Circa un anno fa realizzai un piccolo sito web di tipo commerciale. Il sito aveva successo e sentii un gran senso di soddisfazione e di gratitudine. Questo sito era la realizzazione di un’idea che avevo avuto per aiutare a promuovere la Scienza Cristiana, seppur in piccola misura, e ne ero molto compiaciuta.
Una mattina, dopo aver acceso il PC, tornai sul sito per apportare alcune piccole modifiche. Dopo circa un’ora e mezza, mi accorsi improvvisamente che non riuscivo ad alzarmi dalla sedia. Non mi era possibile stare in piedi, né tanto meno camminare per la stanza, perché la schiena si era irrigidita e non mi consentiva di muovermi.
Capii immediatamente che era semplicemente un attacco, una credenza erronea che tentava di farmi credere che fare del bene e vivere la Scienza Cristiana potesse arrecarmi danno. Ricordai la risposta amorevole di Mary Baker Eddy a tale pensiero, dove afferma “Qualunque cosa sia vostro dovere fare, potete farla senza venirne danneggiati” (Scienza e Salute, pag. 385:18). Ragionai sul fatto che Dio è l’unico bene e che di certo non può mai sperimentare dolore o immobilità. Con umiltà, riflettei che ero la Sua figlia amata e la Sua rappresentante perfetta. Il bene che veniva fatto non era il mio, ma era di Dio, e il lavoro di Dio non può mai essere punito o danneggiato. Con questi pensieri di guarigione riuscii ad alzarmi e a camminare per la stanza.
Quel pomeriggio telefonai ad un practitioner della Scienza Cristiana perché mi aiutasse tramite la preghiera. Affermò il mio diritto, sancito da Dio, di completare la guarigione. Nei due giorni seguenti acquisii ulteriore libertà di movimento, mentre mi mantenevo ferma nella Verità. Ero in grado di svolgere la maggior parte dei miei impegni quotidiani, benché il dolore persistesse.
La mia seconda lezione arrivò domenica mattina, prima del servizio nella mia chiesa filiale. Un visitatore, un altro scientista cristiano, mi approcciò e iniziò a parlarmi dell’importanza di comunicare pubblicamente i benefici della Scienza Cristiana per la salute. Con gioia gli descrissi quanto il Consiglio della nostra chiesa e il Comitato dell’azione spirituale fossero proprio in tal senso impegnati nella preghiera, per raggiungere e abbracciare la comunità e farle sapere che la guarigione spirituale è pratica ed efficace. Replicò che non vi era necessità di altre guarigioni perché ne avevamo viste abbastanza. Non sono sicura che intendesse proprio quello che aveva detto, ma ne fui sbalordita. Con un sorriso mi accomiatai.
Pregai nel corso di tutto il servizio per capire che la guarigione è l’Amore espresso e che nulla può fermare la guarigione. Fu solo il giorno dopo, mentre continuavo a ripensare alle parole del visitatore, che capii il messaggio che dovevo ascoltare: dovevo stare all’erta non solo per la nostra chiesa, ma anche per me stessa. Di certo dovevo guarire, e subito! In silenzio dichiarai che la guarigione nella Scienza Cristiana è sempre continua, coerente e permanente. La guarigione scientifica non rimane mai a metà, ma è sempre completa e totale. La Scienza Cristiana guarisce, ora e sempre. Con queste rivelazioni arrivò un piccolo nuovo progresso. A quel punto ero determinata ad avere una guarigione completa (la schiena mi doleva come se stessi portando un grosso peso).
Nei giorni seguenti mi affidai a Dio, chiedendoGli come dovevo pregare. La risposta, la mia terza lezione, arrivò con le Scritture “Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può rimaner nascosta” (Matteo 5:14). Riflettendo su questo passo, mi convinsi che Cristo è la mia luce e che quindi i discepoli di Cristo devono anch’essi riflettere la luce.
Avevo pregato spesso approfondendo la parola “luce” riferendomi alla vista, all’illuminazione e alla comprensione, ma questa volta la vedevo in modo diverso. Adesso vedevo questa luce cristica senza peso, completamente libera dalle basse tendenze della materia. Vidi anche che potevo sperimentare la libertà senza peso come espressione della luce del Cristo. Non era necessario che il mio pensiero fosse appesantito da un fardello perché ero, e sono, sostenuta da Dio, Amore divino.
Circa due giorni dopo, arrivò inaspettatamente il quarto messaggio angelico. Ero seduta a leggere un recente Sentinel e mi capitò di soffermarmi su un breve editoriale sul retro (“gems on your crown” del 16 luglio 2012). In quest’articolo l’autore racconta di Cristo Gesù che chiede ai suoi discepoli: “«chi dice la gente che io sia?». Ed essi gli rispondono: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti. Ma egli replica: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli risponde: «Tu sei il Cristo» (Marco 8.27-29). L’editoriale prosegue domandando “E se voi chiedeste a Dio la stessa cosa? “Dio, chi dici che io sia?”.
Ragionai sulla domanda: chi, direbbe Dio, che io sia? La risposta mi giunse come se Dio avesse risposto: “Tu sei il mio beneamato figliolo. Tu sei sempre stato costantemente protetto e sotto la mia cura. È impossibile che tu creda a qualsiasi tipo di bugia riguardo alla mia creazione. Io ti ho creato puramente spirituale, integro e libero! Io ti proteggo completamente. Io ho la tua schiena!” Sapevo che queste ispirazioni venivano da Dio e che potevo fidarmi: sapevo che la guarigione era completa. Entro un’ora mi potei piegare e muovere in completa libertà. Tutto il senso di pesantezza se n’era andato via e la guarigione è stata permanente.
Sono molto grata per questa guarigione. Dovevo imparare queste quattro lezioni ed è per quest’apprendimento e per questa nuova comprensione che sono maggiormente grata.
Riverside, California, USA