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Superata la necessità di usare occhiali da vista

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 1 luglio 2009

Tradotto dal Christian Science Sentinel, 21 luglio 2008


Cominciai a mettere gli occhiali all’età di tredici anni perché ero miope.

In seguito, mentre ero lontano da casa per frequentare l’università, la mia ragazza (ora mia moglie) mi fece conoscere la Scienza Cristiana. Cominciai a studiarla e sentii subito che aveva un profondo significato: sembrava dare risposte alle domande che mi poneva la mia ricerca spirituale in quel momento. Infatti, avevo sempre nutrito la convinzione che Dio mi amasse e si prendesse cura di me costantemente; talvolta, ancora prima di scoprire che esistesse una Scienza della preghiera, pregavo per me stesso, ottenendo delle guarigioni. 

Mentre frequentavo il secondo anno di università, dopo aver studiato con dedizione la Scienza Cristiana per quasi un anno, decisi che dovevo superare la necessità dell’uso degli occhiali da vista. Tollerare un indebolimento della vista mi sembrava incompatibile con le idee spirituali che stavo imparando, ovvero di essere completamente spirituale, creato ad immagine e somiglianza di Dio. Se Dio mi aveva creato perfetto, perché mai una parte di me avrebbe potuto deteriorarsi o avere un deficit? Così decisi di pregare per me stesso. 

Decisi inoltre di buttare via gli occhiali. Può sembrare una decisione estrema, ma ero stato sinceramente ispirato a prenderla. Dal momento che non avevo un’automobile e che mi era possibile raggiungere a piedi ogni luogo del campus, non avevo né la necessità, né l’occasione di guidare. Sentivo profondamente che se gli occhiali avessero continuato a farmi da «stampelle» sulla punta del naso, mi sarebbe stato facile ignorare la decisione presa o pregare senza impegnarmi a fondo per una guarigione completa. Volli avere la certezza che nessuno avrebbe ripescato i miei occhiali dai rifiuti e così li nascosi al fondo del cestino, fuori dalla porta della mia camera.

Subito dovetti rispondere a domande di amici e professori, come: «Che ne hai fatto degli occhiali?» e «Hai le lenti a contatto?» Non ricordo bene le risposte che davo, ma durante le lezioni mi sedevo in prima fila e pregavo per una migliore comprensione della mia vera visione, ovvero una facoltà non basata su organi materiali chiamati occhi. Capii che poiché ero l’immagine e somiglianza di Dio che è Spirito divino, la mia sostanza doveva essere spirituale e perciò la mia visione proveniva dallo Spirito ed era un attributo spirituale. 

Una delle frasi della Bibbia su cui riflettevo era: «Quando non c’è visioni, il popolo è senza fremo» (Prov. 29:18). Per me questo significava che dovevo sempre condurmi con ponderatezza ed avendo uno scopo; dovevo sempre sapere il perché di ciò che facevo ed ogni mia azione doveva procedere dalla mia comprensione di Dio. Capii che questo tipo di visione costituiva la base da cui partire per riflettere Dio. Dal momento che Dio possiede saggezza e visione infinite, anch’io potevo attingere a queste stesse qualità e rifletterle. 

Durante i mesi successivi feci grandi progressi in termini di crescita spirituale. Nonostante il programma di lezioni e di addestramento per il Corpo degli Ufficiali della Riserva fosse intenso, cercavo momenti di quiete per leggere le Lezioni bibliche della Scienza Cristiana. Le mie prospettive miglioravano quando mi soffermavo a considerare Dio in tutto quello che facevo. Spesso ero tentato di credere di non avere il tempo di studiare la Lezione o di pregare, tuttavia scoprii che quando lo facevo, nonostante pensassi di non averne il tempo, tutto si svolgeva senza intoppi e trovavo più facilmente le soluzioni alle difficoltà che incontravo. Perciò, conclusi che non avevo il tempo di non pregare!

Mi ricordo che facevo frequenti verifiche per vedere se la mia vista fosse migliorata e guardavo lontano per valutare se le cose sembrassero più nitide. Quattro mesi dopo la mia decisione di non usare più gli occhiali, un giorno, a bordo di un pulmino durante una gita a New Orleans, guardai ad un tratto fuori dal finestrino e tutte le cose distanti erano nitide e chiare. Dapprima mi sentii eccitato, ma ben presto la vista ritornò come prima. Fu molto scoraggiante.

Compresi successivamente che questo mi mostrò quanto fosse possibile la guarigione di un problema alla vista mediante la preghiera nella Scienza Cristiana. Così continuai a pregare e gradualmente cominciai ad etichettarmi sempre meno come una persona con problemi alla vista. Anzi, mi identificavo con un’idea preziosa di Dio, saldamente ancorata nella Mente. Di conseguenza mi affidavo a questa Mente per essere guidato nei miei studi e nella mia carriera. A questo punto attesi fiduciosamente la guarigione. 

Inoltre, smisi di scrutare la materia per aver conferma sullo Spirito. In altre parole, smisi di cercare di “aggiustare la materia” e quindi di sbirciare per vedere se era avvenuto un cambiamento, poiché non è così che si verifica la guarigione nella Scienza Cristiana. Una frase da Scienza e Salute mi aveva sempre aiutato a stabilire il punto da cui partire per pregare: «È ciarlataneria mentale fare della malattia una realtà – ritenerla qualcosa che si possa vedere e sentire – e poi tentare di guarirla mediante la Mente» (pag. 395). A mio avviso questo chiariva che, quando consideravo una realtà il mio problema, mi allontanavo dalla Scienza Cristiana. Compresi che la vera guarigione avviene quando si cede naturalmente all’Amore divino che sempre ci guida e ci governa. Dovevo solo abbandonare la mia «visione» limitata della vita.

I tentativi di controllare i risultati diminuirono nei mesi successivi. Non potrei affermare esattamente quando avvenne la guarigione, però, al rinnovo della mia patente di guida, circa un anno dopo aver preso la decisione di pregare per la mia vista, superai la visita medica di controllo senza occhiali. La mia vista era perfetta ed è rimasta tale da allora, circa vent’anni fa. 


Syracuse, New York, USA

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L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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