cose che impedirebbero il progresso della nostra chiesa nell'adempimento della sua missione guaritrice. Nella misura in cui lavoriamo tutti assieme, lasciando che sia la preghiera a guidarci e a fortificarci, la vittoria è assicurata.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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