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L’umiltà: la lente ed il prisma

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 31 luglio 2013

Originariamente pubblicato nel numero di maggio 2000 de The Christian Science Journal


Durante il corso d’istruzione nella Scienza Cristiana, conobbi Dio attraverso le qualità che esprimono la Sua natura e le trovai di grande aiuto nella comprensione della mia vera natura a immagine di Dio. Tuttavia ce n’era una che mi sfuggiva: l’umiltà. Sapevo di non possederla e come fosse essenziale per essere in grado di guarire il prossimo attraverso la preghiera.

Ero determinata a trovarla. Lessi negli scritti di Mary Baker Eddy: “L’umiltà è la pietra miliare verso un più elevato riconoscimento della Deità. Il senso che si eleva raccoglie nuove forme e uno strano fuoco dalle ceneri della dissoluzione del sé, e lascia cadere il mondo. La mitezza acuisce gli attributi immortali solo rimuovendo la polvere che li offusca” (Miscellaneous Writings 1883-1896, pag. 1). Per due anni cercai e lottai per l’umiltà, ma mai sentii di averla raggiunta. C’erano volte che addirittura piangevo nel mio sforzo di ottenere questa virtù inestimabile. Al momento non lo realizzai, ma riflettendoci ora, comprendo che la sincerità della mia ricerca era essa stessa una forma di preghiera e che, per tutto il tempo, Dio stava purificando la mia coscienza. Attraverso il potere guaritore, sempre presente e salvatore del Suo Cristo, mi stava aiutando a spogliarmi del sé e guadagnare così in umiltà. “Il senso che si eleva raccoglie nuove forme e uno strano fuoco dalle ceneri della dissoluzione del sé…”, era ciò che mi stava accadendo.

L’opposto dell’umiltà sono l’orgoglio e il dare importanza a se stessi: questi tratti sono elementi alla base del pensiero mortale, materialista e costituiscono ostacoli di rilievo per la crescita spirituale. Sono il prodotto di un senso personale del sé separato da Dio, della credenza che agiamo grazie al nostro solo intelletto. Una veduta mortale di noi stessi, non percependo la completezza ed il valore del nostro vero sé in Dio, è incline a vergognarsi se non ha qualche risultato materiale di cui andare fiera. Difende l’idea di un piccolo ego che ha le sue simpatie ed antipatie. In genere ha un’agenda che cerca di portare avanti. Vuole seguire la sua strada e disputa per le proprie opinioni.

Cristo Gesù era totalmente libero dal sé. Egli disse: “Io non posso far nulla da me stesso; come odo, giudico…” (Giovanni 5:30). Egli comprendeva perfettamente che non siamo creatori e non possiamo compiere nulla senza il nostro Creatore. Il Maestro insegnò e dimostrò questa dipendenza totale da Dio, il Principio divino dell’esistenza. Egli ascoltava i suggerimenti dello Spirito e poiché ascoltava, lo sentiva; e sentendo il Padre, era in grado di distinguere tra verità ed errore. Egli dimostrava il vero riflesso – la nostra identità a immagine di Dio. Fare ciò equivale ad esprimere umiltà . Rispondendo alla domanda “Che cos’è l’uomo?”, Mary Baker Eddy scrive “… che non possiede vita, intelligenza, né potere creativo suo proprio, ma riflette spiritualmente tutto ciò che appartiene al suo Creatore” (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 475).

Un mortale ha molto da superare, ed era ciò che stava capitando a me mentre studiavo, meditavo e pregavo. Mi stavo liberando dell’idea che tutte le cose avessero una base materiale ma fossero legate alla spiritualità. Ora stavo afferrando la totalità ed unicità di Dio, Spirito. Riuscivo a vedere che tutto ciò che veramente esiste, appartiene a Lui – che tutto è Dio, il bene, e la Sua manifestazione. Adesso per me questo significa che la creazione è l’evidenza tangibile che Dio esiste.

Aprii Retrospezione ed Introspezione e lessi dell’esperienza che Mary Baker Eddy fece con l’umiltà. Parla del “peccato invisibile” di aver fiducia nelle cose materiali. E poi scrive: “spinsi lo sguardo nella obliquità materiale della mente mortale e rimasi sbalordita. Impallidita rimase la guancia dell’orgoglio. Il mio cuore si inchinò profondamene dinanzi alla onnipotenza dello Spirito, e una sfumatura di umiltà, dolce come il cuore di un raggio di luna, ammantò la terra” (pag. 31). Due cose mi furono evidenti: che ella comprese l’obliquità del male e che riconobbe la supremazia del Padre. Questi sono i requisiti per l’umiltà nel suo senso più profondo e seppi che stavo cominciando a comprenderla.

L’umiltà ci porta a vedere che noi non siamo uno speciale genere di mortale che ha bisogno di far valere sugli altri vedute particolari e sentirsi poi orgoglioso e giustificato nel farlo. Ci mostra che siamo immortali, totalmente soggetti allo Spirito. Raggiungere tale comprensione è una meta importante se vogliamo diventare dei guaritori cristiani. È fondamentale abbandonare progressivamente la credenza erronea di essere mortali, di possedere mente e volontà personali, con una vita personale separata dalla unica Vita divina. Questo si raggiunge attraverso la preghiera ed attraverso lo sforzo di vivere una vita in sintonia con Dio, per riflettere la natura divina in tutto ciò che facciamo.

Gesù ed i discepoli erano uomini umili: possedevano poca di quella che viene definita conoscenza intellettuale, ma questi uomini di Dio guardavano profondamente nella realtà, nelle cose dello Spirito e non giudicavano in base alle apparenze esterne. Esprimevano un grande rispetto, anch’esso un requisito per l’umiltà.

Pregare e desiderare l’umiltà: è una rivendicazione pratica, vigorosa e coraggiosa della nostra unità con Dio. L’umiltà ci salverà dall’umiliazione. Non possiamo non avere successo quando la pratichiamo; ci mette in accordo con la Verità, che afferma se stessa e prova se stessa attraverso il suo potere dinamico.

Le persone che raggiungono un più alto grado di umiltà cedendo al governo di Dio e discernendo la realtà della Sua creazione, possono esserne inconsapevoli: possono magari semplicemente riconoscere con aumentata convinzione che non hanno mai lasciato Dio, la loro fonte. Sempre più essi sfidano la falsa evidenza di caos, malattia, peccato e paura in quanto irreale, non vera, senza luogo, impersonale e senza sostanza. Sanno con crescente certezza che la Mente divina è Tutto in tutto. Vedono se stessi chiaramente come l’immagine di Dio, eredi di tutto ciò che è reale e buono. Sanno di includere la perfezione in ogni aspetto del loro essere e di poter provare che ciò è vero sulla terra come in cielo.

Esprimere l’umiltà che porta a una più profonda conoscenza di Dio ci mette in grado di capire che il regno di Dio è venuto, che il regno della Mente pura è ora, e sempre sarà, e che questa Mente è l’unico potere e l’unica presenza. Noi comprendiamo con sempre più profonda chiarezza che il male è una negazione e non un fatto supportato da Dio. Noi vediamo la sua natura aggressiva, ma non ne temiamo le proiezioni negative. In umile ammissione della totalità di Dio, noi siamo coscientemente consapevoli che l’unico bene è reale e che questo bene è già presente e tangibilmente evidente. Se vediamo ciò che sembra una persona malata o in fin di vita, l’umiltà ci consente di essere assolutamente convinti della verità che il figlio di Dio sta bene, è perfetto, vibrante, completo e presente proprio ora. Non affrontiamo il male dal punto di vista dell’illusione – in altre parole con il pensiero concentrato su una malattia, un incidente o qualche altra calamità. Piuttosto, noi sappiamo che l’apparenza del male è la foschia della mentalità mortale; che le argomentazioni del serpente ed il serpente stesso, come nell’allegoria biblica (vedere Genesi, capitolo 3) sono immaginari e totalmente falsi. La chiara luce della Verità intrattenuta nel pensiero dissipa la foschia, e l’armonia che è eternamente vera torna nuovamente evidente. Tutto questo è possibile attraverso l’umiltà.

Siate disponibili ad abbandonare un falso concetto di sé: questa è umiltà. È quello che cerco di fare ogni giorno e possiamo tutti lavorare in questa direzione. Amare Dio supremamente richiede un grande sacrificio del sé e richiede un crescente riconoscimento del fatto che, come afferma Mary Baker Eddy: “L’Ego-uomo è il riflesso dell’Ego-Dio…” (Scienza e Salute, pag. 281). È nostro compito vivere in modo che Dio sia riconosciuto presente nel posto in cui siamo.

Seguiamo la chiamata cristiana a guarire attraverso il potere di Dio, Mente divina, e ricordiamo l’importanza dell’umiltà nel farlo. “L’umiltà è lente e prisma per comprendere la guarigione attraverso la Mente….”, afferma Mary Baker Eddy (Miscellaneous Writings, pag. 356). Possiamo dimostrare che questo è vero e gustare i frutti del nostro lavoro di guarigione. 

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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