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La giustizia divina al lavoro

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 1 maggio 2013

Originariamente pubblicato sul numero del 6 dicembre 2010 del Christian Science Sentinel 


Gli esuberi di personale possono essere un’esperienza sconcertante: coloro che affrontano la cassa integrazione perché la società è in fase di ridimensionamento, potrebbero domandarsi cosa faranno in futuro o rimuginare sull’ingiustizia della propria situazione. Risposte pratiche sono spesso elusive, mentre la paura di un futuro incerto e l’insicurezza economica si profilano con forza al loro orizzonte mentale.

C’è però un modo di reagire che va oltre il semplice ottimismo o il semplice pensiero positivo: possiamo pregare per avere una guida nelle situazioni ingiuste e per riguadagnare il nostro equilibrio e la nostra sicurezza; possiamo essere guidati a fare i passi appropriati sottoponendoci all’influenza e alla direzione del Cristo. In parole povere, la Scienza Cristiana rivela un modo di pregare che ci indica la cosa giusta da fare: questo tipo di preghiera è la preghiera affermativa. In Scienza e Salute, Mary Baker Eddy ci assicura che “La preghiera non può cambiare la Scienza dell’essere, ma tende a metterci in armonia con essa”, e continua “La Sua opera è compiuta, e noi dobbiamo soltanto avvalerci della regola di Dio per ricevere la Sua benedizione, che ci rende capaci di compiere la nostra salvezza” (pagg. 2, 3).

Ma come può questa Scienza dell’essere aiutare a chiarire una situazione ingarbugliata o ad assicurare la giusta risoluzione dei torti subiti?

Ebbene, Gesù ci rassicurò sulla disponibilità della grazia di Dio quando disse: “Beati quelli che sono affamati ed assetati della giustizia perché essi saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta” (Matteo 5:6,7). La Scienza Cristiana rivela che queste rassicurazioni non erano intese solo per chi era presente ai suoi discorsi, ma sono promesse per l’umanità intera e per tutti i tempi. Attraverso l’influenza del Cristo – la verità che Gesù insegnò e dimostrò (vedere Scienza e Salute pag.18) – abbiamo accesso a una ricca vena di idee spirituali: queste idee sono pratiche e ci portano pace e forza spirituale davanti alle difficoltà.

Imparai sin da ragazzina a rivolgermi a Dio come guida quando mi trovavo di fronte a decisioni riguardanti il proseguimento degli studi e le scelte di carriera. Quando infine approdai al mercato del lavoro, sembrava che avessi trovato il lavoro dei miei sogni: avevo una posizione dove il mio amore per la musica si combinava con l’opportunità di utilizzare le conoscenze amministrative e commerciali che avevo acquisito con gli studi.

Dopo il primo anno, ricevetti un’eccitante promozione che portò nuove opportunità e responsabilità ed anche contatti con gente molto distinta e ricca d’ispirazione. Il settore che ero stata promossa a guidare cresceva e, da quanto potevo prevedere, non vi era ragione alcuna di preoccuparmi per la sicurezza del mio lavoro.

Tuttavia, inaspettatamente e in un momento in cui l’ufficio era occupato nella preparazione di un evento importante, venni improvvisamente informata che le mie responsabilità sarebbero state passate a un collega più anziano e che io sarei stata definitivamente retrocessa. La direzione giustificò questa mossa dichiarando che desideravano rafforzare il settore. Non avevo problemi con quell’obiettivo, ma l’ingiustizia della situazione dal mio punto di vista era che il mio collega non aveva maturato alcuna precedente esperienza nel settore che avrebbe dovuto gestire ed io avrei dovuto insegnargli tutto quello che sapevo! 

Mi sentivo colpita da un senso d’ingiustizia e protestai con l’Ufficio del Personale. Furono molto comprensivi, ma anche risoluti ed ammisero che si aspettavano le mie dimissioni. A quel punto avevo una scelta: potevo licenziarmi, e avrei anche potuto vincere una causa per “licenziamento costruttivo”, come previsto dalla legge britannica, oppure potevo pregare e vedere dove questo mi avrebbe portato.

Mentre cercavo la guida di Dio, la risposta che trovai fu semplicissima “se Dio è sempre presente e i Suoi attributi includono la giustizia, allora non potrò mai essere separata dalla giustizia” (per un elenco degli attributi di Dio, vedere pagina 465 di Scienza e Salute). Basai le mie preghiere su questa semplice premessa.

Insistetti sul potere di questo singolo pensiero puro: sapevo che la risposta non era nelle mie mani ma saldamente in quelle di Dio, e che sarei stata benedetta da Dio se avessi mantenuto fuori dai miei pensieri la mia idea di giustizia ed equità, dedicandomi fedelmente a fare del mio meglio sul lavoro.

Non fu sempre facile! Ogni giorno dividevo il mio ufficio con l’uomo che si era aggiudicato le mie responsabilità. Tuttavia mantenevo la mia rotta con tutta la grazia di cui ero capace, benché intimamente sentissi che i miei giorni in questa società erano probabilmente contati.

La Bibbia parla di angeli e in Scienza e Salute, Mary Baker Eddy definisce gli angeli come “pensieri di Dio che si comunicano all’uomo; intuizioni spirituali, pure e perfette;…” (pag.581). Gli angeli sono l’influenza che ci fa sentire in pace, rassicurati ed amati. Quando ascoltiamo e prestiamo attenzione ai loro incoraggiamenti, essi ci donano anche un chiaro senso di quale percorso scegliere. Nel mio caso, gli “angeli” che sentivo mi davano forza e coraggio, dicendomi per ora di lasciar perdere. Prevedevo ancora quattro mesi di lavoro per terminare il nuovo progetto e avevo ancora un ruolo importante da svolgere benché, alla fine di questo periodo, le mie responsabilità sarebbero passate a qualcun altro. 

Effettivamente così avvenne, ma non come avevo immaginato. Quattro mesi dopo e su iniziativa della società, la mia posizione fu dichiarata in esubero, il che significa che le mie responsabilità passarono ad altri dipendenti. Una delle conseguenze di ciò fu che ricevetti una buonuscita simile al compenso che avrei ottenuto se avessi intrapreso un’azione legale al tempo della mia retrocessione. Trovai subito un nuovo posto con un nuovo datore di lavoro che portò ampliati orizzonti e l’opportunità di sviluppare nuove competenze. La buonuscita che avevo ricevuto mi diede inoltre l’opportunità di viaggiare in una parte del mondo dove, per pura coincidenza, la società per la quale avevo lavorato stava sviluppando un nuovo progetto che era il risultato diretto del mio lavoro. Al tempo della mia retrocessione, mi ero sentita particolarmente addolorata per la perdita dell’opportunità di viaggiare in quella zona. 

Riflettendo sugli eventi, mi vennero alla mente un paio di versi dal libro dei Salmi che sembrarono riassumere come mi sentivo: “Egli mi trasse fuori al largo, mi liberò, perché mi gradisce. L’Eterno mi ha retribuito secondo la mia giustizia, mi ha reso secondo la purità delle mie mani” (Salmo 18:19-20). Questa esperienza mi ha insegnato come, quando invocata correttamente, la legge divina può aggiustare e sistemare una situazione ingarbugliata senza lasciare tratti incompiuti.

C’era comunque un’altra benedizione in serbo che non avevo previsto. Benché avessi superato la cosa, ci volle del tempo perché quest’esperienza cessasse di aleggiare nella mia memoria come evento che aveva segnato la mia vita professionale. I sentimenti feriti possono impiegare lungo tempo a guarire e il perdono non arriva facilmente quando pensiamo di aver subito un torto. Pregavo spesso con il saggio consiglio di Mary Baker Eddy “ricorda, non ti puoi ritrovare in nessuna situazione, per quanto grave, dove l’Amore non sia già stato prima di te e dove la sua tenera lezione non ti stia attendendo” (The First Church of Christ, Scientist, and Miscellany, pp. 149–150). 

Circa diciotto anni dopo quest’esperienza, un mercoledì sera a una riunione di testimonianze in chiesa sentii che ne dovevo parlare. Mentre ero seduta, mi resi conto che mi sentivo libera da qualsiasi sentimento di amarezza verso l’uomo che, usando le sue stesse parole, aveva “usurpato” la mia posizione per tutti quegli anni e mi sentivo amorevole e piena di grazia. Immaginate la mia sorpresa quando solo pochi giorni più tardi, a una messa che celebrava l’Avvento in una delle abbazie più belle d’Inghilterra, mi ritrovai faccia a faccia con questo stesso uomo, che stava aspettando la sua famiglia tra la folla! Non c’eravamo più incontrati da quando le nostre vite professionali si erano divise tanti anni prima. Fu per tutti e due un felice e simpatico incontro e per me fu una benedizione dell’intera esperienza. E non finisce qui: per vari anni, ho continuato a lavorare con il primo datore di lavoro con funzioni totalmente diverse e quel rapporto continua ancor oggi.

La Scienza Cristiana offre il ricorso a un più alto senso di legge e di giustizia rispetto a quello offerto dai soli sistemi umani. Il Principio è costante nella sua dimostrazione, ma le risposte che riceviamo sono uniche e fatte su misura per la nostra esperienza individuale e le sue necessità. Come scrisse Mary Baker Eddy, “l’Amore è imparziale e universale nei suoi adattamenti e nelle sue elargizioni” (Scienza e Salute, pag. 13). Quest’Amore governa il giorno – ogni giorno.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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