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Dissipare la nebbia

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 1 luglio 2010

Tradotto da The Christian Science Journal, agosto 2008


Per chi vive vicino alla costa, la nebbia è un fenomeno ricorrente. A volte, quando arriva, è così fitta che non si riesce nemmeno a vedere al di là della strada. Punti di riferimento familiari come lampioni, cancelli e auto di passaggio sono come cancellati. Cancellati o soltanto nascosti alla vista? Naturalmente la nebbia non cambia il paesaggio, né lo spazza via: lo nasconde soltanto.

La natura della nebbia si è rivelata una metafora molto utile nella mia esperienza di Scientista Cristiana. Spesso, quando prego per un problema, sento che non riesco ad avere sufficiente chiarezza. Mi chiedo: «Che cosa sta succedendo? Qual è la verità, la realtà, qual è il modo in cui Dio vede questa situazione, questo 'paesaggio'?». Dopodiché mi pongo la domanda: «Perché non riesco a vedere più chiaramente? Come mi posso liberare di questa 'nebbia' che oscura la visione di Dio?».

Spesso permettiamo a sottili inesattezze, che pesano in modo negativo sulla guarigione, di insinuarsi nel nostro pensiero. Questa è la nebbia della visione limitata: non riusciamo a vedere attraverso la nebbia, ma le permettiamo di oscurare la nostra visione. Se includiamo errori latenti nella base metafisica delle nostre preghiere, la nostra visione continuerà ad essere sfocata, come è evidenziato da Mary Baker Eddy: «... un errore nella premessa deve apparire per forza nella conclusione» (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 167). Come facciamo a sapere se e quando la nostra premessa è falsa? Se ci sentiamo incerti, o percepiamo una mancanza di limpida chiarezza quando preghiamo: questi sono indizi che abbiamo permesso inavvertitamente all'errore di entrare nel nostro pensiero.

Per esempio, qualcuno potrebbe pensare: «Lo so che non c'è materia. Scienza e Salute lo dice chiaramente nella dichiarazione scientifica dell'essere»: «Non vi è né vita, né verità, né intelligenza, né sostanza nella materia. Tutto  è Mente infinita e la sua infinita manifestazione, perché Dio è Tutto-in-tutto. Lo Spirito è la Verità immortale; la materia è l'errore mortale. Lo Spirito è il reale ed eterno; la materia è l'irreale e temporale. Lo Spirito è Dio, e l'uomo è la Sua immagine e somiglianza. Quindi l'uomo non è materiale; egli è spirituale» (pag. 468). Questa è una dichiarazione corretta e non ambigua della verità. Ma forse, senza saperlo, stiamo intrattenendo una credenza di fondo, che anche se non vi èvita, verità, intelligenza o sostanza nella materia, la materia tuttavia esiste? Le mancano soltanto quelle qualità di vita, verità o intelligenza! Questa è la nebbia. Un ragionamento silenzioso e sottile contro la verità attiva e potente del nostro essere. Ma quanto può essere efficace dichiarare che lo Spirito, Dio, è tutto, e tuttavia trattenere nel pensiero la credenza che vi sia anche la materia? Che ci sia qualcosa da «fare» alla materia? Questo ci mette nella posizione di chiedere allo Spirito di mettersi ad armeggiare con una situazione materiale, dopodiché può tornare ad essere Spirito! È molto importante dare il massimo rilievo nelle nostre preghiere a ciò che Scienza e Salute ci rammenta: «Attraverso i cicli infiniti dell'esistenza eterna, lo Spirito e la materia non coincidono né nell'uomo né nell'universo» (pag. 319).

La nebbia del pensiero dualistico

Per poter combattere la resistenza dei mortali alla validità di questa dichiarazione è importante guardare a  quelli che sono i nostri concetti fondamentali sulla materia. Talvolta trovo utile scrivere ciò che penso che la materia sia: in altre parole, darle una mia definizione. In seguito, mentre cerco riferimenti alla parola materia negli scritti di Mary Baker Eddy, riesco a capire dove sono fuori strada. Ecco alcuni dei termini con cui descrive la materia: pretesa, illusione mortale, credenza, errore, falso punto di vista, nulla, irreale: ci dice con termini inequivocabili che la materia non esiste. Ma perché la materia non ha realtà? Poiché Dio è Tutto-in-tutto, non ci può essere spazio in questo tutto per qualcosa dissimile da Dio, Spirito. Acquisendo una comprensione più chiara di questo fatto, la nostra comprensione spirituale aumenta e risulta in una preghiera più efficace. Quando capiamo tutto ciò, la nebbia del pensiero dualistico, secondo il quale lo Spirito e la materia esistono entrambi, svanisce e ci lascia una grande verità da vivere nella nostra esistenza quotidiana: l'universo e' creato interamente dallo Spirito, ed è intatto e sano.

Un altro concetto erroneo che può annebbiare la preghiera è la credenza che il problema sia «tutto nel nostro pensiero».Questo è ciò che accade quando cerchiamo verso chi coviamo del risentimento, o quale immagine abbiamo lasciato entrare nel nostro pensiero, o in che occasione abbiamo permesso al pensiero di uscire dalla retta via. Sebbene Scienza e Salute dica che è essenziale stare “di guardia alla porta del pensiero” (pag.32), incominciare una caccia alle  streghe per scoprire “che cosa c’è che non va” è un tentativo che ci trattiene nella nebbia perché siamo alla ricerca di una causa materiale o umana ad un problema. Una delle verità fondamentali nella pratica della Scienza Cristiana è che il male e la malattia non hanno una causa. Come mai? Perché nell'unica realtà che esiste, la realtà dell'universo dello Spirito, c'è solo lo splendore dell'essere. Soltanto armonia, Dio e la creazione perfetta, che include ognuno di noi. Sulla base di questi fatti, la nostra preghiera scientifica parte da questa premessa: «La comprensione cristica dell'essere scientifico e della guarigione divina include un Principio perfetto e idea perfetta – Dio perfetto e uomo perfetto – come base del pensiero e della dimostrazione» (Scienza e Salute, pag. 259). Si noti bene come il passaggio non dica «... Dio perfetto e uomo imperfetto che cerca di diventare un po' più perfetto»!

Un'altra forma di nebbia, un deterrente silenzioso alla chiarezza spirituale, è la credenza che il pensiero di altre persone ci possa effettivamente fare del male per mezzo di un qualcosa che chiamiamo malapratica. A volte si cade in questa trappola, di credere che la malapratica sia qualcosa di veramente pericoloso. Eppure la base dell'insegnamento della Scienza Cristiana è che vi è una sola Mente. Dove, dunque, ci può essere una mente che fa malapratica o una mente che è vittima della malapratica? Da nessuna parte. Stiamo forse accettando un altro potere separato dall'onnipotenza, separato dalla Mente una e unica? Cos'è allora la malapratica? Mary Baker Eddy la definisce in parte come «una blanda negazione della Verità» (Miscellaneous Writings 1883-1896, pag. 31). Un dizionario definisce malapratica come «una qualsiasi pratica scorretta o negligente; cattiva condotta o cattivo uso». Poiché è chiaro che il male è l'opposto del bene, e che il bene, la presenza di Dio, è ovunque in ogni momento, possiamo comprendere che la malapratica è, in effetti, soltanto l'opposto ipotetico del bene o del pensiero corretto! Il male non è un vero potere. Non è un'influenza. Non può avere alcun effetto sul bene. Non può impedire la guarigione. È niente, punto e basta. Ma occorre che la nullità della malapratica venga compresa.

Martha Wilcox, una fra i primi studenti di Mary Baker Eddy, ricorda nelle sue memorie alcuni insegnamenti di Mary Baker Eddy sulla malapratica, ed in particolare queste istruzioni: «Mi fece capire che, essendo la malapratica una cosa mentale, l'unico luogo in cui potevo incontrarla era in ciò che sembrava essere la mia mentalità, e l'unico modo in cui potevo affrontarla era quello di abbandonare la credenza in un potere ed in una presenza all'infuori di Dio o della Verità... Mi mostrò che questo apparente nemico interno non poteva farmi del male se ero sveglia alla verità e attiva nella verità.” (We Knew Mary Baker Eddy, pagg. 197, 200)

Attratti verso la visione libera

Considerando questi consigli, è importante sapere come riconoscere la paura e le altre tendenze negative che potrebbero essere latenti nel pensiero. Come si fa? Dobbiamo esaminare il pensiero. Stiamo attenti a che cosa ci viene in mente quando preghiamo e a cosa potrebbe distrarci. Restiamo in ascolto della guida divina. Prestiamo attenzione al contenuto delle nostre conversazioni. Rimaniamo aperti all'apprendimento. Nella mia esperienza personale, senza eccezioni, ogni volta in cui ho desiderato sinceramente una crescita spirituale gli errori che avevo ospitato nel pensiero sono sempre stati scoperti, ed ho subito trovato le risposte di cui avevo bisogno.

Per esempio, alcuni anni fa, i miei vicini di casa accusarono me e mio marito di aver mentito e di avere fatto  illegalmente uso della proprietà pubblica. Sembrava esserci molto astio da parte loro e ci sentivamo attaccati. Non appena esaminai il mio pensiero compresi che non avevo paura dell'astio, ma temevo che i vicini potessero portarci via il piacere di stare a casa nostra. La situazione che dovevo affrontare non erano i vicini o il loro pensiero, ma la mia propria paura. Sapevo che dovevo affrontare la paura con la preghiera finché non se ne fosse andata. Compresi che Dio può soltanto benedire e che nulla può attaccare con rabbia il bene che è donato da Dio. Rimasi ferma sul fatto che nel corso degli anni mio marito ed io avevamo pregato in modo serio per comprendere veramente che la casa è un'idea spirituale. Esiste nella consapevolezza e non può essere violata o minacciata. Perciò la nostra casa poteva soltanto rimanere intatta, indisturbata e protetta. In poco tempo la situazione si risolse armoniosamente; ricevemmo persino una lettera di scuse dai nostri vicini con la quale esprimevano il loro rammarico per essersi comportati in quel modo nei nostri confronti.

Come è importante incominciare nel modo giusto nel lavoro di guarigione! Incominciare con una visione chiara e coerente, senza nebbia in vista. Possiamo farlo riconoscendo la perfezione di Dio, che include tutti noi; accettando nel nostro pensiero la totalità e completezza dell'intera creazione spirituale di Dio; compiacendoci dell'integrità dell'universo e comprendendo che facciamo parte di questo stato dell'essere incomparabilmente perfetto. Trovo che sia utile permettere a verità come questa di entrare naturalmente nella consapevolezza. Quando elevo il mio pensiero, mi accorgo che riesco a smettere di pensare «da me stessa» e, restando in ascolto, prendo coscienza della Verità che si rivela. Questo è un luogo sacro di conoscenza, essere e testimonianza. Questo è il «ritiro dell'Altissimo», come dice il Salmo 91. In questo luogo santo non ci sono problemi da risolvere, né malattie da guarire, né male o peccato di cui liberarsi. È qui che avviene la guarigione; non perché cerchiamo di «applicare» queste verità ad una situazione, ma perché tutto ciò che non è la verità, ovvero qualunque forma o nome prenda il male, semplicemente svanisce dalla consapevolezza e scompare perché non è niente.

In questo luogo di consapevolezza scientifica del divino non c'è nebbia. Se abbiamo pensato che è colpa nostra se abbiamo un problema, o che il nostro pensiero è in qualche modo «cattivo», allora stiamo affermando che c'è una mente separata da Dio. E se pensiamo che la nostra situazione è colpa di qualcun altro, stiamo ancora separando noi stessi da Dio e dal bene che lo Spirito impartisce, perché infatti non esiste una mente separata che possa pensare in modo sbagliato. Nessuno può avere una mente che sia responsabile di qualsivoglia male; e noi non siamo responsabili per quello che si presenta alla porta della consapevolezza, ma solo per cosa ne facciamo.

Mantenendo queste verità al primo posto nelle nostre preghiere possiamo tutti stare certi di essere ispirati, guidati e sempre più efficaci nella nostra crescita metafisica. Ci saranno sempre occasioni di vedere attraverso e oltre la nebbia e, se siamo sinceri, le verità che cerchiamo ci saranno rivelate. Questa è un'avventura gioiosa che aggiunge profondità e ampiezza alle nostre risorse spirituali, dandoci visioni sempre più belle dell'universo dello Spirito. Questa visione chiara e libera da ostacoli ci dà la preghiera che soddisfa in modo più profondo, e porta i suoi frutti sotto forma di guarigione certa e ripetibile.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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