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La Scienza Cristiana include tutti gli aspetti dell’esistenza

Intervista a David Robertson condotta da Jeffrey Hildner

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 1 aprile 2011

Tradotto da The Christian Science Journal, agosto 2010


“Non ero una persona facilmente convincibile. Ero poco interessato alla Scienza Cristiana, infatti mia madre era infermiera e mio padre lavorava nell’industria farmaceutica. Ero quindi orientato verso la medicina tradizionale. Quando incontrai mia moglie, trovai molto strano ciò che mi diceva sulla Scienza Cristiana, ma pensai: Che importa, io voglio sposarla in ogni caso, se lei vuole sposare me in ogni caso!”

Perché cambiò d’opinione? Come mai David Robertson, che era cresciuto in una famiglia Metodista, iniziò a studiare la Scienza Cristiana?

“Penso che sia stato soprattutto il modo in cui mia moglie, Alice, allevava i nostri tre bambini, e come affrontava i problemi che insorgevano”, dichiara David Robertson nel nostro recente colloquio. “Ciò mi spinse a cambiare opinione, a meravigliarmi, e chiedermi “cosa sta succedendo?”

David vedeva sua moglie Alice occuparsi dei loro figli con “tenera persuasione; il modo in cui si prendeva cura di loro era più profondo di una disciplina. Ella li allevava con amore, e questa speciale educazione, ha certamente giovato loro”.

Nelle parole di David possiamo leggere un piccolo segreto, qualcosa che, per coloro che studiano la Scienza Cristiana, è evidente quanto lo è che due più due fa quattro: la Scienza Cristiana apre canali di bene che vanno assai oltre la guarigione fisica.

Naturalmente, di fronte a problemi fisici, la famiglia di Robertson si è rivolta con fiducia alla Scienza Cristiana. I loro tre figli sono stati guariti da malattie infantili comuni come la rosolia, l’angina e la varicella. Infine, vedendo come Dio colmava i suoi e lui stesso di benedizioni – proteggendoli, guidandoli e sostenendoli – David decise di cambiare mestiere. Lasciò l’impiego che occupava da lungo tempo all’IBM per entrare nel 1987 nella pratica della guarigione come practitioner della Scienza Cristiana. Nel 1991 egli divenne insegnante della Scienza Cristiana.

Attualmente David divide il suo tempo tra la città dove risiede la sua famiglia, Stanfordville nello stato di New York, e Cedar Island, nel North Carolina, un piccolo villaggio di pescatori sulla costa dell’Oceano Atlantico. “Ogni località ha un suo fascino speciale”, dichiara David, “e conoscere gli usi e i costumi di due differenti paesi è una piacevole esperienza”.

Nella seguente conversazione David spiega perché la scoperta di Mary Baker Eddy rappresenta per lui ben più che una scelta personale di un sistema di cure o un metodo “alternativo” di guarigione: la Scienza Cristiana agisce sul piano individuale e per tutta l’umanità, come un fattore di trasformazione spirituale - a 360 gradi- che procura armonia e benedizioni in tutti gli aspetti dell’esistenza.

Desidera approfondire due grandi temi di riflessione. Il primo le è stato suggerito da una frase di Eckhart Tolle, scrittore New Age. Il secondo consiste nel rappresentare un quadro esatto dell’immenso potenziale offerto dalla Scienza Cristiana.

Esatto. È proprio ciò di cui desidero parlare.

Tolle dichiara che “il corpo fisico non è altro che una percezione erronea di se stessi”. Egli tocca così un concetto che è alla base della Scienza Cristiana e che Mary Baker Eddy scoprì nel XIX secolo. Sorge allora la domanda: se il corpo fisico è una percezione erronea del sé, allora cosa siamo noi? Qual è il suo punto di vista?

Penso che Eckhart Tolle sia una delle tante persone che oggi mettono in questione l’immagine convenzionale di un corpo semplicemente fisico. Gli Scientisti cristiani sono molto felici di constatare un’apertura di pensiero verso una concezione più metafisica della vita, soprattutto in ciò che concerne la salute di ciascuno. Vi sono statistiche che dicono che circa il 75% delle persone che si rivolgono ai medici ricorrono anche a forme di cura alternative e che una buona parte di loro, in aumento, utilizza la preghiera. Sembra che queste persone ne parlino con tutti meno che con il loro medico! Questo significa sicuramente che vi è un’apertura di pensiero. È in aumento la comprensione che il corpo comporta un aspetto mentale molto importante.

Avere una percezione sbagliata significa che l’immagine mentale è inesatta, che il pensiero percepisce qualcosa in maniera scorretta. Quindi Tolle suggerisce il concetto che il corpo fisico sia un’idea mentale erronea su chi siamo. Tuttavia ritengo che la scoperta di Mary Baker Eddy e le sue spiegazioni, si spingano ancora più in profondità: essa contesta la realtà di tutta la materia.Vediamo così che la vera comprensione della realtà, non incita solo a respingere una percezione erronea del mondo fisico, ma a rifiutare totalmente di credere che la fisica abbia qualche cosa a che vedere con ciò che noi siamo. Questa visione elevata permette alla comprensione umana di raggiungere un concetto interamente nuovo della vera sostanza dell’uomo, e di conseguenza della nostra capacità di guarire noi stessi.

Questo avanzamento della comprensione umana non suggerisce che un gran numero di persone e non solamente gli Scientisti cristiani, abbiano il diritto di chiedersi come sia possibile che un trattamento medico possa riparare un corpo che non è altro che una percezione sbagliata, e che quindi non è fisico?

Leggendo gli scritti di Tolle, ho pensato che è effettivamente molto difficile fare un’iniezione ad una percezione erronea! Com’è possibile agire su questa base? L’azione esercitata sul corpo deve forzatamente essere mentale. Deve essere la correzione di una percezione errata di se stessi.

Vi è un costante impegno nel tentativo di penetrare il segreto della materia. L’anno scorso gli ultimi esperimenti del CERN eseguiti con l’acceleratore di particelle, hanno potuto ottenere delle particelle di energia così piccole da non poter praticamente essere percepite come materia. Quindi la ricerca attuale è ricettiva all’idea formulata dalla Scienza Cristiana secondo cui il corpo e tutta la materia sono manifestazioni mentali. Di conseguenza, noi possiamo cambiare queste percezioni errate e vederne i risultati sul nostro corpo, cioè nella nostra percezione di corpo e di esistenza.

In Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, Mary Baker Eddy racconta che in Inghilterra venne offerto un premio di 100 sterline per il miglior saggio su “le scienze naturali – saggio destinato a controbilanciare la tendenza dell’epoca ad attribuire gli effetti fisici a delle cause fisiche piuttosto che ad una causa spirituale finale...”. Ella conclude che il premio “è uno dei numerosi fatti che dimostrano che la Scienza Cristiana risponde all’ardente desiderio di spiritualità della razza umana” (pag. 111). Questo desiderio si esprime attraverso la ricerca contemporanea, e la Scienza Cristiana è la risposta a questo desiderio.

Ha appena affermato che un concetto completamente nuovo della vera sostanza porta alla capacità di guarire se stessi. Può spiegare meglio questo concetto? Com’è possibile che il fatto di riconoscere che la nostra sostanza è al 100% spirituale, senza la minima particella materiale, permetta di correggere la forma e la funzione di un corpo che appare come fisico?

Penso che la capacità di guarire se stessi inizi con quest’ardente desiderio individuale che porta a pensare: “Io sono ben più di questo essere fisico che la materia suggerisce che io sia”. Nella misura in cui ci si domanda: “Allora cosa sono?” e che s’intravedono gli aspetti più spirituali della propria vita – “io sono una persona onesta, caritatevole, un uomo compassionevole” - ci s’identifica sempre più con questi aspetti come vera identità e sempre meno con il fatto apparente di essere “alto 1 metro e 60 cm., biondo con gli occhi blu, ecc...” Percepisco un cambiamento nel modo in cui la gente s’identifica. In primo luogo s’identifica con gli attributi di Dio – la saggezza, la benevolenza, la forza, l’armonia e così via. Ciò porta a sentire il proprio valore e dominio  spirituali, senza limitazioni fisiche. Di conseguenza, è normale che di fronte ad un problema si utilizzino questi attributi, che costituiscono di fatto la nostra unica individualità, per produrre un cambiamento di pensiero. Si sostituisce la percezione errata di se stessi con quella reale, e questa si manifesta con un cambiamento fisico e con la guarigione. La guarigione risulta dalla presa di coscienza immediata o progressiva, secondo il caso, del fatto che questi attributi di Dio compongono la nostra vera identità. Questa presa di coscienza, produce dapprima un cambiamento mentale, poi naturalmente fisico, perchè il corpo è l’espressione dei nostri pensieri.

In altri termini il corpo è una proiezione del pensiero. Come in un film: quando sullo schermo appare un difetto, ad esempio un granello di polvere, è inutile cercare di farlo sparire strofinando lo schermo, si tratta in realtà di togliere la polvere depositata sulla lente del proiettore.

Quando si toglie la polvere della materialità dal nostro pensiero per lasciar brillare la nostra spiritualità in tutta la sua purezza, riconoscendo che siamo l’espressione di Dio, allora il corpo ritrova la sua armonia.

Ora, per ritornare alla domanda: “Chi siamo?”, la Scienza Cristiana ci offre una straordinaria risposta. Mary Baker Eddy pone la domanda “Che cos’è l’uomo” e vi risponde nel capitolo “Ricapitolazione” di Scienza e Salute (pag. 475). Questa domanda e la relativa risposta costituiscono un eccellente punto di partenza per chiunque desideri esaminare a fondo la propria identità. Per me, l’identità deriva dal fluire illimitato della natura di Dio, del Suo essere nella nostra coscienza. Questo flusso illimitato degli attributi di Dio, degli attributi della Vita, della Verità, dell’Amore, dello Spirito, della Mente, dell’Anima e del Principio, definisce chi siamo.

C’è un secondo punto di cui desideravi parlare, David. Presenta diversi aspetti, ma io vorrei affrontarlo così: si parla a volte della Scienza Cristiana unicamente come di una religione i cui membri “non vanno dal medico”. Ciò riduce la Scienza Cristiana ad una scelta terapeutica, un metodo di cura, di guarigione. Ma la Scienza Cristiana è molto più di questo. Essa c’insegna a conoscere i benefici di una vita in armonia con le leggi spirituali alla base della realtà, che includono il funzionamento naturale del corpo. Così possiamo constatare che la Scienza Cristiana costituisce un metodo di cura preventivo, uno scudo che ci protegge da tutti i problemi. Potrebbe parlare della Scienza Cristiana sotto quest’aspetto?

Credo effettivamente che si tenti di ridurre la Scienza Cristiana all’idea prodotta dalla stampa popolare. Naturalmente quest’esposizione inadeguata degli scopi e dei propositi della Scienza Cristiana sottovaluta ciò che Mary Baker Eddy desiderava realmente per l’umanità. Il suo obiettivo andava oltre la guarigione o la longevità fisiche poiché auspicava la rigenerazione totale del genere umano, benché le guarigioni fisiche facciano obbligatoriamente parte di questa rigenerazione. Un fatto interessante della Bibbia è che molti racconti di guarigioni sono presentati come dei “segni”, e la stessa guarigione, così prodigiosamente importante e liberatrice, è in realtà indicativa di uno scopo più vasto. Penso che la missione di Gesù, come pure quella di Mary Baker Eddy, non siano fine a se stesse, ma vadano oltre la guarigione del corpo. Al contrario, la guarigione del corpo tramite mezzi metafisici, indica la via che porta alla salute dell’umanità, alla totale trasformazione della società umana. Sappiamo che Gesù ha compiuto molte più guarigioni di quante ne siano riportate sia nei Vangeli canonici sia nei Vangeli scoperti più recentemente. Forse ciò è dovuto al fatto che i compilatori dei Vangeli hanno voluto raccogliere di preferenza guarigioni che fossero più che semplici racconti, guarigioni fisiche dalle quali traspare una verità universale concernente l’identità e l’essere spirituale dell’uomo.

Questo più vasto disegno è difficilmente percepito dalla stampa, soprattutto quando il suo obiettivo principale è di aver qualcosa di sensazionale da raccontare. È un punto del quale dobbiamo realmente occuparci nel nostro lavoro. Per me è una parte fondamentale del trattamento della Scienza Cristiana. Dobbiamo occuparci del più vasto senso di ciò che la guarigione implica, anche quando la preghiera è molto individualizzata, centrata su di sé per un problema molto doloroso. In un certo senso, non esiste un trattamento personale nella Scienza Cristiana, nel senso che il trattamento è diretto a contrastare una credenza universale. Quando si smantella questa credenza e si rimane fermi nella convinzione che il credere nella mortalità e nella materialità sia un errore, si aiuta non soltanto il paziente per il quale si sta lavorando, ma anche tutti coloro che soffrono a causa della stessa credenza. Chiunque soffra a causa di quella credenza trova aiuto, perché tale credenza è stata indebolita. La Scienza Cristiana include questo senso molto più ampio dello scopo della guarigione. Ho visto pazienti guarire quando hanno compreso che, anche se assorti nel loro proprio caso, essi facevano parte di questo ministero più vasto e utile a tutto il mondo.

Poiché il practitioner argomenta non solo a favore di un futuro migliore per il suo paziente, ma indebolisce anche una falsa credenza collettiva nel male, ogni trattamento efficace della Scienza Cristiana è una meravigliosa dichiarazione profetica di speranza che indica la via per l’umanità. Il lavoro di un practitioner della Scienza Cristiana rende un gran servizio al mondo intero.

Quanto alla prevenzione, è sicuramente una parte molto importante nel nostro uso quotidiano della Scienza Cristiana! Non si saprà mai quanti problemi sono stati evitati grazie ad una corretta percezione di se stessi e del mondo. È certo che i miei tre figli sono cresciuti in un ambiente in cui regnava un’incredibile atmosfera d’armonia e di gioia, e che hanno conservato e sviluppato attraverso gli anni un meraviglioso senso di mutuo affetto ed amicizia. Penso che questa sia la ragione per cui essi hanno avuto pochissime malattie infantili o traumi. La Scienza Cristiana ci haaiutati a trattare direttamente e rapidamente i problemi che incontravano. Anche se è difficile provare ciò che non è accaduto, io ho la ferma convinzione che la Scienza Cristiana offra delle cure preventive affidabili che ci mettono al riparo da un gran numero di mali e di problemi.

Com’è possibile usufruire delle cure preventive di cui ci parla?

Per conto mio, inizio la giornata dichiarando che, essendo un’idea spirituale, io posso circolare libero e imperturbato nel mondo. Posso andare al mio lavoro, a scuola, ovunque io debba andare, sapendo che la mia spiritualità, che emana liberamente dallo Spirito, Dio, mi protegge, e che nulla può penetrare nella mia coscienza, senza il mio permesso. Mary Baker Eddy scrisse: “State di guardia alla porta del pensiero” (Scienza e Salute, pag. 392). Questa è la chiave. Siate di guardia – cominciate la giornata sorvegliando i vostri pensieri e finite la giornata allo stesso modo! Viviamo in un mondo che si basa su feedback fisici; a me, invece, piace l’idea di “feedforward” spirituali (ovvero compensazioni anticipate spirituali, invece di ritorni fisici), che respingono tutti i messaggi di materialità che bussano alla porta del pensiero durante la giornata. Per questo dico: fai un balzo in avanti. “Carpe diem!” Vivi il momento. Afferra il senso delle parole “Vado in pace”- perché “devo occuparmi degli affari del Padre mio”, come dice la Bibbia (Luca 2:49) – e quindi nulla può nuocermi. Essere liberi e salvi è il nostro diritto divino e Dio esige e provvede a che ogni individuo sia libero e al sicuro.

Oltre alla guarigione delle malattie e alla prevenzione in generale, cosa possiamo aspettarci d’altro dalla Scienza Cristiana? Ad esempio, in che modo essa eleva le persone al loro “primitivo elemento di penetrazione e perspicacia?” (Scienza e Salute, pag.128).

Ho lavorato nei laboratori dell’IBM, dove si sviluppano avanzati sistemi d’informatica, in particolare software. L’IBM è una compagnia internazionale che include un’incredibile gamma di persone e culture diverse con il compito di sviluppare prodotti avanzati. Ciò produce una tensione culturale e linguistica percepita in svariati modi. Quello che mi ha impressionato di più è che arrivando a capire sempre meglio la Scienza Cristiana, l’unicità della Mente e l’eguaglianza fra tutti, potevo lavorare con sempre maggior facilità, divenendo molto più produttivo in quell’ambiente cosmopolita. Ero in grado di star dietro agli appuntamenti quotidiani, viaggiare, entrare in contatto con culture diverse, tutto con un senso di serenità e di gioia, mentre per molti altri era molto difficile.

Una delle mie ultime esperienze all’IBM riguarda la soluzione di alcuni seri problemi legali che coinvolgevano governi di vari paesi. Le nostre riunioni erano caratterizzate da una pesante animosità, soprattutto da parte di alcuni funzionari IBM che avevano conosciuto gli orrori della guerra nel Pacifico. Lo studio della Scienza Cristiana mi aiutò a “stare di guardia alla porta del pensiero”, e mi dicevo: “L’animosità e i ricordi orribili non fanno parte della verità circa l’uomo, né di ciò che vogliamo concludere qui tutti insieme, inclusa la guarigione di queste menzogne”. Questa posizione mentale spirituale contribuì ad instaurare una straordinaria armonia nelle nostre riunioni e a risolvere i nostri problemi giuridici. Ho quindi la ferma convinzione che ogni preghiera fatta in questo senso, faccia progredire l’umanità.

Ricordo anche un giorno in cui dovetti avviare un progetto che comportava molte incognite tecniche e riuscii a dire: “Bene, dobbiamo trovare la soluzione a questo problema prima di tale data, e a quell’altro entro questo periodo, e così via”. Ricordo che ero così sicuro che avremmo trovato le soluzioni necessarie che dissi ad un collega: “In questo momento non sappiamo niente. Ma continua a cercare, a prendere nota, a riordinare i tuoi pensieri sull’argomento, e la soluzione arriverà al momento giusto”. La Mente ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno giorno dopo giorno. Si deve solo cambiare il modo di vedere le cose abbastanza da permettere che ciò accada, e allora si sente tutto ciò senza alcuno sforzo.

È interessante ciò che accadde quando decisi di lasciare l’IBM e di dedicarmi a tempo pieno alla pratica della guarigione. Fui metodico. L’obiettivo era di dimettermi entro un paio d’anni, in modo da avere il tempo di sistemare le mie finanze. Credo che siano stati i due anni più produttivi della mia carriera! Certamente la compagnia ha dovuto pensare che non ero mai stato così produttivo. Questo fu possibile perché lavorai tenendomi al di fuori del cappio di competizioni e inquietudini dovute all’intensa programmazione e a tanti altri fattori. Mi sentivo libero di svolgere il mio lavoro nel miglior modo possibile giorno per giorno. Ciò mi permise di ottenere ottimi risultati. Quando andai dal mio direttore per dirgli che pensavo di dimettermi spiegandogliene il motivo, egli mi suggerì di andare a consultare lo psicologo della compagnia. Penso che non potesse credere realmente a quello che gli stavo dicendo perché in quel periodo il mio lavoro era stato eccellente. Quando capii qual era la mia vera vocazione, scoprii anche che era facile non essere ansiosi per tutte le cose di cui ci si preoccupa normalmente tutti i giorni. Avevo solo lavorato al massimo delle mie capacità, lasciando che la Mente mi guidasse.

Mary Baker Eddy disse che era “mettendo da parte Mary” che riusciva a compiere al meglio ciò che intraprendeva. Durante quegli ultimi anni passati all’IBM, mi sono veramente tolto di mezzo. Questo è il motivo per cui ho potuto lavorare così bene. È con questo spirito che ho fatto pubblicare l’annuncio come practitioner sul Journal, che ho lavorato per la Chiesa Madre nel dipartimento dei practitioners e che ho poi ricoperto il ruolo di Comitato di pubblicazione della Scienza Cristiana a New York. Tutto questo è dovuto al fatto che ho lasciato fluire la mia vita permettendo alla Mente di guidarmi da una vasta esperienza ad un’altra.

Abbiamo affrontato numerosi argomenti, David, spiegando perché la Scienza Cristiana significhi molto più che “non andare dal medico”; come essa guarisca “i mali, il dolore, il peccato” (Scritti vari 1886-1896, pag. 118), come ci protegga dai problemi e come ci accompagni lungo il cammino della vita. Tuttavia, la guarigione divina del corpo così essenziale ai tempi del cristianesimo primitivo, rimane particolarmente importante. Per quale motivo?

Perché la guarigione fisica manifestata è la prova che Dio risponde a tutti i nostri bisogni. Mette fine a tutti i generi di sfide che affrontano gli Scientisti cristiani oggi. Ad esempio: circa due anni fa, una donna mi telefonò perché aveva delle escrescenze sul petto. Il dolore e lo sconforto erano così intensi che non riusciva a lavorare. Nella sua richiesta d’aiuto, percepii un appello a difendere la femminilità e la purezza delle qualità spirituali insite in questa donna ed in tutte le donne. Anche l’ereditarietà era un fattore da combattere – sua nonna era deceduta dopo aver accusato gli stessi sintomi. Era quindi necessario distruggere la falsa pretesa che una malattia possa passare da una generazione all’altra. Insieme affermammo che ogni forma d’irritazione dovuta a problemi di relazione, ogni rancore persistente, aveva la sua soluzione e che queste irritazioni potevano sparire. Capii che “può crescere solo ciò che Dio, il bene, ha piantato”. “Il Tuo Regno è venuto” e “Tu sei sempre presente”, scrisse Mary Baker Eddy (Scienza e Salute,pag. 16), nella sua interpretazione della Preghiera del Signore (Padre Nostro), cosa che divenne la solida base della mia preghiera per quella donna. Nessun errore può imporsi là dove Dio è la sola presenza. La sua paura lasciò il posto alla gratitudine per la sua relazione pura e senza macchia con Dio, l’Amore divino. A misura che comprendeva che nulla poteva toccarla all’infuori di Dio, le escrescenze ed il dolore scomparvero. Dovette pulire e fasciare le piaghe per un certo periodo di tempo, ma la guarigione fu completa. Così possiamo vedere come un cambiamento mentale prodotto dalla preghiera, dalla comprensione che la salute e l’armonia emanano dalla Mente, non dalla materia, si sono manifestati con un cambiamento, un miglioramento fisico ed una rigenerazione.

In una poesia intitolata “Soddisfatto”, Mary Baker Eddy ci chiede di immaginare e accettare un mondo dove l’Amore divino risponde a tutti i nostri bisogni. L’appagamento è quello stato che tutti desideriamo, lo stato in cui tutte le nostre necessità sono colmate. Mi piace particolarmente questa strofa:

 

I secoli svaniscono, coloro che sono legati alla terra si svegliano,
Sia gloria a Dio!
Chi fa la Sua volontà
È soddisfatto.
(Innario della Scienza Cristiana n°160 – traduzione libera)

La gente desidera quest’appagamento, e la consapevolezza che ci sia chi si prende cura di lei.

Sono queste le basi della preghiera, vero? Dobbiamo affermare con forza che Dio, nostro Principio divino, provvede ininterrottamente ai nostri bisogni, e aspettarci con fiducia di vedere questa verità metafisica prendere forma in maniera tangibile nella nostra vita.

Esattamente, e di conseguenza questa è la base di tutta la guarigione, di tutto l’aggiustamento e di tutta l’armonia. Tutta la cupidigia, la malevolenza, l’invidia, la malattia – i mali d’ogni genere – perdono tutto il potere quando noi riconosciamo che tutte le nostre necessità sono ininterrottamente colmate – ora ed eternamente – dall’Amore divino.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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