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Il prezioso privilegio di farsi gli affari propri

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 2 ottobre 2015

Originariamente pubblicato sul numero del 16 luglio 1984 del Christian Science Sentinel


Pettegolezzi! Perché la gente li ascolta, li legge e li divulga?  Perché persone altrimenti corrette e leali, senza alcun intento malizioso, finiscono per lasciarsi coinvolgere nell’infido affare di criticare ed intromettersi nelle faccende altrui, spesso senza addirittura sapere perché lo fanno? Non è forse perché talvolta la mente mortale adultera gli impulsi più puri delle persone, quelli derivati da Dio?

Siamo tutti dotati dell’innata capacità di amare, aiutare e sostenere i nostri simili ed il buon samaritano in ciascuno di noi deve essere alimentato e protetto. Tuttavia c’è molto dei nostri amici, vicini, personaggi famosi e addirittura dei familiari più vicini a noi, che non è di nostra legittima competenza e che semplicemente non è affar nostro. Dobbiamo onorare l’inalienabile diritto di ciascuno di noi di trovare la propria salvezza.

Non dobbiamo mai lasciarci ingannare dalla mente mortale e immaginare di stare esprimendo amore fraterno mentre stiamo semplicemente intromettendoci e ficcando il naso negli affari altrui. Siamo autorizzati dal Cristo a proibire tale beffa della nostra naturale magnanimità ed benignità. C’è un profondo bisogno di amore genuino, di carità sincera. C’è bisogno di guarigione. Qualsiasi tendenza fuorviante di criticare o di intrometterci si manifesti in noi, possiamo pregare perché venga smascherata e distrutta.

La curiosità è un piccolo colpevole perspicace, ma non dobbiamo farci ingannare. Dio, Mente, non è curioso; la Mente conosce, e conosce l’uomo che è buono. Poiché in realtà noi siamo il riflesso di Dio, dovremmo dimostrarlo amando e guarendo. Dobbiamo ubbidire alla legge divina di amare il nostro prossimo e questo richiede ubbidienza al comandamento “Non attestare il falso contro il tuo prossimo” (Esodo 20:16).

Talvolta, la più innocente, amichevole conversazione, ricca di notizie di persone, scivola nel pettegolezzo e nella critica. In una famiglia di mia conoscenza, quando questo succede, uno o l’altro dei familiari interrompe prontamente la discussione con la domanda: “è veramente affar nostro?”. Per riportare la conversazione sul binario giusto, trovano utile porsi queste domande: si basa sui fatti? È amorevole? È necessaria? E un “sì” a due su tre risposte non è sufficiente.

Possiamo pregare per salvaguardare l’integrità della nostra preoccupazione e del nostro interesse naturali per il benessere dei nostri simili. Una preghiera sincera alla ricerca di grazia, pazienza ed umiltà, purifica la nostra espressione di benevolenza, fa sì che continuiamo ad occuparci degli affari del Padre nostro e porta pratiche benedizioni a coloro dei quali ci preoccupiamo.

La preghiera nella Scienza Cristiana afferma la verità dell’unico infinito Dio perfetto e buono, e della Sua perfetta manifestazione spirituale, l’uomo. La preghiera scientifica inoltre nega l’errore. Possiamo riconoscere, per esempio, che la conoscenza che Dio ha della Sua stessa totalità, lascia l’errore senza posto per esistere, anche solo come credenza. Tale preghiera aiuta a condurci alla comprensione dell’unità della Mente. Di conseguenza, nella misura in cui lasciamo che Dio, Mente, sia la nostra Mente, ci troviamo consapevoli della perfezione della Mente e delle Sue idee. Conosciamo che l’uomo è l’evidenza della auto-completezza infinita di Dio. Qui, all’interno della conoscenza della Mente per la Sua amata idea, l’uomo, non vi è nulla di criticabile; Dio è soddisfatto della Sua stessa idea!

Possiamo realizzare che in verità non c’è nulla di maligno che ci porti lontano da saggezza e amore della conoscenza della Mente e ci aggrovigli nei cosiddetti ragionamenti della mente mortale. Tale ragionare, che raccoglie informazioni e ficca il naso, viene escluso dalla vera consapevolezza che deriva dalla Mente, quella consapevolezza che ama, benedice e guarisce. Quando distruggiamo la nostra tendenza diabolica al pettegolezzo, aggiungiamo un’ulteriore benedizione: la libertà dalla credenza che ci siano delle menti mortali là fuori che mandano pensieri offensivi verso di noi. Noi conosciamo una sola Mente. La nostra preghiera di grazia raccoglie i nostri pensieri nell’orbita di Dio e fuori dalla portata dell’attività ipotetica dell’errore e della sua pretesa di esistere. Qui siamo a casa con tutta la creazione spirituale di Dio.

Gran parte della copertura giornalistica è composta da pettegolezzi e dal sensazionale. È ovviamente insidiosa e la respingiamo. Del quotidiano che lei stessa ha fondato, invece, The Christian Science Monitor, Mary Baker Eddy dice: “Oggetto del Monitor è di non ferire nessuno, ma benedire l’intera l’umanità”  (The First Church of Christ, Scientist, and Miscellany, pag. 353). Abbracciando  lo stesso obiettivo cristico, possiamo correggere i nostri pensieri e le nostre conversazioni in linea con questo scopo.

Nessuno dovrebbe voler essere un ficcanaso. E chiunque presti umilmente attenzione e preghi per seguire Colui che mostrò la via, cioè Cristo Gesù, conosce la differenza tra premurosa preoccupazione ed ingerenza. Il Cristo è sempre presente per separare la pula dal grano, la menzogna dalla verità. Mary Baker Eddy collega l’umiltà al discernimento spirituale, quando scrive: “Apprezza l’umiltà, veglia e prega senza interruzione o mancherai la via di Verità e Amore. L’umiltà non è una ficcanaso: non ha nessun momento intromettersi negli affari altrui, nessun posto per l’invidia, non ha tempo per parole vacue e divertimenti vani e tutti gli eccetera di modi e mezzi del senso personale” (Miscellaneous Writings, pag. 356-357).

È buffo, quanto spesso, quando qualcuno si sta facendo gli affari di qualcun’altro o sta trovando dei difetti, inizi a commentare con frasi del tipo “mi spiace dirlo, ma...” oppure “mi spiace, ma a me non piace…” oppure “probabilmente non è cosa che mi riguardi, ma…”. La mente Mortale ammette, addirittura chiede scusa per l’iniquità prima di procedere!

L’impulso a condividere la nostra preoccupazione per qualcun’altro, generalmente indica il nostro stesso profondo bisogno di rivolgerci al Padre in preghiera, in segreto, per ricevere la meravigliosa benedizione che ne deriva, quando il nostro pensiero nei confronti di quella persona o situazione, viene corretto. Quando siamo tentati di impicciarci è il momento giusto per domandare al Padre: “Cosa mi dici Tu di questo?” e poi ascoltare quietamente. Questo non solo porta alla comunicazione schietta che stiamo cercando, ma anche alla guarigione. Il momento in cui siamo tentati di condannare qualcuno è il momento di pregare per vedere l’uomo perfetto.

Siamo spesso critici nei confronti di persone, luoghi o cose? Abbiamo notato che disapproviamo più spesso di quanto non lodiamo? Valutiamo il nostro mondo principalmente in base a ciò “che non funziona qui?” invece di “cosa è vero qui?” Possiamo iniziare a correggere questa abitudine immediatamente. Possiamo pregare perché lo stesso spirito cristico che era in Gesù, sia anche in noi, fiduciosi che quando si guarisce la falsa tendenza a criticare e ad impicciarsi, qualsiasi cosa ci affligga come risultato di questo errore, guarisce anch’essa.

Nel Vangelo di Giovanni leggiamo il racconto della colazione di Gesù con i suoi discepoli dopo la sua vittoria sulla morte e appena prima della sua ascensione. In quel momento egli diede a Pietro il compito riguardo la chiesa. Poi leggiamo che Pietro, vedendo nelle vicinanze un altro discepolo, chiese a Gesù: “e di lui che sarà?” (Giovanni 21-21). Quindi segue la risposta che noi tutti possiamo aspettarci quando ci preoccupiamo  di quello che non ci riguarda: “Se voglio che rimanga finch'io venga, che t'importa? Tu, seguimi”. In quelle ultime tre parole il nostro amato Maestro ci dice come farci gli affari nostri.

Gli scientisti cristiani pregano sinceramente per seguire Cristo. Come risultato di questo impegno, la gente spesso confida in loro. Nel Manuale della Chiesa Madre scritto da Mary Baker Eddy, leggiamo: “I membri di questa Chiesa terranno come sacro segreto tutte le comunicazioni private ricevute dai loro pazienti; così sarà pure di quelle informazioni che potranno giungere loro attraverso il rapporto fra practitioner e paziente” (Manuale, art. VIII; Sez. 22). Questa affermazione non è solo destinata ai practitioner elencati nel Christian Science Journal, ma ai membri della chiesa in generale. Essere ligi allo spirito di questo Statuto è affare di ciascuno.

Che prezioso privilegio è farci gli affari nostri, affari guaritori, in obbedienza al comando di Gesù: “tu, seguimi”.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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