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Un’intervista: Una vita insieme

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 1 luglio 2009

Tradotto dal Christian Science Sentinel, Volume 110, Numero 2&3


Di recente, Val e Mark Unger di Ashland, Massachusetts, sono stati intervistati da Rita Polatin del Radio Sentinel in merito al loro matrimonio. Ecco alcuni brani della conversazione.

Rita Polatin: So che siete sposati da molto tempo.  

Val Unger: Da 31 anni! 

Rita: Cosa pensavate del vostro matrimonio agli inizi, e come si è evoluto in seguito?

Val: E' una domanda interessante, perché anche adesso, se ripenso al motivo per cui ci siamo sposati, credo che esso sia un essenziale punto di riferimento per me. Quando Mark ed io ci siamo incontrati, eravamo entrambi molto indipendenti. 

Mark Unger: E lo siamo ancora... (risata.)

Val: Quando cominciammo a parlare di matrimonio e di unire le nostre vite, mi rivolsi a Dio. Un momento in cui Mark non c'era, mi rivolsi a Dio ed pensai: «Tu sai che Ti amo. Ho bisogno di sapere da Te che si tratta della scelta giusta». Sentivo chiaramente che la mia vita aveva lo scopo di comprendere meglio Dio e questo fatto doveva essere incluso anche nel mio matrimonio.

La risposta che ricevetti fu magnifica: capii infatti con chiarezza che sarei stata in grado di fare più per Dio e per il mio prossimo se fossi stata sposata con quell'uomo che non se fossi rimasta sola. All'epoca non sapevo tutto quello che implica l'essere sposati, ma capii che saremmo riusciti a sostenerci l'un l'altra nel nostro rispettivo progresso spirituale; ci saremmo presi cura l'uno dell'altra e rafforzati a vicenda e saremmo così riusciti a progredire lungo quella via.   

Rita: Provasti anche tu la stessa cosa, Mark? 

Mark:Certamente! Sai, per sposarsi bisogna avere dei punti in comune. Ciò che io e Val scoprimmo di avere in comune era soprattutto l'amore per Dio, per la spiritualità. Come dicevamo, eravamo indipendenti, al punto che nessuno di noi due aveva la minima intenzione di sposarsi! Perciò quando questa idea si fece strada, entrambi chiedemmo a Dio: «Cosa significa per noi il fatto di sposarci? Come potrà esserci d'aiuto per la nostra crescita spirituale?» Sono cresciuto nella Scienza Cristiana e l'ho fatta conoscere io stesso a Val. Entrambi stavamo leggendo Scienza e Salute.  

C'è una frase in quel libro, nel capitolo intitolato «Matrimonio», che mi colpì molto: «Considerate gli obblighi e le responsabilità che questa promessa comporta e quanto essa possa incidere sul vostro sviluppo e sull'influenza che esercitate sulla vita degli altri» (pag. 68). Pensai: «Sì, sposarci ha senso se penso a come è stato il nostro rapporto fino ad ora; sento che questa relazione porterà stabilità nella mia vita e che saremo in grado di sostenerci a vicenda nel corso della nostra crescita spirituale. Saremo in grado di fare di più per il mondo». Ora, 31 anni dopo, posso affermare che è stato proprio così.

Rita: Tuttavia crescere insieme non è sempre facile.  

Val: No, non lo è.

Rita: A volte bisogna lavorarci.

Val: Sì, penso che nel caso di due persone indipendenti, una delle cose a cui bisogna prestare attenzione è la tendenza all'egoismo, a valutare i propri interessi, ad essere indulgenti con se stessi, insomma a mettersi al centro. Nei primi anni ci imbattemmo negli stessi problemi che ogni giovane coppia si trova ad affrontare. Bisogna ragionare e discutere insieme su questioni come le finanze, come comportarsi con gli suoceri, come condividersi i compiti domestici.

Rita: Cose che incidono insomma sulla vita quotidiana.

Mark: Sì! Durante il nostro matrimonio ci siamo sempre rivolti a Dio, presenza infinita e amorevole, per capire come affrontare qualsiasi questione. Mi metto all'ascolto per avere delle risposte, cerco di mantenermi umile, cerco di capire cosa posso imparare e cosa posso fare meglio in una situazione. In pratica, prego. 

Rita: Quindi il vostro approccio ai problemi è la preghiera.

Val: In fin dei conti, sì. (Risata.) Ci si arriva con l'esperienza. Invece di stare a preoccuparci tanto per qualcosa, Mark ed io andiamo direttamente al nocciolo della questione, perché capiamo ora che se ci si sente irritati, si tratta di un'imposizione sul pensiero. Essere arrabbiati non fa star bene e ci fa sentire lontani da Dio, ovvero da ciò che in realtà siamo in quanto riflesso di Dio, dell'Amore. Perciò quando mi arrabbio, mi rendo conto che non è uno stato d'animo che proviene da Dio e rifiuto tale stato d'animo trattandolo come un intruso nella mia coscienza; riconosco quindi che la vita è amore, e che, in questo caso, è naturale amare mio marito.

Mark: Anch'io devo ripetere che si arriva ad affidarsi completamente alla preghiera con il tempo. Nei primi anni di matrimonio risolvere i problemi per me significava insegnare a mia moglie a pensare come me. Solo alla fine, quando non riuscivo a risolvere la situazione, mi rivolgevo a Dio in preghiera. Impiegai anni per capire che non bisogna cercare di cambiare l'altro affinché il suo modo di pensare e i suoi metodi diventino come i nostri; si tratta invece di ascoltare Dio, di capire in che direzione ci stia guidando a pensare. Qual’è l'approccio amorevole? Per riuscire a sentirti unito con qualcuno che la pensa diversamente da te credo che non ci siano soluzioni senza l’intervento di Dio.

Rita: Parlando di altruismo, maggior amorevolezza, ecc., molti dicono: «bisogna fare dei sacrifici». Il termine sacrificio fa pensare di dover rinunciare a tutte le proprie speranze, sogni e desideri per qualcun altro.

Val: Ti posso suggerire un termine ancora più forte: «arrendersi»! E non a Mark, non a un marito, ma a Dio. Adesso ti raccontiamo una situazione piuttosto difficile che abbiamo dovuto risolvere.

Mark: All'inizio del nostro matrimonio affrontammo più che altro problemi minori e anche se esistevano delle questioni più importanti da risolvere, non riuscivamo ancora a parlarne apertamente. Una di queste questioni era la gestione delle finanze: provammo a parlarne ogni tanto, trovando dei compromessi qua e là, ma non riuscivamo a venirne a capo. 

Più avanti nel matrimonio fummo costretti ad affrontare un serio problema econmico. Arrivammo al punto che le spese eccessive di Val cominciarono a darmi fastidio. Dal canto mio, io ero diventato molto più paziente, più desideroso di conoscere il suo punto di vista, di adeguarmici e di avere fiducia in Dio. Tuttavia gli anni passavano e ci stavamo indebitando. Stavo seriamente pregando per la situazione.

Pensai che ciò che Val stava facendo era ingiusto e disonesto, spendendo così tanto e capii che dovevo prendere una decisione seria. Andai da lei e le dissi: «Se intendi continuare a spendere in questo modo, io non posso rimanere con te. Per quanto ti ami, non posso continuare con questo matrimonio». Le dissi anche che dovevamo pensare insieme ad un piano per rientrare con i debiti. Insomma, misi sul tavolo il nostro intero matrimonio. Sapevo che non l'avrebbe presa bene...

Val: Infatti all'inizio non la presi affatto bene. Ero furiosa, veramente arrabbiatissima e stavo sulla difensiva. Tuttavia ero cosciente di aver contratto un grosso debito, sebbene avessi migliaia di giustificazioni pronte. Pensai: «Se potessi veramente comunicare con Mark, non sarebbe un problema. Se mi amasse di più, tutto questo non sarebbe un problema.» Francamente, una delle mie reazioni iniziali fu: «Bene!» E cominciai mentalmente a prendere in considerazione di separarci, pensando a cose del tipo: «Sono pronta a proseguire per la mia strada, così potrò vivere come voglio». Tuttavia amavo veramente Mark, così tornai a quel punto di riferimento essenziale di cui ho parlato all'inizio.   

Quando mi calmai, mi accorsi che non ero contenta del modo in cui spendevo il denaro, specialmente perché non parlavo mai con Mark degli acquisti maggiori. Mi venne in mente che la Bibbia dice: «quello dunque che Iddio ha congiunto, l'uomo nol separi». Nel caso specifico questo significava che ero io a causare la separazione (Matteo 19:6).

Sentii di avere bisogno di aiuto, così mi rivolsi ad una practitioner della Scienza Cristiana. Inizialmente, parlando con la practitioner, quasi farneticavo, piangevo e mi autogiustificavo; tuttavia riuscii a spiegarle la situazione. Le comunicai anche il mio desiderio di risolvere il problema. Lei rimase estremamente calma durante la telefonata, e quando finalmente mi calmai, mi disse: «La Bibbia dice: 'la maritata ha cura … del come potrebbe piacere al marito'.» (vedere I Cor. 7:34). Non era assolutamente quello che volevo sentirmi dire!

Penso che alla fine della telefonata con la practitioner ero ancora più arrabbiata di quando avevo parlato con Mark. Tuttavia credo anche che qualcosa si era fatto strada nella mia coscienza per farmi reagire così duramente. Così, mentalmente, mi inginocchiai e pregai in modo molto semplice: «Dio, aiutami. Ho bisogno di aiuto per uscire da questa situazione». Immediatamente mi vennero in mente molti magnifici pensieri di consolazione.

La cosa veramente importante, se ci ripenso oggi, era il mio bisogno di umiltà. Dovevo essere abbastanza umile da desiderare di comprendere che ciò che mi spingeva a fare acquisti eccessivi non esprimeva certo qualità positive per il mio matrimonio. Dovevo liberarmene. Dovevo arrendermi a Dio, ascoltarLo per capire come agire per avanzare in modo coerente con moralità e onestà. Così potei camminare umilmente con mio marito, mano nella mano.

Rita: Infatti Dio vuole il bene per tutti noi. A volte per averlo sembra di dover soffrire oppure di doverne fare a meno, invece è esattamente il contrario, vero?

Val: Sì, è vero. Così nel giro di pochi giorni capii che dovevo voler cambiare. Dovevo voler ripagare il debito. Dovevo affrontare l'argomento con Mark senza farmi sopraffare dall'emozione, basandomi invece fermamente sul desiderio sincero di promuovere il bene e l'onestà nell'ambito del nostro matrimonio.

Mi recai dunque da lui e gli dissi che volevo tentare di risolvere il problema e che ero pronta a fare il necessario. Ci vollero un po' di giorni per arrivare a una soluzione. Ne parlavamo per un po', ma poi dovevo allontanarmi per pregare. Ne parlavamo ancora, e poi dovevo pregare ancora un po'. Ma alla fine riuscimmo a pensare ad un piano e a ripagare il debito molto più velocemente di quanto avessimo programmato. E io smisi di spendere così tanto.

Il bello di tutto questo fu che Mark ed io ci avvicinammo e che da quel momento in poi riuscimmo a parlare di soldi molto più facilmente. Inoltre, riuscii a rispettare la sua posizione. Credo che anche lui sia arrivato a rispettare un po' meglio il mio desiderio di spontaneità. E' divertente pensare che recentemente mi ha comprato un regalo di Natale e io gli ho chiesto: «dobbiamo inserirlo nel budget?». Ero io che ero preoccupata per la spesa, il che è di solito il contario!

Mark: Questa esperienza ci ha effettivamente avvicinati. Da allora comunichiamo meglio. E naturalmente in quei giorni pregavo anch'io perché non sapevo dove gli eventi ci avrebbero portato. Dovevo riconoscere che Dio si stava prendendo cura di noi. Se Dio ci aveva uniti, Dio ci avrebbe tenuti insieme.

Rita, Quello che ho scoperto sia nel matrimonio che nella vita è che più do, più ricevo. Non è affatto un sacrificio.

Mark: All'inizio lo può sembrare. Una delle cose più importanti che ho notato nel nostro matrimonio è che per anni ho avuto grandi aspettative. Mi aspettavo che mia moglie fosse in un certo modo, che realizzasse tutti i miei sogni. Quando questo non accadde - e nessuno è in grado di soddisfare questo genere di esigenze - fui spinto a rivolgermi a Dio per trovare una fonte più elevata di felicità, un senso più alto di amore, l'amore che proviene da Dio. Tramite la preghiera compresi che dovevo smettere di concentrarmi sulle mancanze di Val e dovevo invece cominciare a magnificarne tutte le qualità che esprimeva costantemente. Non appena lo feci, mi ritrovai ad amarla ancora di più.

Cominciai ad apprezzare veramente mia moglie e ogni giorno cercai di aiutarla ad essere felice, di dirle parole gentili, di circondarla di attenzioni. Mi piace molto ciò che Mary Baker Eddy scrive in Scienza e Salute (e ho impiegato anni per comprendere che sapeva esattamente ciò di cui parlava): «Mariti, ascoltate tutto ciò e ricordatevi come la più piccola parola o il minimo atto possano rinnovare i giorni lontani dell'idillio» (pag. 59). L'idillio è costituito da quei momenti in cui ci si sente uniti. Perciò il mio messaggio a tutti gli uomini è che questa frase è verissima!

Val: Uno dei gesti carini che Mark fa per me, è di farmi trovare ogni sera il caminetto acceso al mio rientro dal lavoro nelle fredde serate invernali. Ogni sera riconosco tutto il suo amore in questo semplice gesto. 

Mark: Invece di sembrarmi dei sacrifici, questi gesti mi procurano una grande gioia. La mia vita è molto migliorata. Ed è straordinario come tutto questo abbia migliorato il nostro matrimonio.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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