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Rispetto per gli animali

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 18 gennaio 2018

Originariamente pubblicato sul numero del 9 ottobre 1976 del Christian Science Sentinel


Nello stesso numero di un giornale vi erano due articoli sugli animali. Il primo si riferiva ad una piccola balena malata gettata sulle spiagge del New England. Per salvarle la vita fu posta in un grosso serbatoio e curata giorno e notte da quattro persone a turno che si occupavano di lei, dandole da mangiare, facendole massaggi e fornendole altre attenzioni.

L’altro articolo si riferiva al massacro annuale di foche in un altro paese. Spiegava che circa un quarto di milione di piccole foche venivano bastonate a morte entro la fine della stagione, nonostante le rimostranze disperate delle loro madri.

Questi due articoli sono un tipico esempio degli estremi a cui giunge l’atteggiamento degli esseri umani verso gli animali. C’è gente che senza rimorso o compassione va a caccia ed uccide certe specie per sport o profitto, mentre altri si dedicano a salvare la vita di altre specie. Molti accudiscono degli animali domestici e dipendono grandemente da loro per aver compagnia – trattandoli a volte con molto più generosa considerazione di quanto non facciano con i loro amici o parenti. Allo stesso tempo possono essere completamente disinteressati al massacro di specie selvatiche. Alcuni pensatori perplessi possono ben chiedersi come dovrebbe essere il loro giusto pensiero rispetto agli animali e quale dovrebbe essere la loro reazione e responsabilità verso di loro.

Una delle prime affermazioni che probabilmente le persone che conoscono bene la Bibbia ricorderanno si trova nel primo capitolo. “Poi Dio disse: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, ed abbia dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sul bestiame e su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra’” (Genesi 1:26). Tuttavia, prima di assumere che questo ci conferisca un potere supremo sugli animali della terra per farne quello che vogliamo, dobbiamo ricordarci che il primo capitolo della Genesi non è un’affermazione letterale della storia della creazione fisica, ma una illustrazione metaforica della creazione spirituale della Mente divina. Per comprenderne il significato dobbiamo interpretarlo spiritualmente e la Scienza Cristiana ne fornisce la chiave, dimostrando che ogni oggetto menzionato nel racconto, sia esso animato o inanimato, simboleggia certi elementi ed attributi della Mente divina, piuttosto che animali e cose come sono conosciuti umanamente.

Delle due grandi luci create da Dio, per esempio, Mary Baker Eddy scrive: “Il sole è una rappresentazione metaforica dell’Anima al di fuori del corpo, che dà esistenza e intelligenza all’universo” (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 510). Riferendosi alle grandi balene e agli uccelli alati creati da Dio, essa dice: “Lo Spirito è simboleggiato dalla forza, dalla presenza e dal potere come anche da santi pensieri, alati di Amore” (Scienza e Salute, pag. 512). Questo racconto biblico della creazione, interpretato spiritualmente fornisce un ritratto simbolico dell’universo assoluto e spirituale della Mente divina, e degli elementi che lo costituiscono.

Le creature che nella vita di tutti i giorni riconosciamo come uccelli, animali, pesci e rettili sono tanto attuali e permanenti nella loro vera esistenza spirituale come lo sono gli uomini e le donne – e sono altrettanto innocue e armoniose. Dio, la Mente divina, le forma individualmente e mantiene distinte ed eterne le loro identità. Esse non sono materiali, ma spirituali. Sono pensieri perfetti di Dio, eternamente avvolti nella Mente divina. Esse hanno il loro posto ed il loro scopo nell’universo di Dio, Mente, per esprimerLo e glorificarLo nel loro modo individuale.

Dovremmo considerare gli animali come pensieri spirituali dell’Amore, come dimostra di aver fatto Mary Baker Eddy in una sua lettera in cui si riferisce ai pesciolini nella sua fontana a Pleasant View. Essa scrisse: “I pesciolini nella mia fontana devono aver sentito la mia presenza quando stavo silenziosamente davanti ad essa, perché vennero in fila ordinata verso l’orlo dove ero in piedi. Allora diedi da mangiare a questi piccoli pensieri gentili, che senza temermi erano venuti da me per il loro cibo” (The First Church of Christ, Scientist, and Miscellany, pag. 247).

Attraverso le caratteristiche a volte selvagge e bestiali di certi animali spesso splende qualche qualità dell’Anima, più elevata e derivata da Dio – come il coraggio e la forza del leone e la percezione acuta dell’aquila. Queste qualità ci aiutano a riconoscere la vera sostanza ed identità spirituale degli animali ed è proprio mantenendo nel pensiero questa reale natura ideale, creata da Dio, del loro vero essere e negando i loro tratti bestiali, che siamo in grado di aiutarli quando sono apparentemente malati o sofferenti.

Un’epizoozia – malattia che colpisce un gruppo di animali – viene imposta alle vittime attraverso una falsa credenza mortale. Essa può essere vinta cambiando la credenza attraverso il Cristo, la vera idea di Dio. Dobbiamo comprendere la presenza della reale natura spirituale delle creature di Dio al posto dell’immagine imperfetta, infettata dalla malattia che sembra essere presente.

Abbiamo altrettanta responsabilità verso gli animali quanta verso gli uomini – di testimoniare della loro vera natura quali rappresentanti del pensiero della Mente divina. Non è la loro utilità verso l’uomo mortale che ne determina il valore, ma quella verso Dio quali rappresentanti delle Sue qualità. Dio creò l’uomo e l’animale e con uguale tenerezza Egli ha cura di entrambi. Sotto la Sua legge essi devono dimorare insieme in armonia e rispetto reciproco.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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