Skip to main content Skip to search Skip to header Skip to footer

Dimorando nel santuario

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 5 settembre 2017

Originariamente pubblicato sul numero di settembre 2012 de The Christian Science Journal


È nota per rispondere alle richieste occasionali di aiuto anche mentre percorre le piste ciclabili con i suoi pattini in linea, ed è un'avida lettrice, che in questi giorni spazia dalla trilogia di "The Hunger Games" alla biografia del fondatore della Apple Steve Jobs.

Nondimeno, per Barbara Vining tutto ruota sempre attorno a Dio, al suo amore per la Scienza Cristiana e al suo desiderio quotidiano di praticarla. “Amo essere curiosa. È così che si cresce, non facendo tutto sempre allo stesso modo, né facendo quello che ci si aspetta da noi nei vari momenti della vita. La curiosità fa sì che tutto sia sempre nuovo”.

Nella sua residenza a Perrysburg, Ohio la domanda che ricorre è: “Come opera Dio nella vita di tutti i giorni?” Il cuore di questo interrogativo sta nella gratitudine per gli insegnamenti fondamentali della Scienza Cristiana. “Quando la proviamo”, afferma, “non temiamo più di esplorare, perché ci consente di filtrare le cose, di non giudicare e di vedere il bene sottostante alle apparenze”.

Barbara consolida questo punto di vista con periodi di profonda e consacrata preghiera, ma anche quando è di fretta o mentre passeggia pregando e saltellando con i nipotini o i pronipoti.

Ma passiamo adesso all'intervista e ascoltiamo cos'ha da dirci Barbara in merito a “Come opera Dio nella vita di tutti i giorni”.

Barbara, in Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, Mary Baker Eddy definisce l'uomo come “l'idea spirituale” di Dio. Dal momento che il mondo in generale percepisce questa definizione in modo forse un po' generico, come fai a considerarlo un punto di vista unico e profondo della Scienza Cristiana?

È piuttosto chiaro che quando Mary Baker Eddy utilizza il termine idea, quasi sempre fa riferimento a un'idea di Dio eterna e immutabile. Sceglie le parole con grande attenzione e spesso attribuisce ai vocaboli significati più elevati per trasmettere in modo più accurato ciò che le è stato rivelato. Usa consistentemente il termine idea quando si riferisce ai pensieri assoluti di Dio, la Mente divina. In questa Mente ogni idea riflette la perfezione e l'armonia. Di conseguenza, Dio non deve ponderare, né sistemare alcunché. In Scienza e Salute l'uomo è definito come “l'idea spirituale di Dio” (pag. 115) e sempre nella stessa pagina è riportata la definizione di idea secondo il dizionario Webster: “Un'immagine nella Mente; l'oggetto immediato della comprensione”. Poiché Dio non deve ponderare né sistemare alcunché, ne consegue che nemmeno noi lo dobbiamo fare. 

La Scienza Cristiana è una scienza e quindi i vocaboli utilizzati sono scientifici. Mary Baker Eddy non parla dell'uomo come se fosse un concetto di Dio, giacché quella parola può avere significati positivi quanto negativi. L'idea, invece, è sempre spirituale e perfetta. Questo è il criterio che permette un ragionamento chiaro.

Ce lo puoi spiegare meglio? Nel linguaggio di tutti i giorni ci sono espressioni come “è una pessima idea”.

Certo, nel linguaggio comune si può dire di aver avuto una cattiva idea. Per esempio, per me sarebbe una cattiva idea comprare quello che non mi posso permettere, oppure, al contrario, potrei avere una bell'idea nell’invitare un'amica al cinema. La Scienza Cristiana, tuttavia, definisce la realtà spirituale, non quella umana che oggi è in un modo e domani in un altro. I concetti umani sono sempre soggetti al cambiamento, mentre un'idea spirituale –l'uomo – è sempre una perfetta rappresentazione di Dio, l'idea propria della Mente divina. La guarigione attraverso la Scienza Cristiana avviene proprio quando eliminiamo dal nostro pensiero i concetti erronei su Dio e sull’uomo.

Dobbiamo partire dalla visione che Dio ha delle cose. In questi giorni sto riflettendo molto proprio su questo: la venerazione per Dio. Da piccola non ero una Scientista cristiana, ma ero membro della Chiesa Episcopale. Un giorno – ero adolescente – ebbi un problema e andai in chiesa, che era sempre aperta. Ero l'unica nel santuario e ho ancora il vivido ricordo di questo senso di venerazione, la sensazione che Dio riempisse tutto lo spazio. Fu un sollievo davvero enorme.

Non molto tempo dopo, quando iniziai a studiare la Scienza Cristiana, realizzai improvvisamente che quel Dio che stavo incominciando a comprendere in questa Scienza è il santuario, la divina e infinita consapevolezza – e che esistiamo nella Mente in cui dimoriamo.

E poiché non c'è altra presenza, altro potere o altra sostanza in questo spazio sacro, nulla di dannoso vi può mai accedere. Il concetto di santuario, in quanto chiesa, viene spesso inteso come luogo di rifugio, un posto bellissimo dove entrare in comunione con Dio. Perciò, quando ci rendiamo conto che viviamo davvero in questa Mente divina, dove non vi è nulla di diverso da Dio, sappiamo che siamo sempre al sicuro, perché le idee della Mente sono sempre armoniose.

Se siamo in una Mente infinita e di una Mente infinita, da dove arriva allora la venerazione? Infatti, con questo senso di unità si potrebbe pensare di venerare se stessi. Quello che viene in mente, per chiarire davvero questo punto, è la seguente dichiarazione di Mary Baker Eddy: “L'appello di Gesù era rivolto tanto al suo Principio divino, l'Iddio che è Amore, quanto a se stesso, l'idea pura dell'Amore” (Scienza e Salute, pag. 50).

La venerazione consiste proprio in questo! È una qualità di Dio e di conseguenza una qualità dell'uomo in quanto riflesso di Dio. Venerare significa rispettare e amare. Dio ha venerazione per ciascuna delle Sue idee e loro hanno venerazione per Lui. 

Quando penso alla vita di Mary Baker Eddy, c'è un aspetto dominante che l'ha sempre accompagnata. Sin da bambina, molto prima della sua scoperta della Scienza Cristiana, aveva una profonda venerazione per Dio. Era naturale, nulla di forzato, solo un senso persistente che le faceva capire, a livello d'intuito, che Dio è Amore, e non un Dio vendicativo o un Dio che salva alcuni e non altri. Aveva questa sensazione innata di essere inclusa in quest'Amore.

E quindi “man”, l'uomo, può essere visto e percepito come una man-ifestazione dell'Amore?

Esattamente. Un'espressione di un'amorevole Mente infinita. Credo, infatti, che nella Scienza Cristiana si progredisca in modo molto più armonioso quando si coltiva questa venerazione per Dio, Mente. Non però come se fossimo due entità distinte, cioè Dio, Mente, e qualcuno che cerca di venerarLo, ma come un'entità sola, Dio e la Sua idea, che dimora nel santuario. È così difficile spiegarlo a parole. Se ne può parlare all'infinito, ma se non riusciamo a comprendere che viviamo, ci muoviamo e abbiamo il nostro essere nell'Amore divino, rimangono soltanto parole.

Questa consapevolezza spirituale non è una mente umana “spiritualmente conscia”! È un'apertura all'ascolto di Dio, della Verità, in ogni momento.

La venerazione va ben oltre le parole: in un certo senso se ne sente il sapore nel profondo dei nostri pensieri e nel cuore. Allora i problemi da affrontare, le sfide che si presentano, non sono più opprimenti perché non ne siamo più ipnotizzati. Nella venerazione, i problemi non trovano spazio. 

Sappiamo che, nel momento del bisogno, tendiamo a rivolgerci a Dio come a un padre amorevole, proprio come farebbe un bambino. Credi sia necessario identificarsi più profondamente con i sinonimi di Dio che Mary Baker Eddy ci ha fornito, ovvero Mente, Anima, Spirito, Verità, Vita, Amore e Principio?

Credo proprio di sì. Non possiamo farci intralciare da concetti tipo Lui o Lei di Dio. Per me, sono solo un modo compassionevole di esprimere che Dio è un Dio vivente, attivo e premuroso. 

I sinonimi che Mary Baker Eddy ci ha fornito di Dio, d'altro canto, hanno un enorme valore, proprio perché ci proiettano completamente al di fuori della sfera materiale. Per esempio Dio, in quanto Anima, ha per noi molto più significato di un'“anima” confinata nel corpo: un'anima che, per esempio, ad un certo punto possa ascendere al paradiso, o un'anima legata a chissà quale concetto umano.

Che cosa puoi dirci di tutte le volte che Mary Baker Eddy, nei suoi scritti, fa riferimento al senso di bisogno che hanno gli uomini e in modo incrementale, passo dopo passo, dando la sensazione di passare da un punto A a un punto B?

Dunque, se esaminiamo bene Scienza e Salute scopriamo che l'utilizzo di dichiarazioni assolute, come “Dio è Tutto-in-tutto”, è basilare per gli insegnamenti della Scienza Cristiana, ma sono anche forniti numerosi esempi di come mettere in pratica queste verità. Immaginiamo un matematico che scrive un libro di teoria senza dare esempi che dimostrino le teorie espresse, parlando solo di leggi matematiche. Non sarebbe utile a nessuno, non credi? Ecco perché per l’autrice era importantissimo adottare un linguaggio che chiarisse le idee spirituali, perché sapeva che queste idee spirituali dovevano essere pratiche, per far sì che questa Scienza fosse accettata. 

Perciò fu decisa e persistente nell’utilizzo di un linguaggio attraverso cui le idee spirituali potessero risplendere, e questo fu il suo grande dono. Potrebbe essere necessario per noi sapere dove apparentemente, nella nostra esperienza umana, ci troviamo – questo concetto di chi siamo umanamente e questo cosiddetto mondo materiale attorno a noi – ma l'unica cosa che in realtà sta accadendo è l'assoluta verità della bontà di Dio, della Sua totalità, del Suo amore e della nostra identità in quanto Sua idea spirituale, per sempre amata e sostenuta. È quello che dice Mary Baker Eddy quando cita Gesù che: “. . . elevò la loro vita più in alto di quanto non lo permettessero i loro poveri modelli di pensiero – pensieri che rappresentavano l'uomo come caduto, malato, peccatore e morente” (Scienza e Salute, pag. 259). E quindi dobbiamo tenere in mente quest'idea perfetta, ma anche nutrire amore per noi stessi e per tutti gli altri, inclusi coloro che non sono affatto facili da amare.

Stiamo evangelizzando il nostro pensiero, lasciando che il Cristo trasformi i concetti che abbiamo di noi stessi e degli altri nella vera rappresentazione di ciò che Dio e l'uomo sono realmente. È una conversione, in definitiva, del nostro modo di vedere il mondo. Ecco il motivo per cui la Verità è qui. È il Consolatore, ed è qui per incontrarci dove siamo adesso e per rimuovere le false credenze, come la cosiddetta storia personale e fisiologica, e tutto ciò che ci tiene in schiavitù. È qui, insomma, per “affrancarci”.

Trovo davvero utile un articolo del Manuale della Chiesa che riguarda la Scuola domenicale, dove Mary Baker Eddy parla di come insegnare ai bambini le Scritture: “. . . essi saranno istruiti secondo la loro comprensione o capacità di afferrare i più semplici significati del divino Principio che vien loro insegnato” (pag. 62). Se riflettiamo su questo punto in un contesto più ampio, quando parliamo con gli altri possiamo innanzitutto riconoscere che chiunque, giacché idea spirituale di Dio, ha la capacità di afferrare questa comprensione più elevata; secondo, ci rendiamo conto che non potremmo mai parlare con uno Scientista cristiano, che ha fatto il Corso d'istruzione, allo stesso modo in cui parleremmo con un vicino di casa. 

Dobbiamo quindi amare il nostro prossimo abbastanza da ascoltare attentamente quale sia la sua provenienza, e dobbiamo sapere che abbiamo la saggezza per trasmettere queste Verità in termini a lui comprensibili.

Ecco allora cosa faceva Mary Baker Eddy in Scienza e Salute, quando parlava usando termini pratici: amava il suo prossimo che in questo caso è il lettore, giusto?

Esatto, e non è questa una grande lezione? Perché tale è lo scopo della pratica. Questa consapevolezza spirituale non è una mente umana “spiritualmente conscia”! È un'apertura all'ascolto di Dio, della Verità, in ogni momento. Pensiamo attingendo direttamente dalla verità assoluta, comunicando al contempo con gli altri adeguandoci alla loro capacità di comprensione. È proprio una dote.

Ma è una dote che matura dalla nostra comprensione? Non possiamo essere dotati di qualcosa che non comprendiamo.

Certamente. Non possiamo "annacquare" la metafisica nel tentativo di farla comprendere alla gente, né possiamo, all'estremo opposto, parlare di “profonda” metafisica così che non capiscano minimamente di cosa stiamo parlando. È un'intuizione accompagnata da una profonda venerazione per ciò che Dio ci sta comunicando. 

Adoro fare passeggiate e passare del tempo senza alcun tipo d'impegno; restare soltanto nel santuario della Mente divina, perché è così che i pensieri sgorgano liberamente.

A tutti noi sono ben noti i passaggi della Bibbia dove Gesù invia i suoi discepoli a guarire (vedi Matteo 10:8-13). Egli dice loro: “Guarite gli infermi, mondate i lebbrosi, resuscitate i morti, scacciate i demoni; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.” Poi continua: “Ora, in qualunque città o villaggio entriate . . . .” che interpreto come entrare nel recinto del pensiero altrui, “. . . . informatevi se vi sia qualcuno degno e lì rimanete fino alla vostra partenza. E quando entrate nella casa, datele il vostro saluto.” Adoro quest'idea! 

Quando ad esempio entri in contatto con qualcuno, con un’e-mail, una telefonata o ti trovi direttamente in sua presenza e parlate, sei stata invitata nel suo mondo mentale e così puoi “dare il tuo saluto” ai suoi pensieri, che significa riconoscere che è degno. Gesù infatti conclude: “E se quella è degna, venga la vostra pace su di essa; ma, se non è degna, la vostra pace ritorni a voi.” In altre parole, non bisogna mai insistere, capisci? Ama e basta. Lascia fluire la verità incondizionatamente, come splende il sole, e si farà sentire. Che poi sia recepita o meno non rientra realmente nelle nostre competenze, ma in quelle di Dio.

Per “dare il nostro saluto” alla dignità di un altro – la sua capacità di capire la sua attuale integrità in quanto idea spirituale di Dio – è quindi essenziale risiedere in quel “santuario” della Mente infinita di cui parlavi prima.

Giusto. Noi siamo in quel posto sacro, siamo in Dio. Siamo nell'Amore divino. Non c'è un di fuori che cerca di capire di più o di ottenere più Amore divino. Questa è venerazione. Siamo colmi di così tanto amore che rifiutiamo di credere, di farci mesmerizzare da qualsiasi giudizio altrui. Confidiamo in quest'Amore e ce ne andiamo amandolo e coltivandolo.

Barbara, mi rendo conto che quel “coltivandolo” di cui parli, non può essere solo una questione di quantità di tempo dedicato. Ce ne puoi parlare? 

Ci sono, ovviamente, dei tempi dedicati allo studio approfondito e dettagliato e questo è veramente necessario e di gran valore, ma ci sono altre volte che abbiamo proprio bisogno di “tacere e calmarci”. Adoro fare passeggiate e passare del tempo senza alcun tipo d'impegno; restare soltanto nel santuario della Mente divina, perché è così che i pensieri sgorgano liberamente. Se lavoro su qualcosa per un mio paziente, o sto scrivendo un articolo per uno dei nostri periodici e ho bisogno di essere guidata per capire che direzione prendere, eccomi all'improvviso esclamare: “Oh santo cielo, eccola!” Un'idea nuova, è proprio lì.

Bisogna, tuttavia, vivere la nostra vita di tutti i giorni consentendo a questa Verità di accompagnarci. Ci possono essere delle volte in cui gli impegni, il lavoro o la famiglia non ci concedono il lusso di poterci concentrare sullo studio. Se però ci troviamo in questo santuario e lasciamo che il Principio divino governi la nostra mente, allora possiamo andare avanti e viverlo con i piedi ben piantati in terra.

Quando ragioniamo partendo dalla Verità assoluta, l'amore non è soltanto la cosa principale, è l'unica cosa. E indovina? Più facciamo esperienza di quest'amore e meno litigheremo mentalmente con l'errore. Quando si deve dare un trattamento della Scienza Cristiana, diventare più consapevoli dell'amore di Dio è davvero l'unica ragione di argomentazione mentale, dal momento che, rilevato un problema, lo capovolgiamo e affermiamo la Verità. Mary Baker Eddy ci rammenta: “Ricordatevi che la lettera e l'argomento mentale sono solamente espedienti umani per aiutare a mettere il pensiero in sintonia con lo spirito della Verità e dell'Amore, che guarisce i malati e i peccatori” (Scienza e Salute, pagg. 454-455). 

Ne consegue che benché le argomentazioni mentali abbiano un loro indiscusso valore – infatti assai spesso sono necessarie – ce ne saranno sempre meno fino a sparire del tutto se davvero ci sforziamo di ragionare partendo dalla Verità assoluta. Questa è l'unica, vera dimostrazione: la Verità assoluta realizzata e sempre mantenuta che rimuove la tendenza a “usare” la Scienza Cristiana solo per avere un’esperienza umana migliore: un lavoro più soddisfacente, relazioni più belle, un corpo più sano. Credo non sia affatto quello che Mary Baker Eddy intendeva. Per lei la guarigione è l'effetto della dimostrazione.  

Ci sono due specifici passaggi in Scienza e Salute che trovo particolarmente utili per definire ciò che è realmente la dimostrazione: “Mantenete il pensiero ben fermo su ciò che è permanente, buono e vero, e tutto questo si manifesterà nella vostra esperienza nella proporzione in cui occuperà i vostri pensieri” (pag. 261). E poi: “Realizzate la presenza della salute e il fatto che l'essere è armonioso, finché il corpo non corrisponda alle condizioni normali di salute e d'armonia” (pag. 412). Ciascuno di questi passaggi mostra in modo chiaro che la dimostrazione sta nella realizzazione della verità dell'essere, e nel continuare ad aderirvi. Quando lo facciamo, la guarigione è inevitabile.

Lo vediamo nei libri che parlano delle sue guarigioni come "Mary Baker Eddy: Christian Healer” [Mary Baker Eddy: Guaritrice Cristiana], guarigioni che erano quasi sempre istantanee perché il suo pensiero era proprio lì, a venerare Dio.

A volte ci troviamo intrappolati a pensare che ci siano dei fenomeni reali – quali problemi di salute o relazioni difficili – da "aggiustare" con le leggi universali della Verità, e questo compito ci può impegnare parecchio. Rimane ben poco spazio per la venerazione, non credi?

Ecco il punto. Arriviamo a pensare che la Scienza Cristiana sia una sorta di esercizio intellettuale di cui siamo responsabili, e che ci sia la necessità di apportare un cambiamento alla nostra esperienza umana, ma questo non è affatto Scienza Cristiana. Quello che la Scienza Cristiana intende per guarigione è il totale abbandono al Divino. E lo sai perché è così meraviglioso? L'elemento umano è completamente assente, con i suoi rimorsi del passato e le sue paure del futuro. Arresta infatti il dialogo interiore che ci distrae, tipo: “E se accade questo, e se accade quello? E che facciamo se ci succede questa cosa, o magari quest'altra?” e lo zittisce affermando: “Dio è qui, l'unica Mente, l'unica sorgente.”  

Non la vedo in termini di: “Oh mamma mia, se devo stare in guardia per tutto il tempo, come farò mai a vivere una vita normale?” Ci si può davvero liberare da questo rimuginare, perché è solo una questione di quieto “permettere”, permettere che Dio ci guidi, permettere che la nostra mente accetti intuitivamente solo ciò che è vero.

Quando ci rendiamo conto che questo “permettere” non è un'attività statica, non potrà far altro che essere resa pratica nella vita di tutti i giorni. L'altra sera, per esempio, rientrata a casa dall'ufficio, avvertii all’improvviso un dolore atroce ai fianchi e cominciai a camminare in modo strano. 

Il primo pensiero fu: “Oh cavolo, devo poter camminare!” E poi pensai: “Beh, è ridicolo. In quanto idea della Mente, io ho autorità, e quei pensieri non possono in alcun modo provenire da una Mente intelligente e onnipotente. Il corpo è solo una manifestazione del pensiero e quindi accetterò soltanto i pensieri che provengono da questa Mente onnipotente.” Le idee della Mente si muovono liberamente e senza dolore alcuno. Più volte, nel corso della serata, dovetti ripensare a questi concetti, ma mentalmente erano sistemati tramite la venerazione per Dio. E così, quando mi alzai la mattina seguente, il problema fisico era scomparso senza lasciar traccia alcuna. Una volta abbandonato il mio “Oh cavolo” – l'ipnotismo che t'induce a pensare che ci sia qualcosa che non va che deve essere aggiustato – fui in grado di vedere che la Mente governa. Mi sono poi abbandonata all'essere inclusa in quell'idea, intatta e perfetta.

Ti trovavi nel santuario.

Esattamente. E ciò mi fa pensare a questa linea guida di Mary Baker Eddy: “Amati Scientisti Cristiani, tenete le vostre menti così ricolme di Verità e di Amore che il peccato, la malattia e la morte non possano entrarvi” (The First Church of Christ, Scientist, and Miscellany, [La Prima Chiesa del Cristo, Scientista, e Miscellanee], pag. 210). È un’affermazione davvero grande. Pensiamo di non esserne all'altezza perché, quello che succede, è che crediamo di tenere la mente “ricolma” con la lettura assidua e che si debba pensare a Dio in ogni momento. Tuttavia, se ti trovi in una stanza buia mentre il sole splende all'esterno e la vuoi illuminare, non devi far altro che aprire le tende e lasciarvi entrare la luce. Non devi produrre la luce o dirle come fare per riempire la stanza. Per me, quindi, tenere la mente ricolma di Verità e di Amore significa semplicemente aprire la mente a Dio, come una tenda, e lasciare che la luce della Verità e dell'Amore la colmi.

Questa volontà fanciullesca di abbandonarci a Dio, Principio, preclude qualsiasi tipo di ricerca del “giusto pensiero” di cui avremmo bisogno per sanare situazioni avverse. Non dobbiamo far altro che rivolgerci a Dio perché ci mostri quello che è giusto, cosicché tutto ciò che nel pensiero ha bisogno di correzione verrà alla nostra attenzione in modo spontaneo, e lo vedremo per quello che è davvero. Alla fine, non vedremo l'ora di liberarcene!

L'unico modo di apprendere qualcosa di effettivamente reale su noi stessi, è quello di rivolgerci umilmente a Dio con il desiderio di un totale rinnovamento. In Miscellany c’è un passaggio meraviglioso dove Mary Baker Eddy afferma: “Sostate presso il limpido lago, a riposare fra le sue flessuose rive, tinte di smeraldo. Vedetevi il cielo rispecchiato e la luna sfavillante della sua delicata gloria. Il vostro cuore ne sarà profondamente commosso. Chiedete allora a Dio, in preghiera silenziosa, di rendervi capaci di rifletterLo, di diventare la Sua immagine e somiglianza, ovvero il riflesso calmo, limpido e radioso della gloria di Cristo . . .” (pag. 150).

Questa è per me la venerazione. Affinché la Scienza Cristiana non rimanga solo teoria, dobbiamo essere questo “limpido lago”: quel quieto riverbero rispecchiato che commuove profondamente i nostri cuori, dove tutti i venti e le increspature dei ragionamenti, della volontà e degli sforzi umani, semplicemente si dissolvono. Ed è allora che siamo l’immagine e somiglianza di Dio.

Siamo nel santuario.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

Scopri di più su l’Araldo e sulla sua missione.