Skip to main content Skip to search Skip to header Skip to footer

Come fermare una guerra

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 30 aprile 2015

Originariamente pubblicato sul numero del 23 febbraio 2015 del Christian Science Sentinel


Erano gli anni 1960, e in Vietnam c'era la guerra. Come molte persone della mia generazione, ero contraria a quella guerra e desideravo sinceramente contribuire a porvi termine. Mi sentii spinta a pregare riguardo al conflitto, ma era difficile credere che le preghiere di una sola persona potessero avere un impatto reale su un problema così grande.

L'argomento emerse durante una lezione della Scuola domenicale della Scienza Cristiana. Io e gli altri allievi chiedemmo alla nostra insegnante se la preghiera di una sola persona potesse veramente avere un effetto su questioni globali, come per esempio sulla guerra, piaga storica dell'umanità. L'insegnante ci assicurò che poteva, e ci diede un compito per quella settimana: andate a fermare una guerra.

Non credetti alle mie orecchie: Come poteva una persona insignificante come me — un'allieva — fermare una guerra? Non ero esattamente una di quelle attiviste radicali, ma sostenevo da tempo il movimento per la pace, e ne sapevo abbastanza per essere certa di una cosa: porre fine a una guerra è un processo lungo e complicato.

Trovai ispirazione in una frase che la nostra insegnante della Scuola domenicale ci aveva fatto leggere, tratta dal “Sermone di dedica” del 1895 di Mary Baker Eddy per l'inaugurazione dell'Edificio originale de La Chiesa Madre: “Non è l'uomo metafisicamente e matematicamente numero uno, un'unità, e perciò un numero completo, governato e protetto dal suo Principio divino, Dio? Dovete semplicemente mantenere un senso scientifico e positivo di unità con la vostra fonte divina, e dimostrare quotidianamente questa unità. Allora scoprirete che l’uno ha un valore equivalente a miliardi di miliardi quando è e agisce nel giusto e dimostra il Principio deifico. Ogni piccolo del Cristo riflette l'Uno infinito, quindi è vera la dichiarazione del profeta che ‘uno dalla parte di Dio costituisce la maggioranza’” (Pulpit and Press, pag. 4).

Cosa significa, mi chiesi, essere “dalla parte di Dio”? Mary Baker Eddy disse che significa comprendere la propria unità con Dio. Capii che poiché siamo tutti creati da Dio, dovevo comprendere anche che gli altri sono uno con Lui. Questo significava non lasciarsi indurre a credere che in qualsiasi conflitto ci fossero due parti, ma insistere nel riconoscere solo una parte — quella di Dio — e comprendere che ogni persona coinvolta si trova dalla Sua stessa parte. Significava rifiutare di vedere la creazione di Dio come fratturata, spaccata o in conflitto, e vedere invece ognuno dei Suoi figli, ognuno di noi, come l'espressione individualizzata dell'Uno divino — completo, integro, che vive eternamente in questa unità.

Con Dio non esistono parti né divisioni. Esiste solo Dio, l’Uno infinito. Perciò, essere uno con Dio, capire l’unicità di Dio e portare il nostro pensiero e la nostra vita in armonia con Lui non costituisce solo la maggioranza, è l’unanimità.

Mi sembrò significativo anche il fatto che Mary Baker Eddy avesse detto che non dobbiamo solamente “mantenere un senso di unità scientifico e positivo” con Dio, ma anche “dimostrare” quell’unità ogni giorno. Sia pregare sia mettere in pratica la preghiera tramite la guarigione sono requisiti necessari se vogliamo avere l’effetto di “miliardi di miliardi” nell’essere e nell’agire nel giusto. Se facciamo entrambe le cose, promette Mary Baker Eddy, ce la faremo.

Trovai queste idee profondamente stimolanti, e non vidi l’ora di metterle in pratica. E dopo poco tempo ne ebbi l’occasione per ben tre volte.

La prima si presentò il lunedì mattina, quando salii a bordo di un affollato autobus newyorkese che ero solita prendere per andare a scuola. La gente era più stipata del solito quel giorno, e l’insofferenza era palpabile. Lo spazio bastava a stento per tutti i passeggeri e spinte e spintoni rendevano tutti irritabili.

Invece di lasciarmi coinvolgere dalla sgradevolezza della situazione e sentirmi a mia volta irritata dalla gente che mi sgomitava addosso, ricordai il compito assegnatomi alla Scuola domenicale e decisi di “fermare una guerra” proprio lì. Decisi di amare consapevolmente tutti coloro che si trovavano sull’autobus. Lasciai che il mio cuore si riempisse di questo amore e compresi che poiché l’amore di Dio per la Sua creazione è infinito e illimitato, c’era spazio a sufficienza per tutti. C’era grazia a sufficienza per tutti.

Non si trattava di un esercizio d’intelletto. Provai veramente un sincero affetto per tutte le persone sull’autobus. E subito tutti si calmarono. All’improvviso c’era abbastanza spazio per tutti. C’era abbastanza grazia per tutti noi. L’atmosfera cambiò completamente e il resto del viaggio proseguì in modo armonioso.

Fu una lezione significativa per me sull’importanza di non reagire, di non assecondare un atteggiamento aggressivo o accettare la possibilità che la creazione di Dio possa essere esclusa dal Suo amore o che possa esprimere qualcosa che non è il Suo amore. Assaporai per la prima volta che cosa significa mettere in pratica l’amore cristiano, far sì che io fossi l’espressione dell’Amore divino, Dio, la cui presenza era ben più che sufficiente a modificare l’umore generale sull’autobus.

L’occasione successiva di “fermare una guerra” — comprendere e dimostrare l’unità dell’uomo con Dio — si presentò poco tempo dopo. Gli studenti e il corpo docenti della mia università erano in disaccordo su molte questioni, ed io ero stata invitata a partecipare ad un’assemblea con lo scopo di trovare una soluzione alle divergenze. Tuttavia nel corso dell’incontro fu presto evidente che nessuno dei presenti era veramente interessato a trovare un accordo, e il confronto sfociò in una tesa situazione di stallo.

Di nuovo cominciai a pregare, realizzando che non potevo trovarmi dalla parte di Dio e allo stesso tempo mettermi dalla parte di una delle due fazioni umane presenti in quella riunione. Dovevo lasciar perdere le mie opinioni personali, e lasciare che Dio si occupasse dell’intera situazione. Dovevo riconoscere Dio come l’unica Mente, e quindi la Mente di ognuno di noi, a prescindere da chi fosse, se studente o docente. Questo voleva dire che eravamo uniti come espressioni della Mente divina in quanto figli di Dio, fratelli e sorelle.

Mentre continuavo a pregare, successe qualcosa di incredibile. Improvvisamente, dopo che uno dei punti oggetto del contendere fu esposto, venne proposta una soluzione completamente nuova che fu presto considerata accettabile da tutti. Lo stesso avvenne con il punto seguente, e quello ancora successivo. In poco tempo ogni divergenza che ci aveva divisi era stata appianata e l’assemblea fu aggiornata. Questa svolta degli eventi sembrò pressoché miracolosa.

Quel giorno compresi che “per fermare una guerra” il fatto di voler mettere da parte le mie opinioni personali svolse un ruolo fondamentale. Per essere veramente dalla parte di Dio bisogna liberarsi di ogni idea preconcetta su come il conflitto dovrebbe risolversi, e invece focalizzarsi sul fatto che Dio è tutto e include tutti. Dio ha il potere di risolvere ogni conflitto e il contributo più efficace che io possa dare è quello di riconoscere il potere infinito dell’Amore, permettere a me stessa di esserne l’espressione e lasciare che l’Amore compia il Suo lavoro.

Non molto tempo dopo questa significativa esperienza, ebbi una terza occasione di “fermare una guerra”, ancora più drammatica delle precedenti. Mi ero recata al Central Park per partecipare ad una protesta contro la guerra in Vietnam. Si era radunata molta gente, quindi fu preoccupante vedere avvicinarsi una schiera di poliziotti a cavallo. Era un periodo in cui non tutte le manifestazioni contro la guerra finivano pacificamente.

Mi rivolsi a Dio in preghiera. Questa volta compresi che non solo dovevo abbandonare l’idea di prendere posizione da una parte del conflitto in quel parco, ma dovevo anche smettere di identificarmi come membro del movimento pacifista di quegli anni. Non era facile da fare, perché all’epoca buona parte della mia identità era legata al movimento contro la guerra, tuttavia compresi che stavo cercando di essere un tipo diverso di operatore di pace. Per fare ciò, dovevo riconoscere la mia vera identità — quella spirituale — di espressione individualizzata dell’Uno infinito. Ecco chi ero veramente. E lo erano anche tutti gli altri.

In Scienza e Salute con Chiave delle Scritture , Mary Baker Eddy dichiara: “Tutto è Mente infinita e la sua infinita manifestazione, perché Dio è Tutto-in-tutto” (pag. 468). Noi, tutti i figli di Dio collettivamente, siamo l’infinita manifestazione della Mente infinita, e questo vuol dire che non vi è spazio per nulla che sia diverso da Lui. Naturalmente, umanamente parlando, questo non significa che ognuno di noi non possa avere i propri punti di vista o il proprio modo di esprimere l’individualità, ma siccome siamo tutti manifestazione della stessa Mente infinita, lavoriamo in armonia gli uni con gli altri, e coesistiamo pacificamente nel momento in cui comprendiamo la nostra vera individualità e unità. La comprensione della nostra unità con la Mente porta unità sulla scena umana, e anche una sola persona può effettuarlo attraverso la preghiera.

Come andò a finire? La polizia si girò e se ne andò, i manifestanti si dispersero e l’intera manifestazione fu un flop.

Ciò che mi è rimasto di questa settimana dedicata a “fermare una guerra” è qualcosa di molto profondo. Ho potuto intravedere quanto possa essere efficace la preghiera quando riconosciamo umilmente l’unità indissolubile dell’uomo con Dio e cerchiamo di dimostrare questa unità ogni giorno. Per farlo è necessaria una coerente disciplina di pensiero — l’abbandono di opinioni, supposizioni o del proprio senso di chi abbia ragione che trascura la preghiera; è necessario, il riconoscimento della capacità di Dio, non dell’uomo, di appianare ogni discordia.

Non è sempre facile, naturalmente, ma da quando mi sono sforzata di mettere in pratica questo approccio, ho raggiunto una comprensione migliore del potere che sta dietro l’unità di Dio. Scienza e Salute ne elenca gli effetti: “Un Dio infinito, il bene, unifica uomini e nazioni; costituisce la fratellanza dell’uomo; mette fine alle guerre; adempie il detto delle Scritture: ‘Ama il tuo prossimo come te stesso’; annienta l’idolatria pagana e cristiana — tutto ciò che è ingiusto nei codici sociali, civili, criminali, politici e religiosi; stabilisce l’uguaglianza dei sessi;  annulla la maledizione che pesa sull’uomo, e non lascia nulla che possa peccare, soffrire, essere punito o distrutto” (pag. 340).

Vedere questi risultati riflettersi nell’esperienza umana alle volte può sembrare un compito arduo, ma, continuando ad imparare, uno dalla parte di Dio costituisce davvero la maggioranza. Ognuno di noi può fare una differenza enorme nel fermare le guerre — e prevenirne l’inizio — proprio lì dov’è. Possiamo tutti essere operatori di pace.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

Scopri di più su l’Araldo e sulla sua missione.