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Guarigione dalle conseguenze di una caduta dolorosa

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 1 marzo 2010


Nel mese di luglio del 2006, mi trovavo in vacanza con i miei nipoti in un’isola greca e condividevo la camera con la loro figliuola che, all’epoca, aveva circa tredici anni.

L’ultima sera del nostro soggiorno, la ragazzina, sentendosi stanca, aveva voluto andare a coricarsi presto, così, quando io arrivai, per non svegliarla, non accesi la luce in camera, e feci il tragitto dal bagno al mio letto, al buio.

Improvvisamente inciampai in qualche cosa di grande e pesante che non avrebbe dovuto trovarsi in quel luogo. Risultò poi che si trattava della valigia della ragazzina che quest’ultima aveva disavvedutamente lasciata per terra invece di riporla sull’apposito sgabello.

L’urto fu violento ed io caddi pesantemente, battendo il costato sullo spigolo metallico del letto. Provai un dolore così forte ed acuto, che non potei fare a meno di pensare di essermi rotta una costola. In qualche modo riuscii a rialzarmi reggendomi a stento, avendo battuto anche un ginocchio e un braccio. Intanto la ragazzina, molto spaventata, si era svegliata ed era mortificata per quanto era accaduto. Provavo del risentimento nei suoi riguardi, perché tante volte avevo cercato di farle capire che doveva essere un po’ più ordinata e che non doveva lasciare tutto in giro, ma non avevo ottenuto dei buoni risultati. I suoi genitori erano molto preoccupati perché il mattino successivo dovevamo prendere l’aereo per far ritorno in Italia, avendo finito il nostro periodo di ferie. D’altra parte, mi vedevano così dolorante che non sapevano cosa fare.

Mi venne dapprima la tentazione di pensare che l’indomani non avrei potuto ripartire, ma che avrei invece dovuto andare a farmi fare una lastra per verificare cosa mi era successo.

Cercai di riprendere la padronanza dei miei pensieri, respingendo la possibilità di essermi rotta qualche cosa e tranquillizzai i miei nipoti affermando che certamente l’indomani sarei stata in grado di prendere l’aereo per il ritorno.

Quella notte non potei dormire perché non riuscivo a trovare una posizione che non mi procurasse dolore. Pregavo affermando che non ero mai uscita dal Regno del Padre dove gli incidenti sono sconosciuti, ed essendo io un’idea spirituale nella Mente divina, non potevo fare esperienza di qualcosa che non fosse la manifestazione del bene.

Il mattino dopo, con l’aiuto del Padre, riuscimmo a ripartire. Giunta a casa, chiesi aiuto ad un’amica practitioner della Scienza Cristiana, la quale accettò di pregare per me e mi ricordò che stiamo sempre vivendo nell’unico Regno di Dio, dove esiste solo la Sua totalità e dove non c’è posto per null’altro, poiché il bene è la sola realtà, stabile ed immutabile, e tutto il resto è ingannevole proiezione di ciò che intratteniamo nella mente mortale.

Pregammo insieme per sapere che non c’è una storia umana e che l’uomo reale non può riflettere ciò che Dio non sperimenta e non conosce, essendo sempre la Sua immagine e somiglianza.Tutto è Spirito e Dio manifesta Se stesso nel suo caro Figlio, e l’uomo è quel figlio. Cominciai a sentirmi un po’ meglio, però il dolore al costato era ancora sempre presente. Un giorno, ripensando alla mia nipotina, sapendo di quante buone qualità sia dotata, sentii svanire tutto il risentimento che avevo avuto nei suoi riguardi, provando invece un senso di profonda tenerezza e la vidi come l’espressione stessa di Dio.

Avvertii un senso di meravigliosa pace infinita, di armonia, di sicurezza, di dominio, di consapevolezza che esiste solo Dio e la Sua idea, e che tutto ciò che non proviene da Lui, è irreale, senza importanza.

All’improvviso tutto il dolore scomparve in un attimo, svanito nel nulla. Allora ricordai quel passaggio di Scienza e Salute con Chiave delle Scritture di M.B.Eddy a pag. 125: «A misura che il pensiero umano cambia da uno stato ad un altro, da cosciente dolore a cosciente assenza di dolore, dall’infelicità alla gioia - dalla paura alla speranza e dalla fede alla comprensione - la manifestazione visibile sarà alla fine l’uomo governato dall’Anima e non dal senso materiale.» Questo era proprio ciò che era avvenuto e me ne sentii felice.

Sono profondamente riconoscente a Dio per il dono della Vita, per averci dato Gesù che ci ha dimostrato il Cristo, e a Mary Baker Eddy che lo ha fatto conoscere e capire con la Scienza Cristiana.

Grazie ai nostri cari practitioners e a tutti i membri che con fermezza e altruismo seguono questo sentiero di luce.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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