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Dal rammarico al perdono

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 13 aprile 2018


Mentre ero seduta in un grande teatro in attesa di uno spettacolo, osservai il resto del pubblico intorno a me. Mi sentivo spiritualmente ispirata e vidi ogni persona come idea spirituale, il riflesso perfetto dell’unico Padre-Madre Dio. Avvertii un grande senso di amore per ogni presente.

Ma prima che potessi darmi una pacca di congratulazioni sulla spalla per essere una persona tanto amorevole, mi venne in mente una domanda sorprendente: “Certo è facile amare tutta questa gente che non conosci e riconoscerli tutti come figli di Dio, ma riesci a farle altrettanto con tutti coloro che conosci?”.

Sebbene ritenessi che si trattava di una domanda che valeva la pena prendere in considerazione, ci riflettei solo brevemente, pensai che sarebbe stata una buona idea provarci e la accantonai per godermi lo spettacolo.

Dopo circa un mese quell’esortazione alla pratica di un amore più ampio si ripresentò. Improvvisamente mi trovai a lottare con sentimenti aggressivi di rammarico. Ripensavo mentalmente a cose che avevo detto o fatto nel passato e mi tormentavo pensando a come avrei potuto gestire i rapporti con gli altri in modo più amorevole. Mi scoraggiai e trovavo difficile concentrarmi sulle attività che stavo svolgendo. A volte mi sentivo fisicamente male.

Non mi ero mai sentita così sopraffatta da sentimenti del genere. Decisi di rivolgermi ad una practitioner della  Scienza Cristiana e le chiesi di pregare per me per aiutarmi a guarire tutti quei sentimenti di rimorso che si stavano annidando nel mio pensiero.

La practitioner mi fece notare che una definizione di rimorso è “sospirare su qualcosa” e mi suggerì di leggere un passaggio di Scienza e Salute con Chiave delle Scritture di Mary Baker Eddy:  “Le raffiche invernali della terra possono sradicare i fiori dell’affetto e disperderli ai venti; ma questa rottura dei legami della carne serve ad unire il pensiero più strettamente a Dio, poiché l’Amore sostiene il cuore che lotta, finché cessa di sospirare sul mondo e comincia a spiegare le sue ali verso il cielo” (pag. 57).

Avevo l’Amore divino a sostegno del mio “cuore che lotta”

Capii che in effetti sospiravo sul mondo, rammaricandomi per quello che sentivo come un mondo di errori e fraintesi fra le persone che conoscevo.  Comunque, il lato positivo era che comprendevo che se mi fossi liberata da un senso materiale di ciò che le persone erano, e dallo scoraggiamento e dall’imbarazzo che ne conseguivano, sarei stata in grado di comprendere meglio la mia unità con Dio. Inoltre, avevo l’Amore divino a sostegno del mio “cuore che lotta” mentre imparavo a liberarmi del rimpianto e ad aprire il pensiero alla presenza dell’amore, dell’armonia e della felicità, che Dio riflette in ognuno di noi.

Avevo chiamato la practitioner un sabato ed il giorno seguente avrei dovuto sostituire uno dei lettori della mia filiale della Chiesa del Cristo, Scientista. Tuttavia, molti dei rimpianti accumulati provenivano da cose che erano trapelate tra i membri della chiesa ed io ero ancora in conflitto con quei rimorsi. Sebbene normalmente fossi sempre molto lieta per ogni opportunità di leggere in chiesa, in questa specifica occasione il mio stato mentale mi fece sentire incapace di adempiere al compito.

Tuttavia la domenica mattina, mentre aspettavo che iniziasse il culto, mi rivolsi a Dio in preghiera, non solo  per me, ma anche per il culto e per ognuno nella congregazione. Ed allora, proprio come in quel teatro il mese prima, percepii una chiara idea spirituale.  Era molto semplice: “Devi perdonare”. Questa volta, invece di respingere il monito, ne feci tesoro.

Iniziai ad acquisire una più profonda comprensione spirituale del perdono. Alle volte avevo pensato al perdono delle  “piccole cose” come ad un modo facile e conveniente per porre rimedio ad un conflitto minore, ma le  “cose grosse” mi erano sembrate talvolta irraggiungibili per la maggior parte di noi. Ma in quel momento stavo comprendendo che il vero perdono non è nessuna di queste due opzioni. Il vero perdono arriva quando amiamo noi stessi e gli altri come idee di Dio, quando cioè vediamo ognuno come spirituale e buono. Allora, semplicemente non c’è spazio nel nostro pensiero per ospitare rabbia o risentimento.

Uno dei miei racconti biblici preferiti che tratta il tema del perdono narra di una donna che entra nella casa di Simone il Fariseo, senza alcun invito, lava i piedi di Gesù Cristo con le lacrime e li asciuga con i capelli (vedere Luca 7:36-47). Gesù vede chiaramente l’umiltà, il pentimento sincero ed il desiderio di perdono con il quale la donna era giunta a lui e la perdona con compassione. Sapendo che il suo ospite si stava chiedendo perché non avesse mandato via la donna in quanto era una peccatrice, Gesù rimproverò Simone dicendogli: “Le sono rimessi i suoi molti peccati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è rimesso, poco ama”.

La donna provava un grande amore per il Cristo, ovvero la spiritualità che Gesù manifestava e che tutti noi riflettiamo come immagine di Dio, e così trovò il perdono che cercava. Similmente, capii che se avessi amato gli altri e li avessi visti come figli di Dio, avrei percepito l’amore di Dio. Quando avessi perdonato gli altri esprimendo questo tipo di amore spirituale, anche io sarei stata perdonata.

Quando iniziò il culto, sentivo un profondo senso di amore che non avvertivo da tempo in chiesa. Amavo ciascuna persona come espressione spirituale di Dio come non avevo mai fatto prima. Gli eventi del passato e gli scambi verbali cui ero rimasta avvinghiata sembravano spazzati via e mi sentivo rinnovata. Questa trasformazione di pensiero non fu difficoltosa o forzata. Era il risultato naturale del mio desiderio sincero e della mia volontà di comprendere meglio come perdonare.

Scoprii che questa maggiore comprensione del perdono costituisce un antidoto potente contro il rimpianto. Quando riconosciamo sinceramente il nostro vero essere spirituale, esso cancella la credenza che siamo soggetti a qualsiasi cosa buona o malvagia in un passato mortale. Ci libera dal crogiolarci nell’auto-condanna e ci solleva verso altezze spirituali dalle quali possiamo continuare a progredire nella nostra comprensione ed espressione dell’Amore divino.

Scienza e Salute afferma: “Ogni angoscia di pentimento  e di sofferenza, ogni sforzo per riformarci, ogni pensiero ed azione buona, ci aiuteranno a comprendere l’espiazione di Gesù a causa del peccato e contribuiranno alla sua efficacia; ma se il peccatore continua a pregare e a pentirsi, a peccare e ad esserne addolorato, egli ha ben poca parte nella riconciliazione - nell’unificazione con Dio - poiché gli manca il pentimento pratico che riforma il cuore e mette l’uomo in grado di fare la volontà della saggezza” (pag. 19).

Il vero perdono arriva quando amiamo noi stessi e gli altri quali idee di Dio.

Per lungo tempo avevo sentito di peccare per poi esserne dispiaciuta, mancando l’obiettivo e sentendomi male perché era troppo tardi per aggiustare le cose. Ma questa nuova comprensione del perdono quale la pura espressione spirituale dell’amore, quale la comprensione della vera identità spirituale ed innocenza di ognuno, era per me il “pentimento pratico” di cui avevo bisogno, perché con questa comprensione spirituale sentii una vera riforma del cuore. Avvertii un senso di “unificazione” con Dio mentre imparavo ad amare di più.

Per alcuni mesi prima di questa esperienza, avevo sperato in maggiore unità ed armonia tra i membri della chiesa, ma pensavo che questo sarebbe dipeso solo dai cambiamenti nelle regole e nelle pratiche della chiesa. Ora realizzavo che l’unico cambiamento necessario doveva avvenire nel mio pensiero. Mi resi conto che le persone che credevo avrebbero potuto portare rancore nei miei confronti, non lo fecero affatto e, liberandomi dei rimorsi a cui mi ero tenuta aggrappata, fui in grado di sentire il loro amore sincero. Questa guarigione mi ha aiutato a servire la chiesa con maggiore umiltà, non per un dovere personale, ma come se l’amore scaturisse da una sorgente nel mio cuore.

Un inno tra i preferiti ci offre questa bella promessa:
E così non importa il bisogno e non importa la minaccia,
sono al sicuro nel Tuo amore, nessuna paura, nessun rimpianto.
Può esserci più dolce conforto, grazia più divina,
del pensiero che il Tuo amore sia qui e sia mio?
(Susan Mack, Christian Science Hymnal Supplement: Hymns 430–462, n° 445)

L’amore di Dio, conosciuto e compreso, guarisce veramente il rimpianto. E grazie a questa dolce rassicurazione, abbiamo sempre la libertà e la capacità di perdonare noi stessi e gli altri e proseguire, sostenuti e guidati dall’Amore divino. 

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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