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Guarigione della vista

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 17 ottobre 2016

Originariamente pubblicato sul numero dell’8 agosto 2016 del Christian Science Sentinel


Mi piace leggere testimonianze e articoli nei vecchi e nuovi numeri de The Christian Science Journal e del Christian Science Sentinel. La gratitudine a Dio, lo stupore e la meraviglia espresse dagli autori a seguito delle loro dimostrazioni della Scienza Cristiana portano grande ispirazione. E soprattutto trovo sempre una frase o un’esperienza di qualcuno che soddisfa esattamente ciò di cui ho bisogno in quel momento.

Leggendo le prime testimonianze ho notato in modo particolare la frequenza di guarigioni di problemi alla vista e di rado si trattava della guarigione per cui l’articolo era stato scritto. Spesso, invece, si trattava di brevi citazioni finali come: “smisi di usare gli occhiali” o “non ebbi più bisogno di occhiali da vista”.

Dopo la laurea mi resi conto di essere diventata miope. Essendo troppo vanitosa per indossare occhiali, ignorai il problema fino a quando un’amica mi disse che i miei colleghi mi consideravano fredda perché non rispondevo mai ai loro sorrisi né li riconoscevo lungo i corridoi. La mia amica aveva detto loro: “Susan non è scortese, solo che non vi vede”.  Comprendendo che erano in gioco i miei rapporti sociali, comprai immediatamente degli occhiali e per un po’ provai anche le lenti a contatto convincendomi che era una divertente scelta di stile perché potevo collezionare una serie di colori diversi. 

In seguito, dopo la mia prima guarigione tramite la Scienza Cristiana, una guarigione da crisi epilettiche (vedi Journal del gennaio 2012), cominciai a dire sempre a familiari e amici che la Scienza Cristiana può guarire qualunque cosa.

“Davvero?” mi chiese scetticamente mia sorella, “allora perché non lo dimostri guarendo il tuo problema di vista?” Cambiando velocemente argomento risposi: “Infatti ne ho intenzione”, ma dentro di me pensavo: “sì, ma non oggi”. In seguito indossai gli occhiali solo per guidare, ma se non li portavo, il mondo circostante continuava ad essere sfocato.

Un giorno trovai un articolo del Sentinel datato 25 agosto 1956 scritto da una donna che indossava occhiali bifocali e che senza non vedeva quasi nulla (vedi Betty E. Thompson, “Seeing good brings healing”). Aveva cercato di guarire, ma invece di “smettere di usare gli occhiali” non poteva assolutamente farne a meno. 

Dopo essersi rimproverata, era sul punto di rinunciare alla guarigione, pensando che si trattasse di un problema che doveva semplicemente accettare. Per fortuna non si arrese. Invece ascoltò Dio e l’ispirazione la condusse a decidere di fare ciò che doveva essere fatto: vedere e ed essere consapevole solo del bene, della bontà di Dio.  Non solo pensare di vedere il bene, ma vederlo davvero ovunque - discernere il bene spiritualmente -  in ogni momento. 

Una volta cominciato, si rese conto di vedere coloro che la circondavano come imperfetti, o le sembrava che facessero o dicessero qualcosa di sbagliato. Lentamente, ma con costanza  ogni tentazione di criticare fu prontamente rimpiazzata da  pensieri sulla perfetta identità spirituale di ogni persona, in quanto a immagine e somiglianza di Dio. 

Eccoci, pensai. E’ proprio quello che stavo cercando. Trionfante, feci una copia dell’articolo, lo misi in un cassetto, e prontamente me ne dimenticai. 

Un anno dopo, 2013. Sul lavoro mi trovai in una situazione veramente grave che non poteva essere ignorata: necessitava di immediata guarigione, altrimenti le conseguenze sarebbero state terribili.  Con consacrazione assoluta mi sforzai di spiritualizzare il mio modo di pensare attraverso la purificazione di ogni singolo pensiero ed eliminando tutti quelli che non erano completamente buoni. Solo la purezza della Mente divina, riflessa nella consapevolezza del bene, avrebbe portato all’aggiustamento che era disperatamente necessario. 

In Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, Mary Baker Eddy scrive: “I mortali possono ben cercare la comprensione della Scienza Cristiana, ma non potranno raccogliere dalla Scienza Cristiana i fatti dell’essere senza lottare per ottenerli. Questa lotta consiste nello sforzo di abbandonare l’errore di ogni genere e di non possedere altra coscienza che il bene (pag. 322-323). 

Mi sforzai di non vedere altro che l’espressione dell’Amore divino e di esprimere io stessa quell’Amore. Pregando in questo modo le cose si risolsero e il risultato fu migliore di quanto avessi potuto immaginare. Ero davvero grata. 

Poco tempo dopo, mentre mi stavo recando a pranzo, ricordo che rimasi a bocca aperta contemplando il meraviglioso paesaggio. Il mondo intorno a me sembrava luccicante e scintillante. Ricordo di essermi detta: Cosa è cambiato? Il tempo? L’aria è diventata più pulita? Magari la città ha fatto qualche campagna di abbellimento senza che me ne accorgessi. Persino i cartelli stradali sembravano magnifici. Aspetta un attimo! I cartelli stradali! Non stavo indossando i miei occhiali eppure riuscivo a leggere i cartelli a mezzo isolato di distanza, una distanza a cui prima sarebbero stati completamente sfocati. 

Com’era successo, visto che non avevo “fatto” nulla per guarire i miei occhi? Immediatamente mi tornò a mente quell’articolo dimenticato nel cassetto. Avevo fatto esattamente come quella donna: avevo elevato il mio pensiero per vedere il mondo come lo conosceva Dio. Quello stesso mese ripescai i miei occhiali da un cassetto ed erano talmente forti e sfocati da non poterli nemmeno indossare. 

Ancora adesso rimango a bocca aperta di fronte al quieto potere della Scienza Cristiana e sono veramente molto grata. 

Susan Self
Los Angeles, California, USA

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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