Leggendo la rievocazione dinamica, dettagliata, dal ritmo vivace, degli avvenimenti descritti nel Vangelo secondo Marco, può capitare di trascurare espressioni come “verso i confini di Tiro e di Sidone” (Marco 7:24) o “verso il mare di Galilea, traversando il territorio della Decapoli” (Marco 7:31). Ora, soffermandosi per studiare questa geografia, il lettore acquisirà nuove conoscenze sulla storia degli spostamenti di Gesù. È possibile che l’autore di questo Vangelo abbia inserito tali punti di riferimento con uno scopo ben preciso. Sovente i dettagli geografici permettono di verificare un racconto e quindi di allargarne il messaggio.
Ho esaminato diversi di questi passaggi nel Vangelo secondo Marco, considerando un tema trasversale: la pressione esercitata su Gesù e sui suoi discepoli, sul piano fisico ed emotivo, in contrapposizione al potere divino della sua missione.
Nel Vangelo secondo Marco, Gesù compare pubblicamente all’apice del clamore provocato dal ministero riformatore di suo cugino Giovanni. Intere folle di Ebrei convergono verso il deserto, al di là delle frontiere d’Israele propriamente dette, per farsi “battezzare nel Giordano”, come se si preparassero per entrare nuovamente nella terra promessa.
Gesù inizia la sua missione poco dopo essere stato lui stesso battezzato da Giovanni, e subito scopre di attirare a sé altre folle come fosse una calamita.
Egli si sforza di compiere la sua missione di guarigione e di insegnamento in modo discreto, ma le sue azioni emanano un potere stupefacente e attirano molta attenzione. Ad esempio, quando guarisce un lebbroso (Marco 1:40-45), Gesù lo prega di non parlarne con nessuno e di andare semplicemente a mostrarsi ai sacerdoti autorizzati a constatare la sua guarigione. L’uomo, ebbro di gioia, fa il contrario: va in giro gridando che è stato guarito, esponendo in tal modo Gesù alla curiosità di folle così numerose, da dover fuggire dalla città. In qualunque posto vada, Gesù è incalzato dai bisognosi, e ogni volta che presta loro aiuto, incontra dell’opposizione.
Nondimeno, con un’energia a tutta prova, Gesù persevera. Egli guarisce ed insegna, malgrado quelli che lo interrogano e malgrado i suoi nemici. Coloro che gli sono più vicini, i suoi amici e la sua famiglia, pensano che stia diventando matto e tentano di “impadronirsi di lui” (Marco 3:21). La parola greca krateo tradotta con “impadronirsi”, evoca un polso vigoroso. Gli amici di Gesù ritengono evidentemente che egli debba essere frenato per il suo bene. Tuttavia, Gesù persevera nel suo ministero, provocando l’entusiasmo in ogni luogo dove passa al punto di essere sovente pressato dalla folla. Il mare di Galilea gli permette a volte di fuggire (Marco 3:9) e in altri momenti, sono delle regioni desertiche a procurargli un rifugio (Marco1:45 e 6:45).
Il seguito del vangelo ci racconta che egli incontra sempre più opposizione e che anche i discepoli finiscono per essere criticati (Marco 7:1-5). Ora non sono solo le autorità locali ad essere inquiete: i farisei e gli scribi vengono fin da Gerusalemme per indagare su Gesù. Con le autorità religiose sempre più irritate contro di lui, con la minaccia di una punizione da parte di Roma per turbativa dell’ordine pubblico che incombe senza posa e con dei discepoli che probabilmente non comprendono a sufficienza la sua missione per potergli offrire il loro sostegno, la pressione che pesa su Gesù sembra essere al culmine.
Gesù se ne va da solo per nascondersi nei “confini di Tiro e di Sidone”. Queste due città si si trovavano in una provincia della Siria, una terra straniera dove gli Ebrei erano una minoranza. Tuttavia, questa località geografica ricollega Gesù al glorioso passato degli Ebrei, poiché si tratta del luogo in cui Elia aveva trovato rifugio, in un’epoca di grande persecuzione, centinaia d’anni addietro. È in questo luogo che il profeta aveva trasformato una piccola quantità di cibo in una grande abbondanza per una vedova e suo figlio (1 Re 17: 8-16). E sul monte Carmelo, proprio alla frontiera di questo territorio, Elia, pur avendo la convinzione di essere l’unico profeta ancora in vita in Israele, (1 Re 18:19-46) aveva dimostrato quanto Dio gli fosse prontamente vicino. I primi lettori di Marco hanno sicuramente colto i riferimenti alle esperienze vissute dal loro venerato profeta.
Quindi questa regione di Tiro e di Sidone offre una cornice ideale per un episodio fondamentale nella vita di Gesù: una donna Siro-fenicia (cioè greca), originaria di questo territorio straniero, interrompe la solitudine di Gesù chiedendo che egli guarisca a distanza la sua figliola (Marco 7: 24-30). Egli è colto alla sprovvista. Nella parte successiva del racconto, si vede che Gesù aveva sino ad allora limitato il suo ministero al suo popolo, gli Ebrei. Ora, questa straniera ostinata allarga il campo della sua visione al di là delle frontiere d’Israele. Gesù acconsente alla richiesta di questa madre greca e la congeda assicurandole che la bambina è guarita.
Si tratta di una testimonianza importante per i lettori di Marco con una visione limitata al loro mondo: il cristianesimo si rivolge veramente a tutti!
La regione di Tiro e di Sidone è la località geografica più lontana in cui si sia recato Gesù. Osservando una carta della Terra Santa alla sua epoca, si riscontra che Tiro si trova proprio vicino al margine più alto. Seguendo Gesù, che è stato raggiunto dai discepoli sul sinuoso cammino che li riporta in Israele, abbiamo un altro esempio che ci dimostra come una riflessione sulla località ci permetta di ampliare il significato dei racconti su Gesù.
Alcuni esegeti talvolta affermano che i racconti nei quali Gesù sfama 5.000 persone (Marco 6:35-44) e 4.000 persone (Marco 8:1-9) si riferiscono in realtà ad un unico episodio. Forse non ci sarà mai possibile verificare se i fatti sono veramente avvenuti come sono stati riferiti. Nondimeno, più si studiano attentamente i Vangeli, più ci si rende conto che sono estremamente ben costruiti e che ciascun dettaglio ha la sua importanza. Nel caso di cui ci stiamo occupando, le indicazioni geografiche mostrano che è possibile che ci siano stati due luoghi distinti in cui una folla sia stata sfamata: uno in Galilea e l’altro nella Decapoli.
Le differenze sul piano politico ed etnico che esistono tra la Galilea e la Decapoli aggiungono profondità ai racconti, soprattutto perché i due avvenimenti accadono, l’uno poco prima dell’importante soggiorno di Gesù in territorio siriano e l’altro poco dopo. In Galilea egli nutre una folla ebraica. Nella Decapoli, dopo l’incontro di Gesù con la donna Siro-fenicia, la folla comprende molti stranieri, poiché questo territorio, così denominato per via delle dieci città greche che lo compongono, si trova ad est d’Israele. Forse Marco dimostra così che Gesù sceglie di ripetere questa dimostrazione fra gli stranieri per confermare al mondo intero l’espansione del ministero cristiano.
La quantità dei pani avanzati dopo che le genti sono state saziate dà ancora maggior forza al significato di questi avvenimenti. I dodici panieri avanzati dopo aver nutrito una folla ebraica, alludono forse alle dodici tribù d’Israele, vale a dire nutrimento per tutti in questo gruppo tradizionale. Nella Decapoli, avanzano sette panieri, un numero utilizzato sovente nella Bibbia per indicare uno stato completo, cosa che, in questo caso, forse indica che il nutrimento da parte di Dio è per il mondo intero, oltre che per i Giudei.
Generalmente si pensa che il manoscritto originale del Vangelo secondo Marco rimanga in sospeso nel momento in cui le donne spaurite si raccolgono davanti alla tomba vuota di Gesù, dopo la resurrezione (Marco 16:8). Gli ultimi versetti (Marco16:9-20), che descrivono una fine trionfante, non figurano nei primi manoscritti, e potrebbero essere stati aggiunti più tardi da dei cristiani del II° secolo. Questi, forti del grande successo che incontrava il cristianesimo, per supportare il loro punto di vista, conclusero la versione finale del vangelo con questo passaggio: “Il Signor Gesù dunque, dopo aver loro parlato, fu assunto nel cielo, e sedette alla destra di Dio. E quelli se ne andarono a predicare da per tutto, operando il Signore con essi e confermando la Parola coi segni che l’accompagnavano” (Marco 16:19,20).
Il ruolo del lettore consiste nel tener conto della fine brusca del Vangelo di Marco, valutandone l’insieme, dove viene largamente messo in evidenza il prezzo da pagare per essere un discepolo. E in che modo questa realistica testimonianza può guidare i cristiani oggigiorno? Marco ha messo in evidenza l’opposizione e i successi che incontrano il ministero cristiano e l’attività di discepolo, tanto quanto il pericolo che l’uno che l’altra implicano. Tuttavia, con il forte contributo di coloro che hanno terminato il suo Vangelo, lascia una testimonianza sulla benefica energia del potere divino e sulla capacità che hanno le persone normali di progredire con successo nel loro proprio ministero di guarigione, malgrado tutto ciò che potrebbe impedire loro di comprendere e di utilizzare questo potere spirituale.