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Servire gli altri

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 1 ottobre 2009

Tradotto dal Christian Science Sentinel, Volume 111, Numero 2


Mi ricordo di aver gettato lo sguardo, un giorno, in un vicolo affollato di bambini sporchi, affamati e invalidi che chiedevano l'elemosina. Avevo dodici anni ed ero in vacanza con la mia famiglia in Messico e non potei assolutamente accettare quella visione della vita.

Sono cresciuta frequentando la scuola domenicale della Scienza Cristiana e, a casa nostra, mia mamma aveva sempre sottolineato il potere e la presenza di Dio in quanto Amore divino che governa la nostra vita. Da ragazzina, in quel vicolo in Messico, pensai che fosse giusto che tutti potessero sentire questa presenza dell'Amor divino.

Quella scena mi ha guidata fin da quel giorno e cominciai presto a fare volontariato: nelle mense dei poveri, facendo assistenza sociale e dando aiuto in situazioni di crisi ovunque negli Stati Uniti. Da allora ho fatto volontariato in tutto il mondo, occupandomi dai microfinanziamenti in India all’agricoltura sostenibile in Guatemala. Da queste esperienze ho compreso il bisogno di trovare denaro e volontari per le istituzioni più serie e qualificate e così nel 2002 ho fondato l'organizzazione Universal Giving (www.universalgiving.org), che aiuta il singolo a fare donazioni e volontariato nei progetti più qualificati in tutto il mondo. Il sito è un modo sicuro per essere coinvolti in qualcosa di significativo.

Per me il volontariato è un'opportunità per amare gli altri e servirli. Non è soltanto donare cibo per sostenere una mensa, ma è dare il dono più grande che abbiamo: il nostro tempo e noi stessi. Oggigiorno la filantropia sembra essere associata più che altro a denaro e donazioni, ma la parola originaria significa «amore per l’uomo». Ho scoperto che ovunque facciamo volontariato, la gente che serviamo apprezza il fatto che passiamo del tempo con lei, la ascoltiamo ed aiutiamo la sua comunità.

Mi trovavo in El Salvador quando fu colpito dal terremoto, circa sei anni fa. Stavo portando, insieme ad un'altra persona, forniture di cibo, vestiti e lenzuola in località remote sulle montagne. Quei villaggi erano così isolati che neppure il personale del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite li raggiungeva.

Quando arrivammo noi, i letti dei fiumi trasportavano colate di lava; il campanile e il tetto della chiesa erano distrutti, pioveva e alcune case stavano crollando: la situazione era disperata. Tuttavia riuscivo ancora a sentire la presenza di Dio: la gente era veramente grata che qualcuno li avesse trovati, che qualcuno si fosse interessato a loro, portasse loro soccorso e facesse lo sforzo di aiutarli. Fu un'esperienza molto commovente perché, oltre a procurare cose materiali, la nostra visita aveva fatto sì che quella gente sentisse che qualcuno si prendeva cura di loro e li amava. Era una risposta alla mia motivazione originale di vedere come l'Amor divino si prenda cura di tutti.

Quel viaggio fu decisamente una benedizione per tutti. Fui colpita dalla loro generosità, dal loro altruismo e non mi sentii mai un'estranea. Vivevano con una cifra giornaliera compresa fra i cinque centesimi e un dollar e quando una famiglia venne a sapere che mi piaceva molto il mango, mi offrì una grossa borsa piena di frutta che avrebbe altrimenti potuto vendere. A quell'epoca non parlavo molto bene lo spagnolo, ma tentai di ringraziarli con sorrisi e parole sinceri. Presi alcuni frutti perché mi sembrava giusto accettare il loro dono, ma il vero regalo fu il senso di calore, di amore e di unione che si stabilì fra noi. Ci stavamo prendendo cura e benedicendo a vicenda.

Una delle lezioni più grandi che ho imparato è che siamo tutti idee di Dio, tutti con pari accesso alle Sue qualità, e che Dio ama tutti i Suoi figli e si prende cura di loro. Mary Baker Eddy scrisse che «... dobbiamo riconciliarci con Dio, se vogliamo aver pace. Dio dev’essere nostro praticamente, guidando ogni nostro pensiero e ogni nostra azione; ... il nostro affidamento posto su cose materiali deve essere trasferito sulla percezione delle cose spirituali e dipendere da esse» (Retrospezione e Introspezione, pag. 28:3-5 e 13-15).

Naturalmente è importante avere ciò che ci è necessario: del cibo, di che vestirci, un lavoro e anche la possibiltà di seguire i nostri sogni. Ma a me piace basare le mie preghiere sul fatto che il bene è accessibile a tutti tramite Dio invece di concentrarmi sui bisogni umani. Quando cominciamo dall'amore di Dio per ognuno di noi, possiamo poi rimanere in ascolto per sapere dove o come Dio intende utilizzarci per aiutare il prossimo.

Ci sono molti modi di dare: può essere volontariato per fornire acqua potabile in Tanzania o proteggere una zona del Rio delle Amazzoni o sorridere ad un senzatetto o aiutare un anziano ad attraversare la strada, e qualunque cosa uno faccia, è sempre la testimonianza dell'Amore che si prende cura di tutti.


Pamela Hawley è la fondatrice e direttrice generale di Universal Giving a San Francisco, California, USA. Volontaria lei stessa, l'organizzazione da lei fondata ha fornito fino ad oggi oltre un milione e mezzo di dollari in aiuti e 10.000 volontari in oltre 40 paesi in tutto il mondo.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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