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Una nuova vita e un nuovo canto

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 12 dicembre 2017

Originariamente pubblicato sul numero di gennaio 2017 de The Christian Science Journal


Con l’arrivo del nuovo anno, il nostro cuore potrebbe davvero desiderare che la nostra vita intoni un nuovo canto, un canto migliore – più gentile, più sano, più produttivo, con meno preoccupazioni e più libertà. E forse, nel profondo, stiamo lottando per sconfiggere qualche abitudine, tratto caratteriale o sofferenza cronica apparentemente radicati, da cui tante volte abbiamo tentato di liberarci con scarso o nessun successo. La volontà umana si è dimostrata una via infruttuosa da percorrere, e i propositi per il nuovo anno vanno e vengono senza portare nulla di nuovo. 

Ciononostante, uno sguardo più attento agli insegnamenti di Gesù Cristo ci offre motivo di speranza. Egli insegnò e dimostrò che l’amore tenero di Dio è qui per generare un magnifico rinnovamento dentro di noi. Sto pensando, per esempio, a un racconto del Vangelo secondo Marco (vedi cap. 1:21-27) in cui Gesù scacciò uno “spirito immondo” da un uomo. A quell’epoca si pensava che ci fossero spiriti maligni che potevano possedere una persona e controllarla. Oggi, leggendo questo passo, si pensa che l’uomo in questione soffrisse di un qualche squilibrio mentale. Perciò, se tramite la benevola volontà di Dio Gesù fu in grado di guarire quell’uomo, cosa potremmo apprendere da questa storia per la risoluzione di quei problemi che così ostinatamente ci opprimono?

Gesù stava insegnando nella sinagoga in cui si trovava l’uomo, e la gente era stupita dell’autorità con cui parlava. In effetti, lo “spirito immondo”, o spiriti da cui si diceva che quell’uomo fosse posseduto, cominciarono a protestare con veemenza: “Lasciaci in pace; che v’è fra noi e te, o Gesù Nazareno? Se’ tu venuto per distruggerci? Io so chi tu sei: il Santo di Dio!” (secondo la versione King James). Ebbene sì, Gesù era venuto per distruggere quello stato mentale fuori controllo per liberare l’uomo da quella prigionia. Gesù affrontò direttamente il problema e rimproverò “lo spirito” dicendo: “Ammutolisci ed esci da costui”. La resistenza ostinata fece un ultimo disperato sforzo per rimanere aggrappata all’uomo, ma poi, dopo aver gridato “forte”, si sottomise all’autorità del Cristo, ed “uscì da lui”. Fine della storia: l’uomo era libero.

Questo racconto ci fa capire che un buon modo di avvicinarci al Nuovo Anno potrebbe tranquillamente essere quello di considerarlo come una nuova opportunità – l’opportunità di lasciare che la benevola volontà di Dio operi in noi in modo da liberarci, una volta per tutte, da quei problemi radicati che sembrano avere una tenace propensione a rimanerci aggrappati. Mary Baker Eddy, grazie alla sua esperienza e fiducia nell’efficacia della Scienza divina che Gesù Cristo metteva in pratica – dimostrando che la volontà di Dio era l’unica che fosse all’altezza di liberare la gente –  accolse di sicuro il nuovo anno 1910 come una nuova opportunità. Infatti, la mattina del primo gennaio di quell’anno, insieme al suo gruppo familiare, scrisse estemporaneamente i seguenti versi:

O benedizioni infinite! 
   O lieto Anno Nuovo! 
Dolce segno e sostanza
  della presenza di Dio, qui. 

(The First Church of Christ, Scientist, 
and Miscellany, pag. 354)

Quando il pensiero di una persona cede umilmente all’influenza rinnovatrice di Cristo, questo è sicuramente un “dolce segno e sostanza della presenza di Dio”. Forse Mary Baker Eddy pensava a questo quando definì il termine anno anche come “spazio di tempo per il pentimento” (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 598).

Un nuovo anno è l’occasione di pentirsi dell’approccio materiale usato per risolvere i problemi della vita e ci dà l’opportunità di lasciare che il Cristo amorevole cambi il modo in cui definiamo noi stessi; è un’opportunità di ragionare partendo dal punto di vista della Scienza divina dell’essere, che spiega che lo Spirito è l’unica sostanza reale, e l’uomo (ovvero ogni persona) l’espressione dello Spirito; è un’opportunità di riconoscere noi stessi come perfetta creazione spirituale, dove non vi è posto per alcun ostinato difetto materiale.

Con questa conoscenza spirituale di ciò che siamo in quanto espressione spirituale perfetta di Dio, possiamo gioiosamente e pacificamente cedere il passo alla volontà di Dio. Giacché riflettiamo la Sua suprema autorità, possiamo “rimproverare” qualsiasi supposto “spirito immondo”, o falsa credenza materiale, che asserisce ostinatamente di far parte del nostro essere. Nonostante il suo apparente disperato tentativo  di rivendicare la sua presa su di noi, non ha alcuna autorità né potere contro l’autorità di Dio. Una volta esposta la sua totale mancanza di potere, non avrà modo di aggrapparsi a noi e di conseguenza saremo liberi.

Gesù è il nostro esempio supremo di come conquistare la libertà da ogni credenza materiale ostinata – ogni tratto caratteriale, ogni tendenza o afflizione che non fa parte del nostro essere come riflesso di Dio. Scrive di Gesù Mary Baker Eddy: “Quando l’elemento umano in lui lottava con il divino, il nostro grande Maestro  disse: «Non la mia volontà, ma la Tua sia fatta!» - cioè: non la carne, ma lo Spirito, sia rappresentato in me. Questa è la nuova comprensione dell’Amore spirituale. Dà tutto per il Cristo, o Verità. Benedice i suoi nemici, sana gl’infermi, scaccia l’errore, risuscita i morti dalle trasgressioni e dai peccati, e annunzia l’evangelo ai poveri, ai mansueti di cuore” (Scienza e Salute, pag. 33).

Ecco, dunque, una nuova opportunità che quest’anno ognuno di noi può coltivare dentro di sé: possa io cedere alla volontà di Dio! Ad ogni svolta nella mia vita quotidiana, “non la carne, ma lo Spirito, sia rappresentato in me”. Ogni qual volta la materialità, sotto qualsiasi forma, rivendica un’ostinata presa su di noi, o semplicemente millanta tale possibilità, possiamo fare un passo indietro mentalmente e riflettere sulla realtà dell’essere di Dio e sulla nostra vera identità come Suo essere spirituale perfetto. Possiamo cedere alla volontà dell’Amore divino, esercitare l’autorità che riflettiamo da Lui, rimproverare le false pretese e ritrovare la nostra libertà.

Scrive il salmista: “Cantate all’Eterno un cantico nuovo” (Salmi 96:1). Ogni giorno presenta nuove opportunità perché “non la carne, ma lo Spirito, sia rappresentato in” noi. Nella misura in cui cediamo alla volontà di Dio in questo modo, la nostra vita canterà un nuovo canto – il canto della libertà sotto l’autorità dell’Amor divino.

Barbara Vining

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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