Anni addietro avevo due lavori: ero amministratrice di una struttura residenziale per studenti universitari della Scienza Cristiana e, al contempo, vendevo diamanti a tempo pieno. Entrambi i lavori, per motivi di puntualità, richiedevano l'uso della mia auto.
Il venerdì mattina, all'incirca dieci minuti prima di partire per il lavoro, arrivava il camion della nettezza urbana. Dopo aver svuotato i bidoni della spazzatura, i netturbini li gettavano nel vialetto predisposto al parcheggio, proprio dietro la mia auto. Scrivere biglietti e parlare al conducente del camion affinché, per cortesia, lasciassero i bidoni della spazzatura ai lati del vialetto, non è mai valso a niente.
Benché già vestita e pronta per partire, spettava a me in quei giorni spostare i bidoni, ed era difficile farlo senza sporcarsi. Recandomi al lavoro, passavo solitamente in preghiera i quaranta minuti successivi, cercando di calmare la mia irritazione. Tutte le settimane, per quasi un anno, lo stesso problema.
Poi un venerdì mattina, mentre stavo finendo la mia tazza di tè vicino alla finestra della cucina, sentii il camion della spazzatura. Da dove stavo, non mi potevano vedere. Per farla breve, divagai un po' con la mente e poi cominciai a parlare con Dio.
Il mio primo pensiero fu: “Gesù vedeva nella Scienza l'uomo perfetto, che a lui appariva proprio dove i mortali vedono l'uomo mortale peccatore” (Mary Baker Eddy, Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pp. 476-477). Mentre mi aprivo a Dio in preghiera, per capire cosa potesse significare questa frase nella mia situazione, ebbi un'improvvisa svolta di consapevolezza. Riconobbi che questi uomini, perlomeno a loro modo, stavano esprimendo altruismo, umiltà, dedizione, puntualità e forza nello svolgimento del loro lavoro: qualità umane che hanno origine dalle vere identità degli uomini, giacché idee perfette di Dio. Pregando per vedere questi uomini sotto una luce più spirituale, il mio pensiero cambiò e fui capace di vederli come Dio li aveva creati. Riuscii a guardare oltre la falsa apparenza che fossero degli sconsiderati, apprezzandone invece le qualità divine e il bene che stavano facendo. La mia presunzione e scocciatura si trasformarono immediatamente in gratitudine e umiltà. Apprezzavo che questi uomini, qualunque fosse il tempo, arrivavano sempre. Su di loro si poteva fare affidamento.
Poi mi vennero in mente dei passi della Bibbia, dove Dio parla a Mosè: “E l'Eterno gli disse: "Che è quello che hai in mano?". Egli rispose: "Un bastone". E l'Eterno disse: "Gettalo in terra". Egli lo gettò in terra, ed esso diventò un serpente; e Mosè fuggì d’innanzi a quello. Allora l'Eterno disse a Mosè: "Stendi la tua mano, e prendilo per la coda". Egli stese la mano e lo prese, ed esso ritornò un bastone nella sua mano” (Esodo 4:2-4).
Considerai che questo fatto fosse avvenuto sostanzialmente nel pensiero: il pensiero di Mosè su quello che stava vedendo, e probabilmente temendo, era cambiato. Allo stesso modo, era cambiata anche la sua esperienza. È proprio quello che avevo appena fatto: il mio pensiero era passato dal vedere quegli uomini come materiali al vederli come Dio li aveva creati, espressione perfetta dell'Amore divino. Mentre si rivelavano queste idee, diedi un'occhiata fuori e l'uomo, che aveva appena svuotato il bidone, lo stava sistemando al lato del vialetto, ben lontano dalla mia automobile.
Ebbi un brivido di emozione, dopo che il pensiero era passato dalla presunzione e dall'irritazione alla riconoscenza, alla gratitudine e all'amore. Tale amore e tale umiltà, vedendoli riporre i bidoni nel posto giusto, mi riempirono il cuore. Era la ciliegina sulla torta!
Vissi in quella casa ancora diversi anni, e i bidoni della spazzatura furono sempre riposti al loro posto, ai lati del vialetto. Sono contenta di aver compreso che il fatto di essermi rivolta all'Amore divino abbia risolto il problema.
Becky Barrett-Alford
Wimberly, Texas, USA