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Nulla da temere, nemmeno la paura stessa

Le preghiere di una madre lontana da suo figlio portano alla guarigione – e alla pratica guaritrice

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 1 gennaio 2010

Tradotto dal Christian Science Journal, luglio 2009


I primi barlumi del mio impegno nella pratica della Scienza Cristiana e l’amore guaritore che essa comporta, risalgono ad un ospedale in un altro paese, a migliaia di chilometri dalla mia casa negli Stati Uniti, e alle parole di un pediatra: «Suo figlio ha il 50% delle probabilità di sopravvivere alla notte. Se dovesse farcela, probabilmente rimarrà mentalmente e/o fisicamente menomato».

Mio figlio era molto piccolo e quelle parole furono come coltellate al cuore. Nella mia angoscia, il mio profondo amore di madre per il mio bambino mi fece girare come un fiore verso il sole – verso ciò che per anni non avevo praticato con serietà, ma che sapevo, grazie alle guarigioni della mia stessa infanzia, essere ciò che avrebbe aiutato mio figlio: la Scienza del Cristo.

Quella notte pregai con una profondità mai conosciuta prima. Mentre pregavo compresi che la vita di mio figlio non si trovava in un corpicino fisico,  ma in tutto ciò che egli esprimeva di Dio. La sua bontà, la sua intelligenza, il suo senso di divertimento e gioia, tutto proveniva da Dio. E poiché Dio, Vita, è sempre presente, queste dolci espressioni di divinità sono sempre presenti. Non possono morire. Non possono cambiare. Non possono andare perdute. L’espressione individuale e completa di questi ideali da parte di mio figlio era ed è perpetua, immortale e unica.

Fu una rivelazione per me: compresi che la vita di mio figlio era qualcosa che né la materia né il suo essere mortale potevano definire o distruggere. Quella verità basilare, ma essenziale, aprì un varco in quell’oscura coltre di paura che avevo provato. Compresi che non avevo nulla temere: Dio, Amore divino, si stava prendendo cura di mio figlio con la stessa sicurezza con cui teneva le stelle in cielo e governava il Suo universo. Realizzando ciò, non solo sentii l’amore di Dio per il mio bambino, ma anche il Suo amore per me e questo mi fece provare una pace inesprimibile. Quella notte ci fu una svolta nelle condizioni di mio figlio:   i medici non riuscirono a capire come e cosa fosse stato possibile e lo definirono un miracolo. Mio figlio crebbe in salute e intelligente, senza alcun tipo di handicap.

Il mio discernimento di quella notte su ciò che è veramente la Vita, Dio, e su ciò che siamo noi in quanto espressione della Vita, mi avviò sulla strada della scoperta spirituale. Mi condusse alla pratica della guarigione tramite la Scienza Cristiana e mi spinse a spostare l’intero peso della mia fede sul suo potere guaritore. Quel viaggio mi rivelò diverse verità che mi hanno sostenuto nella professione della guarigione spirituale, ovvero:

Tutta la guarigione nella Scienza Cristiana è il risultato del Cristo o «Iddio con noi». L’Apostolo Paolo descrive il Cristo guaritore come «potenza di Dio e sapienza di Dio» (I Cor. 1:24). Nulla ci dà tanto coraggio spirituale quanto la nostra consapevolezza che Dio è presente ed è l’unico potere, che ci sostiene, ci guida e ci fornisce ogni idea necessaria a sconfiggere qualunque avversità che ci dovessimo trovare ad affrontare. È la saggezza di Dio che ci dà la comprensione per vincere le suggestioni della mente mortale che tenta di schierarsi contro l’imponente verità rappresentata da Dio, il bene. Incoraggiati da questa comprensione non possiamo avere paura.

Durante quella notte di trasformazione, mentre pregavo per mio figlio, sentii talmente la mia unità con Dio che nient’altro aveva realtà o verità per me. La gravità delle circostanze richiedeva che mi elevassi ad un riconoscimento più alto di chi è Dio, di ciò che fa per la Sua creazione, del Suo grande amore per tutti noi e del Suo potere incontrastato. Invece di sprofondare in un sentimento di impotenza o disperazione, lasciai che la situazione mi elevasse come un aereo che si serve della velocità e di un flusso d’aria per decollare e librarsi in volo.

Questa esperienza fu di profonda umiltà e, con le parole di Mary Baker Eddy: «L’umiltà è la rampa di lancio per un riconoscimento più elevato della Deità. Il senso ascendente raccoglie nuove forme e strane fiamme dalle ceneri del sé che si dissolve, e abbandona il mondo» (Miscellaneous Writings 1883-1896, pag. 1). Questa umiltà è altruismo puro, un onesto riconoscimento che Dio è la fonte sicura di ogni capacità, talento e azione coraggiosa, e che ognuno di noi ha lo stesso rapporto inseparabile con il nostro Genitore divino – con tutto il potere e l’amore che ciò comprende.

Cristo Gesù esemplificò tale umiltà nella sua pura pratica guaritrice della Scienza Cristiana. La Bibbia racconta che il diavolo venne a tentarlo affinché credesse che l’uomo Gesù avesse la capacità di effettuare le potenti opere del suo ministero, invece del Cristo, o presenza di Dio, che Gesù incarnava. Il rifiuto da parte di Gesù di questa menzogna del male gli evitò la paura e la preoccupazione di interrogarsi circa la fonte del suo potere; se non avesse sconfitto questa suggestione aggressiva, ciò gli avrebbe impedito l’importante lavoro che compì (vedere Matteo 4:1-11).

Il senso personale non rientra nella pratica della Scienza Cristiana. La mente mortale cerca di tentarci per farci credere di essere personalmente responsabili della dimostrazione del potere guaritore, proprio come cercò di fare con Gesù nel deserto. Quando pregavo per mio figlio, capii che non avevo la capacità di guarire niente. Compresi con estrema chiarezza che il Cristo è il potere guaritore e ciò che ci viene richiesto è di allinearci con questa vitale forza per il bene – e dichiararne gli effetti. Questo ci libera dalla falsa responsabilità e dal peso di dover «fare» qualcosa da soli. Ci permette di voltare le spalle all’evidenza dei sensi materiali e rivolgerci a ciò che sappiamo essere vero attraverso ciò che il Cristo sta rivelando. Nel caso di mio figlio l’effetto fu immediato.

Come un practitioner non deve mantenere un senso personale riguardo alla sua capacità di guarire, così non dobbiamo vedere i nostri pazienti come esseri umani che hanno bisogno di guarigione:   la vera natura di ogni uomo, donna e bambino è perfetta ed il nostro compito è di affermare quest’ideale spirituale come armoniosa, bella, sana, immutabile e immortale. Allora capiamo che il paziente in realtà non è una persona, ma una falsa credenza che viene corretta dal vero riconoscimento del Cristo. Il Cristo, Verità fa capire che non vi è malattia, condizione materiale o equivoco riguardo alla creazione che possa associarsi a ciò che Dio, Spirito, ha concepito spiritualmente, né danneggiarlo in qualche modo. Il compito del guaritore è di portare testimonianza della Verità e della sua manifestazione. Questo elimina dolcemente e teneramente la paura sia nel pensiero del paziente che in quello del practitioner.

La capacità di guarire è universalmente disponibile. Quando Gesù dovette affrontare le tentazioni, ebbe a sconfiggere le credenze di orgoglio, vanità ed egocentrismo. Facendo questo, sconfisse anche ogni credenza di competizione ovvero su chi dovesse essere il più grande, avere maggior potere. Egli comprese che solo Dio deve essere glorificato.

Alle volte la paura si fa strada nel pensiero del practitioner in veste di preoccupazione per la popolarità o la competizione nella pratica guaritrice:   preoccupazione per ciò che possano pensare gli altri, interesse nell’essere famosi o un sentimento d’invidia per la pratica di qualcun altro possono cercare di tentarci malvagiamente a credere in un potere separato da Dio. In tali circostanze Dio può essere percepito come limitato, il potere può sembrare un possesso personale e ciò che è solamente umano può apparire più rilevante della maestà del divino. In tali circostanze, la pratica guaritrice può degenerare in una sorta di imperizia della personalità che sembra nascondere o deviare il messaggio guaritore. Solo un chiaro esame del sé può smascherare questo modo di pensare e liberarci da sentimenti di inadeguatezza o incertezza. In questo stato di integrità spirituale, la gloria dell’universo di Dio è rivelata. In questo stato di pensiero privo del sé, la guarigione si verifica naturalmente.

Ogni lavoro di guarigione comincia con l’eliminazione della paura. Mary Baker Eddy disse: «La pratica scientifica cristiana comincia con la nota tonica dell’armonia del Cristo: ‘Non temete!’» (Scienza e Salute, pag. 410). Una «nota tonica» è il principio fondamentale di un’intera idea, perciò è chiaro che dobbiamo essere abili ad affrontare ogni credenza aggressiva di paura come parte significativa del nostro lavoro di guarigione.

La paura è uno strumento della mente mortale, il suo scopo è di distrarre il guaritore dalla presenza salvatrice dell’Amor divino. Tuttavia il guaritore efficace è abbastanza saggio da riconoscere che la paura non è una realtà, ma solo una suggestione:   uno dei requisiti della pratica scientifica è di sentire con tale chiarezza la presenza dell’Amore divino da non lasciare nel pensiero alcun posto libero per la paura. Quando sentiamo l’Amore, facciamo esperienza della Vita; quando sentiamo l’Amore, riconosciamo l’autorità del Principio divino; quando sentiamo l’Amore, siamo armati con la certezza della Verità. L’autore della Prima Epistola di Giovanni scrive: «l’amor perfetto caccia via la paura» (4:18).

Il magnetismo animale – il cosiddetto anti-Cristo – cerca di convincere il guaritore a concedere autorità al peccato, all’opinione umana, alle personalità e alle istituzioni della medicina o della teologia in opposizione alla Scienza Cristiana – privandosi così dell’aiuto dell’Amor divino. Se diamo il consenso a queste influenze mesmeriche, ci siamo rivolti a falsi dei, permettendo alla paura di crescere nei nostri cuori, invece di sentire la presenza rassicurante e guaritrice di Dio, Mente. Un cuore leale a Dio è un cuore ricolmo di quello stesso amore riflesso che Gesù Cristo portò al suo ministero.

La nostra difesa contro la paura, dunque, consiste nel coltivare la comprensione dell’Amore. Si tratta di molto più di un affetto semplicemente umano:   è una devozione all’Amore divino e alle sue richieste che segue l’esempio e gli insegnamenti del Maestro cristiano, Cristo Gesù. È un amore per Dio che non riconosce altra attrazione né altra affiliazione:   nell’universo non esiste potere più grande che possa essere esercitato.

Un vero ed onesto practitioner della guarigione spirituale, come insegnato nella Scienza Cristiana, rispetta con fedeltà le sue regole e aderisce al Principio che governa la creazione. Così la pratica della guarigione può venire condotta con risultati buoni e sicuri. L’Amore che caccia via la paura è il Principio, Dio, e la certezza della sua legge elimina la paura e la preoccupazione. L’Amore non conosce forza in opposizione, odio brutale o condizione maligna:   l’Amore conosce solo ciò che ha creato, bello e santo. In questa realizzazione spirituale, abbonda la fiducia, regna il dominio spirituale e troviamo la gioia e la guarigione che sono nostre.


Barbara Pettis è practitioner e insegnante della Scienza Cristiana e vive nella zona di Boston, USA.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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